Futuro Barletta 1922 e questione stadio
Il malumore dei tifosi mentre tutto tace e gli eventi si susseguono
mercoledì 7 luglio 2021
«Inagibile a causa della politica barlettana».
Queste le parole presenti su di uno striscione affisso da esponenti del tifo organizzato all'esterno di quello che allo stato attuale possiamo ancora definire "cantiere Puttilli". Sono trascorsi solo dieci giorni dalla turbolenta riunione a Palazzo di Città tra il sindaco Cannito, gli assessori Calabrese e Passero, e i vertici dell' ASD Barletta 1922. Dieci giorni che però sembrano già un'era geologica visto il susseguirsi di scossoni politici in maggioranza, botta e risposta fra sindaco e senatori della Repubblica, e le notizie non certo incoraggianti circa un eventuale ripescaggio in Serie D provenienti dalla Lega Nazionale Dilettanti.
Quindici giorni. Questo era il termine fissato dall'impresa Terralavoro di Battipaglia per la ripresa dei lavori al Puttilli. Il che, se tutto va bene, vorrebbe dire riapertura del cantiere prevista per lunedì 12 luglio.
Otto giorni, sempre a partire da quell'ormai famoso 24 giugno, è il tempo che la società ASD Barletta 1922 si è riservata per maturare una decisione definitiva sul futuro a breve termine del calcio biancorosso.
In mezzo a questi due fuochi ci siamo noi, tifosi e addetti ai lavori che - mentre in altre piazze di Eccellenza acquisiscono società, ufficializzano nuovi tecnici e puntano nuovi giocatori - in un miscuglio di sentimenti che vanno dalla tenue speranza alla cupa rassegnazione, come si dice a Barletta, attendiamo di sapere "di che morte dobbiamo morire". Già perché comunque vada a finire, la prossima stagione calcistica all'ombra di Eraclio a questo punto rischia seriamente di essere l'ennesima stagione ad handicap.
Una delle tante alle quali abbiamo assistito in questi sei lunghi anni di spola tra il San Sabino ed il Manzi Chiapulin. Perché se è vero che il disastro di Barletta – Corato ha indubbiamente contribuito a esacerbare gli animi, è anche vero che non si può pretendere di chiedere ad una squadra di calcio di Eccellenza di continuare a spostarsi per qualcosa come 200 chilometri a settimana tra allenamenti e partite (quando gioca "in casa"), e alla società di continuare a sobbarcarsene i costi conseguenti.
Non si può continuare a chiedere a dei pur volenterosi e appassionati imprenditori di continuare a navigare a vista verso l'ignoto. Anche nel caso di una ventilata quanto improbabile apertura parziale del Puttilli, per i cui dettagli ci sarebbe comunque da attendere il parere degli organi competenti. Quanti spettatori potranno accedere nell'eventualità di un'ennesima versione monca del Puttilli? Quale campagna abbonamenti degna di tal nome si potrebbe organizzare, anche alla luce della perdurante incognita Covid?
Naturalmente allo stato attuale, questa e tante altre ipotesi sul campo, lasciano il tempo che trovano, visto anche il perdurante silenzio della società. Un silenzio che, più il tempo passa e più rassomiglia al silenzio di quel qualcuno che aspetta qualcosa seduto sulla riva del fiume. Tutto questo in attesa dei prossimi giorni che potrebbero essere davvero decisivi circa il futuro del calcio biancorosso, proprio nell'anno del centenario.
Queste le parole presenti su di uno striscione affisso da esponenti del tifo organizzato all'esterno di quello che allo stato attuale possiamo ancora definire "cantiere Puttilli". Sono trascorsi solo dieci giorni dalla turbolenta riunione a Palazzo di Città tra il sindaco Cannito, gli assessori Calabrese e Passero, e i vertici dell' ASD Barletta 1922. Dieci giorni che però sembrano già un'era geologica visto il susseguirsi di scossoni politici in maggioranza, botta e risposta fra sindaco e senatori della Repubblica, e le notizie non certo incoraggianti circa un eventuale ripescaggio in Serie D provenienti dalla Lega Nazionale Dilettanti.
Quindici giorni. Questo era il termine fissato dall'impresa Terralavoro di Battipaglia per la ripresa dei lavori al Puttilli. Il che, se tutto va bene, vorrebbe dire riapertura del cantiere prevista per lunedì 12 luglio.
Otto giorni, sempre a partire da quell'ormai famoso 24 giugno, è il tempo che la società ASD Barletta 1922 si è riservata per maturare una decisione definitiva sul futuro a breve termine del calcio biancorosso.
In mezzo a questi due fuochi ci siamo noi, tifosi e addetti ai lavori che - mentre in altre piazze di Eccellenza acquisiscono società, ufficializzano nuovi tecnici e puntano nuovi giocatori - in un miscuglio di sentimenti che vanno dalla tenue speranza alla cupa rassegnazione, come si dice a Barletta, attendiamo di sapere "di che morte dobbiamo morire". Già perché comunque vada a finire, la prossima stagione calcistica all'ombra di Eraclio a questo punto rischia seriamente di essere l'ennesima stagione ad handicap.
Una delle tante alle quali abbiamo assistito in questi sei lunghi anni di spola tra il San Sabino ed il Manzi Chiapulin. Perché se è vero che il disastro di Barletta – Corato ha indubbiamente contribuito a esacerbare gli animi, è anche vero che non si può pretendere di chiedere ad una squadra di calcio di Eccellenza di continuare a spostarsi per qualcosa come 200 chilometri a settimana tra allenamenti e partite (quando gioca "in casa"), e alla società di continuare a sobbarcarsene i costi conseguenti.
Non si può continuare a chiedere a dei pur volenterosi e appassionati imprenditori di continuare a navigare a vista verso l'ignoto. Anche nel caso di una ventilata quanto improbabile apertura parziale del Puttilli, per i cui dettagli ci sarebbe comunque da attendere il parere degli organi competenti. Quanti spettatori potranno accedere nell'eventualità di un'ennesima versione monca del Puttilli? Quale campagna abbonamenti degna di tal nome si potrebbe organizzare, anche alla luce della perdurante incognita Covid?
Naturalmente allo stato attuale, questa e tante altre ipotesi sul campo, lasciano il tempo che trovano, visto anche il perdurante silenzio della società. Un silenzio che, più il tempo passa e più rassomiglia al silenzio di quel qualcuno che aspetta qualcosa seduto sulla riva del fiume. Tutto questo in attesa dei prossimi giorni che potrebbero essere davvero decisivi circa il futuro del calcio biancorosso, proprio nell'anno del centenario.