Calcio e integrazione nel Torneo Inter-etnico solidale

Ieri gli ospiti del Cara di Borgo Mezzanone calciatori per un giorno a Barletta

mercoledì 11 giugno 2014 8.42
A cura di Luca Guerra
Prendi 21 ragazzi entusiasti e reduci da un mese di allenamento, integra con il coinvolgimento di allenatori appassionati e poni in superficie un intento di riflessione e stimolo all'integrazione "sana". Questi gli ingredienti che hanno dato vita al "Torneo Inter-etnico solidale", tenuto ieri mattina presso il centro sportivo "Defidio": un laboratorio sportivo a cielo aperto che ha riunito calcio e immigrazione, concluso con la premiazione delle squadre partecipanti, composte da migranti titolari di protezione internazionale o richiedenti asilo.

Psicologia dello sport, studio e ricerca, organizzazione di eventi sportivi, mental training, corsi di calcio, diversa abilità: queste le componenti sviluppate nel Progetto E.N.E.A., promosso dalla Provincia Barletta-Andria-Trani con finanziamenti europei. Tante sono le sfaccettature e le iniziative messe in atto per favorire l'inserimento sociale e l'integrazione. Responsabile del progetto è stato Badr Fakhouri, originario di Aleppo in Siria ma da oltre un ventennio trasferitosi a Barletta e coordinatore dello sportello immigrati comunale: «Il progetto prevedeva una fase di allenamento, durata un mese e un torneo finale per concludere questa iniziativa. Lo scopo non è solo quello di far giocare o divertirsi, ma di promuovere aggregazione e socialità indirizzate ai ragazzi titolari di protezione internazionale e asilo politico. Non siamo professionisti, così ho coinvolto Ascd Etra 2008, che fa sport dilettantistico. Abbiamo già pianificato gli allenamenti all'insegna della solidarietà e dell'integrazione e il progetto è andato benissimo. Ognuno ha avuto mente e cuore nel progetto, ce l'hanno messa tutta».

Calcio e integrazione nel Torneo Inter-etnico solidale © Enrico Gorgoglione
Calcio e integrazione nel Torneo Inter-etnico solidale © Enrico Gorgoglione
Afghanistan, Pakistan, Guinea Bissau, Mali, Senegal, Iran, Siria:
questa la provenienza dei ragazzi coinvolti, tutti di stanza oggi al Cara di Borgo Mezzanone. «I ragazzi sono felici-prosegue Fakhouri-si è creato un clima familiare. Sembrava che ci conoscessimo da una vita, fair-play, sportività e amicizia hanno unito in questo mese di lavoro insieme. Questa è immigrazione sana, tu hai ragazzi giovani, forti fisicamente, istruiti, preparati. In tanti di loro hanno studiato, da questo punto di vista è interessante approfondire il programma di integrazione».

L'aspetto tecnico-atletico è stato curato da Giuseppe Pinto e dal suo staff: «Abbiamo fatto un'analisi dei dati sull'aspetto fisico, tecnico e atletico e da lì è partita la selezione per limare differenze-spiega Pinto- Nell'ambito del mese di allenamento abbiamo definito le forza. Ci sono anche ragazzi molto interessanti, giovani, del 1995 e del 1997, che segnaleremo ad alcune società sportive cittadine. Dal punto di vista educativo-comportamentale non hanno sbagliato nulla. I contatti sono nati spesso attraverso i social networks, abbiamo anche superato il problema del linguaggio. Per fortuna ho avuto collaboratori splendidi, che hanno dedicato il loro tempo per un mese a questi ragazzi».

Un'esperienza positiva che, come assicurato dagli organizzatori, rappresenta linfa vitale per programmarne altre nel futuro. Il calcio come chiave d'accesso facile e immediata, apripista verso altre iniziative. Il risultato del campo? Le finali sono finite ai rigori. Ma per tutti un premio solo: una medaglia con una cordicina tricolore, all'insegna della bandiera italiana. L'Italia e Barletta accolgono, questo il messaggio.
(Twitter: @GuerraLuca88)