Claudio Cassano, il gioiello del calcio barlettano che gioca in serie B
Intervista al numero 10 del Cittadella
venerdì 29 dicembre 2023
13.49
Claudio Cassano nasce a Trani nel 2003, ma vive tutta la sua giovinezza nella città di Barletta, crescendo nei campi della Città della Disfida e facendo parlare di sé sin da subito. Già da giovanissimo inizia a girare lo Stivale, tra provini e tantissime squadre interessate a lui.
Ma la sua carriera sboccerà proprio in Puglia, tra Barletta e Bisceglie, prima di approdare alla Roma, con cui assaggia anche il calcio dei grandi. Questa stagione è al Cittadella, in cui si sta ritagliando il suo spazio, con un ambizioso numero 10 sulle spalle. La Serie B non è un campionato facile, ma il suo impatto in cadetteria è di buonissimo livello.
Lo abbiamo intervistato in esclusiva, per farci raccontare direttamente da lui come stanno andando questi mesi con la maglia del Cittadella. Insieme a lui, erano presenti anche due professionisti che si occupano del suo percorso e della sua crescita: l'avvocato Bartolomeo Ciani e il suo procuratore Franco Zotti.
La tua carriera ha avuto inizio sul prato del Manzi-Chiapulin con la scuola calcio Brasilea, quando il tuo nome è iniziato a circolare negli uffici dei migliori settori giovanili. Che ricordi hai di quegli anni di scuola calcio?
«Io ho fatto sette anni di scuola calcio nella Brasilea, a Barletta, con Angelo De Ruggiero come mister, che praticamente mi ha cresciuto. Giocavo quasi sempre sotto età, mi faceva giocare sempre con i più grandi e così, diciamo, sono cresciuto più in fretta. E poi verso i 13 anni sono andato al Bisceglie, dove ho proseguito il percorso tra i professionisti».
Dopo le parentesi a Barletta e Bisceglie, arrivi a Roma, dove percorri tutto l'iter delle giovanili per approdare in Primavera. Nella tua prima stagione hai come allenatore Alberto De Rossi, una figura storica per la Roma Under-19, con oltre 500 partite come allenatore. Cosa mi puoi dire sul mister?
«Il mister sicuramente è un uomo di esperienza, sa come far crescere i giocatori. Poi, quell'anno è stato un po' difficile, perché ho saltato tre mesi per infortunio e ci ho messo un po per rientrare al 100% della forma, però comunque come mister è un grande mister».
In quell'anno siete forse la rosa più forte del campionato, ma perdere la finale scudetto contro l'Inter, in una partita in cui tu ti riveli uno dei migliori in campo nel finale di partita. C'è stata amarezza dopo quella sconfitta?
«Sì, c'è stata amarezza, perché comunque abbiamo avuto tante occasioni per vincere, eravamo pure in vantaggio. Avevo già perso una finale, quindi non volevo perdere un'altra, però…poi è andata così».
Questa stagione, invece, sei al Cittadella in Serie B: una realtà piccola, ma che da anni è una certezza della categoria ed in questo momento state addirittura battagliando per la promozione. Come ti trovi a Cittadella?
«A Cittadella si sta tranquilli: è una è una tifoseria intelligente perché ti lascia tranquillo, anche se magari fai una partita che va male. Restano sempre vicini alla squadra, non fanno magari contestazioni e quindi ti lasciano lavorare. E quello per noi è molto importante, perché vai spensierato in campo».
Cosa pensi del campionato di Serie B: si nota la differenza dal settore giovanile? E come ti stanno aiutando i calciatori più esperti della squadra?
«Allora io parlo molto con i più grandi della squadra, come ad esempio Branca, Carriero, Salvi. Sono umilissimi e ti danno sempre consigli. E io cerco sempre di ascoltare e mettere poi in atto in campo».
Il Cittadella ti ha dato una bella responsabilità, scegliendoti come il numero 10 della squadra: cosa significa portare questo numero sulle spalle?
«Eh… è un bel numero. Poi comunque avevo seguito il campionato di Antonucci l'anno prima di arrivare a Cittadella. Lui aveva il numero 10 e ha fatto un grandissimo anno. Io diciamo che volevo… non ripetere, però magari fare un po', come lui, un grande anno calcistico».
In ordine: Ennio Tardini, Stadio San Nicola, Luigi Ferraris di Genova, Renzo Barbera fino a questo momento. Stadi che profumano di Serie A, a livello di emozioni non ti sei certo risparmiato: in quale impianto ti sei emozionato maggiormente?
«Forse il San Nicola perché è a pochi chilometri da Barletta, che è dove sono cresciuto. Poi perché ho un senso di appartenenza verso la tifoseria di Bari».
Chiudiamo il cerchio con la Serie A: la Roma ti tiene d'occhio e molti tuoi ex compagni in Primavera hanno provato l'ebrezza di scender e in campo all'Olimpico. Non ti chiedo se pensi di arrivarci anche tu perché mi sembra ovvio, ti chiedo se e come ti stai preparando a questo momento?
«Ho seguito un po' gli esordi di ex compagni della mia squadra. Comunque, ci sono tanti giocatori di qualità nella Primavera della Roma, quindi, molti hanno meritato di esordire e di rimanere con la prima squadra. Poi comunque sono state fatte altre scelte, io ho proseguito con il mio percorso a Cittadella e sono contento di aver compiuto scelta per come stanno andando le cose».
Alla Roma hai avuto a che fare con Mourinho. Ci puoi dire cos'è José Mourinho?
«Mourinho, beh… è un allenatore che ha vinto tutto, quindi ti fa già capire che allenatore è. Comunque, è stato uno dei primi a credere in me, dato che mi ha portato a Siviglia. Poi tante altre cose, durante l'anno, mi hanno portato a fare questa scelta di lasciare la Roma. Però è stato un mister che ha creduto in me e si vede che è un allenatore bravo, uno che ha vinto tutto, è molto bravo con i giocatori».
Quanto è stato importante il supporto e l'aiuto di Franco Zotti e dell'Avvocato Ciani nel tuo percorso?
«Sicuramente è fondamentale. Non mi hanno mai lasciato solo, anche quando ho passato momenti di difficoltà. Stare da solo non è facile e avere una figura accanto che ti aiuta, non ti fa abbassare il morale è molto importante per un calciatore. Specialmente nei primi anni».
Avv. Bartolomeo Ciani: «Diciamo che oggi i calciatori professionisti sono come delle aziende e quindi necessitano dell'assistenza di pool di professionisti. Claudio è seguito, per quanto riguarda il discorso calcistico, dall'agente FIFA Vincenzo Morabito, una persona di grande esperienza, e da Frank Zotti che tra l'altro ha il merito di averlo scoperto e ne cura anche gli aspetti commerciali. Invece, per quanto riguarda gli aspetti legali, tutte le vicende legali collegate alla sua attività, lo seguo io e tutti quanti cerchiamo di fare il meglio per lui e di ottimizzare le sue potenzialità affinché possa avere la migliore carriera possibile che, a detta degli addetti ai lavori, dovrebbe essere una carriera veramente importante».
Franco Zotti: «Sono contento del percorso di Claudio. Ne abbiamo passato di tempo insieme, adesso è in Serie B, ma io me lo ricordo quando era più piccolino e andavamo con un treno da una parte all'altra d'Italia. Da Verona a Roma, poi la Lazio, Chievo, SPAL… ne abbiamo passate tante. Ci sentiamo ogni giorno, con Claudio mi sento ogni giorno. Forse è l'unica persona, oltre alla mia famiglia, con cui mi sento due volte al giorno, pensa un po'. Siamo sempre lì, non abbiamo mai mollato e pure quando torna a Barletta ci alleniamo sempre e continuamente, perché ho detto a lui che la strada è sempre lunga, per arrivare al percorso giusto. È un ragazzo umile che sa dove vuole arrivare, non smette mai di credere».
Ma la sua carriera sboccerà proprio in Puglia, tra Barletta e Bisceglie, prima di approdare alla Roma, con cui assaggia anche il calcio dei grandi. Questa stagione è al Cittadella, in cui si sta ritagliando il suo spazio, con un ambizioso numero 10 sulle spalle. La Serie B non è un campionato facile, ma il suo impatto in cadetteria è di buonissimo livello.
Lo abbiamo intervistato in esclusiva, per farci raccontare direttamente da lui come stanno andando questi mesi con la maglia del Cittadella. Insieme a lui, erano presenti anche due professionisti che si occupano del suo percorso e della sua crescita: l'avvocato Bartolomeo Ciani e il suo procuratore Franco Zotti.
La tua carriera ha avuto inizio sul prato del Manzi-Chiapulin con la scuola calcio Brasilea, quando il tuo nome è iniziato a circolare negli uffici dei migliori settori giovanili. Che ricordi hai di quegli anni di scuola calcio?
«Io ho fatto sette anni di scuola calcio nella Brasilea, a Barletta, con Angelo De Ruggiero come mister, che praticamente mi ha cresciuto. Giocavo quasi sempre sotto età, mi faceva giocare sempre con i più grandi e così, diciamo, sono cresciuto più in fretta. E poi verso i 13 anni sono andato al Bisceglie, dove ho proseguito il percorso tra i professionisti».
Dopo le parentesi a Barletta e Bisceglie, arrivi a Roma, dove percorri tutto l'iter delle giovanili per approdare in Primavera. Nella tua prima stagione hai come allenatore Alberto De Rossi, una figura storica per la Roma Under-19, con oltre 500 partite come allenatore. Cosa mi puoi dire sul mister?
«Il mister sicuramente è un uomo di esperienza, sa come far crescere i giocatori. Poi, quell'anno è stato un po' difficile, perché ho saltato tre mesi per infortunio e ci ho messo un po per rientrare al 100% della forma, però comunque come mister è un grande mister».
In quell'anno siete forse la rosa più forte del campionato, ma perdere la finale scudetto contro l'Inter, in una partita in cui tu ti riveli uno dei migliori in campo nel finale di partita. C'è stata amarezza dopo quella sconfitta?
«Sì, c'è stata amarezza, perché comunque abbiamo avuto tante occasioni per vincere, eravamo pure in vantaggio. Avevo già perso una finale, quindi non volevo perdere un'altra, però…poi è andata così».
Questa stagione, invece, sei al Cittadella in Serie B: una realtà piccola, ma che da anni è una certezza della categoria ed in questo momento state addirittura battagliando per la promozione. Come ti trovi a Cittadella?
«A Cittadella si sta tranquilli: è una è una tifoseria intelligente perché ti lascia tranquillo, anche se magari fai una partita che va male. Restano sempre vicini alla squadra, non fanno magari contestazioni e quindi ti lasciano lavorare. E quello per noi è molto importante, perché vai spensierato in campo».
Cosa pensi del campionato di Serie B: si nota la differenza dal settore giovanile? E come ti stanno aiutando i calciatori più esperti della squadra?
«Allora io parlo molto con i più grandi della squadra, come ad esempio Branca, Carriero, Salvi. Sono umilissimi e ti danno sempre consigli. E io cerco sempre di ascoltare e mettere poi in atto in campo».
Il Cittadella ti ha dato una bella responsabilità, scegliendoti come il numero 10 della squadra: cosa significa portare questo numero sulle spalle?
«Eh… è un bel numero. Poi comunque avevo seguito il campionato di Antonucci l'anno prima di arrivare a Cittadella. Lui aveva il numero 10 e ha fatto un grandissimo anno. Io diciamo che volevo… non ripetere, però magari fare un po', come lui, un grande anno calcistico».
In ordine: Ennio Tardini, Stadio San Nicola, Luigi Ferraris di Genova, Renzo Barbera fino a questo momento. Stadi che profumano di Serie A, a livello di emozioni non ti sei certo risparmiato: in quale impianto ti sei emozionato maggiormente?
«Forse il San Nicola perché è a pochi chilometri da Barletta, che è dove sono cresciuto. Poi perché ho un senso di appartenenza verso la tifoseria di Bari».
Chiudiamo il cerchio con la Serie A: la Roma ti tiene d'occhio e molti tuoi ex compagni in Primavera hanno provato l'ebrezza di scender e in campo all'Olimpico. Non ti chiedo se pensi di arrivarci anche tu perché mi sembra ovvio, ti chiedo se e come ti stai preparando a questo momento?
«Ho seguito un po' gli esordi di ex compagni della mia squadra. Comunque, ci sono tanti giocatori di qualità nella Primavera della Roma, quindi, molti hanno meritato di esordire e di rimanere con la prima squadra. Poi comunque sono state fatte altre scelte, io ho proseguito con il mio percorso a Cittadella e sono contento di aver compiuto scelta per come stanno andando le cose».
Alla Roma hai avuto a che fare con Mourinho. Ci puoi dire cos'è José Mourinho?
«Mourinho, beh… è un allenatore che ha vinto tutto, quindi ti fa già capire che allenatore è. Comunque, è stato uno dei primi a credere in me, dato che mi ha portato a Siviglia. Poi tante altre cose, durante l'anno, mi hanno portato a fare questa scelta di lasciare la Roma. Però è stato un mister che ha creduto in me e si vede che è un allenatore bravo, uno che ha vinto tutto, è molto bravo con i giocatori».
Quanto è stato importante il supporto e l'aiuto di Franco Zotti e dell'Avvocato Ciani nel tuo percorso?
«Sicuramente è fondamentale. Non mi hanno mai lasciato solo, anche quando ho passato momenti di difficoltà. Stare da solo non è facile e avere una figura accanto che ti aiuta, non ti fa abbassare il morale è molto importante per un calciatore. Specialmente nei primi anni».
Avv. Bartolomeo Ciani: «Diciamo che oggi i calciatori professionisti sono come delle aziende e quindi necessitano dell'assistenza di pool di professionisti. Claudio è seguito, per quanto riguarda il discorso calcistico, dall'agente FIFA Vincenzo Morabito, una persona di grande esperienza, e da Frank Zotti che tra l'altro ha il merito di averlo scoperto e ne cura anche gli aspetti commerciali. Invece, per quanto riguarda gli aspetti legali, tutte le vicende legali collegate alla sua attività, lo seguo io e tutti quanti cerchiamo di fare il meglio per lui e di ottimizzare le sue potenzialità affinché possa avere la migliore carriera possibile che, a detta degli addetti ai lavori, dovrebbe essere una carriera veramente importante».
Franco Zotti: «Sono contento del percorso di Claudio. Ne abbiamo passato di tempo insieme, adesso è in Serie B, ma io me lo ricordo quando era più piccolino e andavamo con un treno da una parte all'altra d'Italia. Da Verona a Roma, poi la Lazio, Chievo, SPAL… ne abbiamo passate tante. Ci sentiamo ogni giorno, con Claudio mi sento ogni giorno. Forse è l'unica persona, oltre alla mia famiglia, con cui mi sento due volte al giorno, pensa un po'. Siamo sempre lì, non abbiamo mai mollato e pure quando torna a Barletta ci alleniamo sempre e continuamente, perché ho detto a lui che la strada è sempre lunga, per arrivare al percorso giusto. È un ragazzo umile che sa dove vuole arrivare, non smette mai di credere».