Barletta Calcio, Di Leo (prep. Portieri): «Tornare a Barletta sarà stimolante»

Esclusiva intervista al nuovo componente dello staff tecnico

mercoledì 11 luglio 2012 3.35
A cura di Enrico Gorgoglione
Anno nuovo…staff tecnico nuovo. È l'importante decisione presa dal presidente del Barletta Calcio Roberto Tatò per fare tabula rasa degli insuccessi passati. Certamente, la sfortuna e la casualità avversa della scorsa stagione non possono essere fattori imputabili a coloro che vanno via, ma la scelta radicale nasconde una voglia di "fresco". A Barletta uno degli avvicendamenti più sentiti è stato quello nel ruolo di preparatore dei portieri: lascerà il ruolo Nicola Dibitonto e gli subentrerà uno dei suoi "maestri" sportivi, Nicola Di Leo. 52enne nativo di Trani, ma andriese d'adozione, Di Leo ha alle spalle una lunga e florida carriera come estremo difensore, prima di sedersi su diverse panchine sia nelle vesti di allenatore che in quelle di preparatore dei portieri. Di Leo giunge a Barletta per comporre uno staff nuovo e fortemente deciso a raggiungere risultati importanti. A pochi giorni dalla sua "investitura", Di Leo racconta ai microfoni di Barlettalife la scelta di accettare il progetto del trio Tatò-Novelli-Pavone:

Signor Di Leo, lei sarà il prossimo preparatore dei portieri del Barletta Calcio. Come vive la possibilità di partecipare a questo grande progetto insieme al direttore Pavone, a mister Novelli e al presidente Tatò?
«Sicuramente sarà un'esperienza molto stimolante per me. Nel mio passato ho lavorato in diverse piazze ma l'anno scorso sono stato fermo ed ero in procinto di cambiare idea per quanto riguardava il mio futuro. Aver ricevuto questa proposta mi riempie d'orgoglio. Il fatto stesso che una piazza importante come Barletta si sia ricordata di me fa davvero piacere».

Lei allenerà un portiere come Pane che ha fatto bene nella scorsa stagione. Crede che l'estremo difensore biancorosso sia pronto per piazze importanti?
«È un ragazzo giovane e molto promettente. Lo conosco già da due anni, l'avevo già visto quando parava con la Cavese, e mi fece un'ottima impressione. Tra le tante cose il suo allenatore è stato Paolo Stringara e già sapevo di lui. È un caso del destino: ora mi ritrovo ad allenarlo. So che è un ragazzo di grossa prospettiva, speriamo bene per lui che riesca a spiccare il volo. Nel mio curriculum sono passati anche portieri che hanno giocato in serie A; quindi mi auguro che lui possa seguire la stessa scia».

A proposito di portieri con un passato glorioso, lei sostituirà nel ruolo di preparatore dei portieri Nicola Dibitonto, un grande non solo nella storia del Barletta. Come vive questo confronto, considerando che Dibitonto era molto apprezzato dalla piazza?
«Non mi devo confrontare con Nicola. Nicola è stato un mio grandissimo amico, è stato anche mio collaboratore, abbiamo lavorato assieme. Forse non sapete che io gli ho dato il via come portiere. È una cosa mi trova onestamente un po' in difficoltà: dover subentrare a Nicola non è una cosa che mi riempia d'orgoglio. Però davanti al fatto che la società abbia optato per un rinnovamento totale di tutto lo staff ho preso la decisione di accettare. Voglio subito chiarire che Nicola è stato ed è un grande amico. Lui ha iniziato a giocare a Trani quando io ero in serie A, gli ho dato moltissimi consigli. Poi me lo sono ritrovato ad Andria quando lui stava chiudendo la carriera. È una cosa che mi dispiace, solo che nel calcio succedono alcuni episodi del genere. Bisogna guardare avanti e dare il meglio di se stessi».

Per quanto riguarda l'intero staff tecnico, lei farà parte di un gruppo "particolare" perché composto da ex calciatori. Può essere questo un fattore verso una migliore crescita del gruppo, considerando anche che il progetto è basato su ragazzi giovani con poca esperienza?
«Togli me, la mia carriera la conoscete in molti. Però il fatto stesso di avere Elio Di Toro nel gruppo, che tra le altre cose è stato ad Andria quando c'ero anche io. Elio ha un buon bagaglio d'esperienza, così come il mister stesso. Sono tutte esperienze che noi possiamo mettere a disposizione per farli crescere meglio. Poi c'è da dire una grande cosa: il fatto che il direttore Pavone è una persona che è stata sempre abituata a lavorare con i giovani, ha un grande fiuto. Senza andare lontano, basta guardare gli ultimi anni a Foggia, dove è riuscito, chiaramente con la collaborazione di Zeman a fare grandi cose. In tutto questo c'è da tenere in grossa considerazione il grosso lavoro che sta facendo e che farà il direttore Pavone».

Essendo lei di Andria, saprà del calore della piazza barlettana che è stata forse disillusa nella scorsa stagione quando i proclami parlavano di serie B. Quanto sentite la pressione della piazza che vuole un salto di qualità anche partendo da un progetto giovane?
«La piazza dappertutto è una fattore importante. Se la piazza risponde in maniera positiva è perché ci sono i risultati: quando questi mancano, potrebbe nascere qualche difficoltà. Però non credo che lo scorso anno la piazza abbia influito sul risultato finale. Stando vicino, ho seguito il Barletta. La piazza non ha influito negativamente, so che hanno seguito la squadra e hanno creduto nel risultato finale che poi non è arrivato, ma speriamo tutti che questo non accada quest'anno, chiaramente…»

Le chiedo di rivolgere un saluto a quelli che saranno i suoi prossimi tifosi a partire dal ritiro di Rio di Pusteria.
«Io con la piazza di Barletta ho avuto qualche trascorso. L'ultimo anno della mia carriera l'ho giocato a Barletta. Ho già avuto modo di conoscere la gente, il calore, l'amore che hanno verso la squadra i tifosi. Per me non è una cosa nuova, io non sono nuovo per loro, quindi mi auguro di creare, o meglio di riprendere subito quel feeling che avevo con loro, e magari di ottenere qualche risultato importante. Non lo diciamo, però: dentro siamo sempre ambiziosi e vogliamo cercare di ottenere qualcosa di importante».

In bocca al lupo mister: a lei il compito di aiutare Pane a "chiudere la saracinesca"…