Prima di Avellino-Barletta: il ds Pavone ricorda i tempi in Irpinia
In un'intervista rilasciata al portale tuttoavellino.it
giovedì 27 settembre 2012
14.09
Non occupa una posizione sul rettangolo verde, ma dietro una scrivania, l'ex del match in casa biancorossa in vista di Avellino-Barletta, in programma domenica prossima al "Partenio-Lombardi" per il quinto turno del campionato di Prima Divisione Lega Pro, girone B: parliamo di Peppino Pavone, oggi direttore sportivo del Barletta, nove anni fa ds anche in Irpinia. Nella stagione 2002/2003 era parte dell'Avellino del presidente Casillo che vinse il campionato di C1 con 69 punti, raggiungendo la promozione in cadetteria con Vullo in panchina e calciatori del calibro di Cecere, Puleo e Biancolino in campo. Nella stagione successiva ricompose con Zdenek Zeman la coppia che aveva dato vita a "Zemanlandia" oltre un decennio prima in quel di Foggia, senza però ricavarne le stesse fortune nel torneo di serie B. Il team irpino retrocesse in C1. A 72 ore dal match di domenica, Pavone si è raccontato ai microfoni del portale Tuttoavellino.it in una intervista che ripercorre presente e passato del ds biancorosso, che di seguito riportiamo:
Quale fu effettivamente il motivo del fallimento in Irpinia?
"All'epoca in cui ero ad Avellino, c'era nell'aria una sorta di approvazione-contestazione. Ci si rendeva conto che si stava lavorando bene, però poi i risultati non arrivavano. Durante la settimana si aveva fiducia, e la domenica - dato il risultato - dilagava l'insoddisfazione. Noi volevamo fare un cambio generazionale. Volevamo cambiare tutto il gruppo vincente dello scorso anno e ringiovanire totalmente. Non avendo la forza economica di poterlo fare, purtroppo la nostra missione non fu portata mai a termine. La mentalità di alcuni senatori dello spogliatoio frenò anche la voglia di fare dei giovani, che a loro volta seguivano il cattivo esempio dei più esperti. Dicevano che l'allenamento era troppo faticoso, senza ammettere i loro limiti. Quando si accantonano dieci giocatori con contratti importanti, si devono pagare. Quando poi aggiungi altri ventidue giocatori, la situazione diventa incontrollabile. I più grandi avevano comunque diritto di stare nello stesso spogliatoio e di allenarsi con gli altri. C'è un conflitto di abitudine".
Cosa vi dicevano i senatori? Poi come andò a finire quella stagione?
"Quando io non sono abituato a lavorare in un certo modo, dico che è sbagliato quel modo lì, perché facendo poco e niente ho vinto il campionato. C'era un contrasto già all'inizio. Il gruppo anziano non era più in grado di sopportare certi carichi di lavoro e attribuiva la scarsa prestazione non al fatto che bisognava lavorare di più, mentre i giovani seguivano questo andazzo. Alla seconda fase, li mettemmo fuori. Andò a finire che retrocedemmo per un solo punto".
Quali sono i suoi rapporti con Zeman? Sarebbe assurdo parlare in un futuro anche lontano di ritorno in biancoverde?
2Non so se potrò tornare a lavorare con Zeman. I rapporti sono ottimi poi non si sa mai nella vita. Noi siamo due muti e ci troviamo benissimo insieme. Lui ora alla Roma è felice e contento, ha stabilito anche la sua vita familiare a Roma. Avellino non molto distante da Roma? Tutto può succedere".
Passiamo alla sfida di domenica. Il suo Barletta sarà di scena al Partenio-Lombardi.
"L'Avellino di oggi è messo su per vincere il campionati. Lo hanno detto gli stessi gli stessi dirigenti. La partita di domenica è difficilissima, non è semplice andare ora ad Avellino, sarà una partita difficilissima considerato il grande entusiasmo che c'è ora in città".
(Twitter: @GuerraLuca88)
Quale fu effettivamente il motivo del fallimento in Irpinia?
"All'epoca in cui ero ad Avellino, c'era nell'aria una sorta di approvazione-contestazione. Ci si rendeva conto che si stava lavorando bene, però poi i risultati non arrivavano. Durante la settimana si aveva fiducia, e la domenica - dato il risultato - dilagava l'insoddisfazione. Noi volevamo fare un cambio generazionale. Volevamo cambiare tutto il gruppo vincente dello scorso anno e ringiovanire totalmente. Non avendo la forza economica di poterlo fare, purtroppo la nostra missione non fu portata mai a termine. La mentalità di alcuni senatori dello spogliatoio frenò anche la voglia di fare dei giovani, che a loro volta seguivano il cattivo esempio dei più esperti. Dicevano che l'allenamento era troppo faticoso, senza ammettere i loro limiti. Quando si accantonano dieci giocatori con contratti importanti, si devono pagare. Quando poi aggiungi altri ventidue giocatori, la situazione diventa incontrollabile. I più grandi avevano comunque diritto di stare nello stesso spogliatoio e di allenarsi con gli altri. C'è un conflitto di abitudine".
Cosa vi dicevano i senatori? Poi come andò a finire quella stagione?
"Quando io non sono abituato a lavorare in un certo modo, dico che è sbagliato quel modo lì, perché facendo poco e niente ho vinto il campionato. C'era un contrasto già all'inizio. Il gruppo anziano non era più in grado di sopportare certi carichi di lavoro e attribuiva la scarsa prestazione non al fatto che bisognava lavorare di più, mentre i giovani seguivano questo andazzo. Alla seconda fase, li mettemmo fuori. Andò a finire che retrocedemmo per un solo punto".
Quali sono i suoi rapporti con Zeman? Sarebbe assurdo parlare in un futuro anche lontano di ritorno in biancoverde?
2Non so se potrò tornare a lavorare con Zeman. I rapporti sono ottimi poi non si sa mai nella vita. Noi siamo due muti e ci troviamo benissimo insieme. Lui ora alla Roma è felice e contento, ha stabilito anche la sua vita familiare a Roma. Avellino non molto distante da Roma? Tutto può succedere".
Passiamo alla sfida di domenica. Il suo Barletta sarà di scena al Partenio-Lombardi.
"L'Avellino di oggi è messo su per vincere il campionati. Lo hanno detto gli stessi gli stessi dirigenti. La partita di domenica è difficilissima, non è semplice andare ora ad Avellino, sarà una partita difficilissima considerato il grande entusiasmo che c'è ora in città".
(Twitter: @GuerraLuca88)