Autonomia differenziata, Mennea: «Solo partendo dagli stessi livelli di servizi pubblici»
Al convegno ha partecipato anche il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia
lunedì 2 marzo 2020
"Perché si realizzi l'autonomia, è necessario che tutte le Regioni abbiano gli stessi livelli di servizi pubblici essenziali, le stesse potenzialità e soprattutto le stesse risorse a disposizione. Perché non si può parlare di regionalismo se non ci sono le stesse basi di partenza e quindi gli stessi servizi pubblici essenziali. Questo confronto di oggi mette davanti la realtà che abbiamo rispetto alla bozza di proposta di riforma, che il ministro Boccia ha concordato con tutte le Regioni e che sarà oggetto di discussione nelle aule parlamentari". Lo ha detto il consigliere regionale Pd, Ruggiero Mennea, sabato sera intervenendo a margine del convegno-seminario "L'autonomia regionale differenziata – Implicazioni e riflessioni", organizzato da Solo Dirigenti, associazione dirigenti delle istituzioni scolastiche (Adisa) nel liceo scientifico "Cafiero" di Barletta. Tra gli altri, al convegno ha partecipato anche il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia.
"Per poter attuare l'autonomia ci vuole una perequazione", ha spiegato Mennea. "Prima di differenziare il regionalismo, occorre – ha sottolineato - che tutte le Regioni vengano messe nelle stesse condizioni. Quindi che abbiano le stesse risorse, gli stessi servizi pubblici, la stessa qualità della scuola, la stessa sanità, lo stesso livello nei trasporti, insomma le stesse potenzialità che ci sono nelle regioni più ricche. Non vogliamo assolutamente che l'Italia abbia due velocità e quindi due tipi di regioni, quelle più forti e quelle più deboli". Mennea ha anche spiegato, intervenendo dal palco, come "la richiesta di autonomia differenziata fatta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna poteva cambiare la vita di tutti noi perché toccava tre comparti strategici della vita di una comunità: la sanità, la scuola e le infrastrutture". "Tre elementi di sviluppo di una comunità che – ha rimarcato - se cambiati, alterati o differenziati, potevano davvero disgregare l'unità che quotidianamente cerchiamo di sostenere e rafforzare".
"Abbiamo alzato un muro dal Consiglio regionale, abbiamo fatto sentire la nostra voce, in un luogo istituzionale, e lo abbiamo fatto con l'analisi numerica per capire quali potessero gli effetti di questa autonomia differenziata proposta da queste tre regioni", ha detto ancora Mennea. "Lo abbiamo fatto innanzitutto in riferimento alla sanità: se fosse passata quella proposta di legge, in Puglia sarebbero arrivati circa 700 milioni di euro in meno per il comparto sanità. Questo avrebbe significato meno occupazione, meno servizi, meno acquisti di attrezzature, insomma il livello di assistenza sanitaria sarebbe crollato". "Lo stesso – ha aggiunto - abbiamo fatto nel campo della scuola e delle infrastrutture. Con la proposta elaborata dal ministro Boccia – ha concluso - possiamo produrre più diritti sociali e civili e meno diseguaglianze e differenze".
"Per poter attuare l'autonomia ci vuole una perequazione", ha spiegato Mennea. "Prima di differenziare il regionalismo, occorre – ha sottolineato - che tutte le Regioni vengano messe nelle stesse condizioni. Quindi che abbiano le stesse risorse, gli stessi servizi pubblici, la stessa qualità della scuola, la stessa sanità, lo stesso livello nei trasporti, insomma le stesse potenzialità che ci sono nelle regioni più ricche. Non vogliamo assolutamente che l'Italia abbia due velocità e quindi due tipi di regioni, quelle più forti e quelle più deboli". Mennea ha anche spiegato, intervenendo dal palco, come "la richiesta di autonomia differenziata fatta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna poteva cambiare la vita di tutti noi perché toccava tre comparti strategici della vita di una comunità: la sanità, la scuola e le infrastrutture". "Tre elementi di sviluppo di una comunità che – ha rimarcato - se cambiati, alterati o differenziati, potevano davvero disgregare l'unità che quotidianamente cerchiamo di sostenere e rafforzare".
"Abbiamo alzato un muro dal Consiglio regionale, abbiamo fatto sentire la nostra voce, in un luogo istituzionale, e lo abbiamo fatto con l'analisi numerica per capire quali potessero gli effetti di questa autonomia differenziata proposta da queste tre regioni", ha detto ancora Mennea. "Lo abbiamo fatto innanzitutto in riferimento alla sanità: se fosse passata quella proposta di legge, in Puglia sarebbero arrivati circa 700 milioni di euro in meno per il comparto sanità. Questo avrebbe significato meno occupazione, meno servizi, meno acquisti di attrezzature, insomma il livello di assistenza sanitaria sarebbe crollato". "Lo stesso – ha aggiunto - abbiamo fatto nel campo della scuola e delle infrastrutture. Con la proposta elaborata dal ministro Boccia – ha concluso - possiamo produrre più diritti sociali e civili e meno diseguaglianze e differenze".