Barletta 1922: una Via Crucis che può finire in un solo modo
Contro il Nardò arriva il quinto KO interno di fila
lunedì 29 gennaio 2024
10.28
Dopo la mortificante prestazione di Ugento contro il Gallipoli il Barletta torna alla "normalità" del Puttilli perdendo contro il Nardò la quinta partita interna consecutiva al termine di una partita che i salentini hanno sbloccato con una gran punizione di Guadalupi, controllato fino all'intervallo la reazione allo svantaggio di Schelotto e compagni, per poi gestire in tutta tranquillità il secondo tempo di fronte a un Barletta praticamente inesistente in fase offensiva.
Queste in sintesi le scarne note per quel che riguarda l'aspetto meramente agonistico in una giornata dove le cose di gran lunga più "interessanti" per i tifosi biancorossi sono state le parole di un particolarmente provato Ezequiel Schelotto in conferenza stampa (ma mister Bitetto?), e la colorita quanto indicativa coreografia della Curva Nord indirizzata all'ormai molto più che inviso presidente Mario Dimiccoli condita dall'ormai proverbiale "quenn t'na sci".
Una figura, quella del massimo dirigente biancorosso, e un'ostilità della piazza nei suoi confronti ormai diventata quasi irreversibile, che a questo punto pone il presidente del triplete d'Eccellenza dinanzi una scelta ormai inevitabile se non si vuole continuare con una situazione che diventa ogni giorno più problematica per tutto l'ambiente, a cominciare da chi va in campo. Perché per quanto il buon Schelotto proclami ai quattro venti che "quanto succede all'esterno non deve interessare la squadra", le lacrime di qualche calciatore a fine gara, unite alla mancata presenza di Bitetto in sala stampa, non è che siano proprio indice di un gruppo del tutto impermeabile a quanto succede all'esterno.
Proprio per questo il destino a breve termine del Barletta calcio non può che essere in mano a una persona sola, poi, come ultimamente va molto di moda dire, sarà padre tempo un domani ad emanare la sentenza definitiva su quanto sta succedendo da quasi un anno. Perché se da un lato nella storia recente del Barletta calcio si è spesso e volentieri finiti dalla padella alla brace (vedi il post Di Cosola e il post Tató), è altrettanto vero che una situazione come quella attuale, per il bene del Barletta, non ha più ragion d'essere.
Queste in sintesi le scarne note per quel che riguarda l'aspetto meramente agonistico in una giornata dove le cose di gran lunga più "interessanti" per i tifosi biancorossi sono state le parole di un particolarmente provato Ezequiel Schelotto in conferenza stampa (ma mister Bitetto?), e la colorita quanto indicativa coreografia della Curva Nord indirizzata all'ormai molto più che inviso presidente Mario Dimiccoli condita dall'ormai proverbiale "quenn t'na sci".
Una figura, quella del massimo dirigente biancorosso, e un'ostilità della piazza nei suoi confronti ormai diventata quasi irreversibile, che a questo punto pone il presidente del triplete d'Eccellenza dinanzi una scelta ormai inevitabile se non si vuole continuare con una situazione che diventa ogni giorno più problematica per tutto l'ambiente, a cominciare da chi va in campo. Perché per quanto il buon Schelotto proclami ai quattro venti che "quanto succede all'esterno non deve interessare la squadra", le lacrime di qualche calciatore a fine gara, unite alla mancata presenza di Bitetto in sala stampa, non è che siano proprio indice di un gruppo del tutto impermeabile a quanto succede all'esterno.
Proprio per questo il destino a breve termine del Barletta calcio non può che essere in mano a una persona sola, poi, come ultimamente va molto di moda dire, sarà padre tempo un domani ad emanare la sentenza definitiva su quanto sta succedendo da quasi un anno. Perché se da un lato nella storia recente del Barletta calcio si è spesso e volentieri finiti dalla padella alla brace (vedi il post Di Cosola e il post Tató), è altrettanto vero che una situazione come quella attuale, per il bene del Barletta, non ha più ragion d'essere.