Intervista al presidente della Sportinsieme Sud Barletta
Parla Ruggiero Lauroia: « Chiediamo alle istituzioni un contributo a far “uscire di casa” i disabili»
giovedì 7 aprile 2011
18.24
Andare oltre le barriere, anche quando la vita ti pone di fronte ostacoli all'apparenza insormontabili. E'quanto provano a fare quotidianamente i ragazzi della Sportinsieme Sud Barletta, l'associazione sportiva barlettana che da 31 anni cerca di avvicinare all'attività motoria ragazzi diversamente abili, con ottimi risultati. Tra le attività svolte dall'associazione, il basket, l'atletica e il modellismo. Noi di Barlettalife abbiamo intervistato Ruggiero Lauroia, presidente della Sportinsieme Sud Barletta, alla presenza dell'amico Mariano Seccia. Ecco le parole della mente creatrice dell'associazione:
1) Quando nasce la Sportinsieme Sud Barletta? Come è nata l'idea di fondare questa associazione?
«La Sportinsieme Sud Barletta nasce nel 1980, con l'idea di inserire i disabili nella società, tanto sul piano sportivo quanto sul piano della mobilità».
2) Quanti iscritti contate attualmente?
« Al momento abbiamo 150 iscritti regolari, ma in tutto raccogliamo circa 1000 disabili che hanno contatti con la nostra associazione, in quanto raccogliamo il comprensorio a sud di Bari e a nord di Foggia».
3) Quali attività esercitate all'interno della vostra associazione?
«Come associazione ANGLAT (Associazione Nazionale Guida Legislazione Andicappati Trasporti), il nostro ruolo è legislativo; spingiamo per sviluppare normative in favore della categoria e realizziamo convenzioni con case costruttrici, il tutto in favore dell'associato. In particolare ci occupiamo di segnalare le barriere architettoniche e dell'inserimento dei disabili nella società, al fine di incrementare la mobilità e l'autonomia del disabile per coinvolgerlo. Ancora oggi molti disabili non possono circolare tranquillamente, utilizzando autovetture».
4) Dal punto di vista squisitamente sportivo, ci sono dei risultati di cui andate particolarmente fieri?
«Si può dire che ogni gara, ogni manifestazione ci rende ogni volta più fieri. Ad esempio lo scorso anno abbiamo avuto ottimi risultati nel campo dell'atletica, facendo incetta di medaglie nel campionato regionale».
5) Le istituzioni vi sono vicine nello svolgimento della vostra attività?
« Si può dire che in 30 anni di attività le istituzioni sono state sempre assenti, ci hanno sempre fatto promesse mai mantenute. Noi però andiamo avanti perché la vita è breve e quel che resta da vivere va vissuto al pieno, in rispetto della Costituzione italiana.
6) Questa intervista può essere un veicolo per dar voce alle vostre richieste. Quali sarebbero i contributi minimi dei quali avreste bisogno?
«Credo che chiedere soldi alle istituzioni sia una mera utopia, quasi fantascienza. Ciò che chiediamo è un fattivo contributo a far "uscire di casa" i disabili attraverso una capillare informazione che faccia capire alla nostra categoria che ogni disabile può praticare attività sportiva; sport che significa anche integrazione sociale e in particolare l'attività sportiva fa ritardare l'avanzare delle patologie che toccano i disabili».
7) Ha appunto citato la difficoltà di far accedere allo sport i disabili. Quali qualità sono servite all'inizio per riuscire ad avvicinare ragazzi diversamente abili allo sport?
«Nei primi tempi abbiamo agito in particolare attraverso il passaparola; eravamo un piccolo gruppo di allievi dell'istituto "Don Gnocchi" e abbiamo creato questo movimento. Col passare degli anni, siamo diventati un'associazione, che nel 1980 si è raggruppata grazie a diverse conoscenze in tutta Italia attraverso il reciproco aiuto. E' nata così l'ANGLAT, che oggi esiste in tutte le province italiane».
8)Vi allenate presso il "PalaMarchiselli". Gli spazi a vostra disposizione sono sufficienti e adeguati per la pratica sportiva?
«No. Abbiamo a disposizione un'ora e un quarto a settimana: basti pensare che solo per allestire le carrozzine e far preparare gli atleti serve circa mezzora. A conti fatti, ci restano circa 40 minuti di effettivo allenamento. Ovviamente gli spazi del palazzetto servono anche alle tante altre associazioni sportive presenti a Barletta; il problema è in nuce, nei pochi spazi a disposizione sul territorio cittadino».
9) Il 2011 ha portato un bel dono: lo scorso 2 aprile avete ricevuto un bellissimo pulmino donatovi dai Lions Club Barletta "Leontine De Nittis". Come avete accolto questo presente?
«Ci sembra di stare ancora sognando. La necessità di un pulmino nuovo si era manifestata per la prima volta durante questa stagione: dovevamo disputare una partita del campionato di basket a Palermo e avevamo grosse difficoltà per raggiungere la Sicilia. Ne abbiamo parlato con delle persone, che ci hanno promesso una soluzione in breve tempo qualificandosi come appartenenti al Lions Club Barletta. La loro rapidità nell'esaudire il nostro desiderio è stata davvero encomiabile. Questo pulmino ci permette di proseguire con maggiore serenità l'attività di quest'anno, un'attività che stava diventando sempre più complicata se pensiamo che nei 30 anni di vita dell'associazione abbiamo usato 2 pulmini che hanno percorso oltre 350000 km cadauno».
10) Un desiderio che vorrebbe vedere esaurito entro la fine di quest'anno…
«Vedere dei ragazzi giovani che fanno sport con noi. Questo è l'invito che mi sento di rivolgere come saluto».
1) Quando nasce la Sportinsieme Sud Barletta? Come è nata l'idea di fondare questa associazione?
«La Sportinsieme Sud Barletta nasce nel 1980, con l'idea di inserire i disabili nella società, tanto sul piano sportivo quanto sul piano della mobilità».
2) Quanti iscritti contate attualmente?
« Al momento abbiamo 150 iscritti regolari, ma in tutto raccogliamo circa 1000 disabili che hanno contatti con la nostra associazione, in quanto raccogliamo il comprensorio a sud di Bari e a nord di Foggia».
3) Quali attività esercitate all'interno della vostra associazione?
«Come associazione ANGLAT (Associazione Nazionale Guida Legislazione Andicappati Trasporti), il nostro ruolo è legislativo; spingiamo per sviluppare normative in favore della categoria e realizziamo convenzioni con case costruttrici, il tutto in favore dell'associato. In particolare ci occupiamo di segnalare le barriere architettoniche e dell'inserimento dei disabili nella società, al fine di incrementare la mobilità e l'autonomia del disabile per coinvolgerlo. Ancora oggi molti disabili non possono circolare tranquillamente, utilizzando autovetture».
4) Dal punto di vista squisitamente sportivo, ci sono dei risultati di cui andate particolarmente fieri?
«Si può dire che ogni gara, ogni manifestazione ci rende ogni volta più fieri. Ad esempio lo scorso anno abbiamo avuto ottimi risultati nel campo dell'atletica, facendo incetta di medaglie nel campionato regionale».
5) Le istituzioni vi sono vicine nello svolgimento della vostra attività?
« Si può dire che in 30 anni di attività le istituzioni sono state sempre assenti, ci hanno sempre fatto promesse mai mantenute. Noi però andiamo avanti perché la vita è breve e quel che resta da vivere va vissuto al pieno, in rispetto della Costituzione italiana.
6) Questa intervista può essere un veicolo per dar voce alle vostre richieste. Quali sarebbero i contributi minimi dei quali avreste bisogno?
«Credo che chiedere soldi alle istituzioni sia una mera utopia, quasi fantascienza. Ciò che chiediamo è un fattivo contributo a far "uscire di casa" i disabili attraverso una capillare informazione che faccia capire alla nostra categoria che ogni disabile può praticare attività sportiva; sport che significa anche integrazione sociale e in particolare l'attività sportiva fa ritardare l'avanzare delle patologie che toccano i disabili».
7) Ha appunto citato la difficoltà di far accedere allo sport i disabili. Quali qualità sono servite all'inizio per riuscire ad avvicinare ragazzi diversamente abili allo sport?
«Nei primi tempi abbiamo agito in particolare attraverso il passaparola; eravamo un piccolo gruppo di allievi dell'istituto "Don Gnocchi" e abbiamo creato questo movimento. Col passare degli anni, siamo diventati un'associazione, che nel 1980 si è raggruppata grazie a diverse conoscenze in tutta Italia attraverso il reciproco aiuto. E' nata così l'ANGLAT, che oggi esiste in tutte le province italiane».
8)Vi allenate presso il "PalaMarchiselli". Gli spazi a vostra disposizione sono sufficienti e adeguati per la pratica sportiva?
«No. Abbiamo a disposizione un'ora e un quarto a settimana: basti pensare che solo per allestire le carrozzine e far preparare gli atleti serve circa mezzora. A conti fatti, ci restano circa 40 minuti di effettivo allenamento. Ovviamente gli spazi del palazzetto servono anche alle tante altre associazioni sportive presenti a Barletta; il problema è in nuce, nei pochi spazi a disposizione sul territorio cittadino».
9) Il 2011 ha portato un bel dono: lo scorso 2 aprile avete ricevuto un bellissimo pulmino donatovi dai Lions Club Barletta "Leontine De Nittis". Come avete accolto questo presente?
«Ci sembra di stare ancora sognando. La necessità di un pulmino nuovo si era manifestata per la prima volta durante questa stagione: dovevamo disputare una partita del campionato di basket a Palermo e avevamo grosse difficoltà per raggiungere la Sicilia. Ne abbiamo parlato con delle persone, che ci hanno promesso una soluzione in breve tempo qualificandosi come appartenenti al Lions Club Barletta. La loro rapidità nell'esaudire il nostro desiderio è stata davvero encomiabile. Questo pulmino ci permette di proseguire con maggiore serenità l'attività di quest'anno, un'attività che stava diventando sempre più complicata se pensiamo che nei 30 anni di vita dell'associazione abbiamo usato 2 pulmini che hanno percorso oltre 350000 km cadauno».
10) Un desiderio che vorrebbe vedere esaurito entro la fine di quest'anno…
«Vedere dei ragazzi giovani che fanno sport con noi. Questo è l'invito che mi sento di rivolgere come saluto».