Barletta antifascista, Mele: «Ho scelto di non farmi strumentalizzare»
«Mi chiedo quale sia il contributo che l'ANPI fornisce al Paese e perché finanziarla con soldi pubblici»
lunedì 3 febbraio 2020
La consigliera comunale Stella Mele di Fratelli d'Italia ha votato in senso contrario la mozione per l'iscrizione della città di Barletta all'anagrafe antifascista promossa dal comune di Stazzema. A seguito dell'intervista a Roberto Tarantino, presidente dell'ANPI Bat, la redazione ha incontrato la consigliera per rivolgerle alcune domande.
Durante lo scorso consiglio comunale ha espresso voto sfavorevole alla proposta presentata dall'ANPI, definendola strumentale e intrisa di una notevole dose di demagogia. Quale sono le ragioni della sua dichiarazione?
«Appena all'orizzonte si respira aria di campagna elettorale, eccola lì, la sinistra, a tirar fuori dai cassetti il tema dell'antifascismo. È evidente quanto essa se ne serva in un momento in cui le sue ricette politiche non fanno più breccia nella mente e nei cuori dei cittadini. Nella mia dichiarazione di voto in Consiglio comunale ho fatto riferimento alle mille contraddizioni di una parte politica che in quella mozione ha fatto esplicito richiamo alla "libertà di espressione", salvo poi rivelarsi puntualmente ostile nei confronti di chiunque non la pensi come lei; una sinistra che dice di voler "arginare l'odio", ma poi appartiene a quel popolo che sul web o quando scende in piazza augura morte e malattie a chi ha un'opinione diversa dalla sua; una sinistra che tifa per "l'immigrazione clandestina", ignorando il diritto-dovere che ogni rappresentate politico di questo Paese ha di far rispettare le leggi, difendendolo quindi da qualunque cosa sia clandestina e illegale; una sinistra che dice di voler "tutelare il principio di sovranità", salvo poi cedere notevoli porzioni di sovranità all'Europa; una sinistra che si dichiara a favore di una "informazione libera e impaziale", salvo poi essere quella stessa sinistra che nello scrivere i libri di testo adottati nei nostri istituti scolastici, omette di riportare importanti pagine di storia relative ai crimini di cui si è macchiato il comunismo, rendendo, quindi, l'informazione tutt'altro che imparziale, ma faziosa; una sinistra che celebra la Giornata della Memoria per onorare il ricordo delle vittime dell'olocausto e che dimentica di celebrare il Giorno del Ricordo che onora le migliaia di vittime delle Foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, massacri perpetrati ad opera dei partigiani del dittatore Tito. E potrei continuare per ore perché questa è la storia del nostro Paese e sarebbe bastato sfogliare un libro di Giampaolo Pansa per capire che la distinzione in "buoni" e "cattivi", oggi, non è più credibile. Insomma, quelli menzionati nella mozione sono tutti valori e principi ai quali io, e chiunque non la pensi come la sinistra, cerco di ispirarmi quotidianamente e non solo di predicarli. Credo fermamente che votare quella mozione nulla avrebbe potuto aggiungere e nulla avrebbe potuto togliere a chi fa politica nel pieno rispetto dei principi costituzionali e a chiunque militi all'interno di partiti costituzionalmente riconosciuti. Faccio politica da un po' di anni, sufficienti a saper distinguere una mozione propositiva da una mozione strumentale, contraddittoria e demagogica come quella portata all'attenzione della scorsa seduta del Consiglio Comunale. Ho scelto di non farmi strumentalizzare».
A fine novembre, sempre in seduta consiliare, ha votato a favore del riconoscimento della cittadinanza barlettana per la Senatrice Liliana Segre. Come mai ha scelto di esporsi in termini favorevoli?
«Appartengo a quella categoria politica, onesta intellettualmente, che non fa distinzioni ideologiche e di fazione. La destra italiana attuale, che pure nulla ha a che fare con le leggi razziali, ha da decenni preso le distanze da qualunque crimine commesso contro l'umanità. Non ho mai visto o sentito, però, la sinistra fare lo stesso per le vittime di Tito, Stalin e Lenin. Questo è importante, perché senza una memoria storica onesta e condivisa non potrà mai esserci una vera e propria riappacificazione nazionale».
È evidente che lei sia distante dalla realtà associativa dell'ANPI, anche in virtù della sua ideologia politica. Oggi, per lei ha senso parlare di antifascismo?
«Mi chiedo se abbia senso parlare di Anpi. Ha senso parlarne solo per evidenziare quanto, per esempio, a Lecce l'Anpi non abbia condiviso la decisione del Consiglio Comunale di intitolare una via a Norma Cossetto, "PRESUNTA martire delle Foibe" (scrive l'Anpi), studentessa ventiquattrenne istriana torturata, violentata e gettata in una delle cavità carsiche della Venezia Giulia per mano dei partigiani del dittatore Tito, sostenendo che le Foibe non siano mai esistite. Mi chiedo quale contributo costruttivo questa associazione fornisca al Paese e soprattutto se è giusto finanziarla con soldi pubblici. Da questa gente in preda a furori ideologici e che semina odio, non accetto lezioni: si tengano strette le strade e le statue di Stalin, Lenin e Tito; per quanto mi riguarda proseguirò la mia battaglia per ricordare e onorare sempre, senza strumentalizzazioni, ipocrisie e demagogia, ogni straordinario esempio di italianità, come quello di Norma Cossetto e tutte le vittime di crimini che hanno pagato con la vita la fedeltà ad un'idea o alla Patria, con l'onestà intellettuale che ci ha contraddistinto votando, come Le dicevo prima, poche settimane fa, a favore della cittadinanza barlettana alla senatrice Liliana Segre, sopravvissuta all'orrore dell' olocausto. Non esistono morti di serie "A" e morti di serie "B". Lo ribadirò fino alla noia. Credo che la democrazia non prometta nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti, in questo caso sarebbe bastata l'onestà intellettuale di raccontare la storia nella sua interezza senza occultare quelle pagine (molte) che hanno macchiato di sangue la storia e le coscienze di coloro che oggi, inopportunamente, si ammantano di democrazia. Oggi, grazie al revisioniamo storico svolto da studiosi ed intellettuali di entrambe le parti politiche, sappiamo che la storia l'hanno scritta i vincitori e l'hanno scritta omettendone tanti capitoli. È giunta l'ora di conoscerli e di approfondirli insieme. Anche per questo ci ho tenuto, già dallo scorso anno, che il Comune di Barletta celebrasse la Giornata del Ricordo, istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Con il Sindaco e l'Amministrazione comunale stiamo predisponendo una serie di iniziative in merito. Sarebbe bello se in quei giorni, ad ascoltare, ci fossero anche gli iscritti dell'Anpi».
Durante lo scorso consiglio comunale ha espresso voto sfavorevole alla proposta presentata dall'ANPI, definendola strumentale e intrisa di una notevole dose di demagogia. Quale sono le ragioni della sua dichiarazione?
«Appena all'orizzonte si respira aria di campagna elettorale, eccola lì, la sinistra, a tirar fuori dai cassetti il tema dell'antifascismo. È evidente quanto essa se ne serva in un momento in cui le sue ricette politiche non fanno più breccia nella mente e nei cuori dei cittadini. Nella mia dichiarazione di voto in Consiglio comunale ho fatto riferimento alle mille contraddizioni di una parte politica che in quella mozione ha fatto esplicito richiamo alla "libertà di espressione", salvo poi rivelarsi puntualmente ostile nei confronti di chiunque non la pensi come lei; una sinistra che dice di voler "arginare l'odio", ma poi appartiene a quel popolo che sul web o quando scende in piazza augura morte e malattie a chi ha un'opinione diversa dalla sua; una sinistra che tifa per "l'immigrazione clandestina", ignorando il diritto-dovere che ogni rappresentate politico di questo Paese ha di far rispettare le leggi, difendendolo quindi da qualunque cosa sia clandestina e illegale; una sinistra che dice di voler "tutelare il principio di sovranità", salvo poi cedere notevoli porzioni di sovranità all'Europa; una sinistra che si dichiara a favore di una "informazione libera e impaziale", salvo poi essere quella stessa sinistra che nello scrivere i libri di testo adottati nei nostri istituti scolastici, omette di riportare importanti pagine di storia relative ai crimini di cui si è macchiato il comunismo, rendendo, quindi, l'informazione tutt'altro che imparziale, ma faziosa; una sinistra che celebra la Giornata della Memoria per onorare il ricordo delle vittime dell'olocausto e che dimentica di celebrare il Giorno del Ricordo che onora le migliaia di vittime delle Foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, massacri perpetrati ad opera dei partigiani del dittatore Tito. E potrei continuare per ore perché questa è la storia del nostro Paese e sarebbe bastato sfogliare un libro di Giampaolo Pansa per capire che la distinzione in "buoni" e "cattivi", oggi, non è più credibile. Insomma, quelli menzionati nella mozione sono tutti valori e principi ai quali io, e chiunque non la pensi come la sinistra, cerco di ispirarmi quotidianamente e non solo di predicarli. Credo fermamente che votare quella mozione nulla avrebbe potuto aggiungere e nulla avrebbe potuto togliere a chi fa politica nel pieno rispetto dei principi costituzionali e a chiunque militi all'interno di partiti costituzionalmente riconosciuti. Faccio politica da un po' di anni, sufficienti a saper distinguere una mozione propositiva da una mozione strumentale, contraddittoria e demagogica come quella portata all'attenzione della scorsa seduta del Consiglio Comunale. Ho scelto di non farmi strumentalizzare».
A fine novembre, sempre in seduta consiliare, ha votato a favore del riconoscimento della cittadinanza barlettana per la Senatrice Liliana Segre. Come mai ha scelto di esporsi in termini favorevoli?
«Appartengo a quella categoria politica, onesta intellettualmente, che non fa distinzioni ideologiche e di fazione. La destra italiana attuale, che pure nulla ha a che fare con le leggi razziali, ha da decenni preso le distanze da qualunque crimine commesso contro l'umanità. Non ho mai visto o sentito, però, la sinistra fare lo stesso per le vittime di Tito, Stalin e Lenin. Questo è importante, perché senza una memoria storica onesta e condivisa non potrà mai esserci una vera e propria riappacificazione nazionale».
È evidente che lei sia distante dalla realtà associativa dell'ANPI, anche in virtù della sua ideologia politica. Oggi, per lei ha senso parlare di antifascismo?
«Mi chiedo se abbia senso parlare di Anpi. Ha senso parlarne solo per evidenziare quanto, per esempio, a Lecce l'Anpi non abbia condiviso la decisione del Consiglio Comunale di intitolare una via a Norma Cossetto, "PRESUNTA martire delle Foibe" (scrive l'Anpi), studentessa ventiquattrenne istriana torturata, violentata e gettata in una delle cavità carsiche della Venezia Giulia per mano dei partigiani del dittatore Tito, sostenendo che le Foibe non siano mai esistite. Mi chiedo quale contributo costruttivo questa associazione fornisca al Paese e soprattutto se è giusto finanziarla con soldi pubblici. Da questa gente in preda a furori ideologici e che semina odio, non accetto lezioni: si tengano strette le strade e le statue di Stalin, Lenin e Tito; per quanto mi riguarda proseguirò la mia battaglia per ricordare e onorare sempre, senza strumentalizzazioni, ipocrisie e demagogia, ogni straordinario esempio di italianità, come quello di Norma Cossetto e tutte le vittime di crimini che hanno pagato con la vita la fedeltà ad un'idea o alla Patria, con l'onestà intellettuale che ci ha contraddistinto votando, come Le dicevo prima, poche settimane fa, a favore della cittadinanza barlettana alla senatrice Liliana Segre, sopravvissuta all'orrore dell' olocausto. Non esistono morti di serie "A" e morti di serie "B". Lo ribadirò fino alla noia. Credo che la democrazia non prometta nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti, in questo caso sarebbe bastata l'onestà intellettuale di raccontare la storia nella sua interezza senza occultare quelle pagine (molte) che hanno macchiato di sangue la storia e le coscienze di coloro che oggi, inopportunamente, si ammantano di democrazia. Oggi, grazie al revisioniamo storico svolto da studiosi ed intellettuali di entrambe le parti politiche, sappiamo che la storia l'hanno scritta i vincitori e l'hanno scritta omettendone tanti capitoli. È giunta l'ora di conoscerli e di approfondirli insieme. Anche per questo ci ho tenuto, già dallo scorso anno, che il Comune di Barletta celebrasse la Giornata del Ricordo, istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Con il Sindaco e l'Amministrazione comunale stiamo predisponendo una serie di iniziative in merito. Sarebbe bello se in quei giorni, ad ascoltare, ci fossero anche gli iscritti dell'Anpi».