Barletta Calcio, una vita da mediano: Michele Menicozzo
Barlettalife intervista il “Menico” biancorosso
mercoledì 10 novembre 2010
18.05
La diga. Il mastino. O semplicemente il "Menico". Cambiano i soprannomi, ma la sostanza resta la stessa. Michele Menicozzo, classe 1987, è una delle individualità di spicco nella squadra biancorossa. A dispetto della giovane età, è uno dei leader carismatici dello spogliatoio e in un anno e mezzo alla corte della squadra della Città della Disfida è diventato uno dei beniamini della calda tifoseria biancorossa. 32 partite su 34 da titolare nella scorsa stagione, 11 su 12 in questa. Quando è in campo, la sua presenza si sente, quando è assente per squalifica si fa rimpiangere (vedi la nefasta partita Barletta-Cavese). Noi di Barlettalife abbiamo intervistato in esclusiva per voi Michele Menicozzo nella nostra redazione:
1) Ci sono dei tecnici ai quali devi dei ringraziamenti particolari per il la tua carriera?
«Diciamo che la mia carriera sin qui non è propriamente lunghissima, quindi sento di dover ringraziare tutti i tecnici che mi hanno allenato sinora, a concludere con Sciannimanico il quale mi ha sempre fatto giocare e al quale devo un ringraziamento per la fiducia che mi ha sempre dato ».
2) C'è stato un momento particolare della tua vita nel quale hai capito che saresti diventato un calciatore? Se si, quale?
«Ho sempre giocato a calcio, sin da quando ero un bambino. Diciamo che ho lasciato casa per la prima volta quando avevo 13 anni, quindi da quel momento e dalla voglia di affermarmi che mi sosteneva in quei sacrifici, ho capito quanto fosse importante la mia ambizione ».
3) Come ti trovi nella città di Barletta?
«Beh, nella città di Barletta mi trovo come se fossi a casa. Per me vivere qui a Barletta e giocare in una società come il Barletta significa quasi essere a casa. Lo dimostra anche il fatto che sono stato uno dei primi a essere riconfermato, manifestando la volontà di firmare il rinnovo senza alcun problema. Poi vivere a Barletta mi consente anche di stare maggiormente vicino ai miei familiari (di Apricena, ndr) e alla mia ragazza Antonella. Sto davvero bene in una piazza che mi ha sempre accolto bene, poi l'essere in una città del sud, una città di mare aiuta a vivere bene ».
4) La piazza barlettana è molto esigente: i tifosi biancorossi sanno però ripagare le belle prestazioni offerte dalla squadra con un incitamento da brividi. Che rapporto hai con la tifoseria del Barletta?
«I tifosi biancorossi mi hanno sempre trattato benissimo e sono stato benvoluto sin dall'inizio della scorsa stagione, la prima con la maglia del Barletta: poi ovviamente se fai vedere che hai voglia e grinta in campo, il pubblico barlettano ti apprezza. Inoltre, al di là dei tifosi, ho trovato degli amici veri qui a Barletta. Chi ha imparato a conoscermi sa che sono un tipo alla mano, mi definirei "un ragazzo di paese" (sorride, ndr) ».
5) Hai solo 23 anni, ma un discreto bagaglio di esperienze sulle spalle: sei cresciuto nel Lanciano, poi Messina, Pavia, Alghero e ora Barletta. Ti senti pronto per il salto in cadetteria che molti pronosticano per te?
«A me non piace mai parlare del mio futuro professionale. Sono solito guardare avanti domenica per domenica, poi se in seguito arriverà qualche chiamata da categorie superiori, non le disdegnerei certo. Come potete vedere dal mio curriculum, ho giocato in tante categorie, dalla serie D alla C1 e in queste squadre ho sempre giocato con buona continuità. Penso che con la determinazione giusta un atleta non debba porsi grandi limiti ».
6) Sei definito da molti come il "capo carismatico" dello spogliatoio biancorosso: sei d'accordo con questa definizione?
«Certamente mi fa piacere sentire queste belle parole. Io sono grintoso nel campo, mi piace ridere, scherzare con tutti, fare gruppo nello spogliatoio. Non ho mai avuto problemi con i miei compagni di squadra, e cosi' riesco anche ad essere un "uomo spogliatoio" ».
7) Al momento la classifica del Barletta è poco soddisfacente, nonostante il buon gioco fatto vedere e diverse individualità di spessore in rosa. La squadra può, a tuo parere, ambire ad una salvezza tranquilla?
«Come abbiamo detto a più riprese, il gioco c'è. Abbiamo sofferto nelle prime partite anche perché eravamo ancora in fase di rodaggio, visti gli arrivi dei nuovi innesti avvenuti in tempi differenti. Adesso il gioco c'è, abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti e io sono sicuro che se continuiamo su questa strada abbiamo i mezzi per salvarci ».
8) C' è qualche compagno con il quale hai legato in particolare?
«Tra i compagni di squadra confermati dall'organico della scorsa stagione cito in particolare Saveriano Infantino, con il quale già ci conoscevamo; con Saveriano esiste un ottimo rapporto, siamo in casa insieme già dallo scorso campionato, siamo ottimi amici e abbiamo dei caratteri molto simili ».
9) Sei nato a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia: la rivalità tra Foggia e Barletta è ben nota, da parte tua come vivi questa situazione?
«Mi capita spesso di sentir parlare di questa rivalità; io per primo, vivendo ad Apricena, non mi sento foggiano. Quindi non vivo questa rivalità in alcun modo ».
10) Qual è a tuo parere la squadra più attrezzata per la vittoria del campionato tra quelle incrociate dal Barletta in questo avvio di stagione?
«Secondo me ci sono tre o quattro squadre che hanno un organico adatto a vincere il campionato; ad esempio il Benevento che abbiamo affrontato domenica, il Taranto che è un'ottima squadra ma a volte soffre le pressioni della piazza. Dobbiamo ancora affrontare l'Atletico Roma che è sicuramente una formazione forte. Credo che i giochi per la promozione competano a queste squadre ».
11) Il tuo ruolo in campo quest'anno è cambiato: non più mezzala destra, come nella scorsa stagione, ma mediano davanti alla difesa. Quale delle due posizioni Michele Menicozzo predilige?
«Davanti alla difesa avevo giocato poche volte in passato, nella scorsa stagione ero stato schierato in quel ruolo solo in una gara interna contro il Siracusa, e giocai abbastanza bene. Sinceramente mi sto trovando davvero bene in questo nuovo ruolo, che forse è maggiormente congeniale alle mie innate caratteristiche che fanno di me un "ruba palloni" ».
12) Il sogno nel cassetto di Michele Menicozzo:
«Sarebbe troppo facile dire che il mio desiderio è giocare in serie A; il mio sogno è combinare realizzazione personale e professionale, stando sempre bene fisicamente e continuando ad avere la possibilità di giocare in piazze dove mi trovo bene e mi sento a mio agio, come a Barletta. Questo sarebbe già sufficiente ».
1) Ci sono dei tecnici ai quali devi dei ringraziamenti particolari per il la tua carriera?
«Diciamo che la mia carriera sin qui non è propriamente lunghissima, quindi sento di dover ringraziare tutti i tecnici che mi hanno allenato sinora, a concludere con Sciannimanico il quale mi ha sempre fatto giocare e al quale devo un ringraziamento per la fiducia che mi ha sempre dato ».
2) C'è stato un momento particolare della tua vita nel quale hai capito che saresti diventato un calciatore? Se si, quale?
«Ho sempre giocato a calcio, sin da quando ero un bambino. Diciamo che ho lasciato casa per la prima volta quando avevo 13 anni, quindi da quel momento e dalla voglia di affermarmi che mi sosteneva in quei sacrifici, ho capito quanto fosse importante la mia ambizione ».
3) Come ti trovi nella città di Barletta?
«Beh, nella città di Barletta mi trovo come se fossi a casa. Per me vivere qui a Barletta e giocare in una società come il Barletta significa quasi essere a casa. Lo dimostra anche il fatto che sono stato uno dei primi a essere riconfermato, manifestando la volontà di firmare il rinnovo senza alcun problema. Poi vivere a Barletta mi consente anche di stare maggiormente vicino ai miei familiari (di Apricena, ndr) e alla mia ragazza Antonella. Sto davvero bene in una piazza che mi ha sempre accolto bene, poi l'essere in una città del sud, una città di mare aiuta a vivere bene ».
4) La piazza barlettana è molto esigente: i tifosi biancorossi sanno però ripagare le belle prestazioni offerte dalla squadra con un incitamento da brividi. Che rapporto hai con la tifoseria del Barletta?
«I tifosi biancorossi mi hanno sempre trattato benissimo e sono stato benvoluto sin dall'inizio della scorsa stagione, la prima con la maglia del Barletta: poi ovviamente se fai vedere che hai voglia e grinta in campo, il pubblico barlettano ti apprezza. Inoltre, al di là dei tifosi, ho trovato degli amici veri qui a Barletta. Chi ha imparato a conoscermi sa che sono un tipo alla mano, mi definirei "un ragazzo di paese" (sorride, ndr) ».
5) Hai solo 23 anni, ma un discreto bagaglio di esperienze sulle spalle: sei cresciuto nel Lanciano, poi Messina, Pavia, Alghero e ora Barletta. Ti senti pronto per il salto in cadetteria che molti pronosticano per te?
«A me non piace mai parlare del mio futuro professionale. Sono solito guardare avanti domenica per domenica, poi se in seguito arriverà qualche chiamata da categorie superiori, non le disdegnerei certo. Come potete vedere dal mio curriculum, ho giocato in tante categorie, dalla serie D alla C1 e in queste squadre ho sempre giocato con buona continuità. Penso che con la determinazione giusta un atleta non debba porsi grandi limiti ».
6) Sei definito da molti come il "capo carismatico" dello spogliatoio biancorosso: sei d'accordo con questa definizione?
«Certamente mi fa piacere sentire queste belle parole. Io sono grintoso nel campo, mi piace ridere, scherzare con tutti, fare gruppo nello spogliatoio. Non ho mai avuto problemi con i miei compagni di squadra, e cosi' riesco anche ad essere un "uomo spogliatoio" ».
7) Al momento la classifica del Barletta è poco soddisfacente, nonostante il buon gioco fatto vedere e diverse individualità di spessore in rosa. La squadra può, a tuo parere, ambire ad una salvezza tranquilla?
«Come abbiamo detto a più riprese, il gioco c'è. Abbiamo sofferto nelle prime partite anche perché eravamo ancora in fase di rodaggio, visti gli arrivi dei nuovi innesti avvenuti in tempi differenti. Adesso il gioco c'è, abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti e io sono sicuro che se continuiamo su questa strada abbiamo i mezzi per salvarci ».
8) C' è qualche compagno con il quale hai legato in particolare?
«Tra i compagni di squadra confermati dall'organico della scorsa stagione cito in particolare Saveriano Infantino, con il quale già ci conoscevamo; con Saveriano esiste un ottimo rapporto, siamo in casa insieme già dallo scorso campionato, siamo ottimi amici e abbiamo dei caratteri molto simili ».
9) Sei nato a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia: la rivalità tra Foggia e Barletta è ben nota, da parte tua come vivi questa situazione?
«Mi capita spesso di sentir parlare di questa rivalità; io per primo, vivendo ad Apricena, non mi sento foggiano. Quindi non vivo questa rivalità in alcun modo ».
10) Qual è a tuo parere la squadra più attrezzata per la vittoria del campionato tra quelle incrociate dal Barletta in questo avvio di stagione?
«Secondo me ci sono tre o quattro squadre che hanno un organico adatto a vincere il campionato; ad esempio il Benevento che abbiamo affrontato domenica, il Taranto che è un'ottima squadra ma a volte soffre le pressioni della piazza. Dobbiamo ancora affrontare l'Atletico Roma che è sicuramente una formazione forte. Credo che i giochi per la promozione competano a queste squadre ».
11) Il tuo ruolo in campo quest'anno è cambiato: non più mezzala destra, come nella scorsa stagione, ma mediano davanti alla difesa. Quale delle due posizioni Michele Menicozzo predilige?
«Davanti alla difesa avevo giocato poche volte in passato, nella scorsa stagione ero stato schierato in quel ruolo solo in una gara interna contro il Siracusa, e giocai abbastanza bene. Sinceramente mi sto trovando davvero bene in questo nuovo ruolo, che forse è maggiormente congeniale alle mie innate caratteristiche che fanno di me un "ruba palloni" ».
12) Il sogno nel cassetto di Michele Menicozzo:
«Sarebbe troppo facile dire che il mio desiderio è giocare in serie A; il mio sogno è combinare realizzazione personale e professionale, stando sempre bene fisicamente e continuando ad avere la possibilità di giocare in piazze dove mi trovo bene e mi sento a mio agio, come a Barletta. Questo sarebbe già sufficiente ».