SSD Barletta 1922 o Barletta Calcio Sport? Questo è un problema…
Romano (e Dimiccoli) incassano il no di Daleno. Dibenedetto prova a riesumare un glorioso passato. In m
martedì 11 giugno 2024
18.24
"Sogno quanto voi di tornare a vedere il nostro amato ASD Barletta emozionarsi ed emozionarci, ma i tempi non sono ancora maturi per tornare a lavorare in campo per questo. Il mio cuore però non smetterà mai di farlo. Forza Barletta sempre".
Con queste poche ma efficaci parole l'ex capitano e direttore sportivo del Barletta Savino Daleno chiarisce definitivamente la sua posizione in merito all'eventualità di un suo ritorno in società ad appena un anno dal traumatico addio a quella squadra che aveva contribuito non poco a risollevare dalle paludi dell'Eccellenza pugliese portando a Barletta giocatori di classe e soprattutto di categoria.
Al no di Savino Daleno si sarebbe aggiunto a quanto pare anche quello ulteriore di Michele Dibenedetto come socio di minoranza. Invito gentilmente declinato dall'imprenditore barlettano il quale, ricordiamo, era intenzionato a rilevare l'intero pacchetto societario della SSD Barletta 1922.
Daleno e Dibenedetto, due ruoli diversi, e due rifiuti motivabili con ogni probabilità con un unico comune denominatore: la presenza in società di Dimiccoli (Mario o Francesco, la sostanza non cambia) ormai completamente invisa alla quasi totalità dell'ambiente.
Con il secco no di Michele Dibenedetto e Savino Daleno va in archivio l'ennesima deprimente puntata di quella soap opera che è diventata la recente storia della presunta prima squadra cittadina.
Usiamo l'aggettivo "presunta" in ragione del fatto che la Barletta calcistica, dopo lo scampato pericolo del Madre Pietra Daunia respinto a furor di popolo qualche anno fà, rischia allo stato attuale di rivivere quanto accaduto in realtà limitrofe come:
● Molfetta, con lo Sporting Fulgor (già Madre Pietra Daunia) l'attuale Molfetta Calcio e la buon'anima della Molfetta Sportiva;
● Altamura, passata per Real, Fortis, la tragicomica Leonessa Altamura (già San Paolo Bari), fino all'attuale l'attuale Team Altamura che ha riportato la città del pane ai fasti del compianto mister Franco Dibenedetto e del presidente Francesco Tafuni;
● Trani, che dopo la scomparsa della gloriosa Polisportiva è passata, per Ursus e Vigor (mancavano solo Kirk Douglas e Liz Taylor come attori protagonisti), prima del più dignitoso Soccer Trani, che milita attualmente in Promozione.
Ci sono inoltre precedenti ben più illustri, come ad esempio quello di Catania, dove nell'estate del 1993 passò alla storia il dualismo tra il vecchio Catania dei Massimino (appena escluso allora dalla Serie C per inadempienze finanziarie) e la ventilata ipotesi del nuovo Catania di Franco Proto, nato qualche anno prima come Atletico Catania, divenuto poi Leonzio e poi morto qualche anno dopo nuovamente come Atletico Catania.
Ecco, quanto sta accadendo in queste settimane a Barletta, ricorda più o meno quello scenario kafkiano verificatosi trentun'anni fà alle pendici del Mongibello (meglio conosciuto come Etna), con la principale società cittadina (il Barletta 1922) reduce da un traumatico fallimento sportivo e con l'impellente necessità di una ricostruzione, e con una realtà minore, ma in netta crescita - e soprattutto con grandi ambizioni, come dichiarato urbi et orbi da Michele Dibenedetto - come l'attuale Audace Barletta 1958.
Che dire, uno scenario degno del famoso film di Ficarra e Picone "Il sette e l'otto", fatto, a seconda dei punti di vista, di gente giusta nel posto sbagliato e viceversa, con da una parte i "reietti" - Arturo Romano, e soprattutto "mister 40%" Francesco Dimiccoli, di Mario - che però detengono la totalità delle quote del "vero" Barletta, la cui tifoseria è ormai divisa tra Orazi (quelli del "conta solo la maglia") e Curiazi (quelli del "neanche un euro a questa gente"). E dall'altra invece il mancato "uomo della provvidenza biancorossa" nonchè ex aspirante "mister 100%" Michele Dibenedetto, il quale se da un lato proclama solennemente di "non voler essere alternativo al Barletta 1922", dall'altro però pare essere intenzionato a mutare la denominazione sociale dell'Audace Barletta 1958 in Barletta Calcio Sport: guarda caso la stessa denominazione che il Barletta ebbe dal 1982 al 1995, vale a dire gli anni del suo massimo splendore prima del fallimento di metà anni Novanta.
Come finirà? Al momento, tra domande di ripescaggio vere o presunte, le solite "richieste di fiducia" e gli immancabili "ci metto la faccia" , la risposta più attendibile e verosimile pare essere una e una sola: boooohhhh???
Ed è proprio questo intercalare tipico barlettano a fotografare alla perfezione lo stato d'animo di una tifoseria da decenni (salvo giusto qualche onorevolissima parentesi) stanca di parole e proclami che poi al vaglio dell'unico giudice supremo (il campo) si rivelano per quello che sono: aria fritta e contestazioni.
Sempre forza Barletta. Nell'attesa di sapere quale…
Con queste poche ma efficaci parole l'ex capitano e direttore sportivo del Barletta Savino Daleno chiarisce definitivamente la sua posizione in merito all'eventualità di un suo ritorno in società ad appena un anno dal traumatico addio a quella squadra che aveva contribuito non poco a risollevare dalle paludi dell'Eccellenza pugliese portando a Barletta giocatori di classe e soprattutto di categoria.
Al no di Savino Daleno si sarebbe aggiunto a quanto pare anche quello ulteriore di Michele Dibenedetto come socio di minoranza. Invito gentilmente declinato dall'imprenditore barlettano il quale, ricordiamo, era intenzionato a rilevare l'intero pacchetto societario della SSD Barletta 1922.
Daleno e Dibenedetto, due ruoli diversi, e due rifiuti motivabili con ogni probabilità con un unico comune denominatore: la presenza in società di Dimiccoli (Mario o Francesco, la sostanza non cambia) ormai completamente invisa alla quasi totalità dell'ambiente.
Con il secco no di Michele Dibenedetto e Savino Daleno va in archivio l'ennesima deprimente puntata di quella soap opera che è diventata la recente storia della presunta prima squadra cittadina.
Usiamo l'aggettivo "presunta" in ragione del fatto che la Barletta calcistica, dopo lo scampato pericolo del Madre Pietra Daunia respinto a furor di popolo qualche anno fà, rischia allo stato attuale di rivivere quanto accaduto in realtà limitrofe come:
● Molfetta, con lo Sporting Fulgor (già Madre Pietra Daunia) l'attuale Molfetta Calcio e la buon'anima della Molfetta Sportiva;
● Altamura, passata per Real, Fortis, la tragicomica Leonessa Altamura (già San Paolo Bari), fino all'attuale l'attuale Team Altamura che ha riportato la città del pane ai fasti del compianto mister Franco Dibenedetto e del presidente Francesco Tafuni;
● Trani, che dopo la scomparsa della gloriosa Polisportiva è passata, per Ursus e Vigor (mancavano solo Kirk Douglas e Liz Taylor come attori protagonisti), prima del più dignitoso Soccer Trani, che milita attualmente in Promozione.
Ci sono inoltre precedenti ben più illustri, come ad esempio quello di Catania, dove nell'estate del 1993 passò alla storia il dualismo tra il vecchio Catania dei Massimino (appena escluso allora dalla Serie C per inadempienze finanziarie) e la ventilata ipotesi del nuovo Catania di Franco Proto, nato qualche anno prima come Atletico Catania, divenuto poi Leonzio e poi morto qualche anno dopo nuovamente come Atletico Catania.
Ecco, quanto sta accadendo in queste settimane a Barletta, ricorda più o meno quello scenario kafkiano verificatosi trentun'anni fà alle pendici del Mongibello (meglio conosciuto come Etna), con la principale società cittadina (il Barletta 1922) reduce da un traumatico fallimento sportivo e con l'impellente necessità di una ricostruzione, e con una realtà minore, ma in netta crescita - e soprattutto con grandi ambizioni, come dichiarato urbi et orbi da Michele Dibenedetto - come l'attuale Audace Barletta 1958.
Che dire, uno scenario degno del famoso film di Ficarra e Picone "Il sette e l'otto", fatto, a seconda dei punti di vista, di gente giusta nel posto sbagliato e viceversa, con da una parte i "reietti" - Arturo Romano, e soprattutto "mister 40%" Francesco Dimiccoli, di Mario - che però detengono la totalità delle quote del "vero" Barletta, la cui tifoseria è ormai divisa tra Orazi (quelli del "conta solo la maglia") e Curiazi (quelli del "neanche un euro a questa gente"). E dall'altra invece il mancato "uomo della provvidenza biancorossa" nonchè ex aspirante "mister 100%" Michele Dibenedetto, il quale se da un lato proclama solennemente di "non voler essere alternativo al Barletta 1922", dall'altro però pare essere intenzionato a mutare la denominazione sociale dell'Audace Barletta 1958 in Barletta Calcio Sport: guarda caso la stessa denominazione che il Barletta ebbe dal 1982 al 1995, vale a dire gli anni del suo massimo splendore prima del fallimento di metà anni Novanta.
Come finirà? Al momento, tra domande di ripescaggio vere o presunte, le solite "richieste di fiducia" e gli immancabili "ci metto la faccia" , la risposta più attendibile e verosimile pare essere una e una sola: boooohhhh???
Ed è proprio questo intercalare tipico barlettano a fotografare alla perfezione lo stato d'animo di una tifoseria da decenni (salvo giusto qualche onorevolissima parentesi) stanca di parole e proclami che poi al vaglio dell'unico giudice supremo (il campo) si rivelano per quello che sono: aria fritta e contestazioni.
Sempre forza Barletta. Nell'attesa di sapere quale…