Altro che cime di rape, «offensivo pensare che i barlettani siano creduloni»

L'avvocato Michele Cianci precisa: «Cittadini preoccupati»

mercoledì 5 aprile 2017 11.42
«Egregio Direttore,sino ad oggi non ho ritenuto opportuno intervenire, ma, con riferimento agli articoli che, ultimamente, la TIMAC sta pubblicando sui vari media, non è più possibile restare inermi e pertanto, tengo a precisare, per onore di cronaca alcuni punti che spesso non sono presi in considerazione neppure dai giornalisti».

Così interviene l'avvocato Michele Cianci nel difficile ruolo di presidente OAP e sempre in prima linea nella richiesta di informazioni per la cittadinanza. «Nei confronti della TIMAC, vi è un indagine in corso - continua e precisa Cianci - a cura della Procura della Repubblica di Trani, nella persona della Dott.ssa Silvia Curione, per il reato di inquinamento ed altri. Indagine, che sta facendo il suo corso e che vede ancora sotto sequestro giudiziale l'azienda. Il sequestro, scaturito a seguito di denuncia da parte del Comitato Operazione Aria Pulita, comitato che conta in attivo migliaia di cittadini e da me presieduto, veniva operato dai Carabinieri di Barletta e poi convalidato dal GIP, Dott.ssa Angela Schiralli e confermato dal Tribunale del Riesame. Il sequestro, operato a Giugno del 2016, prevedeva la facoltà d'uso dell'azienda, giusto per evitare che i dipendenti, preoccupazione anche nostra, restassero senza lavoro. Il termine di durata era di tre mesi. termine prorogato giacché l'azienda indagata ha dimostrato di adoperarsi per la bonifica della falda, non certamente per uno spirito di collaborazione sociale, così come previsto dalle ordinanze numero 3 e 4 emesse dal Presidente della Provincia di allora, Avv. Francesco Spina».

«Voglio ricordare anche che al punto 2 dell'ordinanza di sequestro preventivo, veniva contestato anche l'inquinamento dell'aria e non solo quello del sottosuolo, come spesso viene affermato dalla TIMAC. Infatti, nel provvedimento si legge:"…abusivamente cagionava una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili delle acque, dell'aria e di porzioni estese e comunque significative del suolo dell'area ove insiste lo stabilimento industriale e delle aree con essa confinati…." In Barletta, dal 29.05.2015 (data di entrata in vigore della norma con permanenza). Il sequestro veniva operato con urgenza a causa "…dell'imminente avvio della stagione balneare…". Proprio questa mattina mi sono imbattuto in un cittadino che era fortemente preoccupato dell'avvicendarsi della stagione estiva, ormai imminente, in quanto con la sua famiglia, tra cui una bambina, si trasferisce nei paraggi e in alcune sere soffrono fortemente le esalazioni. Esalazioni che, a giorni alterni, sono perdurate per tutto il periodo successivo al sequestro. Ora, leggere di premi conferiti alla TIMAC, di responsabilità di altri, non individuati, mentre corrono le ore e i secondi sulle lancette del sito internet "Le ragioni della TIMAC", leggere la scritta "VAPORE ACQUEO" su uno dei quattro comignoli, come segnalato da un cittadino sulla pagina Facebook "operazione aria pulita bat" credendo che la cittadinanza, che respira area quantomeno maleodorante, possa ritenere che quei cattivi odori provengano da altri contesti è assolutamente offensivo, e' pure offensivo ritenere che i barlettani siano dei creduloni è anche offensivo continuare a sprigionare quel caratteristico odore simile ai fonzies ed affermare che gli odori molesti debbano essere sopportati. E' appena il caso di ricordare che la terza sezione della Suprema Corte di Cassazione, alcuni giorni fa, esattamente il 24 Marzo, con la sentenza n°14467, ha statuito il principio secondo il quale anche l'odore di sugo e di fritto che impregna l'appartamento sovrastante rappresenta una grave molestia olfattiva, perseguibile ai sensi dell'art.674 del codice penale. Ricordo che tempo fa un rappresentante della TIMAC, in un programma televisivo, diceva che la cittadinanza si doveva rassegnare a quegli odori diversi emessi dalla TIMAC, come lo si fa quando si cucinano le cime di rape. Dopo questa sentenza, devo dire che oggi non è più cosi!! Ad ogni buon conto, il nostro comitato, da sempre, è aperto al confronto con tutte le aziende, al fine di individuare le soluzioni più idonee a contemperare gli interessi di quest'ultime con il benessere della cittadinanza».