Un barlettano a Trieste: Riccardo Gissi
Intervista al centrocampista alabardato nato all’ombra di Eraclio
domenica 16 ottobre 2011
18.23
Calciatore professionista da 14 anni, nato e cresciuto a Barletta, senza aver mai indossato la divisa biancorossa: è l'identikit del 31enne Riccardo Gissi, centrocampista di provata esperienza e qualità in forza alla Triestina, avversario del Barletta nel posticipo del "Nereo Rocco", in programma domani sera alle 20:45 con diretta su Rai Sport 1. Raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione, Gissi (nella foto con la maglia rossa in Pescara-Triestina della scorsa stagione di serie B) ha raccontato il suo legame con la nostra città, la sua voglia di giocare per il Barletta un giorno e soprattutto le sue attese alla vigilia della "prima" assoluta contro la squadra di calcio della sua città:
Riccardo Gissi, come si sta preparando alla sfida di lunedì?
«E' una partita che per me ha sicuramente un significato particolare: gioco contro la squadra della mia città, contro la maglia che ha fatto nascere in me il desiderio di diventare un professionista, di emulare i calciatori che andavo a vedere. Anche se sono andato via da Barletta che ero un ragazzino, oggi ci torno spesso perché ci sono i miei parenti lì, quindi è una città a cui sono molto legato».
Lei è andato via giovanissimo dalla Puglia: dal 1997 con la Ternana, in 14 anni, ha vestito tante maglie tra le quali Novara, Treviso e Catanzaro, oltre alla Triestina. Non ha mai avuto voglia o desiderio di tornare a Barletta?
«Il desiderio è grande: in questo momento vestire la maglietta della mia città sarebbe motivo di grande orgoglio. Quest'estate se ne parlava sui giornali, ma erano solo voci senza fondamento. Sicuramente però mi farebbe molto piacere».
Tra Treviso e Trieste, è ormai nel Triveneto da 7 anni. Riesce comunque a mantenere le radici pugliesi?
«Ogni città in cui sono stato mi ha lasciato qualcosa: mi lego molto all'ambiente in cui gioco, ma le mie radici sono comunque importanti e forti».
Dalla stagione 2000/2001, eccezion fatta per una parentesi alla Reggiana, aveva sempre militato in serie B. Come è stato il ritorno nella terza serie del calcio italiano?
«Certamente parliamo di tornei differenti. Diventa difficile a livello mentale riabituarsi a questo campionato diverso, nel quale nessuno ti regala niente e bisogna guadagnarsi ogni punto sul campo soffrendo e sudando».
Capitolo-Triestina: avete costruito un gruppo basato su un mix di giovani promettenti e di "vecchie volpi" del calcio italiano. Che gruppo sta nascendo? E quali sono i vostri obiettivi?
«La squadra ha senza dubbio grosse potenzialità. Ha bisogno di tempo per amalgamarsi, certo calarsi nella realtà della Lega Pro non è facile e dipende dalla mentalità di ogni calciatore. Nella nostra rosa molti provengono da annate in serie B perciò stiamo lavorando su di noi a livello psicologico, mentre il Barletta ha costruito una squadra con calciatori di categoria, e sicuramente faranno bene».
Lei è partito come titolare in stagione, poi complice la nutrita concorrenza le è toccata la panchina negli ultimi turni. Crede di poter riconquistare il posto a breve?
«Nella mia carriera non mi hanno mai regalato niente. La concorrenza mi galvanizza, ne ho sempre avuta tanta e non mi spaventa affatto: se l'allenatore attualmente vede meglio altri giocatori, non ci sono problemi. L'importante è essere pronti quando ce n'è bisogno. Mi hanno sempre insegnato che i cavalli si vedono sempre alla fine della corsa, e preferisco fare bilanci solo a fine stagione».
Com è il suo rapporto con mister Discepoli?
«Un rapporto normale: il mister è una persona seria, onesta, intelligente e il nostro rapporto è sincero».
Chi tra i suoi compagni è davvero di categoria superiore?
« Denis Godeas è certamente una spanna sopra tutti. I difensori avversari hanno sempre difficoltà nel marcarlo».
Dove troveremo Triestina e Barletta a fine campionato?
«Io sono sicuro che saranno nella zona playoff: hanno dei valori importanti, che verranno fuori sulla lunga distanza. E' anche un augurio per la mia squadra di club e la squadra per la quale ho sempre tifato».
Un pronostico: come finirà lunedì?
«Facciamo un pareggio, così non scontentiamo nessuno (ride, ndr)».
«Lunedì affronterà il Barletta per la prima volta: che sensazioni avrà all'ingresso in campo?
«Sicuramente sarà una giornata particolare: spero che mi diano la maglietta del Barletta, tra le tante collezionate mi manca quella della mia città».
Come saluta i nostri lettori e la tifoseria biancorossa?
«Un abbraccio affettuoso e tanti auguri per un campionato vincente, a partire da martedì prossimo (ride, ndr)».
Noi invece speriamo di sorridere sin da lunedì sera, caro Riccardo…
Riccardo Gissi, come si sta preparando alla sfida di lunedì?
«E' una partita che per me ha sicuramente un significato particolare: gioco contro la squadra della mia città, contro la maglia che ha fatto nascere in me il desiderio di diventare un professionista, di emulare i calciatori che andavo a vedere. Anche se sono andato via da Barletta che ero un ragazzino, oggi ci torno spesso perché ci sono i miei parenti lì, quindi è una città a cui sono molto legato».
Lei è andato via giovanissimo dalla Puglia: dal 1997 con la Ternana, in 14 anni, ha vestito tante maglie tra le quali Novara, Treviso e Catanzaro, oltre alla Triestina. Non ha mai avuto voglia o desiderio di tornare a Barletta?
«Il desiderio è grande: in questo momento vestire la maglietta della mia città sarebbe motivo di grande orgoglio. Quest'estate se ne parlava sui giornali, ma erano solo voci senza fondamento. Sicuramente però mi farebbe molto piacere».
Tra Treviso e Trieste, è ormai nel Triveneto da 7 anni. Riesce comunque a mantenere le radici pugliesi?
«Ogni città in cui sono stato mi ha lasciato qualcosa: mi lego molto all'ambiente in cui gioco, ma le mie radici sono comunque importanti e forti».
Dalla stagione 2000/2001, eccezion fatta per una parentesi alla Reggiana, aveva sempre militato in serie B. Come è stato il ritorno nella terza serie del calcio italiano?
«Certamente parliamo di tornei differenti. Diventa difficile a livello mentale riabituarsi a questo campionato diverso, nel quale nessuno ti regala niente e bisogna guadagnarsi ogni punto sul campo soffrendo e sudando».
Capitolo-Triestina: avete costruito un gruppo basato su un mix di giovani promettenti e di "vecchie volpi" del calcio italiano. Che gruppo sta nascendo? E quali sono i vostri obiettivi?
«La squadra ha senza dubbio grosse potenzialità. Ha bisogno di tempo per amalgamarsi, certo calarsi nella realtà della Lega Pro non è facile e dipende dalla mentalità di ogni calciatore. Nella nostra rosa molti provengono da annate in serie B perciò stiamo lavorando su di noi a livello psicologico, mentre il Barletta ha costruito una squadra con calciatori di categoria, e sicuramente faranno bene».
Lei è partito come titolare in stagione, poi complice la nutrita concorrenza le è toccata la panchina negli ultimi turni. Crede di poter riconquistare il posto a breve?
«Nella mia carriera non mi hanno mai regalato niente. La concorrenza mi galvanizza, ne ho sempre avuta tanta e non mi spaventa affatto: se l'allenatore attualmente vede meglio altri giocatori, non ci sono problemi. L'importante è essere pronti quando ce n'è bisogno. Mi hanno sempre insegnato che i cavalli si vedono sempre alla fine della corsa, e preferisco fare bilanci solo a fine stagione».
Com è il suo rapporto con mister Discepoli?
«Un rapporto normale: il mister è una persona seria, onesta, intelligente e il nostro rapporto è sincero».
Chi tra i suoi compagni è davvero di categoria superiore?
« Denis Godeas è certamente una spanna sopra tutti. I difensori avversari hanno sempre difficoltà nel marcarlo».
Dove troveremo Triestina e Barletta a fine campionato?
«Io sono sicuro che saranno nella zona playoff: hanno dei valori importanti, che verranno fuori sulla lunga distanza. E' anche un augurio per la mia squadra di club e la squadra per la quale ho sempre tifato».
Un pronostico: come finirà lunedì?
«Facciamo un pareggio, così non scontentiamo nessuno (ride, ndr)».
«Lunedì affronterà il Barletta per la prima volta: che sensazioni avrà all'ingresso in campo?
«Sicuramente sarà una giornata particolare: spero che mi diano la maglietta del Barletta, tra le tante collezionate mi manca quella della mia città».
Come saluta i nostri lettori e la tifoseria biancorossa?
«Un abbraccio affettuoso e tanti auguri per un campionato vincente, a partire da martedì prossimo (ride, ndr)».
Noi invece speriamo di sorridere sin da lunedì sera, caro Riccardo…