Lega Pro, si chiudono le iscrizioni: saltano 5 società
La crisi si fa sentire, la Puglia perde Taranto
domenica 1 luglio 2012
12.06
Soffia aria di crisi all'interno del panorama calcistico italiano. La difficile congiuntura economica che sta investendo la globalità ricade inevitabilmente anche sugli sport, e in particolar modo sul calcio, in genere una delle discipline sportive che richiedono maggiori esborsi economici. Ma a soffrire di questa famigerata crisi, come al solito, sono i più piccoli, che devono rinunciare a sopravvivere nel mare magnum delle società calcistiche. Come ogni anno, ci siamo abituati ad avere addii importanti in Lega Pro: si tratta di società che sono costrette a rinunciare al calcio professionistico a causa della mancanza dei fondi necessari al completamento di una stagione sportiva. E se gli addii hanno fatto nascere l'ipotesi di una progressiva rivoluzione della vecchia serie C, puntualmente ogni 365 giorni siamo costretti a commentare la scomparsa di illustri sodalizi calcistici. Infatti, è stato da poco superato il termine ultimo per le iscrizioni al prossimo campionato di Lega Pro.
Gli addetti ai lavori e gli esperti parlano di poche sorprese, ma le rinunce di grandi piazze del calcio italiano devono assolutamente far riflettere. E se la Puglia (rimanendo nel gergo calcistico) si salva in corner con le iscrizioni in extremis di Foggia e Andria, piangono lacrime d'amarezza sulle rive joniche, con la storica società rossoblu dell' A.S. Taranto costretta a rinunciare all'iscrizione. Non se la passa meglio il Giulianova, team di Seconda Divisione dove nell'ultima stagione hanno militato gli ex biancorossi Carbonaro e Picone: anche i giallorossi sono infatti tra le "vittime" della crisi. Una crisi che colpisce anche i "vecchietti": a 90 anni dalla sua fondazione, scompare infatti il Pergocrema, attualmente in mano al curatore fallimentare Boschiroli. Non se la passano meglio due squadre che appena due anni fa lottavano in serie B: dalla prossima stagione, non ci sarà più calcio professionistico a Piacenza e a Trieste (anche se la città della Bora si è ultimamente "consolata" ospitando i match casalinghi del Cagliari). Per molte altre piazze, è stata una corsa contro il tempo per depositare entro i tempi utili l'iscrizione. Per il Barletta Calcio del presidente Roberto Tatò, invece, nonostante qualche grana di troppo con l'amministrazione comunale, non ci sono stati intoppi per l'iscrizione. La crisi colpisce ancora, sempre più inesorabilmente, anno dopo anno, e forse i vertici del calcio dovrebbero capire che è il momento di dare una svolta importante. È infatti impensabile che per disputare la terza serie nazionale di calcio una dirigenza debba sborsare 600 mila euro solo per la rata di fidejussione. Roba da nababbi – o da magnati arabi…
Gli addetti ai lavori e gli esperti parlano di poche sorprese, ma le rinunce di grandi piazze del calcio italiano devono assolutamente far riflettere. E se la Puglia (rimanendo nel gergo calcistico) si salva in corner con le iscrizioni in extremis di Foggia e Andria, piangono lacrime d'amarezza sulle rive joniche, con la storica società rossoblu dell' A.S. Taranto costretta a rinunciare all'iscrizione. Non se la passa meglio il Giulianova, team di Seconda Divisione dove nell'ultima stagione hanno militato gli ex biancorossi Carbonaro e Picone: anche i giallorossi sono infatti tra le "vittime" della crisi. Una crisi che colpisce anche i "vecchietti": a 90 anni dalla sua fondazione, scompare infatti il Pergocrema, attualmente in mano al curatore fallimentare Boschiroli. Non se la passano meglio due squadre che appena due anni fa lottavano in serie B: dalla prossima stagione, non ci sarà più calcio professionistico a Piacenza e a Trieste (anche se la città della Bora si è ultimamente "consolata" ospitando i match casalinghi del Cagliari). Per molte altre piazze, è stata una corsa contro il tempo per depositare entro i tempi utili l'iscrizione. Per il Barletta Calcio del presidente Roberto Tatò, invece, nonostante qualche grana di troppo con l'amministrazione comunale, non ci sono stati intoppi per l'iscrizione. La crisi colpisce ancora, sempre più inesorabilmente, anno dopo anno, e forse i vertici del calcio dovrebbero capire che è il momento di dare una svolta importante. È infatti impensabile che per disputare la terza serie nazionale di calcio una dirigenza debba sborsare 600 mila euro solo per la rata di fidejussione. Roba da nababbi – o da magnati arabi…