«Abolizione delle province?», scrive il presidente del MIDA

Lettera aperta riservata a chi non ha preconcetti. «Solo richieste demagogiche senza proposte credibili»

martedì 6 settembre 2011
«Negli ultimi tempi ho inutilmente cercato (sulla stampa nazionale, locale, sedicente indipendente o anche di Partito) un qualsiasi intervento di chi sostiene l'eliminazione delle Province, che abbia sentito il dovere di quantomeno accennare a come continuare a erogare i servizi (che sono tanti) oggi attribuiti alle Province». A scrivere è il presidente del MIDA, Luigi Moretti.

«Offende l'intelligenza di tutti chi, pur con il meritorio intento di economizzare, sostiene l'eliminazione di un Ente intermedio nell'organizzazione di uno Stato senza proporre un Ente o un servizio sostitutivo. Non è accettabile limitarsi alla demagogica richiesta di una maggiore economia senza presentare un dettagliato elenco delle inutilità (servizi duplicati e altro) e senza credibili proposte di sostituzione dei servizi oggi esistenti. Se poi non s'intenda sostituire i servizi ma eliminarli, allora dovremmo onestamente dichiarare che si punta a risparmiare semplicemente privando i cittadini di alcuni servizi; senza illudere che sia possibile dare un servizio a costo zero.

Un esempio pratico è il costo di gestione della nuova Provincia di Monza e Brianza che non sta portando un aggravio di spesa all'Amministrazione Centrale perché non sono previste e non sono state effettuate nuove assunzioni bensì solo trasferimenti dalla struttura provinciale di Milano, con precedenza e quindi vantaggio per i lavoratori già residenti nella zona e conseguente riduzione della mobilità. Il limitato costo aggiuntivo riguarda solo gli amministratori (politici) e appare ampiamente compensato anche solo dalla riduzione dei costi di mobilità, di tempo e di salute per raggiungere uffici provinciali che saranno locali.

Ancora continuando l'esempio di Monza, la Camera di Commercio locale – recentemente scorporata da Milano - può finalmente destinare tutte le proprie risorse (raccolte fra gli aderenti locali) ad infrastrutture e servizi a favore delle imprese del territorio con conseguente vantaggio non solo per gli imprenditori. Appare evidente il risultato di un Ente che non solo sta portando benefici al territorio ma non costa assolutamente nulla né all'Amministrazione Centrale né all'Ente locale dal quale si è distaccato.

Nei grandi Stati europei (Inghilterra, Francia, Spagna, Germania) esistono (come in Italia) tra Stato e Comuni, due enti amministrativi intermedi equivalenti a Regioni e Province e questa struttura consente un corretto funzionamento della pubblica amministrazione. In questi Paesi le strutture equivalenti alle nostre Province hanno un numero medio di abitanti (600 mila) simile al nostro. I motivi delle disfunzioni e degli elevati costi gestionali del nostro Paese, pertanto, non possono ragionevolmente essere attribuiti alla presenza delle Province bensì alle anomalie della nostra amministrazione pubblica oppressa da indebiti interessi partitici.

Il confronto tra Lombardia e Austria (Paese storicamente ben amministrato) prova la correttezza della nostra struttura. Le due aree hanno, infatti, praticamente lo stesso numero di abitanti (9 milioni la Lombardia e 8 milioni l'Austria) e lo stesso numero di livelli (3) di struttura amministrativa. Il numero di abitanti della struttura intermedia (provincia) è, per entrambe, mediamente di 800 mila. In una regione Lombardia senza province, Milano sarebbe chiamata all'impossibile compito di una gestione diretta di 9 milioni di abitanti e 1.546 Comuni.

Lascio quindi al semplice buon senso il giudizio sulla credibilità di chi propone l'eliminazione di un Ente intermedio senza dimostrarci la possibilità di caricare su altri, con minor costi, le funzioni attualmente provinciali. Con questo non voglio difendere tutte le entità intercomunali, provinciali e regionali oggi esistenti che andrebbero ricorrette e ridotte con interventi mirati e non demagogicamente generalizzati. Ma è altrettanto vero (e chi è in buona fede non può far finta di non capirlo) che l'eventuale soppressione delle Province – se si vorrà continuare a dare ai cittadini almeno gli stessi servizi di oggi – farà crescere quanto meno nuovi uffici (comunali, regionali o addirittura statali) che andranno a sostituire quelli eliminati senza evidentemente portare alcun vantaggio economico ma, anzi, complicando le procedure e aggravando i costi. Purtroppo per noi tutti e, più ancora, per i nostri figli sarà così».