I segreti del Barletta dei record

Genesi di una squadra schiacciasassi figlia di umiltà e competenza

venerdì 3 dicembre 2021 9.26
A cura di Cosimo Campanella
Dodici vittorie iniziali consecutive, quaranta gol fatti (con una media di oltre tre a partita) e solo otto subiti. Finale di Coppa Italia Puglia raggiunta in scioltezza. A tutto questo si aggiunge la presenza di uno stratosferico Antonio Pignataro, capocannoniere del girone A di Eccellenza pugliese con dodici gol, del nuovo acquisto Gennaro Manzari, e di formidabili assist man come Vicedomini, Sante Russo e il giovane (classe 2002), nonché barlettano purosangue, Antonio Cafagna.
Proprio quest'ultimo, insieme ai vari Marangi, Gasbarre, Nannola, Boiano ecc. rappresenta forse la più bella scommessa vinta da mister Francesco Farina. E se il Barletta oggi ha forse il parco under più forte dell'intero campionato di Eccellenza, lo si deve ad una società che mai come quest'anno ha saputo trarre giovamento dalle esperienze e dagli errori del passato per allestire una vera e propria squadra schiacciasassi. Il tutto senza fare follie, partendo proprio dal consolidamento di un parco under già molto competitivo e, a differenza delle scorse stagioni, rinunciando a roboanti colpi di mercato per puntare su investimenti mirati e importanti cavalli di ritorno quali Lavopa e il già citato Pignataro.

Non pochi, alla vigilia di quest'ennesima stagione di Eccellenza, hanno pensato ad un ridimensionamento delle ambizioni biancorosse, soprattutto alla luce delle partenze di elementi fondamentali quali Facundo Ganci, Nicolas Di Rito, Oronzo Bonasia e di quell'Alfredo Varsi andato a dispensare gran calcio in quel di Angri. In pochissimi (e noi tra questi, scusate l'immodestia ) immaginavano un Barletta per certi versi ancora più forte dell'anno scorso.

Non si tratta di avere doti divinatorie, né di essere dei Pep Guardiola che non ce l'hanno fatta, ma semplicemente di avere quel minimo sindacale di spirito di osservazione che ogni cronista, seppur limitato come chi scrive, dovrebbe avere.

Il Barletta grande e sfortunato protagonista dell'anomala stagione 2020/21 aveva uno schema ben definito: due punte di peso (Di Rito e Morra), un fantastico trequartista di fascia come Varsi, ed un terzino d'attacco come Bonasìa, con alle spalle la classe, la "garra" e l'esperienza di Facundo Ganci. Una potenza di fuoco forse ancora più devastante di quella di quest'anno, che però aveva bisogno di avere tutti al massimo della condizione per rendere al meglio, come purtroppo evidenziato dal calo di rendimento manifestatosi nelle ultime gare di regular season e soprattutto nell'infausta semifinale playoff dello scorso 13 giugno, dove un Corato ben disposto in campo, ma non certo irresistibile, fu sufficiente per battere un Barletta in chiaro deficit di energie fisiche e nervose già palesato nel sofferto e controverso pareggio di Ruvo (sempre contro il Corato), e nella soffertissima vittoria nello scontro diretto contro il Manfredonia, ottenuta grazie a un Varsi in giornata di grazia e a un rigore parato da Lovecchio in pieno recupero.

Il Barletta di quest'anno forse è meno esuberante dal punto di vista tecnico e spettacolare, ma offre molte più soluzioni dal punto di vista tattico. Il Barletta edizione 2021/22, pur optando in genere per un canonico 4-2-3-1, potrebbe ad esempio schierarsi senza alcuna difficoltà con un 4-4-2, puntando sia per un attacco possente (Pignataro-Morra, o Manzari), sia su un mix di classe e muscoli (Lavora-Pignataro), o con un 4-3-3 con Pignataro punta centrale e Russo e Lavora sugli esterni.

Ma non è solo il reparto offensivo a fare oggi del Barletta una squadra dalle infinite soluzioni. A centrocampo, infatti, Farina può contare contemporaneamente sulla classe di Vicedomini, sull'intraprendenza di Cafagna e sul "mestiere" di Milella e Pollidori. Questi ultimi, soprattutto il capitano, all'occorrenza schierati come centrali difensivi.

E a proposito di difesa, oltre all'ottimo rendimento dei vari Pinto, Telera e (quando sta bene) Altares, vi è da registrare la crescita nelle ultime domeniche dei giovani esterni Marangi e Boiano, praticamente due ali aggiunte più che laterali difensivi.
E infine c'è da prendere atto, dopo alcune incertezze iniziali, della grande crescita del portiere Rocco Tucci, sempre più presente ed affidabile nelle rare volte nelle quali è chiamato in causa, vedi ad esempio la grandissima parata su Bozzi durante Barletta-Corato.

E poi c'è naturalmente da mettere in evidenza, oltre a quella degli under, la strepitosa stagione di Sante Russo, passato nel giro di pochi mesi dal ruolo di vice-Varsi a quello di assoluto protagonista della categoria con i suoi strappi micidiali, con i suoi assist, e con i suoi gol.

Il rendimento di Sante Russo è forse l'emblema della nuova filosofia del Barletta: ripetiamo, niente fuochi d'artificio estivi che poi svaniscono con le prime piogge (leggi inizio di campionato), ma interventi mirati e valorizzazione di quel che si ha in casa.

Lo abbiamo detto ad inizio stagione, fatte naturalmente le dovute proporzioni, la campagna acquisti del Barletta edizione 2021/22 ricorda tantissimo per modalità, quella dell'estate del 1986, quando si rinunciò allo spettacolo impersonato da Mario Romiti, Paolo Doto e Gaetano Di Maria, per puntare sull'esperienza, sulla personalità e sulla concretezza dei D'Ottavio, dei Pesce e degli Scarnecchia. Il risultato di quella campagna acquisti sappiamo tutti quale fu.