Intervista a Danilo Maffei, coach dei Green Hawks
La squadra di football americano della città di Barletta
giovedì 5 maggio 2011
Da circa sette mesi, un gruppo di volenterosi ragazzi e una esperta dirigenza hanno (ri)portato a Barletta un'affascinante pratica sportiva: il football americano, disciplina spesso considerata di secondo piano, che sta rivedendo la luce in Puglia dopo anni di oblio. La nascita del progetto Green Hawks ha subito raccolto diversi consensi in città, tanto da dar vita sin dall'inizio a un roster (la rosa nel gergo del football americano) ampio, composto da circa 30 elementi, con obiettivi ambiziosi. Per saperne di più su questo sport e su questo team che sta prendendo prepotentemente piede in città noi di Barlettalife abbiamo parlato proprio con chi vede questi ragazzi crescere e migliorare giorno dopo giorno: il coach Danilo Maffei, un'esperienza pluriventennale nel campo del football americano, che ci ha esposto i progetti futuri, la sua visione dello sport e le motivazioni alla base del progetto "Green Hawks". Ne è venuta fuori una esclusiva intervista, tenutasi con le urla e le corse dei ragazzi intenti ad allenarsi in sottofondo. Una conversazione piacevole, tutta da leggere:
1) Coach Maffei, questo sport, che va fortissimo negli Usa, è spesso snobbato in Italia. Quanto viene fatto dalle istituzioni per questa disciplina?
«Molto poco a dire la verità. Purtroppo viene considerato uno sport "minore" visto che non è affiliato al Coni, anche se in tal senso ci stiamo muovendo per entrare nell'ambito olimpico, attivando contatti con la federazione».
2) A suo parere, cosa si potrebbe fare per avvicinare maggiormente i ragazzi e le famiglie a questo sport? D'altronde ci sono meno cattivi esempi nel football americano che nel calcio…
«Esattamente. Io sono di parte, però ritengo questo sport lo sport di squadra per eccellenza, tanto per l'organizzazione sul quale verte, quanto per i ruoli dei singoli atleti, quanto per il meccanismo sul quale si basa. Un modo per avvicinare i ragazzi al football americano potrebbe essere l'ingresso nelle scuole attraverso una maggiore azione di propaganda, per spingere alla pratica di questo sport, che è una vera scuola di vita secondo me».
3) Ha anticipato con la sua risposta la domanda successiva: avete già pensato a dei progetti da attuare in collaborazione con le scuole della zona?
«E' il prossimo passaggio che ci siamo imposti con il presidente: purtroppo in Italia a livello di football americano bisogna scindere tra Nord e Sud. Da Roma in su bisogna riconoscere una maggiore attenzione da parte delle istituzioni e una maggiore organizzazione delle squadre e delle scuole, dove si svolgono attività propedeutiche al football vero e proprio, come il flag football».
4) Andiamo alle radici del progetto. Come è nata l'idea di fondare la squadra dei Green Hawks?
«Il nostro presidente, Antonio Sgobbo, è un ex giocatore di football americano: negli anni '80 ha giocato nei Green Hawks e ha voluto fortemente ricreare questa gloriosa squadra. Non ho potuto dire no a questa affascinante proposta: siamo in una fase di preparazione ora, i ragazzi migliorano giorno dopo giorno, e a breve organizzeremo anche un test amichevole».
5) Perché il nome Green Hawks?
«Questa domanda andrebbe rivolta al presidente. Li ho sempre conosciuti come Green Hawks, non so se ci sono dei falchi verdi da queste parti (ride, ndr) ».
6) Come proseguirà in questi mesi la vostra preparazione al campionato? Avete impegni amichevoli in programma?
«A fine giugno sosterremo la prima amichevole con una squadra di Lanciano che quest'anno ha già partecipato al campionato. I nostri allenamenti termineranno a luglio per poi riprendere a settembre: già a settembre, se possibile, partiremo con il campionato under 21, poi per febbraio 2012 dovremmo partecipare al campionato nazionale».
7) Approfondiamo l'ambito prettamente "tecnico". In quanti si gioca a football americano? Quali sono le regole basilari?
«Dobbiamo operare una distinzione tra il football a 11 e il football a 9, che è quello praticato in Italia. La riduzione degli uomini in campo è dovuta proprio alla penuria di squadre e di atleti: le regole restano simili al football a 11, si gioca sullo stesso campo, vi sono varianti per quanto riguarda le linee e il posizionamento degli uomini».
8) Spesso il football americano è descritto come il "fratello minore" del rugby? Cosa risponde a questa definizione?
«Io sono solito rispondere che si confonde l'oro con l'ottone, dove l'oro è ovviamente il football. In Europa il rugby ha indubbiamente una storia più lunga, però diciamo che come filosofia di gioco alcuni principi sono condivisi: lo spirito di squadra, il sacrificio per il compagno…Cambiano applicazione e regole: nel football americano gli impatti sono ancor più violenti del rugby, però è anche vero che nel rugby il contatto è "al naturale", quindi gli effetti dei colpi subiti possono essere peggiori».
9) A quale fascia d'età corrispondono i vostri giocatori? Sono tutti di Barletta o accogliete anche atleti di altre città nel roster?
«Abbiamo avuto un inaspettato quanto ottimo riscontro da tutte le città in zona: ci sono ragazzi di Barletta, Cerignola, Ruvo, Andria, a breve arriverà qualche nuova leva da Trani. Abbiamo bisogno di tanta "carne" per lavorare bene».
10) Attualmente vi allenate presso il "Lello Simeone": è uno spazio, una struttura adeguata alle vostre esigenze?
«Sicuramente sì. Abbiamo a disposizione un campo regolamentare, con una bella tribunetta per gli spettatori che contiamo di riempire a breve divertendo il nostro pubblico».
11) Vi chiamate falchi verdi:entro quanto tempo contate di spiccare il volo?
«Usando una metafora direi che le uova si sono schiuse da poco, quindi il gruppo è composta da falchetti che stanno cominciando a muovere i primi passi. La volontà di far bene è presente in tutti, la dirigenza si sta occupando della gestione della squadra a 360 gradi. I ragazzi vivono l'esperienza con grande passione, anche loro stanno facendo tanti sacrifici, sostenendo personalmente parte delle spese comprando l'attrezzatura con i propri fondi».
12) Ha un modello sul piano manageriale e gestionale per quanto riguarda l'idea di coach?
«Nella mia carriera sportiva, oltre a essere giocatore, ho fatto anche il dirigente dei Trucks, la vecchia squadra di Bari, perciò ho avuto modo di comprendere quali sono gli errori che vanno evitati nella gestione di una squadra di football americano. Dieci anni fa, alla mia prima esperienza di allenatore, ho cercato di proporre la mia idea di football lanciandomi con tutto me stesso in questa nuova esperienza: ho inteso cercare di far riemergere il football in Italia e al Sud. Oggi, grazie alla presenza di diversi team nel sud-Italia, come Bari, Lecce, Taranto, è possibile la creazione di gironi regionali o interregionali che permettono di ridurre gli ingenti costi che una squadra di football americano porta con sé».
13) Che qualità servono per praticare questo sport?
«Se si vuole giocare a football servono cuore, testa e forza, Senza questi tre elementi non si va da nessuna parte in questo sport. Il nostro compito è quello di far innamorare le persone di questo sport: ormai da 10 anni sono diventato allenatore, e cerco quotidianamente di trasmettere la mia passione ai ragazzi. A Bari la squadra di football americano esiste da un decennio, e nel 2006 hanno anche vinto il campionato italiano di "Arena Football" con il sottoscritto alla guida, quindi credo di poter mettere il mio curriculum al servizio della squadra».
14) Siamo giunti quasi al termine della nostra intervista. Quali sono gli indirizzi da visitare per chi vuole avvicinarsi ai Green Hawks?
«Ci trovate su Facebook alla pagina "Green Hawks Barletta", che è gestito dagli stessi ragazzi della rosa. Il sito ufficiale è invece in via di definizione, e l'indirizzo dovrebbe essere www.greenhawksbarletta.it: se invece qualcuno ha voglia di cimentarsi direttamente sul campo, provando ad allenarsi con noi, potete venire a trovarci direttamente al "Lello Simeone" quando ci alleniamo il mercoledì e il venerdì, dalle 21 alle 23».
15) Un saluto "a tema" per i lettori di Barlettalife e per i vostri tifosi, attuali e venturi.
«Io vi ringrazio per l'attenzione, e mi auguro di vedervi spesso al campo, in particolare nella prossima stagione, quando inizieremo a partecipare al campionato: non dimentichiamo che i Green Hawks rappresenteranno la provincia della Bat, quindi invito a sostenere i ragazzi nel loro cammino».
Un caldo invito per una realtà sportiva tutta da scoprire…
1) Coach Maffei, questo sport, che va fortissimo negli Usa, è spesso snobbato in Italia. Quanto viene fatto dalle istituzioni per questa disciplina?
«Molto poco a dire la verità. Purtroppo viene considerato uno sport "minore" visto che non è affiliato al Coni, anche se in tal senso ci stiamo muovendo per entrare nell'ambito olimpico, attivando contatti con la federazione».
2) A suo parere, cosa si potrebbe fare per avvicinare maggiormente i ragazzi e le famiglie a questo sport? D'altronde ci sono meno cattivi esempi nel football americano che nel calcio…
«Esattamente. Io sono di parte, però ritengo questo sport lo sport di squadra per eccellenza, tanto per l'organizzazione sul quale verte, quanto per i ruoli dei singoli atleti, quanto per il meccanismo sul quale si basa. Un modo per avvicinare i ragazzi al football americano potrebbe essere l'ingresso nelle scuole attraverso una maggiore azione di propaganda, per spingere alla pratica di questo sport, che è una vera scuola di vita secondo me».
3) Ha anticipato con la sua risposta la domanda successiva: avete già pensato a dei progetti da attuare in collaborazione con le scuole della zona?
«E' il prossimo passaggio che ci siamo imposti con il presidente: purtroppo in Italia a livello di football americano bisogna scindere tra Nord e Sud. Da Roma in su bisogna riconoscere una maggiore attenzione da parte delle istituzioni e una maggiore organizzazione delle squadre e delle scuole, dove si svolgono attività propedeutiche al football vero e proprio, come il flag football».
4) Andiamo alle radici del progetto. Come è nata l'idea di fondare la squadra dei Green Hawks?
«Il nostro presidente, Antonio Sgobbo, è un ex giocatore di football americano: negli anni '80 ha giocato nei Green Hawks e ha voluto fortemente ricreare questa gloriosa squadra. Non ho potuto dire no a questa affascinante proposta: siamo in una fase di preparazione ora, i ragazzi migliorano giorno dopo giorno, e a breve organizzeremo anche un test amichevole».
5) Perché il nome Green Hawks?
«Questa domanda andrebbe rivolta al presidente. Li ho sempre conosciuti come Green Hawks, non so se ci sono dei falchi verdi da queste parti (ride, ndr) ».
6) Come proseguirà in questi mesi la vostra preparazione al campionato? Avete impegni amichevoli in programma?
«A fine giugno sosterremo la prima amichevole con una squadra di Lanciano che quest'anno ha già partecipato al campionato. I nostri allenamenti termineranno a luglio per poi riprendere a settembre: già a settembre, se possibile, partiremo con il campionato under 21, poi per febbraio 2012 dovremmo partecipare al campionato nazionale».
7) Approfondiamo l'ambito prettamente "tecnico". In quanti si gioca a football americano? Quali sono le regole basilari?
«Dobbiamo operare una distinzione tra il football a 11 e il football a 9, che è quello praticato in Italia. La riduzione degli uomini in campo è dovuta proprio alla penuria di squadre e di atleti: le regole restano simili al football a 11, si gioca sullo stesso campo, vi sono varianti per quanto riguarda le linee e il posizionamento degli uomini».
8) Spesso il football americano è descritto come il "fratello minore" del rugby? Cosa risponde a questa definizione?
«Io sono solito rispondere che si confonde l'oro con l'ottone, dove l'oro è ovviamente il football. In Europa il rugby ha indubbiamente una storia più lunga, però diciamo che come filosofia di gioco alcuni principi sono condivisi: lo spirito di squadra, il sacrificio per il compagno…Cambiano applicazione e regole: nel football americano gli impatti sono ancor più violenti del rugby, però è anche vero che nel rugby il contatto è "al naturale", quindi gli effetti dei colpi subiti possono essere peggiori».
9) A quale fascia d'età corrispondono i vostri giocatori? Sono tutti di Barletta o accogliete anche atleti di altre città nel roster?
«Abbiamo avuto un inaspettato quanto ottimo riscontro da tutte le città in zona: ci sono ragazzi di Barletta, Cerignola, Ruvo, Andria, a breve arriverà qualche nuova leva da Trani. Abbiamo bisogno di tanta "carne" per lavorare bene».
10) Attualmente vi allenate presso il "Lello Simeone": è uno spazio, una struttura adeguata alle vostre esigenze?
«Sicuramente sì. Abbiamo a disposizione un campo regolamentare, con una bella tribunetta per gli spettatori che contiamo di riempire a breve divertendo il nostro pubblico».
11) Vi chiamate falchi verdi:entro quanto tempo contate di spiccare il volo?
«Usando una metafora direi che le uova si sono schiuse da poco, quindi il gruppo è composta da falchetti che stanno cominciando a muovere i primi passi. La volontà di far bene è presente in tutti, la dirigenza si sta occupando della gestione della squadra a 360 gradi. I ragazzi vivono l'esperienza con grande passione, anche loro stanno facendo tanti sacrifici, sostenendo personalmente parte delle spese comprando l'attrezzatura con i propri fondi».
12) Ha un modello sul piano manageriale e gestionale per quanto riguarda l'idea di coach?
«Nella mia carriera sportiva, oltre a essere giocatore, ho fatto anche il dirigente dei Trucks, la vecchia squadra di Bari, perciò ho avuto modo di comprendere quali sono gli errori che vanno evitati nella gestione di una squadra di football americano. Dieci anni fa, alla mia prima esperienza di allenatore, ho cercato di proporre la mia idea di football lanciandomi con tutto me stesso in questa nuova esperienza: ho inteso cercare di far riemergere il football in Italia e al Sud. Oggi, grazie alla presenza di diversi team nel sud-Italia, come Bari, Lecce, Taranto, è possibile la creazione di gironi regionali o interregionali che permettono di ridurre gli ingenti costi che una squadra di football americano porta con sé».
13) Che qualità servono per praticare questo sport?
«Se si vuole giocare a football servono cuore, testa e forza, Senza questi tre elementi non si va da nessuna parte in questo sport. Il nostro compito è quello di far innamorare le persone di questo sport: ormai da 10 anni sono diventato allenatore, e cerco quotidianamente di trasmettere la mia passione ai ragazzi. A Bari la squadra di football americano esiste da un decennio, e nel 2006 hanno anche vinto il campionato italiano di "Arena Football" con il sottoscritto alla guida, quindi credo di poter mettere il mio curriculum al servizio della squadra».
14) Siamo giunti quasi al termine della nostra intervista. Quali sono gli indirizzi da visitare per chi vuole avvicinarsi ai Green Hawks?
«Ci trovate su Facebook alla pagina "Green Hawks Barletta", che è gestito dagli stessi ragazzi della rosa. Il sito ufficiale è invece in via di definizione, e l'indirizzo dovrebbe essere www.greenhawksbarletta.it: se invece qualcuno ha voglia di cimentarsi direttamente sul campo, provando ad allenarsi con noi, potete venire a trovarci direttamente al "Lello Simeone" quando ci alleniamo il mercoledì e il venerdì, dalle 21 alle 23».
15) Un saluto "a tema" per i lettori di Barlettalife e per i vostri tifosi, attuali e venturi.
«Io vi ringrazio per l'attenzione, e mi auguro di vedervi spesso al campo, in particolare nella prossima stagione, quando inizieremo a partecipare al campionato: non dimentichiamo che i Green Hawks rappresenteranno la provincia della Bat, quindi invito a sostenere i ragazzi nel loro cammino».
Un caldo invito per una realtà sportiva tutta da scoprire…