Giovanni Assi
Giovanni Assi
Speciale

Il benessere del lavoratore nell’era post-Covid19. I vantaggi nel welfare aziendale

Un convegno a Trani per analizzarne il cambiamento dopo la pandemia

"Il benessere del lavoratore nell'era post-Covid19" è il tema di grande sensibilità economico-sociale al centro del convegno che si terrà a Trani a Palazzo San Giorgio il prossimo 23 novembre, dalle ore 9,30 alle 12,00, organizzato dalla Staff Welfare Srl, società specializzata nel welfare aziendale, in partnership con Studio Assi. Modera Diego Di Tondo.

Durante la conferenza si analizzerà la progressiva crescita del welfare aziendale sempre più diretto a colmare le deficienze del welfare state nell'era post-pandemica. Al convegno interverranno illustri relatori, da Giovanni Assi, professionista esperto in materie di lavoro e welfare, al prof. Vincenzo Bavaro, docente di diritto del lavoro all'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, dal professor Giuseppe Salvatore Simone, docente di diritto privato all'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, al professor Gaetano Veneto, presidente del Centro studi di Diritto dei lavori, Michele Stella, AD Staff Welfare Srl. All'appuntamento parteciperà anche l'assessore regionale con deleghe alla formazione professionale e alle politiche del lavoro, Sebastiano Leo.

Dott. Assi cosa ha insegnato questa pandemia nel rapporto datore-lavoratore?

Abbiamo passato mesi a parlare di cosa ci ha portato via la pandemia ma adesso è anche il momento in cui dovremmo iniziare ad investire i prossimi per capire cosa ci ha offerto, al contrario, questa maledetto Covid-19. Che non è poco, soprattutto in tema di welfare aziendale, ambito nel quale la rivoluzione post covid-19 sembra mettere in circolo nuove energie tra aziende e collaboratori.

È da più parti parso evidente che nel pieno della pandemia alcuni aspetti di welfare contrattuale e aziendale (smart working, supporti sanitari, polizze a copertura del ricovero per Covid-19. ecc.) siano risultati vincenti per persone e aziende. È in atto ormai da anni un cambiamento culturale che sta portando ad un ripensamento dei modelli di organizzazione del lavoro e dei rapporti tra lavoratori e aziende, non più due parti contrapposte ma due alleati che remano dalla stessa parte con gli stessi interessi.

E il ruolo dello Stato è integralmente assorbito dal privato?

Si sta ricostruendo in parte il tessuto sociale di interi territori, integrando le tradizionali forme di assistenza e tutela già garantite dallo Stato. Perché una cosa è certa: il welfare riemerso dalle ceneri del coronavirus somiglierà sempre meno a quello cui eravamo abituati.

I cambiamenti più significativi riguardano la natura stessa del welfare, che non sarà più solo uno strumento di mero supporto economico per chi ne usufruirà. C'è anche e soprattutto la sfera emotiva: le aziende stanno man mano acquisendo la consapevolezza che il welfare debba puntare dritto al cuore della questione: il benessere psico-fisico dei lavoratori. È per questo che le aziende hanno iniziato a spingere sempre di più su iniziative di supporto alla genitorialità, o volte a garantire un vero work-life balance, o ancora su politiche di wellbeing puro, da perseguire nei modi più disparati, nella consapevolezza che individuare una efficace politica di welfare, oggi, significa, prima di tutto, garantirsi lavoratori sereni, soddisfatti e motivati. Ecco allora dove sta il cambio di passo, aiutare concretamente le famiglie dei collaboratori. Per esempio, puntando sul people caring. Ossia garantendo un sostegno diretto ai cosiddetti caregiver, cioè a quei dipendenti costretti ai salti mortali per assicurare assistenza e cure dignitose ai familiari in difficoltà. Dai figli con disabilità ai genitori non autonomi, fino al coniuge gravemente malato.

Un punto saliente di questa rivoluzione del welfare aziendale sta anche e soprattutto nella platea.

Diciamo pure che quello del welfare non è più un tema esclusivo delle multinazionali o dei grandi gruppi. La crisi ha livellato le esigenze dei lavoratori. Di tutti i lavoratori. Sia che essi dipendano da un colosso o da una piccola impresa. È per questo che anche le realtà – per così dire – minori hanno approntato decine di iniziative a supporto dei propri dipendenti.


La strada giusta è quella del welfare contrattuale e della negoziazione con le parti sociali per valorizzare soluzioni che sono state sdoganate da questa pandemia, tanto è stato fatto ma tantissimo altro c'è ancora da fare. È per questo che ci faremo promotori di una proposta di disegno di legge volto a facilitare uno strumento che non ha ancora espresso a pieno le sue potenzialità e che è fondamentale per la crescita delle nostre aziende e dei loro lavoratori.
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