Intervista a Marcello Pitino, ex ds del Barletta Calcio
A due giorni dal suo "addio", Pitino si "confessa" ai nostri microfoni
sabato 21 maggio 2011
Sembrava una conferma scontata per quanto di buono è stato fatto dallo staff tecnico, e invece, a pochi giorni dalla fine del campionato, arriva la notizia del "divorzio" tra il Barletta Calcio e il direttore sportivo Marcello Pitino, che lascia l'incarico a Renzo Castagnini, vecchia conoscenza del calcio biancorosso. Abbiamo intervistato in esclusiva l'ormai ex ds, che si è dimostrato molto disponibile a "confessarsi" ai nostri microfoni. Non manca un pizzico di emozione per il bel periodo trascorso a Barletta, che traspare da ogni sua frase.
In esclusiva per Barlettalife, l'ex "diesse" biancorosso, Marcello Pitino.
Direttore, se il Barletta Calcio si è salvato, il merito è gran parte suo. Come si sente ad aver ottenuto questo successo?
Un successo importante, insperato al mio arrivo perché ho trovato un ambiente molto deluso e giù di morale, non solo per la posizione in classifica, ma anche per l'andamento generale. A maggior ragione sono orgoglioso di questo successo per aver contribuito ad aver riportato entusiasmo in seno a tutto l'ambiente,e in primis alla società, che ha deciso di ripartire in maniera energica per il futuro.
Qual è il punto di forza che ha permesso al Barletta di salvarsi?
La cosa più importante credo sia stata la Società, che ha contribuito a dare serenità a tutto l'ambiente, ha messo nelle condizioni di lavorare serenamente, tutelando da quello che potevano essere determinate influenze esterne. Questo credo che sia stato quel qualcosa in più che ha contribuito e ha determinato il risultato finale, perché anche nelle scelte fatte, sia in sede di mercato che nell'ambito tecnico, sono state fatte con molta serenità, proprio perché c'era alle spalle questa "copertura".
Squadra che vince, di solito, non si cambia. Perché allora non mantenere le cose così com'erano? Come mai questo divorzio da Barletta a pochi giorni dalla salvezza?
Il presidente ha preso questa decisione in virtù dei programmi ambiziosi che lui ritiene di ottenere. Ogni uomo ha il suo tempo, e ogni tempo ha il suo uomo. La mia figura probabilmente è stata vista probabilmente come una figura in quel momento determinante, per il futuro progettualmente vede in altre figure quelle che possono dargli dei risultati. Quindi non mi sento affatto un divorziato, perché ritengo di aver svolto il mio lavoro con realtà, serietà, onestà, raggiungendo obiettivi importanti. Se analizziamo il rendimento della squadra da quando sono arrivato io, poco ci mancava che raggiungevamo i playoff. L'importante è che rimane il rapporto di serietà, correttezza e lealtà con la Società e con tutto l'ambiente, con il tecnico, i calciatori, i tesserati, i dipendenti. Poi nel calcio non si sa mai. Il mio tempo è quello che verrà. Ho cercato di dare il mio contributo. Abbiamo ottenuto questa salvezza insperata a 2 giornate dalla fine del campionato, forse anche 3 perché bastavano i 38 punti ottenuti e raggiunti contro il Gela. Quindi sono soddisfattissimo di come sono andate le cose.
Ha rimpianti o rancori in merito al suo addio al Barletta Calcio?
Naturalmente ho il rammarico di lasciare una società in questo momento importante e un ambiente sereno. Naturalmente dispiace di non poter ripartire con questa società e con questo ambiente. Al di là del rammarico, nessun rimpianto, nessun rancore. Mi dispiace di non poter più lavorare in un posto che, bene o male, nonostante dei piccoli contrattempi iniziali, mi ha fatto vivere e lavorare al meglio. Alla fine ti rendi conto che quando la gente ti vuol bene e ti apprezza per quello che fai, ti dispiace non poter lavorare dopo aver costruito un contesto simile. Per il resto auguro le migliori fortune al presidente, alla società tutta, naturalmente ai barlettani, perché è vero che la squadra è della società, ma il vero detentore della squadra è il pubblico, è la città.
Dal suo arrivo a Barletta è partita la "rivoluzione tecnica": acquisti mirati in reparti chiave. Si poteva fare di più anche con i ragazzi che poi sono andati via?
Se andiamo a vedere l'andamento della squadra, la squadra che si è salvata è quella costruita da quando sono arrivato io. Non per sminuire il lavoro di chi mi ha preceduto, ma i 3 innesti iniziali, Frezza, Galeoto ed Ischia sono stati fondamentali per dare alla squadra una struttura che potesse competere in questa categoria. Se guardiamo le partite finali, chi ha fatto la differenza degli acquisti di gennaio è stato Innocenti, non per sminuire gli altri, ma lui è stato il valore aggiunto con i gol che ha fatto. Purtroppo inizialmente Margiotta non ha dato questo contribuito, perché se l'avesse dato non c'era bisogno di prendere Innocenti e si puntava a fare un altro tipo di campionato. Ma questo non vuole sminuire il valore di Margiotta o di altri giocatori. Nella funzionalità della squadra, ritengo che il lavoro di Cari sia stato importante per dare equilibrio a questo gruppo. La maggior parte delle partite sono state giocate dai tesserati arrivati anche a settembre. Questa è una soddisfazione anche per chi mi ha preceduto.
L'innesto di mister Cari ha portato 21 punti. Secondo lei la squadra così com'è può ambire a traguardi prestigiosi?
Ci sono molti giocatori a scadenza, in una squadra dove il mister è riuscito a far dare loro qualcosa in più proprio perché ad un certo punto si è riusciti a coinvolgere tutti. Quando si riesce a far questo, si può ottenere qualcosa in più di quanto si sperava all'inizio. Partendo con programmi ambiziosi, credo vadano fatti diversi innesti importanti. Non so quali siano i programmi della società in merito alla costruzione della squadra, se si vuole puntare sui giovani per usufruire della contribuzione o si vorrà fare affidamento su una maggiore scelta tecnica. Questa squadra ha un'ossatura che può essere riconfermata, si può riproporre in questo campionato. Penso però che gli innesti vadano fatti per puntare ad obiettivi ambiziosi, come quelli che ha il presidente.
Dovendo dare un voto alla stagione biancorossa, quale sarebbe?
Darei un 8, un 8 pieno a tutti, a cominciare dalla Società, a tutti coloro che hanno ruotato intorno alla Società, lo staff medico, ai ragazzi della segreteria, al team manager, a coloro che sono stati vicini alla squadra, perché mi hanno seguito in un momento di cambiamento. Inizialmente ho dovuto operare in maniera un po' diretta, ma era necessario farlo, perché non c'era tempo per poter costruire pian piano. C'erano delle decisioni da prendere, hanno capito che tutto era per un obiettivo comune, alla fine i risultati ci danno ragione.
Capitolo "senatori". I vari Frezza, Galeoto, Innocenti, secondo lei hanno motivazioni e vigore atletico o pensa che possano lasciare Barletta?
Non so cosa farà la società. Io devo ringraziarli pubblicamente per quanto hanno fatto nell'ultima parte del campionato. Ringrazio anche Rajcic per quanto ha dato, ora parliamo di Galeoto e Frezza perché età anagrafica alla mano, in molti pensano che siano arrivati. Invece hanno dato un grandissimo contributo, e credo che chiunque voglia puntare su di loro per il futuro, qualora loro decidano di continuare a giocare, possono sicuramente contare su giocatori importanti per la categoria, ma prima di tutto su uomini veri.
C'è qualche giovane biancorosso che vede già pronto per le categorie superiori?
Di proprietà c'è qualcuno che, se entra in una concezione di mentalità professionistica, può far bene. Inutile dire il Bellomo della situazione che purtroppo non è di proprietà del Barletta, ma è un giocatore di sicura prospettiva.
Prima Sciannimanico, poi Cari. Con chi si è trovato meglio?
Ognuno ha una propria personalità, un proprio carattere, un proprio temperamento. Parliamo comunque di persone leali, serie, corrette, preparate, che hanno vissuto in due momenti diversi questa stagione. Sciannimanico ha cominciato in una situazione di difficoltà tecnica non da tutti, difficilissima per questa categoria; Cari è stato agevolato dal fatto che ha trovato già una squadra importante e ha potuto determinare di più. Io credo ancora ora che il cambiamento era necessario, non per i demeriti di Sciannimanico, ma per la situazione che si era creata. Sciannimanico ha fatto molto bene l'anno scorso, era partito male, ma ci siamo ripresi bene con un gruppo che ancora doveva essere equilibrato. Questi sono i piccoli episodi che determinano il risultato finale. Ad un certo punto era necessario il cambio, abbiamo trovato un'altra persona preziosa, che ha dimostrato quello che vale.
Il suo ricordo più bello dell'esperienza a Barletta...
Non voglio essere pesante. Quando arrivai qua, non per una questione di rivalsa nei confronti della vicina Andria per i passati trascorsi. Sportivamente è normale che uno provi a fare sempre meglio. Al mio arrivo dissi, scherzando ma non troppo: arriveremo un punto sopra l'Andria, ed eravamo 8 punti sotto. Aver raggiunto questo obiettivo, poi con la salvezza di entrambe le squadre che è un patrimonio importante, e soprattutto essere riusciti nel sorpasso proprio nello scontro diretto, credo che sia stato il momento apicale della stagione. Due mesi prima noi cercavamo di evitare l'ultimo posto, l'Andria puntava ai playoff. Aver compiuto la rimonta e il sorpasso proprio nel derby è stato per me un gran bel momento, a prescindere dalla grande vittoria di Benevento, dove tutta Europa ha potuto ammirare la squadra e il lavoro fatto dallo staff tecnico.
A proposito di tifoseria, quanto è contato per lei e per la squadra l'apporto della tifoseria?
Già da avversario avvertivo il calore dei tifosi e una passione immensa per questa squadra, e anzi non riesco a capire perché in Eccellenza c'erano molti più tifosi rispetto a quelli che vengono ora in Prima Divisione. Nonostante anche ad Andria ci sia uno zoccolo duro di tifosi, a Barletta c'era un forte attaccamento alla maglia che, utilizzato nel modo giusto, dia uno stimolo importante. Il rapporto tifoso-squadra a Barletta è fondamentale affiché chi lavora in questa Società dia qualcosa in più per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Sembra scontato dire Nocerina, ma quale squadra l'ha impressionata maggiormente?
Per una serie di motivi, la Nocerina ha fatto il vuoto dal punto di vista dei punti e del valore tecnico, e non mi sta dispiacendo nell'ultima fase l'Atletico Roma che, oltre ad avere buoni giocatori, sta facendo buon calcio.
A bocce ferme, ritiene ci sia disparità di forza tra i due gironi della Prima Divisione?
Alla fine credo che le cose si equivalgano. Ognuno si adegua per le forze del campionato, ma le cose si equivalgono. Il fattore campo ormai è sfatato, dal punto di vista tecnico il girone A ha qualcosa in più, ma si tratta di poco. Ugualmente importante è conquistare un campionato o un traguardo minimale come la salvezza in uno dei due gironi.
Potendo tornare indietro, ci sono cose che non rifarebbe?
Me le tengo per me (ride ndr), non è il caso di dirle. Credo che mai come quest'anno, devo dire anche l'anno scorso a Catanzaro, abbiamo compiuto un ottimo lavoro, nonostante alcune difficoltà iniziali. Nel mio lavoro si sbaglia, ma se valutiamo in maniera generale quanto fatto, credo che rifarei tutto con serenità, sono poche le cose che non rifarei
Nella rosa biancorossa chi l'ha sorpresa di più? E chi l'ha delusa maggiormente?
Mah, non parliamo di delusione perché non è giusto: chi non ha dato un contributo tecnico l'ha dato in un'altra maniera. Questo è un gruppo che si è cementato, che ha lavorato per raggiungere la salvezza quando nessuno ci credeva. Ci abbiamo sempre creduto, la squadra ha seguito le indicazioni della società. Nessuno mi ha deluso in particolare. Per quanto riguarda le positività, al di là di Bellomo che non è più una scoperta, ci sono altri giocatori che possono e potrebbero essere liete sorprese per il Barletta. C'è gente di grande qualità, senza fare nomi, che può dare ancora grandi soddisfazioni.
Un saluto ai lettori di Barlettalife e ai tifosi del Barletta Calcio, che sicuramente la ricorderanno con piacere.
Vi ringrazio, ricambio il saluto in maniera sentita. credo di aver trascorso bene questo periodo a Barletta. Sono venuto qui con molto entusiasmo, in una situazione difficile al di là della classifica. Ma ho potuto apprezzare il calore, la serietà, l'affetto dei barlettani. Forse questo è stato l'aspetto più lieto, la sorpresa più grande, aver trovato persone umili che hanno lavorato per raggiungere gli obiettivi.
In esclusiva per Barlettalife, l'ex "diesse" biancorosso, Marcello Pitino.
Direttore, se il Barletta Calcio si è salvato, il merito è gran parte suo. Come si sente ad aver ottenuto questo successo?
Un successo importante, insperato al mio arrivo perché ho trovato un ambiente molto deluso e giù di morale, non solo per la posizione in classifica, ma anche per l'andamento generale. A maggior ragione sono orgoglioso di questo successo per aver contribuito ad aver riportato entusiasmo in seno a tutto l'ambiente,e in primis alla società, che ha deciso di ripartire in maniera energica per il futuro.
Qual è il punto di forza che ha permesso al Barletta di salvarsi?
La cosa più importante credo sia stata la Società, che ha contribuito a dare serenità a tutto l'ambiente, ha messo nelle condizioni di lavorare serenamente, tutelando da quello che potevano essere determinate influenze esterne. Questo credo che sia stato quel qualcosa in più che ha contribuito e ha determinato il risultato finale, perché anche nelle scelte fatte, sia in sede di mercato che nell'ambito tecnico, sono state fatte con molta serenità, proprio perché c'era alle spalle questa "copertura".
Squadra che vince, di solito, non si cambia. Perché allora non mantenere le cose così com'erano? Come mai questo divorzio da Barletta a pochi giorni dalla salvezza?
Il presidente ha preso questa decisione in virtù dei programmi ambiziosi che lui ritiene di ottenere. Ogni uomo ha il suo tempo, e ogni tempo ha il suo uomo. La mia figura probabilmente è stata vista probabilmente come una figura in quel momento determinante, per il futuro progettualmente vede in altre figure quelle che possono dargli dei risultati. Quindi non mi sento affatto un divorziato, perché ritengo di aver svolto il mio lavoro con realtà, serietà, onestà, raggiungendo obiettivi importanti. Se analizziamo il rendimento della squadra da quando sono arrivato io, poco ci mancava che raggiungevamo i playoff. L'importante è che rimane il rapporto di serietà, correttezza e lealtà con la Società e con tutto l'ambiente, con il tecnico, i calciatori, i tesserati, i dipendenti. Poi nel calcio non si sa mai. Il mio tempo è quello che verrà. Ho cercato di dare il mio contributo. Abbiamo ottenuto questa salvezza insperata a 2 giornate dalla fine del campionato, forse anche 3 perché bastavano i 38 punti ottenuti e raggiunti contro il Gela. Quindi sono soddisfattissimo di come sono andate le cose.
Ha rimpianti o rancori in merito al suo addio al Barletta Calcio?
Naturalmente ho il rammarico di lasciare una società in questo momento importante e un ambiente sereno. Naturalmente dispiace di non poter ripartire con questa società e con questo ambiente. Al di là del rammarico, nessun rimpianto, nessun rancore. Mi dispiace di non poter più lavorare in un posto che, bene o male, nonostante dei piccoli contrattempi iniziali, mi ha fatto vivere e lavorare al meglio. Alla fine ti rendi conto che quando la gente ti vuol bene e ti apprezza per quello che fai, ti dispiace non poter lavorare dopo aver costruito un contesto simile. Per il resto auguro le migliori fortune al presidente, alla società tutta, naturalmente ai barlettani, perché è vero che la squadra è della società, ma il vero detentore della squadra è il pubblico, è la città.
Dal suo arrivo a Barletta è partita la "rivoluzione tecnica": acquisti mirati in reparti chiave. Si poteva fare di più anche con i ragazzi che poi sono andati via?
Se andiamo a vedere l'andamento della squadra, la squadra che si è salvata è quella costruita da quando sono arrivato io. Non per sminuire il lavoro di chi mi ha preceduto, ma i 3 innesti iniziali, Frezza, Galeoto ed Ischia sono stati fondamentali per dare alla squadra una struttura che potesse competere in questa categoria. Se guardiamo le partite finali, chi ha fatto la differenza degli acquisti di gennaio è stato Innocenti, non per sminuire gli altri, ma lui è stato il valore aggiunto con i gol che ha fatto. Purtroppo inizialmente Margiotta non ha dato questo contribuito, perché se l'avesse dato non c'era bisogno di prendere Innocenti e si puntava a fare un altro tipo di campionato. Ma questo non vuole sminuire il valore di Margiotta o di altri giocatori. Nella funzionalità della squadra, ritengo che il lavoro di Cari sia stato importante per dare equilibrio a questo gruppo. La maggior parte delle partite sono state giocate dai tesserati arrivati anche a settembre. Questa è una soddisfazione anche per chi mi ha preceduto.
L'innesto di mister Cari ha portato 21 punti. Secondo lei la squadra così com'è può ambire a traguardi prestigiosi?
Ci sono molti giocatori a scadenza, in una squadra dove il mister è riuscito a far dare loro qualcosa in più proprio perché ad un certo punto si è riusciti a coinvolgere tutti. Quando si riesce a far questo, si può ottenere qualcosa in più di quanto si sperava all'inizio. Partendo con programmi ambiziosi, credo vadano fatti diversi innesti importanti. Non so quali siano i programmi della società in merito alla costruzione della squadra, se si vuole puntare sui giovani per usufruire della contribuzione o si vorrà fare affidamento su una maggiore scelta tecnica. Questa squadra ha un'ossatura che può essere riconfermata, si può riproporre in questo campionato. Penso però che gli innesti vadano fatti per puntare ad obiettivi ambiziosi, come quelli che ha il presidente.
Dovendo dare un voto alla stagione biancorossa, quale sarebbe?
Darei un 8, un 8 pieno a tutti, a cominciare dalla Società, a tutti coloro che hanno ruotato intorno alla Società, lo staff medico, ai ragazzi della segreteria, al team manager, a coloro che sono stati vicini alla squadra, perché mi hanno seguito in un momento di cambiamento. Inizialmente ho dovuto operare in maniera un po' diretta, ma era necessario farlo, perché non c'era tempo per poter costruire pian piano. C'erano delle decisioni da prendere, hanno capito che tutto era per un obiettivo comune, alla fine i risultati ci danno ragione.
Capitolo "senatori". I vari Frezza, Galeoto, Innocenti, secondo lei hanno motivazioni e vigore atletico o pensa che possano lasciare Barletta?
Non so cosa farà la società. Io devo ringraziarli pubblicamente per quanto hanno fatto nell'ultima parte del campionato. Ringrazio anche Rajcic per quanto ha dato, ora parliamo di Galeoto e Frezza perché età anagrafica alla mano, in molti pensano che siano arrivati. Invece hanno dato un grandissimo contributo, e credo che chiunque voglia puntare su di loro per il futuro, qualora loro decidano di continuare a giocare, possono sicuramente contare su giocatori importanti per la categoria, ma prima di tutto su uomini veri.
C'è qualche giovane biancorosso che vede già pronto per le categorie superiori?
Di proprietà c'è qualcuno che, se entra in una concezione di mentalità professionistica, può far bene. Inutile dire il Bellomo della situazione che purtroppo non è di proprietà del Barletta, ma è un giocatore di sicura prospettiva.
Prima Sciannimanico, poi Cari. Con chi si è trovato meglio?
Ognuno ha una propria personalità, un proprio carattere, un proprio temperamento. Parliamo comunque di persone leali, serie, corrette, preparate, che hanno vissuto in due momenti diversi questa stagione. Sciannimanico ha cominciato in una situazione di difficoltà tecnica non da tutti, difficilissima per questa categoria; Cari è stato agevolato dal fatto che ha trovato già una squadra importante e ha potuto determinare di più. Io credo ancora ora che il cambiamento era necessario, non per i demeriti di Sciannimanico, ma per la situazione che si era creata. Sciannimanico ha fatto molto bene l'anno scorso, era partito male, ma ci siamo ripresi bene con un gruppo che ancora doveva essere equilibrato. Questi sono i piccoli episodi che determinano il risultato finale. Ad un certo punto era necessario il cambio, abbiamo trovato un'altra persona preziosa, che ha dimostrato quello che vale.
Il suo ricordo più bello dell'esperienza a Barletta...
Non voglio essere pesante. Quando arrivai qua, non per una questione di rivalsa nei confronti della vicina Andria per i passati trascorsi. Sportivamente è normale che uno provi a fare sempre meglio. Al mio arrivo dissi, scherzando ma non troppo: arriveremo un punto sopra l'Andria, ed eravamo 8 punti sotto. Aver raggiunto questo obiettivo, poi con la salvezza di entrambe le squadre che è un patrimonio importante, e soprattutto essere riusciti nel sorpasso proprio nello scontro diretto, credo che sia stato il momento apicale della stagione. Due mesi prima noi cercavamo di evitare l'ultimo posto, l'Andria puntava ai playoff. Aver compiuto la rimonta e il sorpasso proprio nel derby è stato per me un gran bel momento, a prescindere dalla grande vittoria di Benevento, dove tutta Europa ha potuto ammirare la squadra e il lavoro fatto dallo staff tecnico.
A proposito di tifoseria, quanto è contato per lei e per la squadra l'apporto della tifoseria?
Già da avversario avvertivo il calore dei tifosi e una passione immensa per questa squadra, e anzi non riesco a capire perché in Eccellenza c'erano molti più tifosi rispetto a quelli che vengono ora in Prima Divisione. Nonostante anche ad Andria ci sia uno zoccolo duro di tifosi, a Barletta c'era un forte attaccamento alla maglia che, utilizzato nel modo giusto, dia uno stimolo importante. Il rapporto tifoso-squadra a Barletta è fondamentale affiché chi lavora in questa Società dia qualcosa in più per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Sembra scontato dire Nocerina, ma quale squadra l'ha impressionata maggiormente?
Per una serie di motivi, la Nocerina ha fatto il vuoto dal punto di vista dei punti e del valore tecnico, e non mi sta dispiacendo nell'ultima fase l'Atletico Roma che, oltre ad avere buoni giocatori, sta facendo buon calcio.
A bocce ferme, ritiene ci sia disparità di forza tra i due gironi della Prima Divisione?
Alla fine credo che le cose si equivalgano. Ognuno si adegua per le forze del campionato, ma le cose si equivalgono. Il fattore campo ormai è sfatato, dal punto di vista tecnico il girone A ha qualcosa in più, ma si tratta di poco. Ugualmente importante è conquistare un campionato o un traguardo minimale come la salvezza in uno dei due gironi.
Potendo tornare indietro, ci sono cose che non rifarebbe?
Me le tengo per me (ride ndr), non è il caso di dirle. Credo che mai come quest'anno, devo dire anche l'anno scorso a Catanzaro, abbiamo compiuto un ottimo lavoro, nonostante alcune difficoltà iniziali. Nel mio lavoro si sbaglia, ma se valutiamo in maniera generale quanto fatto, credo che rifarei tutto con serenità, sono poche le cose che non rifarei
Nella rosa biancorossa chi l'ha sorpresa di più? E chi l'ha delusa maggiormente?
Mah, non parliamo di delusione perché non è giusto: chi non ha dato un contributo tecnico l'ha dato in un'altra maniera. Questo è un gruppo che si è cementato, che ha lavorato per raggiungere la salvezza quando nessuno ci credeva. Ci abbiamo sempre creduto, la squadra ha seguito le indicazioni della società. Nessuno mi ha deluso in particolare. Per quanto riguarda le positività, al di là di Bellomo che non è più una scoperta, ci sono altri giocatori che possono e potrebbero essere liete sorprese per il Barletta. C'è gente di grande qualità, senza fare nomi, che può dare ancora grandi soddisfazioni.
Un saluto ai lettori di Barlettalife e ai tifosi del Barletta Calcio, che sicuramente la ricorderanno con piacere.
Vi ringrazio, ricambio il saluto in maniera sentita. credo di aver trascorso bene questo periodo a Barletta. Sono venuto qui con molto entusiasmo, in una situazione difficile al di là della classifica. Ma ho potuto apprezzare il calore, la serietà, l'affetto dei barlettani. Forse questo è stato l'aspetto più lieto, la sorpresa più grande, aver trovato persone umili che hanno lavorato per raggiungere gli obiettivi.