Barletta afflitta dalla «dipendenza tossica dalle logiche del consenso»
Intervento critico di Franco Caputo del Partito Democratico. Eletti sempre più svincolati dai partiti
giovedì 7 luglio 2011
«Non si contano, in questi giorni di grande difficoltà per il centrosinistra di Barletta, le opinioni ed i pareri, espressi da addetti ai lavori e non, circa le cause che costringono la nostra Città ad una oggettiva condizione di paralisi amministrativa» afferma Franco Caputo del Partito Democratico. «Il tema non è semplice da affrontare ma occorre pur darsi un ordine. Il problema principale è senza dubbio rappresentato dalla crisi di rappresentanza dei Partiti e, accanto a questo, anche una forma di "banalizzazione" del ruolo politico dei Partiti quali strumenti di raccordo istituzionale nel rapporto Sindaco-Consiglio Comunale e Giunta. Una criticità irrisolta e forse irrisolvibile almeno sino a quando non si deciderà di rompere la "dipendenza tossica" dalle logiche del consenso (….ad ogni "costo") e delle ricadute che ciò comporta quando, a causa del "consenso" viene compromessa la rispondenza politica tra i Partiti ed i propri eletti. Ragione quest'ultima che svincola gli eletti dai partiti ed alimenta un rapporto privilegiato ed esclusivo tra gli eletti ed il Sindaco, quasi sempre caratterizzato da stanchevoli negoziazioni e rinegoziazioni (o ricatti) che non trovano mai fine. Questa impostazione di fatto marginalizza i Partiti, relegandoli a semplici strumenti o contenitori elettorali.
Non si può non condividere quanto affermato da Sandro Zagaria del Collettivo Exit: "… da tempo ormai assistiamo alla completa assenza dei partiti nei nostri territori che fungono ormai da contenitori privi di idee e progettualità,incapaci di costruire percorsi di democrazia,ma usati da soggetti alquanto discutibili solo per farsi eleggere a cariche istituzionali". E' una amara constatazione ma, occorre riconoscerlo, è la dura realtà. Come si può ripartire, cosa si può fare, ma soprattutto cosa occorrerebbe non fare.
Va detto innanzitutto che rispetto a queste difficoltà, che si ripercuotono sistematicamente sull'Amministrazione pregiudicandone la stabilità oltre che la qualità, non giova conclamare il primato degli eletti, così come accaduto sin dai primi incontri di coalizione, durante i quali, il Sindaco ed alcuni Segretari politici hanno sostenuto con "leggera convinzione" che le intese politiche complessive dovevano essere sottoscritte sia dai rappresentanti dei Partiti, sia dai Consiglieri Comunali. Il che di fatto significa ri-consegnarsi nelle mani dei Consiglieri (decretandone il primato) col rischio, da parte del Sindaco, di trovarsi sistematicamente sotto scacco. Sin troppo evidenti sono le inevitabili conseguenze sulle dinamiche del Consiglio Comunale, dove le maggioranze che man mano si andranno a formare sui vari argomenti non avranno mai una matrice propriamente politica, ossia non vedranno mai i Partiti avere un ruolo di primo piano, ma vi saranno prevalentemente decisioni frutto di assemblaggi di interessi di gruppi e sottogruppi di eletti. Rispetto a questo stato di cose, i Partiti diventano sempre più deboli ed appaiono condannati a soccombere ed a subire passivamente.
Al riguardo credo sia emblematico quanto è accaduto nel corso del primo Consiglio Comunale, quando si è dovuto votare per l'elezione del Presidente. Questa funzione riconosciuta al PD, ha visto il cui Gruppo Consiliare esprimere un proprio orientamento democratico e maggioritario con una certa indicazione; in Consiglio Comunale è successo invece che numerosi Consiglieri della maggioranza (non i Partiti) hanno sostenuto altre soluzioni, disattendendo l'indicazione del Partito Democratico. A questo punto la domanda sorge spontanea: ha deciso il PD, hanno deciso i Partiti della coalizione o decide la "combine" degli eletti (Sindaco incluso)? Ma rispetto a questo e, più in generale, rispetto al ruolo ed ai principi di democrazia interna dei Partiti ancora adesso non c'è risposta, e soprattutto si vede venir meno la funzione regolatrice e di guida da parte di coloro chiamati ad assolvere a tali compiti, nella coalizione e nel Partito. Accade per giunta che essi anziché stare "sopra le parti" diventano parte in causa o, peggio ancora, alleati di una parte.
Vi è oggettivamente molta confusione e non si intravedono buone vie d'uscita. Non si capisce (o forse si capisce sin troppo bene) il senso degli interventi di alcuni "autoritari centurioni" del PD Regionale e di "raffinati" Parlamentari Nazionali. Non ci fanno capire quale partita e quale ruolo intendono giocare, soprattutto se si considera che chi oggi fa appelli unitari, durante la campagna elettorale è stato "testimonial" di alcuni candidati presenziando ad incontri nei Comitati Elettorali seguiti da cene e pizze.
E' a dir poco strano, ad esempio, i silenzi di certi dirigenti del PD rispetto ad alcune vicende politiche pre-elettorali e post-elettorali del Partito di Barletta (comprese le dimissioni del sottoscritto) che stridono con la solerzia, la veemenza a la durezza manifestata in questi "tristi giorni" per la Città di Barletta, arrivando addirittura a minacciare provvedimenti di espulsione nei confronti di Consiglieri Comunali "eretici o disubbidienti", rei di comportamenti irresponsabili e personalismi vari che minerebbero l'unità del Partito. Quale unità, quale Partito ?
Una invasione di campo a mio parere ingiustificata ed inopportuna, oltre che tardiva. Credo, con orgoglio barlettano, che il nostro territorio abbia il dovere ma anche il diritto e le capacità per autodeterminarsi e, soprattutto, per sottrarsi a certe "partigiane strategie di filiera" (regionali e nazionali)».
Non si può non condividere quanto affermato da Sandro Zagaria del Collettivo Exit: "… da tempo ormai assistiamo alla completa assenza dei partiti nei nostri territori che fungono ormai da contenitori privi di idee e progettualità,incapaci di costruire percorsi di democrazia,ma usati da soggetti alquanto discutibili solo per farsi eleggere a cariche istituzionali". E' una amara constatazione ma, occorre riconoscerlo, è la dura realtà. Come si può ripartire, cosa si può fare, ma soprattutto cosa occorrerebbe non fare.
Va detto innanzitutto che rispetto a queste difficoltà, che si ripercuotono sistematicamente sull'Amministrazione pregiudicandone la stabilità oltre che la qualità, non giova conclamare il primato degli eletti, così come accaduto sin dai primi incontri di coalizione, durante i quali, il Sindaco ed alcuni Segretari politici hanno sostenuto con "leggera convinzione" che le intese politiche complessive dovevano essere sottoscritte sia dai rappresentanti dei Partiti, sia dai Consiglieri Comunali. Il che di fatto significa ri-consegnarsi nelle mani dei Consiglieri (decretandone il primato) col rischio, da parte del Sindaco, di trovarsi sistematicamente sotto scacco. Sin troppo evidenti sono le inevitabili conseguenze sulle dinamiche del Consiglio Comunale, dove le maggioranze che man mano si andranno a formare sui vari argomenti non avranno mai una matrice propriamente politica, ossia non vedranno mai i Partiti avere un ruolo di primo piano, ma vi saranno prevalentemente decisioni frutto di assemblaggi di interessi di gruppi e sottogruppi di eletti. Rispetto a questo stato di cose, i Partiti diventano sempre più deboli ed appaiono condannati a soccombere ed a subire passivamente.
Al riguardo credo sia emblematico quanto è accaduto nel corso del primo Consiglio Comunale, quando si è dovuto votare per l'elezione del Presidente. Questa funzione riconosciuta al PD, ha visto il cui Gruppo Consiliare esprimere un proprio orientamento democratico e maggioritario con una certa indicazione; in Consiglio Comunale è successo invece che numerosi Consiglieri della maggioranza (non i Partiti) hanno sostenuto altre soluzioni, disattendendo l'indicazione del Partito Democratico. A questo punto la domanda sorge spontanea: ha deciso il PD, hanno deciso i Partiti della coalizione o decide la "combine" degli eletti (Sindaco incluso)? Ma rispetto a questo e, più in generale, rispetto al ruolo ed ai principi di democrazia interna dei Partiti ancora adesso non c'è risposta, e soprattutto si vede venir meno la funzione regolatrice e di guida da parte di coloro chiamati ad assolvere a tali compiti, nella coalizione e nel Partito. Accade per giunta che essi anziché stare "sopra le parti" diventano parte in causa o, peggio ancora, alleati di una parte.
Vi è oggettivamente molta confusione e non si intravedono buone vie d'uscita. Non si capisce (o forse si capisce sin troppo bene) il senso degli interventi di alcuni "autoritari centurioni" del PD Regionale e di "raffinati" Parlamentari Nazionali. Non ci fanno capire quale partita e quale ruolo intendono giocare, soprattutto se si considera che chi oggi fa appelli unitari, durante la campagna elettorale è stato "testimonial" di alcuni candidati presenziando ad incontri nei Comitati Elettorali seguiti da cene e pizze.
E' a dir poco strano, ad esempio, i silenzi di certi dirigenti del PD rispetto ad alcune vicende politiche pre-elettorali e post-elettorali del Partito di Barletta (comprese le dimissioni del sottoscritto) che stridono con la solerzia, la veemenza a la durezza manifestata in questi "tristi giorni" per la Città di Barletta, arrivando addirittura a minacciare provvedimenti di espulsione nei confronti di Consiglieri Comunali "eretici o disubbidienti", rei di comportamenti irresponsabili e personalismi vari che minerebbero l'unità del Partito. Quale unità, quale Partito ?
Una invasione di campo a mio parere ingiustificata ed inopportuna, oltre che tardiva. Credo, con orgoglio barlettano, che il nostro territorio abbia il dovere ma anche il diritto e le capacità per autodeterminarsi e, soprattutto, per sottrarsi a certe "partigiane strategie di filiera" (regionali e nazionali)».