Accoglienza e sostegno ai ragazzi, alla scoperta del C.A.Gi. di Barletta
«Il melograno che abbiamo piantato farà diventare Claudio una presenza costante per i ragazzi, contro ogni oblio»
domenica 28 novembre 2021
Ora più mai per le nuove generazioni è in corso un periodo unico e inedito: tra i postumi di un lockdown che ha inciso sulla socialità soprattutto dei più piccoli e la stretta attualità legata alle nuove forme di comunicazione, tra messaggistica istantanea, TikTok e trend di ogni tipo, incluse le nuove modalità di didattica a distanza, è importante stare vicino ai ragazzi: per conoscerli meglio, ascoltare i loro bisogni, vivere sulla loro lunghezza d'onda. A Barletta poi si è aggiunto un altro fattore: un dibattito vivace che si è scatenato dopo il tragico epilogo della sera del 29 ottobre scorso, quando perse la vita il 24enne barlettano Claudio Lasala.
Per non affievolire queste emozioni il C.A.Gi. - Centro Aperto Polivalente per Minori del Comune di Barletta è stato protagonista di un gesto simbolico - la piantumazione di un melograno - in ricordo di Claudio. Dopo questa cerimonia, a cui hanno partecipato attivamente i numerosi ragazzi che frequentano il centro, abbiamo voluto approfondire ciò che avviene in questa struttura. Per scoprire di più sulle attività da loro svolte abbiamo ascoltato la dott.ssa Ornella Delcuratolo, coordinatrice del C.A.Gi, e la dott.ssa Giovanna Sette, referente comunale del servizio.
«Il C.A.Gi. di Barletta svolge attività di sostegno pedagogico e laboratori per ragazzi da 12 a 18 anni» spiega la coordinatrice Ornella Delcuratolo. «Durante il sostegno i ragazzi usufruiscono di un'assistenza valida e multidisciplinare per lo svolgimento dei compiti pomeridiani. Gli insegnanti seguono gli utenti nel loro percorso scolastico mantenendo un costante contatto con la famiglia e con gli insegnanti della scuola di appartenenza. Dalle 18 alle 21 i ragazzi partecipano ad attività laboratoriali di vario genere: Arte e Riciclo, Musica, Canto, Dj e Batteria, Teatro, Informatica, Ballo e Sport. Nel corso del mese si alternano anche attività educative e incontri tematici e informativi su argomenti di attualità o problematiche tipicamente adolescenziali, per favorire la sensibilizzazione tra i ragazzi e la diffusione di buone pratiche e valori di solidarietà e vivere civile. Ogni giorno lavoriamo con l'obiettivo di promuovere forme relazionali, comunicative ed espressive che favoriscano i compiti di sviluppo dell'adolescente, per facilitare la comunicazione tra i ragazzi e prevenire l'instaurarsi di stili di vita aggressivi o disfunzionali. Il Servizio è gestito a stretto contatto con la Referente dei Servizi Sociali, la Dott.ssa Giovanna Sette, per attivare e potenziare una rete di supporto per gli utenti presi in carico e per la famiglia e per garantire un intervento globale, multi-disciplinare e strutturato».
Anche il C.A.Gi. si è mobilitato dopo il tragico episodio di Claudio Lasala. Come hanno reagito i ragazzi a quanto accaduto nelle scorse settimane a Barletta?
Delcuratolo: «Il tragico episodio di Claudio ha avuto una risonanza emotiva molto forte tra i ragazzi. Alcuni di loro lo conoscevano, altri hanno sentito la notizia, ma tutti loro hanno sentito il bisogno di parlarne, di capire e interrogarsi sul perché di tanta violenza. Alcuni hanno avuto paura, altri hanno espresso la loro rabbia e quindi da un momento di confronto sono emersi tantissimi pensieri, che abbiamo voluto mettere insieme nella lettera che abbiamo poi regalato alla famiglia di Claudio, in occasione della piantumazione del melograno nel nostro giardino, il 18 novembre 2021».
«Il fatto di cronaca ha scosso l'intera città e noi, come centro educativo, non potevamo rimanere indifferenti. Abbiamo sentito l'esigenza di dare un segnale, deciso e concreto, per schierarci contro ogni forma di violenza e lanciare un messaggio positivo ai nostri ragazzi. Abbiamo riflettuto con loro e chiesto ai Servizi Sociali un simbolo, per ricordare Claudio e celebrare la vita e la nostra richiesta è stata compresa e accolta senza indugi. Anzi, la partecipazione del commissario straordinario Dott. Francesco Alecci, della Dirigente del Settore Servizi Sociali Dott.ssa Navach, della Referente del Servizio e della famiglia Lasala hanno avuto un impatto fondamentale nella cerimonia solenne, che si è svolta in un clima di raccoglimento e riflessione, da cui vogliamo ripartire per costruire un futuro migliore per i nostri ragazzi».
«Il Settore Servizi Sociali ha voluto dare concretezza alla richiesta, espressa da parte dei giovani del Centro Aperto Polivalente per Minori (C.A.Gi.), di ricordare Claudio e celebrare la vita, quella stessa che in maniera così atroce e violenta è stata sottratta al povero ragazzo e il cui destino è sempre quello di rifiorire, nonostante tutto, nonostante quelle tragedie che travolgono la nostra vita e la privano di qualsiasi significato» aggiunge la Referente dei Servizi Sociali, Giovanna Sette. «Pertanto, si è deciso di fare qualcosa di altamente significativo, ma che aiutasse anche ad elaborare meglio il dolore della perdita, che il solo tempo o le sole parole spesso non aiutano a fare in maniera adeguata. Ed ecco che l'azione di piantare un albero di melograno, presso la sede del centro stesso, permette di dare maggiore concretezza alla presenza e al ricordo di Claudio e, quindi, di colmare un profondo limite della mente umana che è quello di dimenticare. Tra un po', quando sarà passato un po' di tempo dall'accaduto, l'albero farà diventare Claudio una presenza costante per i ragazzi, contro ogni oblio ed ogni dimenticanza. Claudio sarà sempre con loro e uno di voi, sia quando si ritroveranno a giocare fuori all'aperto, sia nel momento in cui si fermeranno a riflettere sulla sua storia e sull'esempio che ha dato, mostrando la necessità di combattere insieme contro tutte le forme di disagio e violenza che possono sfociare in tragedie come questa».
In questo periodo sono tante le iniziative per sensibilizzare i giovani (e non solo) sul tema della violenza di genere. Nel linguaggio e nella quotidianità dei ragazzi, come viene vissuto questo argomento? Avete organizzato delle iniziative in occasione del 25 novembre?
Delcuratolo: «Alla base del nostro lavoro, come personale educativo, abbiamo posto il rispetto dell'altro e delle regole del vivere civile, la collaborazione e l'accoglienza delle diversità, per questo il C.A.Gi. è da sempre sensibile a queste tematiche ed ogni anno propone attività volte a contrastare la violenza e ad esaltare i comportamenti pro-sociali. In occasione del mese di novembre, dedicato all'eliminazione della violenza contro le donne, in collaborazione con il Centro Antiviolenza del comune di Barletta, si è svolto un incontro per parlare ai nostri utenti della violenza in tutte le sue forme. Il Cav, attraverso video, locandine e un'importante esperienza pluriennale, ha descritto le attività e le modalità di intervento in caso di richiesta d'aiuto. Sono state accolte le domande e le curiosità dei ragazzi, invitandoli poi a scrivere un pensiero sul significato del termine violenza. Ciascun biglietto è stato riposto in una scatola, decorata a tema, e letto in forma anonima al gruppo».
È attualissimo il dibattito sul disagio giovanile: oltre ai ben noti fattori sociali, familiari, culturali, si fa sempre più riferimento anche all'abuso dei social network e soprattutto alle conseguenze del lockdown forzato. È giusto pensare che la pandemia e le nuove tecnologie possano aver avuto un ruolo di responsabilità in questo scenario?
Sette: «Quando si parla di fenomeni complessi, come quelli del disagio giovanile, preferisco sempre adottare un atteggiamento moderato che non attribuisca responsabilità esclusiva ad un solo fattore e che non demonizzi una opzione, come si è soliti fare nei confronti dei new media. Pertanto, innanzitutto, bisogna precisare che sarebbe semplicistico e riduttivo incolpare del disagio giovanile solo i ragazzi, che appaiono apatici, privi di progettualità e attratti solo da ciò che è estremo, oppure i genitori, che non sanno educare i figli o non sono, per loro, un valido punto di riferimento emotivo. Un contesto scolastico interessato al mero profitto, che non dà voce alle sofferenze dei ragazzi o un contesto culturale che non promuove il valore della legalità ma che trasmette il messaggio che qualsiasi atto deviante rimane impunito sono responsabili del disagio giovanile e sono colpevoli nell'incentivarlo così come lo è il genitore che non ascolta il figlio, che non lo valorizza contribuendo alla sua fragilità o che non gli rivolge le giuste attenzioni costringendolo a cercarle altrove.
Una seconda precisazione riguarda i new media, rispetto ai quali l'atteggiamento è quello della demonizzazione, come se fossero il capro espiatorio di tutto ciò che non va nel mondo giovanile, laddove sarebbe più corretto criticare l'abuso e/o il cattivo utilizzo dei new media. È innegabile che l'intera popolazione mondiale passi gran parte del suo tempo a contatto con i new media e difficilmente potrebbe farne a meno. Tuttavia sono proprio variabili come la frequenza e la durata di utilizzo dello strumento di comunicazione a fare la differenza tra esiti negativi e non negativi. A conferma di ciò la recente ricerca, effettuata negli Stati Uniti a seguito delle preoccupazioni di molti Procuratori nei confronti dei possibili danni causati ai giovani dall'utilizzo di Instagram, ha dimostrato che i maggiori rischi di danni alla salute fisica e mentale dei giovani, tra cui depressione, disturbi alimentari e persino suicidio, sono più probabili in caso di coinvolgimento prolungato, ovvero alta frequenza e durata di utilizzo dello strumento di comunicazione. Così come ci sono evidenze scientifiche sugli effetti negativi dei new media sui ragazzi, bisogna anche considerare tutta la letteratura che ne evidenzia i benefici.
Nello specifico, un uso limitato e corretto dei new media aiuterebbe i ragazzi a:
Rispetto, invece, al lockdown, gli effetti negativi di questa costrizione forzata erano stati già ipotizzati e purtroppo si stanno verificando. Anche in questo caso i fattori intervenuti nell'alterazione del benessere emotivo dei ragazzi e nell'aumento di episodi distruttivi come violenza, abuso di sostanze, atti autolesionistici, ecc sono molteplici. L'Isolamento sociale, l'interruzione della frequenza scolastica con la successiva introduzione della DAD, la drastica riduzione dell'attività sportiva e delle attività ricreative extrascolastiche, il timore per la propria salute e per quella dei propri cari, le problematiche economiche, le convivenze forzate, prolungate ed ininterrotte all'interno dello stesso habitat, una condotta alimentare scorretta, il bombardamento mediatico sul tema del Covid e soprattutto l'utilizzo distorto ed inappropriato della rete hanno letteralmente devastato la mente del singolo individuo, così come gli equilibri di interi nuclei familiari».
Per non affievolire queste emozioni il C.A.Gi. - Centro Aperto Polivalente per Minori del Comune di Barletta è stato protagonista di un gesto simbolico - la piantumazione di un melograno - in ricordo di Claudio. Dopo questa cerimonia, a cui hanno partecipato attivamente i numerosi ragazzi che frequentano il centro, abbiamo voluto approfondire ciò che avviene in questa struttura. Per scoprire di più sulle attività da loro svolte abbiamo ascoltato la dott.ssa Ornella Delcuratolo, coordinatrice del C.A.Gi, e la dott.ssa Giovanna Sette, referente comunale del servizio.
«Il C.A.Gi. di Barletta svolge attività di sostegno pedagogico e laboratori per ragazzi da 12 a 18 anni» spiega la coordinatrice Ornella Delcuratolo. «Durante il sostegno i ragazzi usufruiscono di un'assistenza valida e multidisciplinare per lo svolgimento dei compiti pomeridiani. Gli insegnanti seguono gli utenti nel loro percorso scolastico mantenendo un costante contatto con la famiglia e con gli insegnanti della scuola di appartenenza. Dalle 18 alle 21 i ragazzi partecipano ad attività laboratoriali di vario genere: Arte e Riciclo, Musica, Canto, Dj e Batteria, Teatro, Informatica, Ballo e Sport. Nel corso del mese si alternano anche attività educative e incontri tematici e informativi su argomenti di attualità o problematiche tipicamente adolescenziali, per favorire la sensibilizzazione tra i ragazzi e la diffusione di buone pratiche e valori di solidarietà e vivere civile. Ogni giorno lavoriamo con l'obiettivo di promuovere forme relazionali, comunicative ed espressive che favoriscano i compiti di sviluppo dell'adolescente, per facilitare la comunicazione tra i ragazzi e prevenire l'instaurarsi di stili di vita aggressivi o disfunzionali. Il Servizio è gestito a stretto contatto con la Referente dei Servizi Sociali, la Dott.ssa Giovanna Sette, per attivare e potenziare una rete di supporto per gli utenti presi in carico e per la famiglia e per garantire un intervento globale, multi-disciplinare e strutturato».
Anche il C.A.Gi. si è mobilitato dopo il tragico episodio di Claudio Lasala. Come hanno reagito i ragazzi a quanto accaduto nelle scorse settimane a Barletta?
Delcuratolo: «Il tragico episodio di Claudio ha avuto una risonanza emotiva molto forte tra i ragazzi. Alcuni di loro lo conoscevano, altri hanno sentito la notizia, ma tutti loro hanno sentito il bisogno di parlarne, di capire e interrogarsi sul perché di tanta violenza. Alcuni hanno avuto paura, altri hanno espresso la loro rabbia e quindi da un momento di confronto sono emersi tantissimi pensieri, che abbiamo voluto mettere insieme nella lettera che abbiamo poi regalato alla famiglia di Claudio, in occasione della piantumazione del melograno nel nostro giardino, il 18 novembre 2021».
«Il fatto di cronaca ha scosso l'intera città e noi, come centro educativo, non potevamo rimanere indifferenti. Abbiamo sentito l'esigenza di dare un segnale, deciso e concreto, per schierarci contro ogni forma di violenza e lanciare un messaggio positivo ai nostri ragazzi. Abbiamo riflettuto con loro e chiesto ai Servizi Sociali un simbolo, per ricordare Claudio e celebrare la vita e la nostra richiesta è stata compresa e accolta senza indugi. Anzi, la partecipazione del commissario straordinario Dott. Francesco Alecci, della Dirigente del Settore Servizi Sociali Dott.ssa Navach, della Referente del Servizio e della famiglia Lasala hanno avuto un impatto fondamentale nella cerimonia solenne, che si è svolta in un clima di raccoglimento e riflessione, da cui vogliamo ripartire per costruire un futuro migliore per i nostri ragazzi».
«Il Settore Servizi Sociali ha voluto dare concretezza alla richiesta, espressa da parte dei giovani del Centro Aperto Polivalente per Minori (C.A.Gi.), di ricordare Claudio e celebrare la vita, quella stessa che in maniera così atroce e violenta è stata sottratta al povero ragazzo e il cui destino è sempre quello di rifiorire, nonostante tutto, nonostante quelle tragedie che travolgono la nostra vita e la privano di qualsiasi significato» aggiunge la Referente dei Servizi Sociali, Giovanna Sette. «Pertanto, si è deciso di fare qualcosa di altamente significativo, ma che aiutasse anche ad elaborare meglio il dolore della perdita, che il solo tempo o le sole parole spesso non aiutano a fare in maniera adeguata. Ed ecco che l'azione di piantare un albero di melograno, presso la sede del centro stesso, permette di dare maggiore concretezza alla presenza e al ricordo di Claudio e, quindi, di colmare un profondo limite della mente umana che è quello di dimenticare. Tra un po', quando sarà passato un po' di tempo dall'accaduto, l'albero farà diventare Claudio una presenza costante per i ragazzi, contro ogni oblio ed ogni dimenticanza. Claudio sarà sempre con loro e uno di voi, sia quando si ritroveranno a giocare fuori all'aperto, sia nel momento in cui si fermeranno a riflettere sulla sua storia e sull'esempio che ha dato, mostrando la necessità di combattere insieme contro tutte le forme di disagio e violenza che possono sfociare in tragedie come questa».
In questo periodo sono tante le iniziative per sensibilizzare i giovani (e non solo) sul tema della violenza di genere. Nel linguaggio e nella quotidianità dei ragazzi, come viene vissuto questo argomento? Avete organizzato delle iniziative in occasione del 25 novembre?
Delcuratolo: «Alla base del nostro lavoro, come personale educativo, abbiamo posto il rispetto dell'altro e delle regole del vivere civile, la collaborazione e l'accoglienza delle diversità, per questo il C.A.Gi. è da sempre sensibile a queste tematiche ed ogni anno propone attività volte a contrastare la violenza e ad esaltare i comportamenti pro-sociali. In occasione del mese di novembre, dedicato all'eliminazione della violenza contro le donne, in collaborazione con il Centro Antiviolenza del comune di Barletta, si è svolto un incontro per parlare ai nostri utenti della violenza in tutte le sue forme. Il Cav, attraverso video, locandine e un'importante esperienza pluriennale, ha descritto le attività e le modalità di intervento in caso di richiesta d'aiuto. Sono state accolte le domande e le curiosità dei ragazzi, invitandoli poi a scrivere un pensiero sul significato del termine violenza. Ciascun biglietto è stato riposto in una scatola, decorata a tema, e letto in forma anonima al gruppo».
È attualissimo il dibattito sul disagio giovanile: oltre ai ben noti fattori sociali, familiari, culturali, si fa sempre più riferimento anche all'abuso dei social network e soprattutto alle conseguenze del lockdown forzato. È giusto pensare che la pandemia e le nuove tecnologie possano aver avuto un ruolo di responsabilità in questo scenario?
Sette: «Quando si parla di fenomeni complessi, come quelli del disagio giovanile, preferisco sempre adottare un atteggiamento moderato che non attribuisca responsabilità esclusiva ad un solo fattore e che non demonizzi una opzione, come si è soliti fare nei confronti dei new media. Pertanto, innanzitutto, bisogna precisare che sarebbe semplicistico e riduttivo incolpare del disagio giovanile solo i ragazzi, che appaiono apatici, privi di progettualità e attratti solo da ciò che è estremo, oppure i genitori, che non sanno educare i figli o non sono, per loro, un valido punto di riferimento emotivo. Un contesto scolastico interessato al mero profitto, che non dà voce alle sofferenze dei ragazzi o un contesto culturale che non promuove il valore della legalità ma che trasmette il messaggio che qualsiasi atto deviante rimane impunito sono responsabili del disagio giovanile e sono colpevoli nell'incentivarlo così come lo è il genitore che non ascolta il figlio, che non lo valorizza contribuendo alla sua fragilità o che non gli rivolge le giuste attenzioni costringendolo a cercarle altrove.
Una seconda precisazione riguarda i new media, rispetto ai quali l'atteggiamento è quello della demonizzazione, come se fossero il capro espiatorio di tutto ciò che non va nel mondo giovanile, laddove sarebbe più corretto criticare l'abuso e/o il cattivo utilizzo dei new media. È innegabile che l'intera popolazione mondiale passi gran parte del suo tempo a contatto con i new media e difficilmente potrebbe farne a meno. Tuttavia sono proprio variabili come la frequenza e la durata di utilizzo dello strumento di comunicazione a fare la differenza tra esiti negativi e non negativi. A conferma di ciò la recente ricerca, effettuata negli Stati Uniti a seguito delle preoccupazioni di molti Procuratori nei confronti dei possibili danni causati ai giovani dall'utilizzo di Instagram, ha dimostrato che i maggiori rischi di danni alla salute fisica e mentale dei giovani, tra cui depressione, disturbi alimentari e persino suicidio, sono più probabili in caso di coinvolgimento prolungato, ovvero alta frequenza e durata di utilizzo dello strumento di comunicazione. Così come ci sono evidenze scientifiche sugli effetti negativi dei new media sui ragazzi, bisogna anche considerare tutta la letteratura che ne evidenzia i benefici.
Nello specifico, un uso limitato e corretto dei new media aiuterebbe i ragazzi a:
- Accrescere le proprie conoscenze ed essere sempre più aggiornati rispetto a quello che accade nel resto del mondo;
- Sviluppare le proprie abilità cognitive e stimolare la propria creatività;
- Mostrare maggiore empatia verso le condizioni esistenziali altrui;
- Potenziare abilità sociali e intrattenere nuovi legami.
Rispetto, invece, al lockdown, gli effetti negativi di questa costrizione forzata erano stati già ipotizzati e purtroppo si stanno verificando. Anche in questo caso i fattori intervenuti nell'alterazione del benessere emotivo dei ragazzi e nell'aumento di episodi distruttivi come violenza, abuso di sostanze, atti autolesionistici, ecc sono molteplici. L'Isolamento sociale, l'interruzione della frequenza scolastica con la successiva introduzione della DAD, la drastica riduzione dell'attività sportiva e delle attività ricreative extrascolastiche, il timore per la propria salute e per quella dei propri cari, le problematiche economiche, le convivenze forzate, prolungate ed ininterrotte all'interno dello stesso habitat, una condotta alimentare scorretta, il bombardamento mediatico sul tema del Covid e soprattutto l'utilizzo distorto ed inappropriato della rete hanno letteralmente devastato la mente del singolo individuo, così come gli equilibri di interi nuclei familiari».