Barletta, resoconto tattico 2011/12: la gestione Cari

Le divergenze con Castagnini e la questione degli esterni d'attacco tarpano le ali nella prima metà di stagione

venerdì 8 giugno 2012 2.22
Nel resoconto di un'intera stagione non si può non tener conto degli aspetti tattici che hanno caratterizzato la squadra biancorossa nel corso dell'intero campionato. Andiamo quindi a riassumere gli elementi distintivi che hanno differenziato le due gestioni tecniche Cari/Di Costanzo e che inevitabilmente hanno segnato, più nel male che nel bene, l'intera stagione disputata dal Barletta Calcio.

Nel Maggio del 2011 il presidente Tatò decide di lanciare in pompa magna il progetto di un Barletta vincente e spumeggiante, che potesse conquistare i vertici della classifica anche con il bel gioco. Nel fare ciò ingaggia Castagnini come ds e riconferma Marco Cari sulla panchina biancorossa. Una scelta che, a detta di molti, condizionerà il rendimento di una squadra costruita più secondo le esigenze del dirigente ex Juventus che sulle necessità tattiche poste dall'allenatore di Ciampino. Per dare continuità a tutto quel che di buono si era visto nella seconda metà della stagione appena terminata, Cari chiede uomini che siano congeniali a quel modulo – il 4-2-3-1 – cui è molto legato. Ma Castagnini in sede di mercato commette un errore molto grave nel non riconfermare quelli che si erano appena rivelati come uomini chiave del Barletta che si era salvato così brillantemente.
Costruire l'undici titolare senza poter contare su gente come Ischia e Rajcic, riconfermando il solo Guerri nella spina dorsale della squadra, incide negativamente nei primi mesi di gestione Cari, mesi in cui i biancorossi appaiono scollati tra i reparti e spesso troppo lunghi per poter uscire indenni dai contropiedi offensivi. E non è affatto un caso come i primi gol subiti in campionato nascano proprio da rapide transizioni offensive degli avversari, due di queste nel derby contro l'Andria che segneranno un primo spartiacque nlla stagione biancorossa.

Ma è sulle corsie esterne che si sviluppa il maggior misunderstanding tattico. Il Barletta infatti inizia il campionato con gli esterni dai piedi invertiti: Schetter, mancino, gioca sulla destra e Franchini, destro, gioca sulla sinistra. Una scelta che farà storcere il naso a molti tifosi, che vedono nella scelta dell'allenatore la causa principale dei limiti espressi dalla squadra sul piano del gioco e sul piano realizzativo. Il Barletta infatti non si rivela una vera e propria macchina da gol, Di Gennaro inizia ad arrancare senza un numero sufficiente di cross dal fondo e Franchini non riesce a risultare decisivo come nell'Atletico Roma. Nel reparto avanzato si salvano però Mazzeo e Schetter, che cominciano a ingranare rispettivamente nei ruoli di rifinitore ed esterno offensivo. Per l'attaccante salernitano, tuttavia, le migliori fortune in stagione giungono più in là. Con la Cremonese Cari vara per la prima volta un 4-3-3 compatto ed equilibrato, in cui un inconsistente Di Gennaro viene accantonato in panchina ad appannaggio di Mazzeo, che scala come prima punta. Da questo momento in poi inizia un'altra stagione per lui, abituato ad agire qualche metro alle spalle degli attaccanti. Mazzeo si rivela così una punta di gran movimento ma anche decisamente prolifica, che paga però alcuni momenti di black-out specie in trasferta.

I risultati positivi giungono con una certa continuità fino alla fine dell'anno solare 2011. Alla ripresa del campionato la squadra riprende però a zoppicare. E lo fa soprattutto in difesa, dove la coppia Mengoni-Migliaccio si rivela solida ma troppo lenta e dove soprattutto latitano terzini all'altezza (ad eccezione di Mazzarani). Ma più in generale è la fase difensiva nel suo complesso a funzionare a fasi alterne. In molte azioni da gol degli avversari i mediani si trovano sempre troppo distanti dai 4 uomini di attacco per poter garantire una buona copertura anche sulle fasce. Spesso i biancorossi subiscono gol alla prima occasione creata dagli avversari e mostrano anche un pesante deficit a livello caratteriale, nonostante la ragguardevole età media dello spogliatoio. A testimonianza di ciò ci sono le prime cinque partite del 2012, in cui il Barletta non riesce mai a mantenere la porta inviolata e si ritrova molte volte a dover recuperare lo svantaggio iniziale. Dopo risultati alterni giunge così il 5 febbraio l'esonero di Cari, esattamente a un anno dal suo arrivo all'ombra di Eraclio.

[Marco Bruno]
(Twitter: @ilmerk)