Anpi Barletta e Bat: un tavolo di confronto sulla guerra
«Perché è una guerra “complessa” quella attuale» dice il professor Villani e Pappalardo, vicepresidente dell’Anpi nazionale
mercoledì 4 maggio 2022
19.44
Un tavolo di confronto e di approfondimento a tre voci si è svolto a Barletta il 2 maggio, su invito dell'Anpi Barletta e Anpi Bat, per allontanarci dalla "fanta-guerra" trasmessa in tv, per entrare nella complessità di questa drammatica vicenda. Perché è una guerra "complessa" quella attuale: così la definiscono Ugo Villani, già professore ordinario di diritto internazionale, Ferdinando Pappalardo, vicepresidente dell'Anpi nazionale e professore associato di Teoria e storia dei generi letterari, e mons. Leonardo D'Ascenzo, arcivescovo della diocesi di Trani Barletta Bisceglie, con la puntale ed efficace moderazione di Antonella Morga, coordinatrice Osservatorio Regionale sui Neofascismi.
Al centro della riflessione ovviamente la guerra. O meglio, il dialogo mancato, i negoziati diplomatici, la pace, la sicurezza del mondo intero. Un excursus storico quello che ha aperto il prof. Pappalardo, ricordando come i 75 anni "di pace" dalla Seconda guerra mondiale ad oggi siano stati interrotti dal drammatico conflitto nei Balcani, di cui nessuno pare ricordare. Pensavamo che la globalizzazione ci avrebbe garantito sicurezza e avrebbe zittito le istanze nazionaliste – precisa il prof. Pappalardo – ma così non è stato. Perché, per uscire dalla spirale delle guerre e del riarmo, occorre cambiare paradigma. E ricorda passaggi storici importanti in merito alla guerra dei Balcani, alla Nato, all'Europa.
E doveroso è stato anche un passaggio sulla Resistenza per restituire verità alla Storia: con essa, infatti, si fa riferimento a uno specifico movimento storico europeo (e non solo italiano) di cui sono stati protagonisti tutti coloro che – in Italia come in Grecia o in Francia, nell'allora Jugoslavia e in Albania – si opponevano al nazifascismo, lo osteggiavano e combattevano "fuori" da un regolare esercito. Nulla a che vedere, dunque, con l'esercito ucraino al quale oggi forniamo le armi. Esercito di cui fanno parte, certo, anche singoli cittadini così come forze mercenarie. Esercito di un popolo che, certo anche questo, resiste all'aggressione russa. Ma la Resistenza in senso stretto è un'altra cosa. E l'uso dello stesso termine in accezioni diverse può generare confusione e non aiuta la memoria di specifici movimenti e tempi della Storia.
Cosa è questa guerra? Anche guerra per procura. Perché su territorio ucraino si combatte anche per interessi di terzi "soggetti" coinvolti, Un'Europa strana, la nostra, che anziché coesa, combatte. Che, da globalizzata, erge muri: ben 13 Paesi, ci ricordano in questo incontro, hanno chiesto aiuti economici all'UE per blindare le proprie frontiere.
Al centro della riflessione ovviamente la guerra. O meglio, il dialogo mancato, i negoziati diplomatici, la pace, la sicurezza del mondo intero. Un excursus storico quello che ha aperto il prof. Pappalardo, ricordando come i 75 anni "di pace" dalla Seconda guerra mondiale ad oggi siano stati interrotti dal drammatico conflitto nei Balcani, di cui nessuno pare ricordare. Pensavamo che la globalizzazione ci avrebbe garantito sicurezza e avrebbe zittito le istanze nazionaliste – precisa il prof. Pappalardo – ma così non è stato. Perché, per uscire dalla spirale delle guerre e del riarmo, occorre cambiare paradigma. E ricorda passaggi storici importanti in merito alla guerra dei Balcani, alla Nato, all'Europa.
E doveroso è stato anche un passaggio sulla Resistenza per restituire verità alla Storia: con essa, infatti, si fa riferimento a uno specifico movimento storico europeo (e non solo italiano) di cui sono stati protagonisti tutti coloro che – in Italia come in Grecia o in Francia, nell'allora Jugoslavia e in Albania – si opponevano al nazifascismo, lo osteggiavano e combattevano "fuori" da un regolare esercito. Nulla a che vedere, dunque, con l'esercito ucraino al quale oggi forniamo le armi. Esercito di cui fanno parte, certo, anche singoli cittadini così come forze mercenarie. Esercito di un popolo che, certo anche questo, resiste all'aggressione russa. Ma la Resistenza in senso stretto è un'altra cosa. E l'uso dello stesso termine in accezioni diverse può generare confusione e non aiuta la memoria di specifici movimenti e tempi della Storia.
Cosa è questa guerra? Anche guerra per procura. Perché su territorio ucraino si combatte anche per interessi di terzi "soggetti" coinvolti, Un'Europa strana, la nostra, che anziché coesa, combatte. Che, da globalizzata, erge muri: ben 13 Paesi, ci ricordano in questo incontro, hanno chiesto aiuti economici all'UE per blindare le proprie frontiere.
E che sia una guerra complessa lo dice anche il prof. Villani che aiuta i presenti a porre ordine nelle informazioni sul mancato o meno interesse e intervento degli organismi internazionali. Guerra russa, non operazione speciale, legittima? E invio di armi legittimo o incompatibile con l'art 11?. Guerra ingiustificata, illegittima. Un'aggressione, quella russa, da condannare. Perché non si può invocare la dottrina "guerra preventiva", costruita ad arte nel 2002 in occasione della guerra in Iraq.. Non piacque questa "teoria" alle Nazioni Unite. Non esistono legittime guerre preventive. E non si può invocare alcun intervento umanitario.
"Né l'uno né l'altro hanno cittadinanza giuridica", ci illustra Villani. Peraltro, l'impianto consuetudinario del diritto internazionale ha nel tempo ampliato il rifiuto della forza armata, della guerra insomma. Quindi, nessun giustificativo per l'attacco russo in Iraq. In un puntuale e chiaro excursus giuridico, Villani conclude che, se pur l'invio delle armi può essere considerato lecito sotto il profilo giuridico, non è certo moralmente accettabile né doveroso.
E spiega con altrettanta puntualità l'importante risoluzione dell'Onu, approvata con 140 voti a favore, ma con valore solo esortativo e non giuridicamente vincolante. E così via, Villani ha proposto un breve "viaggio" tra gli art 11 e 52 della Costituzione, tra ruolo dell'Onu e una strana Europa dal volto poco coeso e con evidenti "chiaroscuri" rispetto alla sua autonomia dagli Stati Uniti. Se la condanna dell'aggressione è ferma per tutti, lo è anche della pretesa che l'invio di armi possano risolvere questo (o altri) conflitto. Il volto del nostro Parlamento ne esce fortemente indebolito da questa vicenda. Perché le armi sono secretate anche allo stesso Parlamento. Perché la liceità di questo invio resta finché tale – sempre sotto il profilo giuridico – se restiamo in ambito di difesa. E sino a quando sarà così? E in caso contrario chi decide il nostro intervento in guerra? Si sono davvero espletati tutti i tentativi di risoluzione negoziale della controversia?
La voce di mons. Leonardo D'Ascenzo è unanime nella condanna della guerra, anzi di tutte le guerre, seguendo i passi di papa Francesco. Del resto, il pensiero di Francesco e della Chiesa è ben sintetizzato nel titolo del suo ultimo libro "Contro la guerra". E nella disamina dei punti della dottrina sociale della Chiesa Cattolica, mons. D'Ascenzo evidenzia la necessità di passare dal "cainismo" attuale allo "schema della pace". Seguiamo papa Francesco, seguiamo le parole dell'enciclica Fratelli Tutti e cambiamo prospettiva, paradigma.
La Chiesa, afferma D'Ascenzo, segue la logica del Vangelo. Anzi, lo sguardo di Dio, che è simile a quello di una madre che mai "armerebbe il figlio più fragile, più debole, perché si passa difendere dall'altro fratello nel corso di un litigio". L'invito è a essere, conclude D'Ascenzo, "pacificatori", perché saranno beati tutti i costruttori di pace.