Barletta, il punto dopo la sconfitta di Cava
I biancorossi disputano la peggior partita della gestione Cari
martedì 5 aprile 2011
E' un passo indietro la partita che il Barletta ha disputato nel recupero della ventiseiesima giornata contro la Cavese. Se il derby vittorioso contro l'Andria aveva messo in mostra tutte le buone potenzialità di una squadra che può far suo il traguardo della salvezza diretta, la deludente prestazione sciorinata contro i metelliani ha lasciato parecchio amaro in bocca a tutti quei tifosi che riponevano nello match contro l'ultima della classe le speranze per allungare (anche di un solo punto) contro le dirette concorrenti invischiate nella zona play-out.
Questione di motivazioni
Nel contesto di novanta minuti di livello certamente non eccelso, i biancorossi hanno palesato quei limiti di gioco che a più riprese avevano caratterizzato negativamente la gestione Sciannimanico. La scusante del caldo regge ben poco se si considera che le condizioni climatiche incidevano su tutti e 22 gli uomini scesi in campo. Probabile allora che la differenza l'abbiano fatta le motivazioni: beninteso, nessuno dubita dell'impegno che i ragazzi di mister Cari hanno profuso nel corso di questo scorcio di stagione, tuttavia una Cavese all'ultimo posto e all'ultima spiaggia utile per riaprire le speranze di agganciare quantomeno la zona playout ha evidentemente avuto più fame di vincere e portare a casa i tre punti. E lo si è visto nell'arco di tutto lo svolgimento della partita, con i campani sempre primi sui palloni vaganti e negli anticipi, a tratti anche fin troppo aggressivi e intimidatori nei falli. Una volta acquisito il vantaggio, i padroni di casa hanno più pensato a disfare la deficitaria manovra del Barletta che, complice anche un terreno di gioco in condizioni tutt'altro che perfette, non è mai decollata.
Tattica, osare ma con criterio
Fin troppo facile parlare e criticare, col senno di poi, sulla disposizione tattica offensiva che l'allenatore di Ciampino ha sin da subito impresso alla squadra. Non bisogna dimenticarsi che il 4-2-3-1 (a tratti più simile a un 4-2-4 di "Venturiana" memoria) era il modulo con cui la squadra era disposta nella trionfale trasferta di Foggia e in quella di Cosenza, in cui la vittoria sfumò per poco. E' allora probabile che il problema non si ponga tanto in relazione alla posizione degli uomini in campo ma nel modo in cui essi interpretano il loro ruolo collettivamente. Mister Melotti è stato sapiente nell'infoltire la linea di centrocampo per spegnere sul nascere la manovra biancorossa che spesso e volentieri si è dovuta affidare a lanci lunghi dalla difesa quasi sempre rivelatisi infruttuosi. Lanciare lungo sull'unica punta di ruolo ha mortificato peraltro il compito degli esterni d'attacco, quasi mai nel vivo dell'azione e serviti con il contagocce. E' quindi evidente che in assenza di spazi a centrocampo bisogna trovare le giuste alternative di gioco per scardinare questo tipo di partite particolarmente bloccate.
Le assenze stavolta pesano
Contro l'Andria le defezioni di Zappacosta, Galeoto e Rana avevano rilanciato le quotazioni dei vari Guerri, Masiero e Infantino. Domenica scorsa purtroppo non si è ottenuto lo stesso risultato. Questa volta è pesata più di quanto potesse preventivarsi l'infortunio di un volpone d'area come Innocenti. La presenza dal primo minuto dell'attaccante romagnolo, di cui tanto beneficiò un più smarcato Infantino nel derby, avrebbe probabilmente consentito un maggior gioco di sponda nella selva di maglie della difesa avversaria. Dal peso specifico non indifferente anche l'assenza del difensore Lucioni dovuta a squalifica. L'inedita coppia di centrali Maino-Ischia non ha sfigurato nell'arco di tutto il match ma ha faticato enormemente a trovare la giusta intesa nei primi minuti, con Del Sorbo lesto ad approfittarne alla prima occasione utile. In quest'ottica appare allora più che positivo il sicuro ritorno dell'ex Noicattaro a ricomporre una delle coppie di centrali più forti della categoria, proprio contro uno degli attacchi (quello del Benevento) più prolifici e pericolosi finora apprezzati nel girone B di Prima Divisione.
Marco Bruno
Questione di motivazioni
Nel contesto di novanta minuti di livello certamente non eccelso, i biancorossi hanno palesato quei limiti di gioco che a più riprese avevano caratterizzato negativamente la gestione Sciannimanico. La scusante del caldo regge ben poco se si considera che le condizioni climatiche incidevano su tutti e 22 gli uomini scesi in campo. Probabile allora che la differenza l'abbiano fatta le motivazioni: beninteso, nessuno dubita dell'impegno che i ragazzi di mister Cari hanno profuso nel corso di questo scorcio di stagione, tuttavia una Cavese all'ultimo posto e all'ultima spiaggia utile per riaprire le speranze di agganciare quantomeno la zona playout ha evidentemente avuto più fame di vincere e portare a casa i tre punti. E lo si è visto nell'arco di tutto lo svolgimento della partita, con i campani sempre primi sui palloni vaganti e negli anticipi, a tratti anche fin troppo aggressivi e intimidatori nei falli. Una volta acquisito il vantaggio, i padroni di casa hanno più pensato a disfare la deficitaria manovra del Barletta che, complice anche un terreno di gioco in condizioni tutt'altro che perfette, non è mai decollata.
Tattica, osare ma con criterio
Fin troppo facile parlare e criticare, col senno di poi, sulla disposizione tattica offensiva che l'allenatore di Ciampino ha sin da subito impresso alla squadra. Non bisogna dimenticarsi che il 4-2-3-1 (a tratti più simile a un 4-2-4 di "Venturiana" memoria) era il modulo con cui la squadra era disposta nella trionfale trasferta di Foggia e in quella di Cosenza, in cui la vittoria sfumò per poco. E' allora probabile che il problema non si ponga tanto in relazione alla posizione degli uomini in campo ma nel modo in cui essi interpretano il loro ruolo collettivamente. Mister Melotti è stato sapiente nell'infoltire la linea di centrocampo per spegnere sul nascere la manovra biancorossa che spesso e volentieri si è dovuta affidare a lanci lunghi dalla difesa quasi sempre rivelatisi infruttuosi. Lanciare lungo sull'unica punta di ruolo ha mortificato peraltro il compito degli esterni d'attacco, quasi mai nel vivo dell'azione e serviti con il contagocce. E' quindi evidente che in assenza di spazi a centrocampo bisogna trovare le giuste alternative di gioco per scardinare questo tipo di partite particolarmente bloccate.
Le assenze stavolta pesano
Contro l'Andria le defezioni di Zappacosta, Galeoto e Rana avevano rilanciato le quotazioni dei vari Guerri, Masiero e Infantino. Domenica scorsa purtroppo non si è ottenuto lo stesso risultato. Questa volta è pesata più di quanto potesse preventivarsi l'infortunio di un volpone d'area come Innocenti. La presenza dal primo minuto dell'attaccante romagnolo, di cui tanto beneficiò un più smarcato Infantino nel derby, avrebbe probabilmente consentito un maggior gioco di sponda nella selva di maglie della difesa avversaria. Dal peso specifico non indifferente anche l'assenza del difensore Lucioni dovuta a squalifica. L'inedita coppia di centrali Maino-Ischia non ha sfigurato nell'arco di tutto il match ma ha faticato enormemente a trovare la giusta intesa nei primi minuti, con Del Sorbo lesto ad approfittarne alla prima occasione utile. In quest'ottica appare allora più che positivo il sicuro ritorno dell'ex Noicattaro a ricomporre una delle coppie di centrali più forti della categoria, proprio contro uno degli attacchi (quello del Benevento) più prolifici e pericolosi finora apprezzati nel girone B di Prima Divisione.
Marco Bruno