Barletta e la sua voglia di riscoprire l'identità marinara

Ruggiero Quarto: «Controllare le fogne e bloccare gli scarichi abusivi»

domenica 4 gennaio 2015
«È Natale e in questo periodo, schiume a parte, il mare è lontano dall'interesse pubblico, purtroppo limitato al solo periodo estivo. Ma, d'estate, sin tanto che i media cominciano a trattare la questione, è già passata la stagione balneare e un altro anno va via!». E' quanto scrive in una interessante riflessione il professor Ruggiero Quarto, docente di Geofisica presso l'Università di Bari, che invita tutti a riflettere sulle problematiche legate al mare, fin troppo trascurato in questo periodo.

«Che tristezza, poi, constatare un interesse finalizzato alla sola balneabilità delle acque – continua a scrivere il professore - Il mare è un ecosistema da custodire comunque, ovunque e sempre! È ambiente di vita. È veicolo di civiltà e commerci; fonte di cibo. Evoca l'infinito e la libertà. Non ha confini. "Chi ama il mare sarà sempre libero" cita la splendida frase della Lega Navale barlettana. Può essere il caposaldo per attività culturali e turistiche ecosostenibili.

Ma i problemi del mare, da noi stupidamente creati per trattarlo come grande e inesauribile discarica, non si risolvono nel mese delle ferie, bensì durante tutto l'anno. E per Barletta servono più anni. Infatti, Barletta è stretta nella morsa di potenti sorgenti inquinanti: Ofanto e condotta del depuratore a Ponente, Ciappetta-Camaggio a Levante e una moltitudine di canali di scolo sul fronte mare cittadino, con il temibile canale H, tra i lidi di Ponente. I problemi sono anche complicati (per fortuna!) dalle norme vigenti: il Dlgs 152/06, per gli scarichi a mare, e il Dlgs 116/08 che disciplina le acque di balneazione. Quest'ultimo limita le acque di balneazione dei nostri litorali, escludendo e non monitorando sette tratti (foce Ofanto, Pantaniello, condotta depuratore, molo ovest, bacino portuale, foce Ciappetta-Camaggio e Belvedere), per un totale di oltre 4Km, a causa della loro potenziale pericolosità. Il Dlgs 152/06, poi, derivante dall'applicazione di una direttiva UE del lontano 1998, non risulta del tutto attuato, tanto che incombono procedure di infrazione comunitaria, per condanne della Corte di Giustizia Europea. La paura di multe salate a partire dall'1-1-2016 ha prodotto la corsa contro il tempo per l'adeguamento dei depuratori, tra cui il nostro, che prima di tale condanna tutti si sforzavano di dire essere a posto (sic!).

Sempre in attuazione ritardata del Dlgs 152/06 (art.113), è giunto il Regolamento Regionale 9/12/2013, n. 26 "Disciplina delle acque meteoriche di dilavamento e di prima pioggia". L'Art.7, comma 3, recita: "Per gli scarichi delle acque meteoriche di dilavamento nelle acque superficiali, compresi i corpi idrici artificiali è prevista una fascia di rispetto di 200 (duecento) metri attorno al punto di scarico e, in detta fascia, non è ammessa la balneazione, ...". Ciò ha determinato i divieti di balneazione dell'ultima estate, in quanto o si riempivano i litorali di cartelli di "Divieto di Balneazione" o si poneva il limite in occasione di eventi piovosi. Ciò ci ha fatto rendere conto di una realtà che tante volte avevo denunciato e che era anche stata accertata da Goletta Verde. In prossimità dei canali di scolo il mare può essere inquinato e ciò può non essere rilevato dal monitoraggio ARPA, che opera sulla base del Dlgs 116/08 (analisi mensili nel periodo balneare in soli 12 punti, lontani dalla riva fino a 140m!!). Tra l'altro allo sfocio dei canali non si deve temere solo l'inquinamento biologico, ma anche quello chimico, non rilevabile con le analisi batteriologiche!

La politica ci ha abituato a "giochi di prestigio", soprattutto in materia ambientale. Quando c'è un limite gravoso, si fa poco per superarlo. Lo si aggira o si abbassa l'asticella! A Barletta sta accadendo qualcosa di simile. In un comunicato del Comune, del 13/11 scorso "l'assessore Pelle ha posto l'esigenza di evitare che una applicazione formalistica del Regolamento Regionale n 26/2013, in particolare della disciplina delle fasce di rispetto, possa interdire alla balneazione l'intero tratto utile, compromettendo la fruizione turistica della costa cittadina, proponendo una norma transitoria che ammetta la balneazione "controllata" per le città che siano dotate di sistema differenziato di fognatura." Tale richiesta è davvero sconcertante e degna di ricorso alla Corte di Giustizia Europea. Non è con la tecnica degli struzzi o dei prestigiatori che si tutelano gli interessi della gente e degli operatori. La tutela si attua con opere risolutrici. Sul nostro litorale, oltre all'Ofanto, impattano ben 21 canali di scolo; 5 nel bacino portuale, 4 a Levante e 12 a Ponente. Se a questi attribuiamo una fascia di rispetto di 200m, poi aggiungiamo i 4Km di acque non adibite alla balneazione e 4-5 km di costa non fruibile, possiamo murare il mare. Ma se i canali permangono e contengono anche acque nere, come si può pensare di evitare i divieti?

Va cercata un'alternativa all'aggiramento normativo proposto. Le possibilità sono triplici e da me già discusse in passato: 1) rendere più permeabili i suoli urbani; 2) rendere efficiente il collettamento della rete pluviale; 3) intercettare i canali prima che sfocino a mare e ridurre il loro numero, trattando e riutilizzando le acque. Intanto si controllino le fogne e si blocchino gli scarichi abusivi! L'attuale Amministrazione, appena insediata, fu investita da questo problema. In un Tavolo Tecnico, tenutosi il 18 Luglio 2013, in seguito ad una nota dell'AQP che lamentava l'arrivo di acque bianche in fogna nera, il Comune ben capì che le fogne si miscelano e che l'inquinamento del mare è un'ovvia conseguenza. Si doveva subito correre ai ripari, controllando tutta la rete. È stato fatto? Dalle evidenze della scorsa estate, non si direbbe! Non solo! Se le cose non cambiano, quando il depuratore sarà adeguato, potrebbe rischiare di andare in tilt ad ogni pioggia medio-intensa e di versare liquami a mare? Questa, per scopo dei governanti, vuole essere l'amministrazione del "fare" e la sistemazione della rete fognaria e dei canali è un buon fare. È anche un buon fare "ricucire" la città al mare e riacquistare quell'identità marinara ahimè perduta. Urgono, però, scelte politiche coraggiose, chiare, decise e certe. Si può iniziare ora! Almeno, si cominci solertemente dall'inizio 2015. In parte a costo zero e il resto dilazionato in tempi e modi ragionevoli e condivisi, anche chiedendo finanziamenti per la riqualificazione dei litorali. Forza! È in gioco il nostro ambiente marino, la nostra salute e un sano sviluppo economico!

È auspicabile che Barletta vada all'Expo 2015 come Città della Disfida, di De Nittis e Marinara!».