Ct Albani «Bilancio positivo per lo stage, qui a Barletta lavoriamo per il futuro»

Il tecnico dell’Italia U21 di calcio a 5 traccia un primo bilancio degli allenamenti

martedì 17 giugno 2014 4.42
A cura di Enrico Gorgoglione
Si è aperto poco più di ventiquattro ore fa il palcoscenico barlettano per l'Italia Under 21 di calcio a 5. La rappresentativa guidata dal Commissario tecnico Raoul Albani in questi giorni si allenerà a Barletta, presso il "PalaDisfida", per uno stage utile a verificare le condizioni dei migliori prospetti nazionale. Nessun calcettista barlettano è tra i venti convocati dal Ct, ma a Barletta gli azzurri stanno comunque lavorando sodo, per gettare solide basi per il futuro. Ai microfoni di Barlettaviva, mister Albani traccia un primo bilancio dell'esperienza barlettana:

Mister Albani, proviamo a trarre un primo bilancio di questa esperienza a Barletta.
«Il bilancio è buono. I ragazzi, come sempre, quando vengono in Nazionale si impegnano tantissimo. Il problema è che purtroppo tantissimi hanno finito l'attività 2-3 settimane fa e fisicamente non sono al massimo. Sono pochissimi quelli che hanno continuato e che troviamo pronti. Purtroppo la stagione è fatta così, finisce presto. A noi serve per guardare le attitudini di questi ragazzi e per lavorare sulle basi per lanciare il prodotto per l'anno prossimo».

Come sta il gruppo dal punto di vista fisico, tecnico e morale?
«Il morale è ottimo. I ragazzi sono davvero bravi, l'impegno non manca. Chi è qua crede nella nazionale, e fa del proprio meglio. Per quel che riguarda le condizioni fisiche e tecniche, sono tutte da verificare. Molti di questi ragazzi sono nuovi, sono pochissimi quelli che hanno già fatto esperienza con noi. Questi test ci servono anche per capire attitudini e potenzialità per l'anno prossimo».

Vi state allenando al "PalaBorgia", come giudica la struttura e l'accoglienza della città?
«L'accoglienza della città è ottima, anche perché abbiamo tanti amici qui a Barletta. Per quel che riguarda la location è bellissima, il campo è bellissimo. Peccato per questa pioggia che ci accompagna da ieri, e che ogni tanto fa cadere qualche goccia in campo che può crearci qualche problema. Speriamo che smetta, perché altrimenti potrebbe verificarsi qualche problema più importante».

Pensa che ci sia rammarico da parte di qualche ragazzo barlettano per una mancata convocazione per questo stage?
«Non credo ci sia rammarico, perché alla fine i ragazzi che sono qui credo che siano meritevoli tanto quanto tutti gli altri ragazzi che sono rimasti a casa. D'altronde, le convocazioni sono fatti di venti, e non è che possiamo convocare un ragazzo soltanto perché è della zona, non mi sembra giusto. Qui c'è un ragazzo che poteva essere convocato, ma non è ancora passato dai Futsal Camp. Noi abbiamo una regola per cui i ragazzi più piccoli, classe 1997 e 1998, prima di arrivare da noi devono fare l'esperienza del Futsal Camp. Non possiamo cambiare questa regola per chi è di Barletta, altrimenti i ragazzi che abbiamo lasciato a casa sarebbero ancor più rammaricati. Non facciamo politica geografica, tutto qui».

Quali sono gli obiettivi e i progetti di questa Italia Under 21?
«Per quel che riguarda il settore giovanile, stiamo lavorando sotto età con un progetto lungo. Speriamo di raccogliere i frutti al più presto, anche se noi non abbiamo un limite o una scadenza. Il nostro obiettivo è quello di formare i ragazzi e di portarli alla nazionale A, e soprattutto di incentivare il lavoro dei settori giovanili di tutto il territorio. Perciò speriamo che tra due o tre anni si possa raccogliere qualcosa di buono, perché le potenzialità nei ragazzi ci sono. Vediamo ogni giorno una crescita che qualche anno fa era impensabile, i settori giovanili hanno tutti ragazzi italiani, e questo conta molto. Le società cominciano a puntare sui giovani. L'obiettivo è quello. Intanto noi possiamo raccogliere soltanto quanto seminano le società. Una cosa è certa: rispetto a cinque anni fa, quando ho cominciato questo percorso, tanto è migliorato, c'è stato uno sviluppo notevole».

Quanta strada c'è da recuperare rispetto agli altri paesi europei?
«Secondo me, siamo dietro soltanto alla Spagna in Europa, e forse alla Russia. I Paesi dell'Est sono un'incognita, perché, avendo un bacino d'utenza molto ampio, possono cambiare i giocatori velocemente. Inoltre, hanno una grossa qualità rispetto a noi: lavorano molto sul fisico. Noi, invece, siamo più bravi tecnicamente e tatticamente. Perciò, per raggiungere quei livelli ci vuole un po' di tempo. Resto però ottimista, nel giro di 2-3 anni ci possiamo arrivare».