Intervista al dottor De Prezzo, medico sociale del Barletta Calcio
«A Barletta tutto ok in quanto ad attrezzature e strumentazioni»
giovedì 19 aprile 2012
1.43
Il loro lavoro, quando si parla di sport, è sempre messo in secondo piano, sebbene siano parte importante delle componenti di un team. Parliamo dei medici sportivi: in un momento nel quale, dopo la tragedia-Morosini, si è tornati a indagare sulle condizioni di chi pratica agonismo sportivo in Italia, noi di Barlettalife.it abbiamo raggiunto il medico sociale del Barletta Calcio, il dottor Massimo De Prezzo, specializzato in Cardiologia, consulente presso l'Istituto di Medicina dello Sport a Bari, da sei anni nel calcio "pro", per approfondire il "percorso" che ogni atleta deve svolgere per ricevere il certificato di idoneità agonistica e capire il rapporto che si crea tra l'equipe medica e l'atleta:
Dottor De Prezzo, partiamo dalle recenti parole del dottor Domenico Accettura, che ha denunciato la mancanza di certificati agonistici regolari per il 40% degli atleti pugliesi. E' un dato davvero inquietante...
«Purtroppo è un dato vero. La maggior parte dei ragazzi che praticano uno sport a livello dilettantistico spesso non si vedono imposti questo tipo di certificazione dalle società per le quali sono tesserati. Questo avviene per i motivi più disparati: prima di tutto perchè sottovalutano l'aspetto importante di questo certificato, e anche per motivi economici, per il costo del certificato e della visita medico-sportiva. Bisogna però ricordare che per i ragazzi al di sotto dei 18 anni il certificato è coperto economicamente dalla A.S.L. quando ne fa richiesta il medico di base, e questa visita viene effettuata presso l'Istituto di Medicina dello Sport di Bari e presso le A.S.L. di Bari e comuni limitrofi. Il certificato deve essere fatto da queste strutture competenti, non a seguito di visite ambulatoriali o negli spogliatoi. La visita medica va fatta nel luogo predisposto dalle A.S.L. e va fatta da un equipe, essendo la visita articolata in più steps».
Appunto, qual è la procedura attraverso la quale si articola la visita medico-sportiva?
«L'atleta, come dicevo, deve avere l'idoneità agonistica, e per ottenere questo certificato deve assolvere a una serie di norme (in allegato all'articolo, ndr). Si parte dall'anamnesi familiare: se io, medico, conosco dal calciatore pregressi problemi fisici e di salute in famiglia, posso coglierne una predisposizione. Se ci sono, posso facilmente capire dove indirizzare le mie indagini e la visita medica in alcune direzioni. Dopo l'anamnesi familiare, rivolta a parenti vicini, si passa all'anamnesi riguardante le malattie passate, detta patologica, sin dall'età infantile. Anche una stupida tonsillite avuta da piccoli, o una faringite, può portare in età adulta a problemi riguardanti il cuore ad esempio. Tutti questi fattori vanno valutati per prevenire il futuro del ragazzo. Nell'analisi dell'atleta non si tralascia la parte osseo-articolare: si studiano traumi, fratture pregresse, che è quello che spesso più interessa al calciatore, che è come ogni persona un "composto" di vari apparati».
Quali test vengono poi effettuati per concedere l'idoneità agonistica ai calciatori?
«Una volta fatta l'anamnesi, si passa all'esame obiettivo. Il paziente va visitato anche dal punto di vista internistico: si vedono cuore, polmoni, in una visita generale e completa. Poi si passa agli esami strumentali: quello più importante è quello cardiologico. Ai professionisti si fa la "prova da sforzo": una volta vista la negatività di questo elettrocardiogramma si può procedere con l'ecocardiogramma, con il quale si visualizza il cuore in toto, misurando la funzionalità delle valvole, la contrattilità dei ventricoli e aiuta a prevenire alcune patologie future. Una volta fatto questo esame, si passa alla spirometria, che misura quanta aria riescono a immagazzinare i polmoni: un esame che molti atleti odiano, ma va fatto. Dopo la spirometria, si passa all'esame delle urine. Dopo questo viene data l'idoneità e il ragazzo viene demandato al medico sociale. Il medico sociale poi ovviamente realizza l'anamnesi familiare e patologica del ragazzo, procede con le analisi del sangue. Dopo la visita medica, prendendo atto degli esami di idoneità precedenti, passa alle analisi del sangue di routine: a questi va aggiunta la conoscenza del gruppo sanguigno e una serie di esami stabiliti dal protocollo. Se qualche esame di laboratorio poi non risulta nella norma, si approfondisce».
Con quale periodicità sono svolti questi controlli? Qual è il suo rapporto con gli atleti del Barletta Calcio?
«Questi esami sono ripetuti semestralmente, mentre ogni tre mesi viene realizzata una visita periodica. E' normale che per la loro carriera i ragazzi devono fidarsi del medico sociale, e questa è una cosa che avviene nell'ambiente del Barletta Calcio: sono contento del rapporto di fiducia instaurato con tutti loro, una cosa che mi fa molto piacere».
Le è successo in passato di non concedere idoneità agonistiche?
«Sì, mi è capitato facendo parte di commissioni di valutazione della salute dell'atleta. In quel caso tutta la commissione si prende la responsabilità, è chiaro che se vengono dei ragazzi per il certificato agonistico, spesso molti di loro ad esempio evadono domande sui farmaci: noi in quei casi siamo obbligati a stabilire ulteriori accertamenti. Nella stragrande maggioranza noi dell'Istituto di Medicina dello Sport optiamo per altri esami, di approfondimento».
Impossibile non accennare, in questi tristi giorni, alla tragedia che ha visto vittima sul campo il calciatore del Livorno Piermario Morosini. Quanto è stato difficile vivere l'evento da medico sociale e da uomo?
E' stata molto dura, e infatti vorrei evitare di esprimermi sul caso. E' stata fatta un'autopsia per la quale il collega ha bisogno di altri 60 giorni per stabilire le cause del decesso. Lasciamo lavorare il collega medico legale, poi una volta stabilite le cause potremo magari valutare e analizzare bene cosa è successo. Credo che questo debba essere il tempo del silenzio».
Che gruppo ha trovato a Barletta?
«Ho trovato per fortuna un gruppo molto maturo: c'è un rapporto di fiducia reciproca, i ragazzi sono molto aperti, non esitano quando hanno un problema ad esporlo anche telefonicamente, e questo giova alla società e a chi lavora con loro. Si lavora molto bene qui a Barletta, come attrezzature e strumentazioni non ci hanno mai fatto mancare nulla, sono soddisfatto di essere qui».
E' di due giorni fa la dichiarazione del dg della Lega Pro Ghirelli, che ha minacciato lo stop dei campionati di Lega Pro se fosse attestata la mancanza di defibrillatori sui campi. Non è paradossale che questo input arrivi a 4 turni dal termine? Non sarebbero dovute mancare le autorizzazioni sin dall'inizio a questo punto?
«Io spero che i defibrillatori ci siano sempre stati dappertutto, su tutti i campi: io da quando lavoro nel calcio come medico sociale ho sempre avuto esperienze nelle quali ho trovato i defibrillatori, quindi non ho mai notato anomalie. Certo, è normale che non si giochi laddove le condizioni di sicurezza medica manchino».
Lei fa parte di quel "lato oscuro" del Barletta Calcio, un team di professionisti che permette ogni domenica ai calciatori di essere in campo. Come vuole salutare la tifoseria biancorossa al termine di quest'intervista?
«Il saluto che voglio fare è l'augurio di poter lavorare sempre serenamente, e di poter lavorare sempre bene in maniera professionale e umana: il presidente non ci sta facendo mancare niente dal punto di vista medico. Ripeto, sono molto felice del rapporto che ho con i calciatori in rosa, e spero che la professionalità di tutti noi sia premiata dal campo al termine della stagione».
(Twitter @GuerraLuca88)
Dottor De Prezzo, partiamo dalle recenti parole del dottor Domenico Accettura, che ha denunciato la mancanza di certificati agonistici regolari per il 40% degli atleti pugliesi. E' un dato davvero inquietante...
«Purtroppo è un dato vero. La maggior parte dei ragazzi che praticano uno sport a livello dilettantistico spesso non si vedono imposti questo tipo di certificazione dalle società per le quali sono tesserati. Questo avviene per i motivi più disparati: prima di tutto perchè sottovalutano l'aspetto importante di questo certificato, e anche per motivi economici, per il costo del certificato e della visita medico-sportiva. Bisogna però ricordare che per i ragazzi al di sotto dei 18 anni il certificato è coperto economicamente dalla A.S.L. quando ne fa richiesta il medico di base, e questa visita viene effettuata presso l'Istituto di Medicina dello Sport di Bari e presso le A.S.L. di Bari e comuni limitrofi. Il certificato deve essere fatto da queste strutture competenti, non a seguito di visite ambulatoriali o negli spogliatoi. La visita medica va fatta nel luogo predisposto dalle A.S.L. e va fatta da un equipe, essendo la visita articolata in più steps».
Appunto, qual è la procedura attraverso la quale si articola la visita medico-sportiva?
«L'atleta, come dicevo, deve avere l'idoneità agonistica, e per ottenere questo certificato deve assolvere a una serie di norme (in allegato all'articolo, ndr). Si parte dall'anamnesi familiare: se io, medico, conosco dal calciatore pregressi problemi fisici e di salute in famiglia, posso coglierne una predisposizione. Se ci sono, posso facilmente capire dove indirizzare le mie indagini e la visita medica in alcune direzioni. Dopo l'anamnesi familiare, rivolta a parenti vicini, si passa all'anamnesi riguardante le malattie passate, detta patologica, sin dall'età infantile. Anche una stupida tonsillite avuta da piccoli, o una faringite, può portare in età adulta a problemi riguardanti il cuore ad esempio. Tutti questi fattori vanno valutati per prevenire il futuro del ragazzo. Nell'analisi dell'atleta non si tralascia la parte osseo-articolare: si studiano traumi, fratture pregresse, che è quello che spesso più interessa al calciatore, che è come ogni persona un "composto" di vari apparati».
Quali test vengono poi effettuati per concedere l'idoneità agonistica ai calciatori?
«Una volta fatta l'anamnesi, si passa all'esame obiettivo. Il paziente va visitato anche dal punto di vista internistico: si vedono cuore, polmoni, in una visita generale e completa. Poi si passa agli esami strumentali: quello più importante è quello cardiologico. Ai professionisti si fa la "prova da sforzo": una volta vista la negatività di questo elettrocardiogramma si può procedere con l'ecocardiogramma, con il quale si visualizza il cuore in toto, misurando la funzionalità delle valvole, la contrattilità dei ventricoli e aiuta a prevenire alcune patologie future. Una volta fatto questo esame, si passa alla spirometria, che misura quanta aria riescono a immagazzinare i polmoni: un esame che molti atleti odiano, ma va fatto. Dopo la spirometria, si passa all'esame delle urine. Dopo questo viene data l'idoneità e il ragazzo viene demandato al medico sociale. Il medico sociale poi ovviamente realizza l'anamnesi familiare e patologica del ragazzo, procede con le analisi del sangue. Dopo la visita medica, prendendo atto degli esami di idoneità precedenti, passa alle analisi del sangue di routine: a questi va aggiunta la conoscenza del gruppo sanguigno e una serie di esami stabiliti dal protocollo. Se qualche esame di laboratorio poi non risulta nella norma, si approfondisce».
Con quale periodicità sono svolti questi controlli? Qual è il suo rapporto con gli atleti del Barletta Calcio?
«Questi esami sono ripetuti semestralmente, mentre ogni tre mesi viene realizzata una visita periodica. E' normale che per la loro carriera i ragazzi devono fidarsi del medico sociale, e questa è una cosa che avviene nell'ambiente del Barletta Calcio: sono contento del rapporto di fiducia instaurato con tutti loro, una cosa che mi fa molto piacere».
Le è successo in passato di non concedere idoneità agonistiche?
«Sì, mi è capitato facendo parte di commissioni di valutazione della salute dell'atleta. In quel caso tutta la commissione si prende la responsabilità, è chiaro che se vengono dei ragazzi per il certificato agonistico, spesso molti di loro ad esempio evadono domande sui farmaci: noi in quei casi siamo obbligati a stabilire ulteriori accertamenti. Nella stragrande maggioranza noi dell'Istituto di Medicina dello Sport optiamo per altri esami, di approfondimento».
Impossibile non accennare, in questi tristi giorni, alla tragedia che ha visto vittima sul campo il calciatore del Livorno Piermario Morosini. Quanto è stato difficile vivere l'evento da medico sociale e da uomo?
E' stata molto dura, e infatti vorrei evitare di esprimermi sul caso. E' stata fatta un'autopsia per la quale il collega ha bisogno di altri 60 giorni per stabilire le cause del decesso. Lasciamo lavorare il collega medico legale, poi una volta stabilite le cause potremo magari valutare e analizzare bene cosa è successo. Credo che questo debba essere il tempo del silenzio».
Che gruppo ha trovato a Barletta?
«Ho trovato per fortuna un gruppo molto maturo: c'è un rapporto di fiducia reciproca, i ragazzi sono molto aperti, non esitano quando hanno un problema ad esporlo anche telefonicamente, e questo giova alla società e a chi lavora con loro. Si lavora molto bene qui a Barletta, come attrezzature e strumentazioni non ci hanno mai fatto mancare nulla, sono soddisfatto di essere qui».
E' di due giorni fa la dichiarazione del dg della Lega Pro Ghirelli, che ha minacciato lo stop dei campionati di Lega Pro se fosse attestata la mancanza di defibrillatori sui campi. Non è paradossale che questo input arrivi a 4 turni dal termine? Non sarebbero dovute mancare le autorizzazioni sin dall'inizio a questo punto?
«Io spero che i defibrillatori ci siano sempre stati dappertutto, su tutti i campi: io da quando lavoro nel calcio come medico sociale ho sempre avuto esperienze nelle quali ho trovato i defibrillatori, quindi non ho mai notato anomalie. Certo, è normale che non si giochi laddove le condizioni di sicurezza medica manchino».
Lei fa parte di quel "lato oscuro" del Barletta Calcio, un team di professionisti che permette ogni domenica ai calciatori di essere in campo. Come vuole salutare la tifoseria biancorossa al termine di quest'intervista?
«Il saluto che voglio fare è l'augurio di poter lavorare sempre serenamente, e di poter lavorare sempre bene in maniera professionale e umana: il presidente non ci sta facendo mancare niente dal punto di vista medico. Ripeto, sono molto felice del rapporto che ho con i calciatori in rosa, e spero che la professionalità di tutti noi sia premiata dal campo al termine della stagione».
(Twitter @GuerraLuca88)