Centenario biancorosso, gli anni delle “furie rosse” (1980-1984) - Terza parte
Fragilissimo in trasferta, ma devastante in casa. Il Barletta dei primi anni Ottanta assurge alla ribalta nazionale
lunedì 31 gennaio 2022
"Dal letame nascono i fior", cantava Fabrizio De Andrè nel brano "Via del campo" del 1967. Una delle più celebri citazioni del grande cantautore genovese che può essere tranquillamente usata nel caso di Barletta – Brindisi 0-2 del 23 marzo 1980, quando un goffo autogol di Blasio, e un micidiale contropiede del terzino goleador Luciano Mordocco (una sorta di Cabrini della Locride), spinsero i biancorossi di mister Bastiani verso il baratro di una possibile caduta in Serie D.
Per provare ad evitare al Barletta l'onta di una possibile seconda retrocessione consecutiva, viene richiamato in panchina ancora una volta il duo di eterni subentranti Margiotta-Di Paola. La salvezza arriverà solo all'ultima giornata grazie ad un pirotecnico 4-2 alla Juve Stabia.
Passato il pericolo, il presidente Francavilla corre ai ripari richiamando a Barletta Paolo Cariati (reduce da una breve parentesi alla Salernitana) e il centravanti Antonio "Toto" Rondon. Al "Comunale" di Via Vittorio Veneto arriva inoltre Salvatore Cascella, un buon attaccante esterno con trascorsi in Serie B con le maglie di SPAL e Varese. A guidare la truppa biancorossa viene chiamato mister Mario Trebbi, ex tecnico di Alessandria e Savoia, ma soprattutto ex difensore del Milan campione d'Europa a Wembley nel 1963, contro il Benfica di Eusebio.
Il Barletta è dato tra i più autorevoli candidati al salto di categoria, anche perché nel girone D di Serie C/2 1980/81 non figurano retrocesse dalla categoria superiore.
L'inizio del torneo sembra in effetti rispecchiare in pieno i pronostici, con i biancorossi che subito si issano in vetta alla classifica. Il Barletta di mister Trebbi ha però due grossi problemi, di cui il primo è quello del portiere. Vincenzo Laveneziana ha infatti salutato la compagnia, e per tutta la stagione nessuno tra Filadi, D'Alessandro e il giovane Gerundini riuscirà a conquistarsi definitivamente la maglia da titolare.
Ma a decidere in negativo le sorti di quel campionato sarà – soprattutto nel girone di ritorno - il pressochè scadente rendimento in trasferta, a fronte dei 29 punti su 34 fatti al "Comunale". Né approfittano le sorprendenti neopromosse Campania e Virtus Casarano che conquistano una inaspettata, quanto meritata promozione in C/1. Il Barletta dovrà accontentarsi invece di un deludente quinto posto finale.
Ma questo racconto è iniziato con la frase di De Andrè "dal letame nascono i fior" , e infatti nell'estate del 1981, il neo presidente Michele Roggio rinforza la squadra nei punti giusti, risolvendo innanzitutto il dilemma portiere con l'esperto Emilio Tuccella, e sostituendo in avanti il bravo ma algido Rondon con Marcello Prima da Carovigno (Brindisi), sicuramente più adatto alle sfide infuocate sui campi in terra battuta di Calabria, Sicilia e Campania. In panchina arriva poi Gianni Corelli: come si diceva una volta, il classico "allenatore di categoria". Finisce così a Barletta la romantica ma poco redditizia era dei Lojacono e dei Trebbi. Fuoriclasse in campo con le maglie rispettivamente di Fiorentina, Roma e Milan, un pò meno sulla panchina biancorossa.
I risultati danno immediatamente ragione alla presidenza. Il Barletta edizione 1981/82, infatti, non vince il campionato. Lo stravince a tal punto che il Cosenza secondo in classifica - quindi promosso in C/1 a sua volta – viene distanziato di ben sette punti. Un distacco che con i due punti a vittoria equivale a una vita nella serie C/2 di quegli anni. Il Barletta inoltre migliora ulteriormente il già ottimo rendimento casalingo della stagione precedente conquistando ben 32 punti su 34 disponibili al "Comunale" che adesso è inviolato da oltre due anni. E il meglio deve ancora venire.
L'abissale differenza tra la versione "David Banner" in trasferta, e quella da "incredibile Hulk" in casa, è di gran lunga il tratto più distintivo e caratterizzante del Barletta dei primi anni Ottanta, e continuerà ad esserlo anche con il ritorno in Serie C/1.
Nella stagione 1982/83 a disputarsi la promozione in Serie B nel girone meridionale della terza Serie vi sono per distacco Empoli, Pescara, Taranto e Campania. Ebbene, di queste quattro, solo i rossoblu ionici riusciranno a strappare al "Comunale" un faticosissimo pareggio (peraltro l'ultimo prima di una interminabile serie di sconfitte). Pescara ed Empoli, che a fine anno saliranno in B, soccomberanno. Il Campania, alla sua miglior stagione di sempre, verrà letteralmente travolto, e poco importa che nell'attacco barlettano il rendimento dell'ex centravanti interista Cesati sia di gran lunga sotto le aspettative, anche perché a far male alle difese avversarie ci pensano le due ali: Ivo Perissinotto e Andrea Telesio (segnatevi questo nome).
A grandi exploit interni però corrispondono puntualmente rovinose cadute lontano dal "Comunale", come il pesantissimo 2-6 di Caserta, gli 0-3 di Rende e di Pescara, e i genere i soli 6 punti in trasferta sui 34 disponibili, di cui uno solo contro le squadre arrivate davanti in classifica.
Ma il risultato finale per il Barletta è comunque un onorevolissimo settimo posto, a soli due punti dal piazzamento valido per partecipare ai gironi della Coppa Italia dei grandi. Sarà questo l'obbiettivo del Barletta per la stagione 1983/84: quella che, pur concludendosi con un deludente nono posto, consacrerà i biancorossi alla ribalta nazionale.
Ai nastri di partenza del girone B di Serie C/1 1983/84 vi è una sola certezza: si lotterà tutti per il secondo posto alle spalle del super Bari di mister Bruno Bolchi, del raffinato regista Antonio "Totò" Lopez, del portiere ex Roma e Nazionale Paolo Conti, dei bomber Messina e De Tommasi e di quel che resta del giovane e celebre "Bari dei baresi" dei fratelli Giovani o Onofrio Loseto, di Giorgio De Trizio e Francesco Cuccovillo. In pratica una corazzata letteralmente ingiocabile per la categoria, tant'è durante la stagione si permetterà il lusso di eliminare dalla Coppa Italia la Fiorentina di Bertoni e Passarella e soprattutto la grandissima Juventus di Platini, Boniek e dei campioni del mondo 1982.
Eppure domenica 16 ottobre 1983 a fare la storia sarà un'altra formazione biancorossa: il Barletta di uno scatenato Andrea Telesio. L'ala barlettana segna due grandissimi gol e ridicolizza a più riprese la difesa barese. Il gol di Cuccovillo da azione d'angolo non basterà ad evitare la "caduta degli dei", tra il tripudio della tifoseria barlettana che a questo punto inizia, seppur timidamente, ad immaginare scenari un pò più ambiziosi di una semplice qualificazione alla Coppa Italia professionisti, incitata in questo anche dalla stampa nazionale, che ribattezza il Barletta con l'appellativo di "furie rosse", grazie soprattutto al micidiale rendimento interno.
Oltre al Bari, cadranno al "Comunale" anche Foggia, Messina, Casertana, e soprattutto il Taranto, che a fine stagione andrà a far compagnia al Bari in Serie B.
Ma questo è pur sempre l'anno della "caduta degli dei" e - proprio nella stagione in cui, a Terni, il Barletta torna a vincere fuori casa dopo oltre due anni dal 2-1 di Squinzano - domenica 20 maggio 1984, esattamente a quattro anni e due mesi dallo sciagurato autogol di Blasio contro il Brindisi, un'altra autorete - questa volta del difensore Claudio Simoni a favore della Salernitana - mette fine all'imbattibilità in campionato del "Comunale" di Via Vittorio Veneto, durata ben 71 partite. Se non è un record poco ci manca.
Per provare ad evitare al Barletta l'onta di una possibile seconda retrocessione consecutiva, viene richiamato in panchina ancora una volta il duo di eterni subentranti Margiotta-Di Paola. La salvezza arriverà solo all'ultima giornata grazie ad un pirotecnico 4-2 alla Juve Stabia.
Passato il pericolo, il presidente Francavilla corre ai ripari richiamando a Barletta Paolo Cariati (reduce da una breve parentesi alla Salernitana) e il centravanti Antonio "Toto" Rondon. Al "Comunale" di Via Vittorio Veneto arriva inoltre Salvatore Cascella, un buon attaccante esterno con trascorsi in Serie B con le maglie di SPAL e Varese. A guidare la truppa biancorossa viene chiamato mister Mario Trebbi, ex tecnico di Alessandria e Savoia, ma soprattutto ex difensore del Milan campione d'Europa a Wembley nel 1963, contro il Benfica di Eusebio.
Il Barletta è dato tra i più autorevoli candidati al salto di categoria, anche perché nel girone D di Serie C/2 1980/81 non figurano retrocesse dalla categoria superiore.
L'inizio del torneo sembra in effetti rispecchiare in pieno i pronostici, con i biancorossi che subito si issano in vetta alla classifica. Il Barletta di mister Trebbi ha però due grossi problemi, di cui il primo è quello del portiere. Vincenzo Laveneziana ha infatti salutato la compagnia, e per tutta la stagione nessuno tra Filadi, D'Alessandro e il giovane Gerundini riuscirà a conquistarsi definitivamente la maglia da titolare.
Ma a decidere in negativo le sorti di quel campionato sarà – soprattutto nel girone di ritorno - il pressochè scadente rendimento in trasferta, a fronte dei 29 punti su 34 fatti al "Comunale". Né approfittano le sorprendenti neopromosse Campania e Virtus Casarano che conquistano una inaspettata, quanto meritata promozione in C/1. Il Barletta dovrà accontentarsi invece di un deludente quinto posto finale.
Ma questo racconto è iniziato con la frase di De Andrè "dal letame nascono i fior" , e infatti nell'estate del 1981, il neo presidente Michele Roggio rinforza la squadra nei punti giusti, risolvendo innanzitutto il dilemma portiere con l'esperto Emilio Tuccella, e sostituendo in avanti il bravo ma algido Rondon con Marcello Prima da Carovigno (Brindisi), sicuramente più adatto alle sfide infuocate sui campi in terra battuta di Calabria, Sicilia e Campania. In panchina arriva poi Gianni Corelli: come si diceva una volta, il classico "allenatore di categoria". Finisce così a Barletta la romantica ma poco redditizia era dei Lojacono e dei Trebbi. Fuoriclasse in campo con le maglie rispettivamente di Fiorentina, Roma e Milan, un pò meno sulla panchina biancorossa.
I risultati danno immediatamente ragione alla presidenza. Il Barletta edizione 1981/82, infatti, non vince il campionato. Lo stravince a tal punto che il Cosenza secondo in classifica - quindi promosso in C/1 a sua volta – viene distanziato di ben sette punti. Un distacco che con i due punti a vittoria equivale a una vita nella serie C/2 di quegli anni. Il Barletta inoltre migliora ulteriormente il già ottimo rendimento casalingo della stagione precedente conquistando ben 32 punti su 34 disponibili al "Comunale" che adesso è inviolato da oltre due anni. E il meglio deve ancora venire.
L'abissale differenza tra la versione "David Banner" in trasferta, e quella da "incredibile Hulk" in casa, è di gran lunga il tratto più distintivo e caratterizzante del Barletta dei primi anni Ottanta, e continuerà ad esserlo anche con il ritorno in Serie C/1.
Nella stagione 1982/83 a disputarsi la promozione in Serie B nel girone meridionale della terza Serie vi sono per distacco Empoli, Pescara, Taranto e Campania. Ebbene, di queste quattro, solo i rossoblu ionici riusciranno a strappare al "Comunale" un faticosissimo pareggio (peraltro l'ultimo prima di una interminabile serie di sconfitte). Pescara ed Empoli, che a fine anno saliranno in B, soccomberanno. Il Campania, alla sua miglior stagione di sempre, verrà letteralmente travolto, e poco importa che nell'attacco barlettano il rendimento dell'ex centravanti interista Cesati sia di gran lunga sotto le aspettative, anche perché a far male alle difese avversarie ci pensano le due ali: Ivo Perissinotto e Andrea Telesio (segnatevi questo nome).
A grandi exploit interni però corrispondono puntualmente rovinose cadute lontano dal "Comunale", come il pesantissimo 2-6 di Caserta, gli 0-3 di Rende e di Pescara, e i genere i soli 6 punti in trasferta sui 34 disponibili, di cui uno solo contro le squadre arrivate davanti in classifica.
Ma il risultato finale per il Barletta è comunque un onorevolissimo settimo posto, a soli due punti dal piazzamento valido per partecipare ai gironi della Coppa Italia dei grandi. Sarà questo l'obbiettivo del Barletta per la stagione 1983/84: quella che, pur concludendosi con un deludente nono posto, consacrerà i biancorossi alla ribalta nazionale.
Ai nastri di partenza del girone B di Serie C/1 1983/84 vi è una sola certezza: si lotterà tutti per il secondo posto alle spalle del super Bari di mister Bruno Bolchi, del raffinato regista Antonio "Totò" Lopez, del portiere ex Roma e Nazionale Paolo Conti, dei bomber Messina e De Tommasi e di quel che resta del giovane e celebre "Bari dei baresi" dei fratelli Giovani o Onofrio Loseto, di Giorgio De Trizio e Francesco Cuccovillo. In pratica una corazzata letteralmente ingiocabile per la categoria, tant'è durante la stagione si permetterà il lusso di eliminare dalla Coppa Italia la Fiorentina di Bertoni e Passarella e soprattutto la grandissima Juventus di Platini, Boniek e dei campioni del mondo 1982.
Eppure domenica 16 ottobre 1983 a fare la storia sarà un'altra formazione biancorossa: il Barletta di uno scatenato Andrea Telesio. L'ala barlettana segna due grandissimi gol e ridicolizza a più riprese la difesa barese. Il gol di Cuccovillo da azione d'angolo non basterà ad evitare la "caduta degli dei", tra il tripudio della tifoseria barlettana che a questo punto inizia, seppur timidamente, ad immaginare scenari un pò più ambiziosi di una semplice qualificazione alla Coppa Italia professionisti, incitata in questo anche dalla stampa nazionale, che ribattezza il Barletta con l'appellativo di "furie rosse", grazie soprattutto al micidiale rendimento interno.
Oltre al Bari, cadranno al "Comunale" anche Foggia, Messina, Casertana, e soprattutto il Taranto, che a fine stagione andrà a far compagnia al Bari in Serie B.
Ma questo è pur sempre l'anno della "caduta degli dei" e - proprio nella stagione in cui, a Terni, il Barletta torna a vincere fuori casa dopo oltre due anni dal 2-1 di Squinzano - domenica 20 maggio 1984, esattamente a quattro anni e due mesi dallo sciagurato autogol di Blasio contro il Brindisi, un'altra autorete - questa volta del difensore Claudio Simoni a favore della Salernitana - mette fine all'imbattibilità in campionato del "Comunale" di Via Vittorio Veneto, durata ben 71 partite. Se non è un record poco ci manca.