Tra palco e Lega Pro: intervista ad Alessio Tacchinardi

L'ex centrocampista di Juventus e Nazionale ai microfoni di Barlettalife

venerdì 16 marzo 2012 20.36
A cura di Luca Guerra
Undici stagioni con il bianconero della Juventus indosso, 14 trofei all'attivo nella sua ricca bacheca, 13 presenze con la divisa della Nazionale azzurra, passato anche per la Liga con il Villareal e per Brescia, oggi allenatore della formazione "Berretti" del Pergocrema e opinionista stimato per Sky Sport: l'identikit corrisponde a quello di Alessio Tacchinardi. 36 anni e diverse "vite", calcistiche e non, l'ex centrocampista e bandiera della Juventus si è concesso ai microfoni di Barlettalife per un'esclusiva intervista "a tutto campo", tra ricordi con la Juventus, l'amico Alessandro Del Piero, opinioni sul calcio italiano, sull'ombra del calcioscommesse, parole buone per la Lega Pro e tanto altro. Un ricco menù, da assaporare con una lettura da farsi tutta d'un fiato:

Cosa fa Alessio Tacchinardi nella sua "seconda vita" professionale?
«Alleno la "Berretti" del Pergocrema, mi piace moltissimo allenare, e mi piacerebbe davvero intraprendere questa carriera. Ovviamente vivo l'esperienza con tranquillità e penso a questa panchina come un trampolino di lancio; so che il mestiere di allenatore è davvero difficile, stressante, però sarebbe davvero bello fare una bella carriera in panchina, vivendo però giorno per giorno gli sviluppi professionali. Oltre all'allenatore oggi però faccio anche l'opinionista per Sky Sport, un'esperienza che mi diverte molto».

Per te, che sei di Crema e hai giocato nelle giovanili del Pergocrema prima di passare all'Atalanta, si tratta di un ritorno al passato...
«E' vero, anche se a Crema sono stato pochissimo, solo un anno, per poi andare a Bergamo quando avevo 10 anni: sono tornato a casa mia, ora, dove paradossalmente non ho mai vissuto».

Che livello di preparazione stai trovando nei settori giovanili di Lega Pro?
« Per ora sono contento di aver trovato poche difficoltà: da allenatore ho un bel rapporto con i ragazzi, sento il loro bisogno di avere una persona che si rapporti a loro quasi come un coetaneo, è una generazione diversa rispetto alla mia gioventù. Io ho 36 anni, e forse per questo trovo quasi naturale essere quasi un fratello maggiore per loro. Qualche volta ho allenato nel gruppo della "Berretti" qualche elemento della Prima Squadra e ho notato le stesse cose. I giovani calciatori oggi vanno guidati, è necessario subito stringere un feeling diretto con loro».

Quanto ti piace allenare? E quali sono per te le caratteristiche del buon allenatore?
Mi sento portato per questo lavoro, ma ripeto, oggi l'allenatore deve capire che i ragazzi sono cambiati, e in particolare nei settori giovanili bisogna avere la capacità di entrare in simbiosi con i propri calciatori. Certo, si trovano anche difficoltà organizzative, ma con l'impegno si sopperisce a questo».

Il tuo nome è indissolubilmente legato a quello della Juventus: oggi la "Vecchia Signora" è guidata da un tuo ex-compagno di squadra, Antonio Conte. Ti aspettavi una crescita tanto dirompente dell'allenatore bianconero?
«Sinceramente no, ma ha saputo sfruttare al meglio tanti fattori, come la conoscenza dell'ambiente, della storia e della maglia juventina. Per me oggi è il miglior allenatore europeo in circolazione: essere in un ambiente dove sei stato e la tifoseria ti ama ti aiuta. Lui ci ha messo un enorme entusiasmo, tanta competenza ed è stato davvero molto bravo. Ora per me deve fare ancora un salto di qualità: vincere con la Juventus; anche se già averla fatta tornare competitiva è un'importante vittoria».

C'è un calciatore della Juventus di oggi nel quale ti rivedi?
«Mi rivedo in Vidal, anche se lui pressa di più ed è meno geometrico di quanto io fossi. Certo, ricoprivo la posizione che oggi è di Pirlo, ma Pirlo è un fuoriclasse: io giocavo davanti alla difesa, ma con la forza di Vidal, quindi mi sento più vicino al cileno».

Tu sei molto amico, anche fuori dal campo di gioco, di Alessandro Del Piero: come valuti la gestione riservata negli ultimi mesi a Del Piero dalla società bianconera e da Conte?
«Vorrei sicuramente vedere Del Piero in campo. Per me Alex ha bisogno di giocare diverse partite di fila, per trovare la giusta continuità: giocare 20 minuti a partita serve poco a lui e alla Juve, credo possa dare ancora tanto alla squadra. Per quanto riguarda la società, credo ci sia grandissima stima da parte di Andrea Agnelli in Alessandro Del Piero. Se oggi non gioca è solo per una scelta tecnica di Conte: per me oggi come oggi servirebbe un Del Piero in campo alla Juventus. Conte li vede ogni giorno in allenamento, quindi sa bene le scelte che fa, però tutti gli altri attaccanti hanno avuto delle chances e le hanno sfruttate male, mentre Del Piero le sue occasioni non le ha avute».

Pochi giorni fa è stato il trentanovesimo compleanno di un tuo ex amico di "battaglie" sportive, Edgar Davids. Hai cambiato tanti compagni di reparto in carriera: con chi ha stretto il miglior rapporto?
«E' davvero difficile scegliere, ce ne sono stati tanti. Dico Angelo Di Livio, lui è stato prezioso per me anche fuori dal campo: anche con Davids ho avuto però un rapporto straordinario. Eravamo davvero un gruppo di grandi amici, penso a Zambrotta, lo steso Conte e tanti altri, con i quali il rapporto era davvero intenso».

Diamo uno sguardo al calcio italiano: guardando alle recenti eliminazioni di Napoli, Inter e Udinese dalle coppe europee, cosa possiamo dire? Il nostro calcio è in crisi o la ripresa, pur lenta, c'è?
«Si può pensare a eliminazioni dettate anche dalla sfortuna, ma io non credo alla sfortuna nel calcio: i soldi fanno la differenza. Pensiamo al Napoli: i campani hanno costruito un progetto davvero importante, ma sono stati battuti da una squadra costruita con tanti soldi e maggiore esperienza come il Chelsea. Quello che penso è che già quest'estate abbiamo perso tanti campioni in serie A, e l'abbiamo pagata. L'Inter è uscita con il Marsiglia, una squadra normalissima. Il mio sogno, visto che ci sono pochi soldi, è che nel calcio italiano si segua il modello-Arsenal: squadre giovani, affamate, che magari vincono poco ma divertono tanto e giocano bene a calcio, con gamba, forza, tecnica ed energia. In serie A vediamo diverse squadre giocare con un netto affanno fisico, quindi è auspicabile un cambio generazionale».

Proprio dai giovani è partito il progetto della Nazionale A di Cesare Prandelli, allenatore che tu conosci bene: come valuti l'Italia che si sta avvicinando agli Europei?
«Credo che Prandelli sia stato per me e per come ha lavorato con me uno dei migliori allenatori che ho avuto. Con la Nazionale sta facendo grandissime cose, un lavoro enorme, ma credo sia complicato per l'Italia, oggi come oggi, arrivare a vincere gli Europei. Penso che Prandelli lavorerebbe molto meglio se avesse maggior tempo per lavorare con i suoi giocatori. Vedo però tanti giovani interessanti in giro e credo che sicuramente per il Mondiale 2014 avremo una rosa molto interessante, di sicuro valore».

Un'ombra con la quale il calcio italiano sta facendo oggi i conti è quella del calcioscommesse: si rivedono quasi le nubi di Calciopoli nel 2006. Quanto è grave quello che sta accadendo? Il Pm Di Martino ha addirittura parlato della necessità di un'amnistia...
«Non bisogna fare dell'erba tutto un fascio: io sono convinto che non ci sia a inizio anno già una "griglia" prestabilita da persone che manipolano il calcio, e non so fino a che punto i calciatori di cui si sono fatti i nomi sin qui siano effettivamente coinvolti e a che livelli. Però dico una cosa: se sono stati commessi dei reati, i colpevoli devono pagare, e pesantemente. I calciatori che hanno dato vita a queste schifezze in maniera scandalosa è giusto che paghino: ma finchè non si sanno le cose, e tanti sin qui stanno collaborando, inutile giudicare o sparare sulla "Croce Rossa", facendo nomi altisonanti giusto per fare nomi. Sono però dell'idea che non bisogni condannare le società se non direttamente coinvolte: se vi saranno calciatori colpevoli, sarà necessario radiarli, e non permettergli più di prendere in giro gente che fa sacrifici e lavora per comprare il biglietto e andare allo stadio ogni domenica».

Parliamo del campionato di Prima Divisione: lei segue il Pergocrema, che milita nel campionato del Barletta. Che livello di gioco e di qualità vedeisui campi oggi?
«Io vado spesso a vedere il Pergocrema allo stadio la domenica, e seguo anticipi e posticipi di Lega Pro: non credo che vi sia grande differenza di valori e di calcio rispetto alla serie B. Ho visto a Crema squadre ottime come il Siracusa e il Trapani. La cosa che però mi mette tristezza è il fatto che tante società non paghino regolarmente gli stipendi: è una problematica purtroppo trasversale. Ad esempio nell'ultima partita ho visto il Pergocrema affrontare il Piacenza: il Piacenza è in attesa dell'udienza sull'istanza di fallimento, ma ho visto i calciatori di casa giocare con un agonismo e un impegno eccezionali. Spero che si veda nei prossimi anni una Lega Pro fatta meglio, magari riducendo il numero di squadre come auspicato dalla riforma-Macalli e con l'obbligo di far giocare almeno quattro giovani per squadra. Se non ci sono più soldi, come sta avvenendo, è l'unica via percorribile: la Lega Pro deve diventare una "Primavera" di alto livello. Non vorrei più vedere squadre con organici enormi, che non pagano però stipendi».

Chiudiamo la nostra intervista con un pronostico secco sul rush finale per lo scudetto: Milan o Juventus?
«Io dico Milan, perchè è ancora la squadra più forte».

Come vuoi salutare i lettori di Barlettalife e ai suoi tantissimi nuovi e vecchi tifosi?
«Io ho aperto la mia pagina Twitter (@Taks75, ndr) perchè avevo tanti miei tifosi che volevano parlare con me, e mi fa davvero onore e mi rende orgoglioso avere modo di dialogare con chi ancora mi ricorda con piacere. Mando un abbraccio ai miei tifosi e ai vostri lettori. Ciao».

E noi di Barlettalife ringraziamo te, Alessio. Anche noi siamo tra i tuoi followers, da oggi in poi...