Centenario biancorosso: il problematico Barletta di Tatò e l’apocalisse Perpignano - Tredicesima parte
2011-2015, dai rimpianti del Barletta di Mazzeo e Schetter, al secondo controverso fallimento
venerdì 13 maggio 2022
Barletta, stadio Cosimo Puttilli, 2 agosto 2011. È la serata della presentazione in grande stile del Barletta che andrà ad affrontare il campionato di Prima Divisione Girone B 2011/2012. Presenti sul palco, il presidente Roberto Tatò, suo figlio Walter in qualità di vice-presidente, il nuovo direttore sportivo Renzo Castagnini, l'allenatore Marco Cari, ed una rosa di giocatori forti ed esperti, allestita col chiaro intento di provare a centrare, 25 anni dopo, il traguardo della Serie B.
A presentare la serata è la brillante Mariella Dibenedetto, mentre a coinvolgere i tanti tifosi presenti ci pensa Gino Pastore con il suo celeberrimo "Alè, Alè, u Barlètt mo va s'gnè". Più defilato, ma non certo meno ottimista, specie in merito alla questione stadio (sic), l'appena rieletto sindaco Nicola Maffei. Ed in effetti non può non suscitare entusiasmo una rosa, quella del Barletta, nella quale sono presenti elementi quali il portiere Vincenzo Sicignano, che vanta una presenza nella Nazionale A ai tempi di Lippi, esperti e rocciosi difensori quali Migliaccio, Mengoni e Pelagias, laterali come il velocissimo Mazzarani ed i confermatissimi centrocampisti Federico Cerone, Giacomo Zappacosta e capitan Simone Guerri. Ma è l'attacco del nuovo Barletta a far sognare i tifosi, con gente come il fantasista Antonio Schetter, il centravanti ex Lanciano Francesco Di Gennaro e gli ex Atletico Roma Raffaele Franchini e Fabio Mazzeo.
E ci sarebbe ancora più da sognare se in federazione non si fosse partorita la genialata di mischiare nei due gironi squadre del Nord con squadre del Sud, anzichè optare, come era sempre stato, per la classica suddivisione geografica dei due raggruppamenti. Finisce che anzichè i derby tradizionali ed infuocati contro Foggia e Taranto, o la dolce trasferta amarcord di Sorrento (a proposito di Serie B), al Barletta tocca affrontare nello stesso girone, squadre come Cremonese, Spezia, Sud Tirol, Feralpi Salò, Pergocrema. Nel girone del Barletta poi, oltre alla supercorazzata Spezia, vi sono anche Piacenza, Triestina, Portogruaro e Frosinone, vale a dire tutte e quattro le retrocesse dalla Serie B. Che dire, una delle tante "brillanti" idee della FIGC del terzo millennio. Quella delle due (per ora) mancate qualificazioni ai mondiali consecutive.
Il Barletta inizia il campionato con due convincenti vittorie contro Frosinone in casa e Prato in trasferta, e sembra debba andare per il meglio anche il derby del Puttilli contro un Andria BAT subito annichilita dai gol di Schetter e Franchini. Ma sul 2-0 la squadra di Cari inizia a piacersi un po troppo e lascia rientrare in gara i biancazzurri federiciani, i quali non solo riescono a pareggiare l'incontro con le reti di Comini e Del Core, ma fanno letteralmente soffrire le pene dell'inferno ai biancorossi, che a stento riescono a portare a casa il 2-2 finale.
Ma i veri problemi per il Barletta iniziano con la sconfitta di Lanciano, dove Mazzeo e compagni, in superiorità numerica, riescono a farsi battere in pieno recupero da un bolide su punizione dello specialista Mammarella, sul quale però Sicignano pare tutt'altro che esente da colpe. E non va tanto meglio nella successiva gara interna contro il Latina dell'ex mister Stefano Sanderra, dove gli uomini di Cari non vanno oltre un pareggio per 1-1 che porta alla prima (anche se decisamente prematura) sonora contestazione della curva a squadra e tecnico.
Il Barletta formato esterno sembra però funzionare decisamente meglio. La squadra ottiene infatti due vittorie consecutive contro Bassano (1-0) e Triestina (2-1), intervallate dal faticosissimo pareggio interno in notturna contro l'ostica Sud Tirol di mister Giovannino Stroppa, nella sera in cui tutto il Puttilli piange, insieme ai familiari, le cinque vittime del crollo di Via Roma.
Dopo la vittoria di Trieste, il Barletta è terzo in classifica ed è atteso da un favorevole doppio turno casalingo contro il neopromosso Trapani e il fanalino di coda Feralpi Salò. E' una grossa occasione per aggredire il primato in classifica ed indirizzare il campionato verso gli obiettivi dichiarati ad inizio stagione. Finisce purtroppo con il Barletta che subisce, non due, ma (contando anche il derby di Coppa Italia contro il Foggia) addirittura tre sconfitte casalinghe consecutive, dove i "Cari vattene" e gli "andate a lavorare" provenienti dalla curva diventano ormai una triste consuetudine.
La squadra, se si considerano i singoli, ha un potenziale enorme, ma in casa proprio non riesce ad esprimersi come potrebbe e soprattutto come dovrebbe. Certo essere contestati sin dalla quinta di campionato influisce, ma sul deludente andamento della squadra incidono parecchio anche limiti caratteriali piuttosto evidenti, oltre che il rendimento ben al di sotto delle aspettative di elementi come il portiere Sicignano (a cui spesso e volentieri viene preferito il giovane Pasquale Pane) Franchini e Di Gennaro. Quest'ultimo in particolare trova la prima rete solo all'undicesima giornata nella trasferta di Portogruaro, mentre a Franchini viene sempre più spesso preferito un Federico Cerone in grado di garantire maggiore copertura a centrocampo rispetto all'ex fantasista dell'Atletico Roma. Ed è proprio Cerone a sbloccare il Barletta nella gara interna contro il Pergocrema, nel giorno del primo storico sciopero del tifo organizzato biancorosso.
Il Barletta andrà avanti tra alti e bassi con Marco Cari fino al pareggio di Latina della 22esima giornata, quando al termine dell'ennesima prestazione al di sotto delle aspettative Tatò solleva dall'incarico il tecnico laziale e chiama sulla panchina del Barletta l'ex Messina Nello Di Costanzo. Il cambio del mister non è che l'ennesimo traumatico stravolgimento in questa stagione. Poco prima, infatti, aveva dato forfait per motivi personali anche il direttore sportivo Renzo Castagnini.
In tutto questo baillamme, le uniche consolazioni per i tifosi vengono dalle prestazioni dei singoli: in particolare del bomber Fabio Mazzeo, dell'imprendibile trequartista Tony Schetter, e di Saveriano Infantino.
Citiamo i nomi di questi tre giocatori non a caso, in quanto saranno proprio i gol di Mazzeo su rigore, di Infantino e di Schetter a ribaltare al Puttilli in notturna il doppio vantaggio del forte Siracusa, per quella che senza dubbio resterà la più bella partita del Barletta dell'intera gestione Tatò. L'esaltante 3-2 rifilato ai siciliani rimette ii biancorossi in piena corsa per la post season. Ma le speranze del Barletta di restare in corsa per i play-off promozione vengono subito ridotte al lumicino dalla gran zuccata di Evacuo con la quale lo Spezia, ormai lanciato verso la Serie B, espugna il Puttilli. Il Barletta, grazie soprattutto ai sei punti di penalizzazione inflitti alla Cremonese, resta virtualmente in lotta per gli spareggi fino all'ultima giornata, quando sul campo di un Piacenza ormai prossimo al fallimento, i biancorossi riescono a farsi imporre il più amaro dei pareggi che, complice anche la penalizzazione di un punto causata da presunte irregolarità amministrative, costa al Barletta l'accesso ai play-off promozione.
L'amarezza e lo sconforto per una stagione a questo punto fallimentare, ma anche la polemica per l'accesso ai play off di una Cremonese coinvolta nel gran pasticcio delle scommesse, spingono Tatò dapprima a rassegnare le dimissioni, per poi ritirarle annunciando urbi et orbi un forte ridimensionamento del Barletta sul fronte delle ambizioni e degli ingaggi. Del parco giocatori che neanche un anno prima faceva sognare la Serie B, resteranno infatti i soli Pane, Mazzarani e Simoncelli. Il resto della rosa sarà quasi interamente composto da ragazzi presi in prestito o comproprietà a destra e a manca.
A guidare il Barletta 2012/2013 viene chiamato l'ex Manfredonia Raffaele Novelli. Un tecnico ritenuto più che adatto a guidare una rosa fatta quasi interamente da giovani, portato a Barletta dal nuovo direttore sportivo Peppino Pavone. L' obiettivo importantissimo da centrare è ora più che mai quello della permanenza nella categoria, in ragione soprattutto del fatto che - causa riforma della Serie C prevista per la stagione 2014/2015 - nel campionato 2013/2014 in Lega Pro Prima Divisione non saranno previste retrocessioni.
Il campionato di Prima Divisione 2012/2013 - ritornato alla tradizionale suddivisione geografica dei due gironi - sarà per il Barletta a dir poco sofferto. La squadra subisce un rovescio dopo l'altro e si ritrova ben presto invischiata nelle zone bassissime della classifica, nonostante tra i ragazzi portati da Pavone non manchino elementi interessanti quali Andrea La Mantia (oggi in A con l'Empoli), Jacopo Dezi e l'ex Andria Mirko Carretta, coadiuvati dalla classe e dall'esperienza di capitan Riccardo Allegretti.
L'aria intorno alla squadra e alla società si fa pesantissima, con Tatò sempre più contestato e con il DS Peppino Pavone che viene praticamente costretto a rassegnare le dimissioni. In panchina poi, il valzer degli allenatori è di quelli che farebbero impallidire persino la buon'anima di Zamparini, con Novelli che viene prima sostituito da Paolo Stringara, salvo poi essere richiamato poco prima di Natale, per poi essere defiitivamente giubilato in favore di Nevio Orlandi, dopo la sconfitta interna contro il Gubbio.
Il Barletta di mister Orlandi ottiene tre pareggi per 0-0 contro Frosinone, Andria e Sorrento, e dopo la sconfitta in casa della Paganese riesce a classificarsi per i play out battendo, anche piuttosto nettamente, Prato e Viareggio in casa e Carrarese fuori. Avversario dei biancorossi dello spareggio salvezza sarà niente meno che l'Andria BAT. Una squadra che dopo un discreto avvio di stagione (con tra l'altro la vittoria per 1-0 al Puttilli), da mesi è alle prese con un grave crisi societaria. L'andata si gioca a Barletta il 26 maggio del 2013 dinanzi a quasi tremila spettatori, ed è la classica partita bloccata e caratterizzata dalla paura. Tutto questo fino al 86', quando capitan Allegretti su punizione da circa 20 metri fa secco il portiere andriese Rossi tra la gioia incontenibile del Puttilli.
Gioia che diventa tripudio quattro minuti più tardi quando La Mantia fissa il punteggio sul 2-0 con il quale il Barletta si presenterà al "Degli Ulivi" di Andria la domenica successiva. Una gara, quella di ritorno, nella quale non c'è praticamete storia, dove un Andria spuntato, depresso e contestato viene condannato alla retrocessione da un gol nel finale dell'ex Mirko Carretta. E mentre l'Andria calcistica piomba nello sconforto, a Barletta è grande festa al Puttilli per una salvezza che sembrava impossibile solo qualche settimana prima. Una salvezza che garantisce al Barletta la permanenza in C anche per la stagione 2013/2014.
Una stagione che, senza tema di smentite, in termini di gioco e risultati possiamo tranquillamente definire come una delle peggiori in assoluto in cent'anni di storia. La rosa è più o meno la stessa della stagione precedente, ma nonostante questo, qualcuno in città ha persino il coraggio di parlare di ambizioni play off (estesi fino al nono posto giusto per dare un po di pathos ad un campionato senza retrocessioni). Finisce naturalmente con il Barletta che disputa un campionato per molti versi ben peggiore di quello dell'anno precedente, dove il culmine del disastro viene raggiunto il 30 marzo 2014 con il vergognoso 1-6 subito da un Benevento neanche tanto in forma. Al termine della gara, il presidente dimissionario Tatò licenzia in un colpo solo l' allenatore Orlandi, lo staff tecnico e il contestatissimo direttore sportivo Gabriele Martino. È l'ultimo atto della presidenza Tatò prima dell'avvento, a maggio 2014, dell' "uomo che ha fatto mille chilometri per venire a fare calcio a Barletta": Giuseppe Perpignano da Genova.
Parlare del Barletta di Perpignano non è semplice. Proviamo di farlo in questa sede, cercando di scindere l'uomo di calcio dal presidente-proprietario. L'uomo di calcio dimostra sin da subito una certa competenza, allestendo praticamente da zero una rosa che disputerà per certi versi un grande campionato, mettendo in mostra tra l'altro giocatori come l'attaccante senegalese Ameth Fall e il fantasista Roberto Floriano (memorabile il suo gol al Messina, e semplicemente fantastico quello allo Zaccheria di Foggia), ma soprattutto sciorinando un gran bel gioco collettivo grazie alle idee di mister Marco Sesia: un allenatore che resterà indubbiamente tra i più amati dal popolo biancorosso.
Il problema è però il Perpignano presidente, sul quale le voci di insolvenza iniziano a girare in qualche redazione giornalistica locale già nel mese di ottobre 2014. Voci che però vengono seccamente smentite dal diretto interessato, tra il sollievo di molti tifosi, più o meno col vecchio slogan da anni Settanta "giornalista terrorista". Il problema è che le voci iniziano a concretizzarsi gia a dicembre con il primo(?) ritardo nel pagamento di stipendi e contributi, e con la cessione di Roberto Floriano al Pisa.
A questo punto i tifosi mangiano la foglia ed iniziano a pressare Perpignano affinchè questi fornisca chiarimenti in merito ad una situazione societaria, la cui gravità inizia a palesarsi con i primi due punti di penalizzazione cervelloticamente giustificati da Perpignano nel nome del "male minore", vista la confortante situazione di classifica della squadra e, parole e musica di Giuseppe Perpignano, la situazione economico-finanziaria "molto meno grave di quel che si dice" anche per la disponibilità ad entrare in società dell'impreditore molisano Adelmo Berardo.
L'ambiente biancorosso, dopo l'inspiegabile esonero di Marco Sesia e l'arrivo in panchina di Ninni Corda, è però letteralmente in fibrillazione. Lo slogan "giornalista terrorista" ormai non attacca più, e la situazione, già tesa prima, diventa incandescente con l'esplodere tra aprile e maggio dell'inchiesta "dirty soccer" che vede invischiato anche il Barletta di Ninni Corda a causa di una presunta combine nella gara interna contro la Vigor Lamezia terminata con un rocambolesco 3-3. Gli sviluppi dell'ennesimo scandalo riguardante partite truccate non intaccano minimamente il morale già ai minimi termini di una tifoseria barlettana ormai rassegnata al secondo rovinoso fallimento della prima squadra cittadina, che viene praticamente ufficializzato a fine giugno dallo stesso Perpignano.
Che dire, un finale squallido di una gestione semplicemente disastrosa, sulla quale restano comunque tanti i lati oscuri e i punti di domanda. Per esempio, alla luce del fatto che durante la sua gestione, Perpignano ha più volte tirato in ballo emolumenti mai arrivati dalla Lega per giustificare i ritardati pagamenti, con quali soldi "l'uomo che ha fatto mille chilometri per fare calcio a Barletta" ha acquisito la proprietà della S.S. Barletta e allestito la squadra? Come mai l'allora presidente di Lega Pro Mario Macalli, intervenuto durante una trasmissione locale proprio per discutere della crisi societaria del Barletta di Perpignano, ritenne per lo meno esagerato l'esposto alla Guardia di Finanza presentato da un gruppo di tifosi? Come è possibile che uno come Perpignano, da sempre nel mondo del calcio, non conoscesse tutte le difficoltà di gestione di una squadra di Serie C? E mister Sesia, che era con Perpignano gia al Rapallo Bogliasco, era al corrente della situazione finanziaria del suo presidente? E se si, perchè lo ha seguito anche a Barletta? Ma soprattutto, possibile mai che nell'era di Internet e dei social dove in pratica si sa tutto di tutti, nessuno a Barletta si sia mai interrogato sulla effettiva affidabilità di Perpignano prima dell'acquisizione della società?
Alla luce di tutti questi interrogativi i casi sono due: o Perpignano aveva qualche conto in sospeso con la città di Barletta e con la sua squadra, tanto da far fallire di proposito una società lasciatagli da Tatò senza un euro di debito; oppure, più probabilmente, molte verità sul periodo di gestione del Barletta da parte di questo improbabile avventurista del pallone, non sono state dette. Fatto sta che il 30 giugno 2015 il Barletta viene dichiarato fallito per la seconda volta nella sua centenaria storia.
A presentare la serata è la brillante Mariella Dibenedetto, mentre a coinvolgere i tanti tifosi presenti ci pensa Gino Pastore con il suo celeberrimo "Alè, Alè, u Barlètt mo va s'gnè". Più defilato, ma non certo meno ottimista, specie in merito alla questione stadio (sic), l'appena rieletto sindaco Nicola Maffei. Ed in effetti non può non suscitare entusiasmo una rosa, quella del Barletta, nella quale sono presenti elementi quali il portiere Vincenzo Sicignano, che vanta una presenza nella Nazionale A ai tempi di Lippi, esperti e rocciosi difensori quali Migliaccio, Mengoni e Pelagias, laterali come il velocissimo Mazzarani ed i confermatissimi centrocampisti Federico Cerone, Giacomo Zappacosta e capitan Simone Guerri. Ma è l'attacco del nuovo Barletta a far sognare i tifosi, con gente come il fantasista Antonio Schetter, il centravanti ex Lanciano Francesco Di Gennaro e gli ex Atletico Roma Raffaele Franchini e Fabio Mazzeo.
E ci sarebbe ancora più da sognare se in federazione non si fosse partorita la genialata di mischiare nei due gironi squadre del Nord con squadre del Sud, anzichè optare, come era sempre stato, per la classica suddivisione geografica dei due raggruppamenti. Finisce che anzichè i derby tradizionali ed infuocati contro Foggia e Taranto, o la dolce trasferta amarcord di Sorrento (a proposito di Serie B), al Barletta tocca affrontare nello stesso girone, squadre come Cremonese, Spezia, Sud Tirol, Feralpi Salò, Pergocrema. Nel girone del Barletta poi, oltre alla supercorazzata Spezia, vi sono anche Piacenza, Triestina, Portogruaro e Frosinone, vale a dire tutte e quattro le retrocesse dalla Serie B. Che dire, una delle tante "brillanti" idee della FIGC del terzo millennio. Quella delle due (per ora) mancate qualificazioni ai mondiali consecutive.
Il Barletta inizia il campionato con due convincenti vittorie contro Frosinone in casa e Prato in trasferta, e sembra debba andare per il meglio anche il derby del Puttilli contro un Andria BAT subito annichilita dai gol di Schetter e Franchini. Ma sul 2-0 la squadra di Cari inizia a piacersi un po troppo e lascia rientrare in gara i biancazzurri federiciani, i quali non solo riescono a pareggiare l'incontro con le reti di Comini e Del Core, ma fanno letteralmente soffrire le pene dell'inferno ai biancorossi, che a stento riescono a portare a casa il 2-2 finale.
Ma i veri problemi per il Barletta iniziano con la sconfitta di Lanciano, dove Mazzeo e compagni, in superiorità numerica, riescono a farsi battere in pieno recupero da un bolide su punizione dello specialista Mammarella, sul quale però Sicignano pare tutt'altro che esente da colpe. E non va tanto meglio nella successiva gara interna contro il Latina dell'ex mister Stefano Sanderra, dove gli uomini di Cari non vanno oltre un pareggio per 1-1 che porta alla prima (anche se decisamente prematura) sonora contestazione della curva a squadra e tecnico.
Il Barletta formato esterno sembra però funzionare decisamente meglio. La squadra ottiene infatti due vittorie consecutive contro Bassano (1-0) e Triestina (2-1), intervallate dal faticosissimo pareggio interno in notturna contro l'ostica Sud Tirol di mister Giovannino Stroppa, nella sera in cui tutto il Puttilli piange, insieme ai familiari, le cinque vittime del crollo di Via Roma.
Dopo la vittoria di Trieste, il Barletta è terzo in classifica ed è atteso da un favorevole doppio turno casalingo contro il neopromosso Trapani e il fanalino di coda Feralpi Salò. E' una grossa occasione per aggredire il primato in classifica ed indirizzare il campionato verso gli obiettivi dichiarati ad inizio stagione. Finisce purtroppo con il Barletta che subisce, non due, ma (contando anche il derby di Coppa Italia contro il Foggia) addirittura tre sconfitte casalinghe consecutive, dove i "Cari vattene" e gli "andate a lavorare" provenienti dalla curva diventano ormai una triste consuetudine.
La squadra, se si considerano i singoli, ha un potenziale enorme, ma in casa proprio non riesce ad esprimersi come potrebbe e soprattutto come dovrebbe. Certo essere contestati sin dalla quinta di campionato influisce, ma sul deludente andamento della squadra incidono parecchio anche limiti caratteriali piuttosto evidenti, oltre che il rendimento ben al di sotto delle aspettative di elementi come il portiere Sicignano (a cui spesso e volentieri viene preferito il giovane Pasquale Pane) Franchini e Di Gennaro. Quest'ultimo in particolare trova la prima rete solo all'undicesima giornata nella trasferta di Portogruaro, mentre a Franchini viene sempre più spesso preferito un Federico Cerone in grado di garantire maggiore copertura a centrocampo rispetto all'ex fantasista dell'Atletico Roma. Ed è proprio Cerone a sbloccare il Barletta nella gara interna contro il Pergocrema, nel giorno del primo storico sciopero del tifo organizzato biancorosso.
Il Barletta andrà avanti tra alti e bassi con Marco Cari fino al pareggio di Latina della 22esima giornata, quando al termine dell'ennesima prestazione al di sotto delle aspettative Tatò solleva dall'incarico il tecnico laziale e chiama sulla panchina del Barletta l'ex Messina Nello Di Costanzo. Il cambio del mister non è che l'ennesimo traumatico stravolgimento in questa stagione. Poco prima, infatti, aveva dato forfait per motivi personali anche il direttore sportivo Renzo Castagnini.
In tutto questo baillamme, le uniche consolazioni per i tifosi vengono dalle prestazioni dei singoli: in particolare del bomber Fabio Mazzeo, dell'imprendibile trequartista Tony Schetter, e di Saveriano Infantino.
Citiamo i nomi di questi tre giocatori non a caso, in quanto saranno proprio i gol di Mazzeo su rigore, di Infantino e di Schetter a ribaltare al Puttilli in notturna il doppio vantaggio del forte Siracusa, per quella che senza dubbio resterà la più bella partita del Barletta dell'intera gestione Tatò. L'esaltante 3-2 rifilato ai siciliani rimette ii biancorossi in piena corsa per la post season. Ma le speranze del Barletta di restare in corsa per i play-off promozione vengono subito ridotte al lumicino dalla gran zuccata di Evacuo con la quale lo Spezia, ormai lanciato verso la Serie B, espugna il Puttilli. Il Barletta, grazie soprattutto ai sei punti di penalizzazione inflitti alla Cremonese, resta virtualmente in lotta per gli spareggi fino all'ultima giornata, quando sul campo di un Piacenza ormai prossimo al fallimento, i biancorossi riescono a farsi imporre il più amaro dei pareggi che, complice anche la penalizzazione di un punto causata da presunte irregolarità amministrative, costa al Barletta l'accesso ai play-off promozione.
L'amarezza e lo sconforto per una stagione a questo punto fallimentare, ma anche la polemica per l'accesso ai play off di una Cremonese coinvolta nel gran pasticcio delle scommesse, spingono Tatò dapprima a rassegnare le dimissioni, per poi ritirarle annunciando urbi et orbi un forte ridimensionamento del Barletta sul fronte delle ambizioni e degli ingaggi. Del parco giocatori che neanche un anno prima faceva sognare la Serie B, resteranno infatti i soli Pane, Mazzarani e Simoncelli. Il resto della rosa sarà quasi interamente composto da ragazzi presi in prestito o comproprietà a destra e a manca.
A guidare il Barletta 2012/2013 viene chiamato l'ex Manfredonia Raffaele Novelli. Un tecnico ritenuto più che adatto a guidare una rosa fatta quasi interamente da giovani, portato a Barletta dal nuovo direttore sportivo Peppino Pavone. L' obiettivo importantissimo da centrare è ora più che mai quello della permanenza nella categoria, in ragione soprattutto del fatto che - causa riforma della Serie C prevista per la stagione 2014/2015 - nel campionato 2013/2014 in Lega Pro Prima Divisione non saranno previste retrocessioni.
Il campionato di Prima Divisione 2012/2013 - ritornato alla tradizionale suddivisione geografica dei due gironi - sarà per il Barletta a dir poco sofferto. La squadra subisce un rovescio dopo l'altro e si ritrova ben presto invischiata nelle zone bassissime della classifica, nonostante tra i ragazzi portati da Pavone non manchino elementi interessanti quali Andrea La Mantia (oggi in A con l'Empoli), Jacopo Dezi e l'ex Andria Mirko Carretta, coadiuvati dalla classe e dall'esperienza di capitan Riccardo Allegretti.
L'aria intorno alla squadra e alla società si fa pesantissima, con Tatò sempre più contestato e con il DS Peppino Pavone che viene praticamente costretto a rassegnare le dimissioni. In panchina poi, il valzer degli allenatori è di quelli che farebbero impallidire persino la buon'anima di Zamparini, con Novelli che viene prima sostituito da Paolo Stringara, salvo poi essere richiamato poco prima di Natale, per poi essere defiitivamente giubilato in favore di Nevio Orlandi, dopo la sconfitta interna contro il Gubbio.
Il Barletta di mister Orlandi ottiene tre pareggi per 0-0 contro Frosinone, Andria e Sorrento, e dopo la sconfitta in casa della Paganese riesce a classificarsi per i play out battendo, anche piuttosto nettamente, Prato e Viareggio in casa e Carrarese fuori. Avversario dei biancorossi dello spareggio salvezza sarà niente meno che l'Andria BAT. Una squadra che dopo un discreto avvio di stagione (con tra l'altro la vittoria per 1-0 al Puttilli), da mesi è alle prese con un grave crisi societaria. L'andata si gioca a Barletta il 26 maggio del 2013 dinanzi a quasi tremila spettatori, ed è la classica partita bloccata e caratterizzata dalla paura. Tutto questo fino al 86', quando capitan Allegretti su punizione da circa 20 metri fa secco il portiere andriese Rossi tra la gioia incontenibile del Puttilli.
Gioia che diventa tripudio quattro minuti più tardi quando La Mantia fissa il punteggio sul 2-0 con il quale il Barletta si presenterà al "Degli Ulivi" di Andria la domenica successiva. Una gara, quella di ritorno, nella quale non c'è praticamete storia, dove un Andria spuntato, depresso e contestato viene condannato alla retrocessione da un gol nel finale dell'ex Mirko Carretta. E mentre l'Andria calcistica piomba nello sconforto, a Barletta è grande festa al Puttilli per una salvezza che sembrava impossibile solo qualche settimana prima. Una salvezza che garantisce al Barletta la permanenza in C anche per la stagione 2013/2014.
Una stagione che, senza tema di smentite, in termini di gioco e risultati possiamo tranquillamente definire come una delle peggiori in assoluto in cent'anni di storia. La rosa è più o meno la stessa della stagione precedente, ma nonostante questo, qualcuno in città ha persino il coraggio di parlare di ambizioni play off (estesi fino al nono posto giusto per dare un po di pathos ad un campionato senza retrocessioni). Finisce naturalmente con il Barletta che disputa un campionato per molti versi ben peggiore di quello dell'anno precedente, dove il culmine del disastro viene raggiunto il 30 marzo 2014 con il vergognoso 1-6 subito da un Benevento neanche tanto in forma. Al termine della gara, il presidente dimissionario Tatò licenzia in un colpo solo l' allenatore Orlandi, lo staff tecnico e il contestatissimo direttore sportivo Gabriele Martino. È l'ultimo atto della presidenza Tatò prima dell'avvento, a maggio 2014, dell' "uomo che ha fatto mille chilometri per venire a fare calcio a Barletta": Giuseppe Perpignano da Genova.
Parlare del Barletta di Perpignano non è semplice. Proviamo di farlo in questa sede, cercando di scindere l'uomo di calcio dal presidente-proprietario. L'uomo di calcio dimostra sin da subito una certa competenza, allestendo praticamente da zero una rosa che disputerà per certi versi un grande campionato, mettendo in mostra tra l'altro giocatori come l'attaccante senegalese Ameth Fall e il fantasista Roberto Floriano (memorabile il suo gol al Messina, e semplicemente fantastico quello allo Zaccheria di Foggia), ma soprattutto sciorinando un gran bel gioco collettivo grazie alle idee di mister Marco Sesia: un allenatore che resterà indubbiamente tra i più amati dal popolo biancorosso.
Il problema è però il Perpignano presidente, sul quale le voci di insolvenza iniziano a girare in qualche redazione giornalistica locale già nel mese di ottobre 2014. Voci che però vengono seccamente smentite dal diretto interessato, tra il sollievo di molti tifosi, più o meno col vecchio slogan da anni Settanta "giornalista terrorista". Il problema è che le voci iniziano a concretizzarsi gia a dicembre con il primo(?) ritardo nel pagamento di stipendi e contributi, e con la cessione di Roberto Floriano al Pisa.
A questo punto i tifosi mangiano la foglia ed iniziano a pressare Perpignano affinchè questi fornisca chiarimenti in merito ad una situazione societaria, la cui gravità inizia a palesarsi con i primi due punti di penalizzazione cervelloticamente giustificati da Perpignano nel nome del "male minore", vista la confortante situazione di classifica della squadra e, parole e musica di Giuseppe Perpignano, la situazione economico-finanziaria "molto meno grave di quel che si dice" anche per la disponibilità ad entrare in società dell'impreditore molisano Adelmo Berardo.
L'ambiente biancorosso, dopo l'inspiegabile esonero di Marco Sesia e l'arrivo in panchina di Ninni Corda, è però letteralmente in fibrillazione. Lo slogan "giornalista terrorista" ormai non attacca più, e la situazione, già tesa prima, diventa incandescente con l'esplodere tra aprile e maggio dell'inchiesta "dirty soccer" che vede invischiato anche il Barletta di Ninni Corda a causa di una presunta combine nella gara interna contro la Vigor Lamezia terminata con un rocambolesco 3-3. Gli sviluppi dell'ennesimo scandalo riguardante partite truccate non intaccano minimamente il morale già ai minimi termini di una tifoseria barlettana ormai rassegnata al secondo rovinoso fallimento della prima squadra cittadina, che viene praticamente ufficializzato a fine giugno dallo stesso Perpignano.
Che dire, un finale squallido di una gestione semplicemente disastrosa, sulla quale restano comunque tanti i lati oscuri e i punti di domanda. Per esempio, alla luce del fatto che durante la sua gestione, Perpignano ha più volte tirato in ballo emolumenti mai arrivati dalla Lega per giustificare i ritardati pagamenti, con quali soldi "l'uomo che ha fatto mille chilometri per fare calcio a Barletta" ha acquisito la proprietà della S.S. Barletta e allestito la squadra? Come mai l'allora presidente di Lega Pro Mario Macalli, intervenuto durante una trasmissione locale proprio per discutere della crisi societaria del Barletta di Perpignano, ritenne per lo meno esagerato l'esposto alla Guardia di Finanza presentato da un gruppo di tifosi? Come è possibile che uno come Perpignano, da sempre nel mondo del calcio, non conoscesse tutte le difficoltà di gestione di una squadra di Serie C? E mister Sesia, che era con Perpignano gia al Rapallo Bogliasco, era al corrente della situazione finanziaria del suo presidente? E se si, perchè lo ha seguito anche a Barletta? Ma soprattutto, possibile mai che nell'era di Internet e dei social dove in pratica si sa tutto di tutti, nessuno a Barletta si sia mai interrogato sulla effettiva affidabilità di Perpignano prima dell'acquisizione della società?
Alla luce di tutti questi interrogativi i casi sono due: o Perpignano aveva qualche conto in sospeso con la città di Barletta e con la sua squadra, tanto da far fallire di proposito una società lasciatagli da Tatò senza un euro di debito; oppure, più probabilmente, molte verità sul periodo di gestione del Barletta da parte di questo improbabile avventurista del pallone, non sono state dette. Fatto sta che il 30 giugno 2015 il Barletta viene dichiarato fallito per la seconda volta nella sua centenaria storia.