Barletta 1922 retrocesso in Eccellenza, il tempo delle responsabilità
Mario Dimiccoli e non solo, tutti i “protagonisti” del disastro sportivo più grande degli ultimi 25 anni
domenica 5 maggio 2024
20.00
Una retrocessione incredibile, per certi versi anche prevedibile, ma che rappresenta un vero disastro sportivo: il più grande degli ultimi 25 anni, anche più del fallimento targato Perpignano. È più grave sì, perchè perpetrato da barlettani e perchè costruito sulla base di 3200 abbonamenti e centinaia di sponsor. Un disastro di gestione sportiva, societaria, comunicativa. Un'onta che i responsabili non potranno più cancellare dalla loro pelle e che ricade su quella di tutti i barlettani feriti e traditi. Ma scopriamo i nomi dei responsabili e il perchè della loro imperitura macchia.
Salvatore Vaccariello (presidente): Responsabile per aver prestato il suo nome all'ideatore e artefice primario di questo disastro sportivo, il presidente onorario Mario Dimiccoli.
Luigi Pavarese (direttore sportivo): Responsabile di essere stato sé stesso. Reduce da fallimenti continui nelle ultime 5 stagioni è arrivato a Barletta con la puzza sotto il naso vantandosi dei suoi trascorsi nel Napoli di Maradona e nel Torino oltre che dell'amicizia (bontà sua) con Luciano Moggi. Ha costruito una squadra non all'altezza delle aspettative per poi andar via una volta compreso che la situazione non poteva che peggiorare. Un giorno chissà, ci renderà edotti.
Marcello Pitino (direttore sportivo): Responsabile di essere riuscito a peggiorare una squadra già non all'altezza. Il desaparecido Eyango, la a suo dire inutilità di Marconato e acquisti come Capone (uno dei peggiori centrali mai visti a Barletta) le sue perle. Da valutare però quale sia stato effettivamente il budget messo a disposizione dall'onorario Dimiccoli.
Ciro Ginestra (allenatore): Oltre la metà dei punti sono stati conquistati da lui e di questo gli va dato atto, ma ha la responsabilità di non aver avuto la forza di dimettersi quando per primo aveva compreso di essere in una grande fiction. Ha avuto il coraggio di sbattere in faccia a Dimiccoli (e Camicia) la verità nella conferenza stampa del 30 novembre, ma avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni a Rivisondoli dopo lo scontro con Pavarese. Anche lui ha le sue responsabilità.
Dino Bitetto (allenatore): Responsabile di averci capito poco. Una gestione disastrosa, una comunicazione ancor peggiore per un tecnico che era ricordato a Barletta per aver vinto un campionato di Eccellenza a fine anni '90 e che ora invece dovrà solo essere dimenticato.
Salvatore Ciullo (allenatore): Il meno responsabile di tutti in realtà. Ha provato a dare un'identità a questa squadra senza però riuscirci e alla fine anche lui si è dovuto arrendere.
Ezequiel Schelotto (calciatore, presunto capitano): Di lui si è detto e scritto di tutto. La sua responsabilità principale è quella di essere stato strumento primario della grande sceneggiata perpetrata dalla dirigenza e di non essere stato professionista e guida quando avrebbe dovuto esserlo.
Tutti i calciatori tesserati e lo staff tecnico sono colpevoli di non aver onorato una maglia ultracentenaria. Chiaramente ci sono eccezioni, ma il voto in pagella è 2: per tutti.
Beppe Camicia (direttore generale): Responsabile di essere stato l'affabulatore principale della fiction Barletta 2023-2024. Abile oratore, sempre impeccabilmente vestito, ha contribuito a costruire l'illusoria immagine di una società dal respiro internazionale (che fine ha fatto il fondo americano?) e pronta a scalare le vette del professionismo contro ogni negatività, salvo poi scoprire che non si è stati nemmeno capaci di mantenere la serie D. Del professionismo, caro Beppe, sentiremo solo il profumo: questa retrocessione è anche tua, come quella di Molfetta, anche se sei andato via prima.
Giovanni Italo Paolo Damato (responsabile comunicazione): L'eminenza grigia, il censore, il Torquemada che ha contribuito ad impedire ai tifosi di esprimere il proprio parere su canali social del club. Colui che ha ordito dietro le quinte lanciando le "crociate" contro gli "amici degli andriesi", gli "ex addetti stampa che pensano solo al loro interesse" e i tifosi "tirapiedi" contattati puntualmente in privato (e anche in pubblico con tanto di "t e truè mezz a strad" cit.) per esprimere le rimostranze sue e della società. Colui che a luglio "era un semplice tifoso" salvo poi diventare il Richelieu di corte. Abile a fuggire davanti alle proprie responsabilità che, ahilui, lo inseguiranno per sempre. Sì Giovanni, la comunicazione è importante e se dici alla gente che "vuoi vincere il campionato" e sbeffeggi l'Altamura perchè "sta acquistando i nostri attaccanti, tra i meno profilici del girone" beh poi te ne assumerai le responsabilità.
Francesco Lotoro (Responsabile comunicazione): Da buon militare qual è ha provato a mettere un po' di ordine anche magari limitando le azioni del suo "compagno di viaggio" senza però riuscirci in nessun modo. Stiamo ancora attendendo le sue dimissioni più volte annunciate e mai arrivate. Responsabile di non aver inciso.
Alessia Dalto (Social media manager): Responsabile di aver litigato in maniera sguaiata con i tifosi alla prima critica. Con il suo atteggiamento supponente ha occupato per larghi tratti un comodo posto in tribuna d'onore accompagnata da parenti e amici del presidente, questi ultimi talvolta anche intenti a rivolgere gestacci irripetibili a chi, legittimamente, contestava lo scempio a cui ha dovuto assistere, PAGANDO. Ah, un inciso, il "Puttilli" è la casa di tutti, non vostra.
Armando Marino (speaker): Ovviamente lui di responsabilità non ne ha, ma va detto che ci ha capito ben poco di questa stagione. Tra musica da discoteca a volume assordante, nomi pronunciati male e "capitani per questa partita", l'apoteosi l'ha raggiunta chiedendo al pubblico esausto e arrabbiato di ripetere il nome di Tato Diaz (per lui e per l'ufficio anagrafe di Esperanza, Augusto Josè) in occasione dell'inutile gol dell'1-2 al Fasano. Armà o ce l'hai o non ce l'hai e mi sa che tu (concedilo, cerchiamo di essere easy) non ce l'hai.
Paolo Salerno (responsabile marketing): Si Paolo, è anche responsabilità tua. Hai sorriso, hai provato a tenere buoni rapporti con tutti ma... come fa a non essere responsabile chi vivendo a stretto contatto con il presidentissimo onorario non è mai riuscito (sempre se ci ha provato) a fargli comprendere gli sbagli? Sarebbe bastato chiamarsi fuori e denunciare, ma comprendiamo che bisogna anche avere la forza per farlo.
Francesco Dipiano (segretario): Stesso discorso fatto per Salerno: conoscere significa deunciare le storture e magari chiamarsi fuori quando le cose non vanno. Se non si ha la forza di farlo si è complici.
Antonio Dibenedetto (detto Zazzà, team manager e responsabile settore giovanile): Il braccio destro del presidentissimo. Onnipresente, sempre pronto a battagliare per difendere le ragioni della società in tutti i modi possibili e immaginabili salvo poi, all'occorrenza, chiamarsi fuori, scendere dal carro e ricordare di essere "responsabile del settore giovanile che con la prima squadra c'entra poco". Responsabile, straresponsabile.
Adriano Antonucci: Sì, di colpe ne ha anche il sottoscritto. Si vince tutti insieme e si perde altrettanto. La retrocessione è di tutti, tranne che dei nostri splendidi bambini colorati di biancorosso.
Tutti gli imprenditori che (in buona fede, per carità) hanno sostenuto questo progetto hanno le loro responsabilità. C'è poi chi è rimasto saldamente al suo posto (vero Felice Dimicco?) e chi ha fatto un passo indietro come Vincenzo Bellino e Antonio Palladino, dai quali però ora attendiamo spiegazioni per comprendere anche quello che potrà essere il futuro. Altri come Francesco Faggella li abbiamo già ascoltati.
Mario Dimiccoli (presidente onorario). Si vantava di essere "il presidente più titolato della storia", ora aggiunge in bacheca l'onta più grande. Ha sbagliato tutto ciò che c'era da sbagliare umiliando un'intera piazza e condannandola al dolore sportivo maggiore che si possa infliggere. L'ha fatto con dolo realizzando la leggendaria frase di Nardò del maggio 2023 ("vi riporterò da dove vi ho preso") o l'ha fatto in buona fede per delirio di onnipotenza? Solo la sua coscienza lo sa. Quel che è certo è che, caro Mario, il tempo è galantuomo e ha espresso il suo verdetto: responsabile numero uno di aver portato il Barletta alla retrocessione.
Salvatore Vaccariello (presidente): Responsabile per aver prestato il suo nome all'ideatore e artefice primario di questo disastro sportivo, il presidente onorario Mario Dimiccoli.
Luigi Pavarese (direttore sportivo): Responsabile di essere stato sé stesso. Reduce da fallimenti continui nelle ultime 5 stagioni è arrivato a Barletta con la puzza sotto il naso vantandosi dei suoi trascorsi nel Napoli di Maradona e nel Torino oltre che dell'amicizia (bontà sua) con Luciano Moggi. Ha costruito una squadra non all'altezza delle aspettative per poi andar via una volta compreso che la situazione non poteva che peggiorare. Un giorno chissà, ci renderà edotti.
Marcello Pitino (direttore sportivo): Responsabile di essere riuscito a peggiorare una squadra già non all'altezza. Il desaparecido Eyango, la a suo dire inutilità di Marconato e acquisti come Capone (uno dei peggiori centrali mai visti a Barletta) le sue perle. Da valutare però quale sia stato effettivamente il budget messo a disposizione dall'onorario Dimiccoli.
Ciro Ginestra (allenatore): Oltre la metà dei punti sono stati conquistati da lui e di questo gli va dato atto, ma ha la responsabilità di non aver avuto la forza di dimettersi quando per primo aveva compreso di essere in una grande fiction. Ha avuto il coraggio di sbattere in faccia a Dimiccoli (e Camicia) la verità nella conferenza stampa del 30 novembre, ma avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni a Rivisondoli dopo lo scontro con Pavarese. Anche lui ha le sue responsabilità.
Dino Bitetto (allenatore): Responsabile di averci capito poco. Una gestione disastrosa, una comunicazione ancor peggiore per un tecnico che era ricordato a Barletta per aver vinto un campionato di Eccellenza a fine anni '90 e che ora invece dovrà solo essere dimenticato.
Salvatore Ciullo (allenatore): Il meno responsabile di tutti in realtà. Ha provato a dare un'identità a questa squadra senza però riuscirci e alla fine anche lui si è dovuto arrendere.
Ezequiel Schelotto (calciatore, presunto capitano): Di lui si è detto e scritto di tutto. La sua responsabilità principale è quella di essere stato strumento primario della grande sceneggiata perpetrata dalla dirigenza e di non essere stato professionista e guida quando avrebbe dovuto esserlo.
Tutti i calciatori tesserati e lo staff tecnico sono colpevoli di non aver onorato una maglia ultracentenaria. Chiaramente ci sono eccezioni, ma il voto in pagella è 2: per tutti.
Beppe Camicia (direttore generale): Responsabile di essere stato l'affabulatore principale della fiction Barletta 2023-2024. Abile oratore, sempre impeccabilmente vestito, ha contribuito a costruire l'illusoria immagine di una società dal respiro internazionale (che fine ha fatto il fondo americano?) e pronta a scalare le vette del professionismo contro ogni negatività, salvo poi scoprire che non si è stati nemmeno capaci di mantenere la serie D. Del professionismo, caro Beppe, sentiremo solo il profumo: questa retrocessione è anche tua, come quella di Molfetta, anche se sei andato via prima.
Giovanni Italo Paolo Damato (responsabile comunicazione): L'eminenza grigia, il censore, il Torquemada che ha contribuito ad impedire ai tifosi di esprimere il proprio parere su canali social del club. Colui che ha ordito dietro le quinte lanciando le "crociate" contro gli "amici degli andriesi", gli "ex addetti stampa che pensano solo al loro interesse" e i tifosi "tirapiedi" contattati puntualmente in privato (e anche in pubblico con tanto di "t e truè mezz a strad" cit.) per esprimere le rimostranze sue e della società. Colui che a luglio "era un semplice tifoso" salvo poi diventare il Richelieu di corte. Abile a fuggire davanti alle proprie responsabilità che, ahilui, lo inseguiranno per sempre. Sì Giovanni, la comunicazione è importante e se dici alla gente che "vuoi vincere il campionato" e sbeffeggi l'Altamura perchè "sta acquistando i nostri attaccanti, tra i meno profilici del girone" beh poi te ne assumerai le responsabilità.
Francesco Lotoro (Responsabile comunicazione): Da buon militare qual è ha provato a mettere un po' di ordine anche magari limitando le azioni del suo "compagno di viaggio" senza però riuscirci in nessun modo. Stiamo ancora attendendo le sue dimissioni più volte annunciate e mai arrivate. Responsabile di non aver inciso.
Alessia Dalto (Social media manager): Responsabile di aver litigato in maniera sguaiata con i tifosi alla prima critica. Con il suo atteggiamento supponente ha occupato per larghi tratti un comodo posto in tribuna d'onore accompagnata da parenti e amici del presidente, questi ultimi talvolta anche intenti a rivolgere gestacci irripetibili a chi, legittimamente, contestava lo scempio a cui ha dovuto assistere, PAGANDO. Ah, un inciso, il "Puttilli" è la casa di tutti, non vostra.
Armando Marino (speaker): Ovviamente lui di responsabilità non ne ha, ma va detto che ci ha capito ben poco di questa stagione. Tra musica da discoteca a volume assordante, nomi pronunciati male e "capitani per questa partita", l'apoteosi l'ha raggiunta chiedendo al pubblico esausto e arrabbiato di ripetere il nome di Tato Diaz (per lui e per l'ufficio anagrafe di Esperanza, Augusto Josè) in occasione dell'inutile gol dell'1-2 al Fasano. Armà o ce l'hai o non ce l'hai e mi sa che tu (concedilo, cerchiamo di essere easy) non ce l'hai.
Paolo Salerno (responsabile marketing): Si Paolo, è anche responsabilità tua. Hai sorriso, hai provato a tenere buoni rapporti con tutti ma... come fa a non essere responsabile chi vivendo a stretto contatto con il presidentissimo onorario non è mai riuscito (sempre se ci ha provato) a fargli comprendere gli sbagli? Sarebbe bastato chiamarsi fuori e denunciare, ma comprendiamo che bisogna anche avere la forza per farlo.
Francesco Dipiano (segretario): Stesso discorso fatto per Salerno: conoscere significa deunciare le storture e magari chiamarsi fuori quando le cose non vanno. Se non si ha la forza di farlo si è complici.
Antonio Dibenedetto (detto Zazzà, team manager e responsabile settore giovanile): Il braccio destro del presidentissimo. Onnipresente, sempre pronto a battagliare per difendere le ragioni della società in tutti i modi possibili e immaginabili salvo poi, all'occorrenza, chiamarsi fuori, scendere dal carro e ricordare di essere "responsabile del settore giovanile che con la prima squadra c'entra poco". Responsabile, straresponsabile.
Adriano Antonucci: Sì, di colpe ne ha anche il sottoscritto. Si vince tutti insieme e si perde altrettanto. La retrocessione è di tutti, tranne che dei nostri splendidi bambini colorati di biancorosso.
Tutti gli imprenditori che (in buona fede, per carità) hanno sostenuto questo progetto hanno le loro responsabilità. C'è poi chi è rimasto saldamente al suo posto (vero Felice Dimicco?) e chi ha fatto un passo indietro come Vincenzo Bellino e Antonio Palladino, dai quali però ora attendiamo spiegazioni per comprendere anche quello che potrà essere il futuro. Altri come Francesco Faggella li abbiamo già ascoltati.
Mario Dimiccoli (presidente onorario). Si vantava di essere "il presidente più titolato della storia", ora aggiunge in bacheca l'onta più grande. Ha sbagliato tutto ciò che c'era da sbagliare umiliando un'intera piazza e condannandola al dolore sportivo maggiore che si possa infliggere. L'ha fatto con dolo realizzando la leggendaria frase di Nardò del maggio 2023 ("vi riporterò da dove vi ho preso") o l'ha fatto in buona fede per delirio di onnipotenza? Solo la sua coscienza lo sa. Quel che è certo è che, caro Mario, il tempo è galantuomo e ha espresso il suo verdetto: responsabile numero uno di aver portato il Barletta alla retrocessione.