Barletta Calcio, il silenzio assordante

Ciò che rimane di un finale da sbadigli

martedì 27 marzo 2012 11.59
Il commento sul Barletta di questi tempi è tremendamente piatto e monotono. Al di là dei risultati, delle statistiche, dei numeri e degli schemi tattici, quel che in questi giorni colpisce più di ogni altro argomento o spunto di riflessione è il silenzio assordante che è seguito al triplice fischio finale di Barletta-Portogruaro. Un silenzio che probabilmente testimonia la rassegnazione di una tifoseria che sembra quasi essersi stancata di fischiare la squadra, non solo perché sarebbe oggettivamente controproducente in un momento della stagione come questo, ma anche e soprattutto perché si ha la netta sensazione che da questo Barletta davvero di più non riesce a quagliare.

Si è sforzato tanto il presidente Tatò nel corso di questa stagione, forse più di quanto preventivato nelle sue parole che alludevano ad un "prudente" progetto biennale per riportare in città la favola della serie cadetta. Gli errori, per carità, fanno tremendamente parte del gioco, specie in una categoria in cui piazze come Taranto, Foggia, Benevento, Lanciano (solo per citarne alcune) tentano il salto di categoria invano da anni e anni senza riuscirci. Ed è per questo che appare superfluo accanirsi contro una rosa costruita buttando soldi per giocatori sopravvalutati o per riconferme scriteriate, contro un ds che con tutto ciò di cui aveva bisogno è riuscito a costruire una squadra senza capo né coda, contro un allenatore giunto a mercato invernale chiuso da una mezzoretta appena, contro la Gambling Partners, contro un manto erboso che di tale ha solo il colore, contro i pali e le traverse, contro rigori non concessi o contro le congiunzioni astrali avverse. È il calcio e ci può stare.

Ci si riproverà sicuramente l'anno prossimo, non ne voglio dubitare. Il tutto a dispetto delle solite indiscrezioni di smantellamento e di abbandono della presidenza, tipiche peraltro di una tifoseria (non quella organizzata si badi bene) che fa della legge di Murphy la propria massima di vita, alla disperata e costante ricerca di un capro espiatorio da sgozzare sull'altare.

Probabilmente questa stagione era già finita sul nascere, per tutta la serie di motivi sopra elencati. Nonostante le sei partite e i diciotto punti a disposizione, nonostante l'infermeria che lentamente si svuota, nonostante il tifo incessante, nonostante l'impegno messo in campo domenica scorsa, sarebbe davvero uno sforzo di fantasia notevole immaginare questo Barletta affermarsi nei quattro scontri dentro-fuori di un improbabile partecipazione play-off. Una considerazione, forse drastica ma onesta, forse dettata dallo scoramento del momento e di cui mi piacerebbe fare pubblica ammenda magari tra un paio di mesi, quando sarà il momento di tirar davvero le somme. Ma del resto sono tifoso anche io, che son rimasto muto al triplice fischio finale di domenica scorsa, che vorrei tornare a urlare, a gioire e a soffrire per questa squadra. Al momento non ne ho ancora motivo.

[Marco Bruno]