A un mese dal voto a Barletta non c’è traccia della giunta
Ancora in attesa della proclamazione degli eletti nel Consiglio. Le spinte e le controspinte dei partiti di maggioranza
giovedì 16 giugno 2011
I problemi che il Sindaco Maffei sta incontrando erano nell'aria. E puntualmente i nodi sono venuti al pettine.
Alla Buona Politica il Sindaco ha offerto, in virtù dell'ottimo risultato elettorale (3 consiglieri eletti), il posto di vicesindaco. Ma l'assoluta eterogeneità della lista e la quasi completa estraneità tra il gruppo consiliare e la dirigenza del movimento/partito/lista civica ha prodotto un dilemma singolare. A chi spetta individuare la persona che dovrà svolgere l'importantissimo ruolo di vicesindaco? Al gruppo consiliare o al gruppo dirigente? Conta più la proprietà di un simbolo o il consenso degli elettori? È significativo che l'unico nome che circola sia quello di Sabino Dicataldo, presidente del movimento fondato da Francesco Salerno (anche se con quella eredità politica, a parere sia di Raffaella Porreca sia di Sabrina Salerno, poco ha a che fare). Per quanto riguarda Dicataldo è emerso un conflitto di interessi piuttosto intrigante e che sfiora (o supera) i limiti della incompatibilità: la sua ditta di illuminazione lavora per la Bar.S.A. Contro la stessa Bar.S.A. (in cui il Comune è azionista di maggioranza) la ditta di Dicataldo ha un ricorso al Consiglio di Stato. Certo non un buon inizio per chi si candida ad essere il sindaco ombra.
Nel Pd, come volevasi dimostrare, in occasione della formazione della giunta le aree (termine molto in voga per definire le care vecchie correnti) si moltiplicano. A giorni alterni si parla di area Bersani e area Franceschini (facendo riferimento alle aree del congresso nazionale). Poi di area Blasi, area Minervini, area Emiliano (congresso regionale). L'area Bersani e l'area Emiliano paiono alleate; ma l'Area democratica di Franceschini ha come sotto-area Mo.dem. (Veltroni, Fioroni, Gentiloni). Infine a livello cittadino ci sarebbe un'area Caracciolo, un'area Mennea e un'area Maffei (dobbiamo desumere, se la logica non inganna, che le altre due aree siano anti-Maffei?). E quei dieci consiglieri si spostano come pedine impazzite a seconda del criterio utilizzato per dividerli in squadre. Maffei dovrebbe quindi riprendere le vesti dell'arbitro (che non può essere anche allenatore di una delle squadre in campo). Fischi la fine della partita e ragioni con l'intero gruppo consiliare. Dieci consiglieri, quattro assessori: non mi sembra un rebus rompicapo.
Non credo, come sembra invece ipotizzare Rino Daloiso sulla Gazzetta di ieri, che la soluzione sia una giunta tecnica. In primo luogo l'argomento del risparmio (6 assessori invece che 9) è un po' abusato. I costi della politica devono essere misurati sull'incisività dell'azione politica, non possono essere un argomento preventivo. In secondo luogo Maffei ha tutti gli strumenti per concludere la selezione di una giunta, politica, non tecnica. come ha fatto Pisapia a Milano: «Ho ascoltato tutti, ma l'ultima parola spettava a me».
Alla Buona Politica il Sindaco ha offerto, in virtù dell'ottimo risultato elettorale (3 consiglieri eletti), il posto di vicesindaco. Ma l'assoluta eterogeneità della lista e la quasi completa estraneità tra il gruppo consiliare e la dirigenza del movimento/partito/lista civica ha prodotto un dilemma singolare. A chi spetta individuare la persona che dovrà svolgere l'importantissimo ruolo di vicesindaco? Al gruppo consiliare o al gruppo dirigente? Conta più la proprietà di un simbolo o il consenso degli elettori? È significativo che l'unico nome che circola sia quello di Sabino Dicataldo, presidente del movimento fondato da Francesco Salerno (anche se con quella eredità politica, a parere sia di Raffaella Porreca sia di Sabrina Salerno, poco ha a che fare). Per quanto riguarda Dicataldo è emerso un conflitto di interessi piuttosto intrigante e che sfiora (o supera) i limiti della incompatibilità: la sua ditta di illuminazione lavora per la Bar.S.A. Contro la stessa Bar.S.A. (in cui il Comune è azionista di maggioranza) la ditta di Dicataldo ha un ricorso al Consiglio di Stato. Certo non un buon inizio per chi si candida ad essere il sindaco ombra.
Nel Pd, come volevasi dimostrare, in occasione della formazione della giunta le aree (termine molto in voga per definire le care vecchie correnti) si moltiplicano. A giorni alterni si parla di area Bersani e area Franceschini (facendo riferimento alle aree del congresso nazionale). Poi di area Blasi, area Minervini, area Emiliano (congresso regionale). L'area Bersani e l'area Emiliano paiono alleate; ma l'Area democratica di Franceschini ha come sotto-area Mo.dem. (Veltroni, Fioroni, Gentiloni). Infine a livello cittadino ci sarebbe un'area Caracciolo, un'area Mennea e un'area Maffei (dobbiamo desumere, se la logica non inganna, che le altre due aree siano anti-Maffei?). E quei dieci consiglieri si spostano come pedine impazzite a seconda del criterio utilizzato per dividerli in squadre. Maffei dovrebbe quindi riprendere le vesti dell'arbitro (che non può essere anche allenatore di una delle squadre in campo). Fischi la fine della partita e ragioni con l'intero gruppo consiliare. Dieci consiglieri, quattro assessori: non mi sembra un rebus rompicapo.
Non credo, come sembra invece ipotizzare Rino Daloiso sulla Gazzetta di ieri, che la soluzione sia una giunta tecnica. In primo luogo l'argomento del risparmio (6 assessori invece che 9) è un po' abusato. I costi della politica devono essere misurati sull'incisività dell'azione politica, non possono essere un argomento preventivo. In secondo luogo Maffei ha tutti gli strumenti per concludere la selezione di una giunta, politica, non tecnica. come ha fatto Pisapia a Milano: «Ho ascoltato tutti, ma l'ultima parola spettava a me».