Un pezzo di storia del volley italiano: intervista ad Andrea Giani

Il tre volte oro mondiale si racconta ai microfoni di Barlettalife.it

venerdì 9 novembre 2012 9.10
A cura di Luca Guerra
Un ventaglio di proposte innovative di marketing in risposta al momento di crisi che attanaglia anche lo sport, a tutti i livelli. Sono solo alcuni dei temi affrontati nel convegno "Vinci la crisi: gioca con lo Sport Marketing", tenutosi lunedì 5 novembre a Bari presso Villa Framarino, organizzato dalla Scuola Regionale dello Sport del Coni Puglia. L'iniziativa è stata organizzata col patrocinio del Comune di Bari, della Regione Puglia, delle Federazioni Fip, Figc, Fipav, Fir e Fidal, e in collaborazione con l'Università di Bari, l'University of South Florida, le società di sport e marketing "Giorgio Gandolfi" e "Antonio Pagano". Tanti gli ospiti della tavola rotonda tavola coordinata dal giornalista Sky Antonio Boselli, che ha posto a confronto manager di federazioni, società di eventi sportivi e aziende legate al mondo dello sport: Annamaria Cofano (consulente di marketing), Vito Di Gioia (Figc), Paola Aruta (P&G), Filippo Colombo (Adriatic Arena), Michele Romano (Studio Mirò), Nicola Tolomei (Fip). Tra questi spiccava quello di Andrea Giani, nome storico dell'Italvolley di Julio Velasco: tre volte Campione del Mondo tra il 1990 e il 1998, record-man di presenze nella Nazionale azzurra, un bronzo e due argenti olimpici, 5 campionati e 5 coppe Italia vinti tra Parma e Modena, 2 Champions League a Modena oggi allena la M. Roma e collabora con la Nazionale. Tra ricordi del passato e un tuffo nel presente, Giani si è concesso in una esclusiva intervista ai microfoni di Barlettalife.it:

Andrea Giani, qui a Bari si è parlato del connubio sport-marketing. Gran parte del valore di questo abbinamento lo fa anche la struttura sportiva. Come è possibile migliorarle in Italia?
"Due sono le soluzioni: dapprima le idee, in questo momento di crisi bisogna lavorare di più e sviluppare più idee. E' ovvio che cambiano le professionalità, bisogna trovarne di nuove che permettano di sviluppare elementi che permettano di mutare la struttura e le risorse economiche delle nuove strutture. Dobbiamo imparare a investire nelle risorse umane".

Il problema del mancato rinnovamento delle strutture sportive è attribuibile anche all'elevata età e allo scarso ricambio generazionale nei vertici federali?
"Direi non più: in un momento come questo, in cui il cambiamento è forte e bisogna avere grande forza per invertire il movimento, dobbiamo saper combinare l'esperienza dei più saggi e la freschezza delle forze giovani. Sono entrambe delle risorse".

Parliamo di lei: come è cambiato il suo modo di vivere il volley passando dietro le quinte di questo sport, lavorando per i giocatori e non con i giocatori?
"E' cambiato radicalmente il mio modo di vivere ogni gesto della pallavolo: ho dovuto imparare a trovare l'equilibrio e soprattutto gli strumenti per poter trasmettere quella conoscenza che avevo. Dobbiamo avere sempre voglia di apprendere, è quello il segreto per trasmettere la professionalità. Per stare dietro all'apprendimento bisogna sempre avere la mente libera".

C'è stato un coach in particolare che ha influito sulla sua formazione, tanto sul parquet quanto fuori dal perimetro di gioco?
"Ce ne sono stati tanti. Su tutti direi Velasco, poi Montali, Vagnotti: ho avuto la fortuna di lavorare con grandissimi allenatori, ma dopo è la propria visione che fa la differenza. Io non sarò mai Velasco per esempio, ma certo l'aver vissuto esperienze di vita importanti con questi grandi professionisti mi dà una gran mano nel rapportarmi oggi con i pallavolisti da allenatore".

A che livello è oggi il volley in Italia?
"Direi quello che la classifica esalta, ossia il bronzo all'Olimpiade: non siamo la squadra più forte, ma siamo appena dietro le più forti. Abbiamo atleti importanti, uno staff tecnico preparato e con la possibilità di crescere, migliorare e rafforzarci".

Per quanto riguarda i club, c'è un'asimmetria di valori tra queste e l'Italvolley?
"Certamente Macerata e Trento sono le squadre che giocano meglio e la fanno da padrona, sono le due forze del campionato che martellano nel gioco e nelle vittorie: è un piacere vederle giocare e da queste squadre la Nazionale prenderà molte forze importanti".

Nel convegno di oggi (lunedì ,ndr) si è parlato anche di sport per giovani. Quale migliore spot di Andrea Giani per convincere un ragazzino a praticare sport sempre e con costanza?
"Non mi rivolgo tanto al ragazzino, quanto all'allenatore o ai genitori o all'insegnante di educazione fisica. Devono essere loro ad appassionarli e insegnare con passione: a volte il talento è naturale, ma molto più spesso bisogna riuscire a far evadere questi ragazzi dalle distrazioni e forzarli a fare sport. Io sono padre di due figli, e se voglio che i miei figli facciano attività sportiva, spesso mi trovo di fronte a insegnanti che spronano poco i ragazzi. Dobbiamo migliorare tutti sotto questo punto di vista".
(Twitter: @GuerraLuca88)