Il Barletta 1922, il mancato ripescaggio, e un calcio dilettantistico da ripensare
I biancorossi restano meritatamente in Eccellenza, ma una riflessione su un movimento allo sbando va comunque fatta
giovedì 1 agosto 2024
Prima di entrare in tema, è d'obbligo una sacrosanta premessa: il Barletta 1922 è retrocesso in Eccellenza per propri evidentissimi demeriti ed è vittima solo e soltanto dei madornali errori di chi lo ha gestito in campo e fuori.
E proprio alla luce di questa premessa, la prima riflessione sull'attuale sistema calcio che ci viene in mente, da amanti del football, è la seguente: quanto sarebbe più bello un calcio ove il titolo sportivo di una squadra fosse sacro ed inviolabile a prescindere dalle vicissitudini delle società e di chi le rappresenta?
Un calcio dove se retrocedi ti fai la categoria inferiore e basta, senza ricorsi o domande di ripescaggio accompagnati dalla triste necessità di "tirare i piedi" a qualche altra realtà calcistica che si è meritata sul campo la categoria superiore, sperando in radiazioni, penalizzazioni (salvo essere beccati "col sorcio in bocca"), mancate iscrizioni ecc.
Tuttavia negli ultimi anni, anche in quella Serie D che dovrebbe essere il fiore all'occhiello del calcio dilettantistico nazionale, ci è toccato assistere allo scempio di iscrizioni in sovrannumero, ritiri di squadre a campionato in corso, l'ormai trentennale (oltre che assurdo) obbligo di schierare gli under (ce ne fosse uno arrivato nel "grande calcio"…), per poi finire con il deprimente spettacolo di una Serie D formata da nove gironi, di cui un tot a 20 squadre, un tot a diciotto, e qualche volta persino giorni con numero dispari.
Per la cronaca, l'ultima volta che il campionato di Serie D ha avuto ai nastri di partenza un organico "normale" (9 gironi da 18 squadre) è stato nella stagione 2016/2017, cosa che negli ultimi vent'anni si è verificata appena quattro volte (2006/07, 2007/08, 2013/14 e, appunto, 2016/17).
Dopo il comunicato ufficiale della LND del 30 luglio, le squadre ai nastri di partenza del campionato di Serie D 2024/2025 saranno 168, il che sta a significare che la quarta serie nazionale sarà con ogni probabilità composta da sei gironi da 18 squadre e tre gironi da 20 squadre. Che dire, l'ennesimo triste esempio di una classe dirigente (quella del football made in Italy) volta ormai solo all'autoconservazione (presidente della Lega Nazionale Dilettanti è - incredibile, ancora lui - Giancarlo Abete!!!) e che da decenni naviga a vista senza obiettivi e senza risultati, vedi i fallimenti a getto continuo (escluso il miracoloso trionfo di Euro 2021) delle Nazionali A ed Under 21.
Le poche speranze di ripescaggio della SSD Barletta 1922 in Serie D, inutile nasconderlo, erano riposte nella speranza di un ulteriore allargamento degli organici (magari a 180 squadre con nove gironi da 20 in modo da riavere un campionato "normale"). Una speranza magari riposta anche nelle imminenti elezioni dei vertici FIGC del prossimo novembre (i voti della LND rappresentano la maggioranza relativa), e perchè no, anche nella presenza di Vito Roberto Tisci (presidente Comitato regionale FIGC Puglia) all'interno del consiglio direttivo della LND.
E invece nulla da fare, per il Barletta 1922 sarà Eccellenza (così come per il Bisceglie, a cui forse per la prima volta nella sua storia viene respinta una domanda di ripescaggio…), e forse è giusto così.
Resta comunque il fatto che il calcio dilettantistico non può più andare avanti così, con estati caratterizzate quasi esclusivamente da carte bollate e "tirapiedismo" in cui si inizia a parlare di calcio giocato, quando va bene, dopo Ferragosto. Ulteriore esempio di un calcio italiano che è in fase di affondamento da anni. E lo è a tal punto che persino le "orchestrine dei piani superiori" (le Pay Tv) iniziano ad avere i piedi bagnati.
Al Barletta (ripetiamo, meritatamente rimasto in Eccellenza) e ai suoi tifosi non resta che una cosa: dimenticare al più presto la retrocessione, stravincere questo campionato di Eccellenza, e iniziare finalmente a programmare l'uscita dal magma dell'imbarazzante realtà del calcio dilettantistico made in Italy.
E proprio alla luce di questa premessa, la prima riflessione sull'attuale sistema calcio che ci viene in mente, da amanti del football, è la seguente: quanto sarebbe più bello un calcio ove il titolo sportivo di una squadra fosse sacro ed inviolabile a prescindere dalle vicissitudini delle società e di chi le rappresenta?
Un calcio dove se retrocedi ti fai la categoria inferiore e basta, senza ricorsi o domande di ripescaggio accompagnati dalla triste necessità di "tirare i piedi" a qualche altra realtà calcistica che si è meritata sul campo la categoria superiore, sperando in radiazioni, penalizzazioni (salvo essere beccati "col sorcio in bocca"), mancate iscrizioni ecc.
Tuttavia negli ultimi anni, anche in quella Serie D che dovrebbe essere il fiore all'occhiello del calcio dilettantistico nazionale, ci è toccato assistere allo scempio di iscrizioni in sovrannumero, ritiri di squadre a campionato in corso, l'ormai trentennale (oltre che assurdo) obbligo di schierare gli under (ce ne fosse uno arrivato nel "grande calcio"…), per poi finire con il deprimente spettacolo di una Serie D formata da nove gironi, di cui un tot a 20 squadre, un tot a diciotto, e qualche volta persino giorni con numero dispari.
Per la cronaca, l'ultima volta che il campionato di Serie D ha avuto ai nastri di partenza un organico "normale" (9 gironi da 18 squadre) è stato nella stagione 2016/2017, cosa che negli ultimi vent'anni si è verificata appena quattro volte (2006/07, 2007/08, 2013/14 e, appunto, 2016/17).
Dopo il comunicato ufficiale della LND del 30 luglio, le squadre ai nastri di partenza del campionato di Serie D 2024/2025 saranno 168, il che sta a significare che la quarta serie nazionale sarà con ogni probabilità composta da sei gironi da 18 squadre e tre gironi da 20 squadre. Che dire, l'ennesimo triste esempio di una classe dirigente (quella del football made in Italy) volta ormai solo all'autoconservazione (presidente della Lega Nazionale Dilettanti è - incredibile, ancora lui - Giancarlo Abete!!!) e che da decenni naviga a vista senza obiettivi e senza risultati, vedi i fallimenti a getto continuo (escluso il miracoloso trionfo di Euro 2021) delle Nazionali A ed Under 21.
Le poche speranze di ripescaggio della SSD Barletta 1922 in Serie D, inutile nasconderlo, erano riposte nella speranza di un ulteriore allargamento degli organici (magari a 180 squadre con nove gironi da 20 in modo da riavere un campionato "normale"). Una speranza magari riposta anche nelle imminenti elezioni dei vertici FIGC del prossimo novembre (i voti della LND rappresentano la maggioranza relativa), e perchè no, anche nella presenza di Vito Roberto Tisci (presidente Comitato regionale FIGC Puglia) all'interno del consiglio direttivo della LND.
E invece nulla da fare, per il Barletta 1922 sarà Eccellenza (così come per il Bisceglie, a cui forse per la prima volta nella sua storia viene respinta una domanda di ripescaggio…), e forse è giusto così.
Resta comunque il fatto che il calcio dilettantistico non può più andare avanti così, con estati caratterizzate quasi esclusivamente da carte bollate e "tirapiedismo" in cui si inizia a parlare di calcio giocato, quando va bene, dopo Ferragosto. Ulteriore esempio di un calcio italiano che è in fase di affondamento da anni. E lo è a tal punto che persino le "orchestrine dei piani superiori" (le Pay Tv) iniziano ad avere i piedi bagnati.
Al Barletta (ripetiamo, meritatamente rimasto in Eccellenza) e ai suoi tifosi non resta che una cosa: dimenticare al più presto la retrocessione, stravincere questo campionato di Eccellenza, e iniziare finalmente a programmare l'uscita dal magma dell'imbarazzante realtà del calcio dilettantistico made in Italy.