Barletta 1922: e adesso?
La sconfitta shock contro il Corato scatena nei tifosi molti interrogativi sul futuro biancorosso
martedì 15 giugno 2021
9.18
È davvero difficile da tifosi biancorossi non lasciarsi andare alla malinconia più cupa dopo la tremenda delusione di domenica pomeriggio. Ma il compito del cronista è quello di analizzare con quanto più raziocinio ed equidistanza possibili, sia quella che a meno di 48 ore di distanza possiamo ancora definire dolorosa cronaca, sia quale potrà essere il futuro del calcio biancorosso a breve termine.
Non nascondiamoci, quella di domenica 13 giugno 2021, con ogni probabilità verrà ricordata come una delle delusioni più devastanti in un secolo di storia di calcio all'ombra di Eraclio. In Brasile per giornate del genere sono stati coniati celeberrimi neologismi come "Maracanazo" o "Mineirazo", ma non è certo nostra intenzione scimmiottare i più famosi "lutti" sportivi brasiliani, se non altro per rispetto al santo al quale è intitolato lo stadio di Canosa.
Gli ingredienti per tirarsi finalmente fuori da un torneo - il cui format è oggetto di studio nelle facoltà di psicologia di mezzo mondo - c'erano tutti:
Inutile dire che la massima parte degli sportivi biancorossi vorrebbe l'attuale dirigenza ancora in sella. Non solo. Alla luce di quanto accaduto al Barletta nell'ultimo mese - tra denunce di presunte aggressioni, arbitraggi, diciamo così, poco casalinghi (anche contro il Corato c'era forse un rigore su Milella e un doppio giallo a Ngom), e le squalifiche a Cristian Quarta e mister Francesco Farina che più che dal giudice sportivo sembra siano state comminate direttamente dalla Corte di Assise di Palermo del "Maxiprocesso" a Cosa Nostra – sono sempre di più i tifosi che auspicano una domanda di ripescaggio in Serie D, tenuto conto della pesante situazione economica di molte squadre della quarta serie nazionale.
Certo dal punto di vista prettamente sportivo non è il massimo sperare di salire di categoria dalla porta di servizio, ma è anche vero che entrambe le volte nelle quali si è precipitati in Eccellenza lo si è fatto a Barletta ampiamente salvo sul campo in Serie C.
Naturalmente al momento si tratta solo di ipotesi formulate via social da un numero notevole di tifosi. Considerazioni che però lasciano il tempo che trovano.
Determinante in tal senso risulterà infatti la volontà dell'attuale società di andare avanti con il progetto Barletta, soprattutto considerando il fatto che gli sportivi barlettani dovrebbero, a settembre, ritrovare finalmente il tanto agognato Puttilli.
Tutto questo naturalmente tenendo conto della pesante incognita Covid, che alla luce delle incertezze legate ai vaccini, e la non certo scongiurata prospettiva di nuove restrizioni in autunno/inverno, rende del tutto problematico il solo pensare a una bozza di programmazione a medio-lungo termine.
Perché questo è il calcio dilettantistico made in Italy, signori. Un calcio dove non c'è la guerra a suon di milioni tra Sky e DAZN per accaparrarsi i diritti TV delle gesta dei Varsi, dei Trotta, dei Pignataro o dei Caputo. Un calcio dove senza pubblico sugli spalti non si va da nessuna parte, e dove non sono certo infinite le risorse economiche dei Mario Dimiccoli di turno che vanno solo encomiati e ringraziati per ciò che hanno fatto (e che magari continueranno a fare) per la Barletta calcistica.
Non nascondiamoci, quella di domenica 13 giugno 2021, con ogni probabilità verrà ricordata come una delle delusioni più devastanti in un secolo di storia di calcio all'ombra di Eraclio. In Brasile per giornate del genere sono stati coniati celeberrimi neologismi come "Maracanazo" o "Mineirazo", ma non è certo nostra intenzione scimmiottare i più famosi "lutti" sportivi brasiliani, se non altro per rispetto al santo al quale è intitolato lo stadio di Canosa.
Gli ingredienti per tirarsi finalmente fuori da un torneo - il cui format è oggetto di studio nelle facoltà di psicologia di mezzo mondo - c'erano tutti:
- un organico di primissimo ordine per il campionato di Eccellenza pugliese e non solo;
- un mister capace ed esperto, fino al momento della pesantissima squalifica sulla quale ancora attendiamo ancora di conoscere motivazioni che non siano il tentato omicidio di qualche componente della terna arbitrale;
- una società che potrebbe tranquillamente assurgere a modello di serietà, puntualità e solidità per molte squadre di Serie D, quando non addirittura di Serie C.
Inutile dire che la massima parte degli sportivi biancorossi vorrebbe l'attuale dirigenza ancora in sella. Non solo. Alla luce di quanto accaduto al Barletta nell'ultimo mese - tra denunce di presunte aggressioni, arbitraggi, diciamo così, poco casalinghi (anche contro il Corato c'era forse un rigore su Milella e un doppio giallo a Ngom), e le squalifiche a Cristian Quarta e mister Francesco Farina che più che dal giudice sportivo sembra siano state comminate direttamente dalla Corte di Assise di Palermo del "Maxiprocesso" a Cosa Nostra – sono sempre di più i tifosi che auspicano una domanda di ripescaggio in Serie D, tenuto conto della pesante situazione economica di molte squadre della quarta serie nazionale.
Certo dal punto di vista prettamente sportivo non è il massimo sperare di salire di categoria dalla porta di servizio, ma è anche vero che entrambe le volte nelle quali si è precipitati in Eccellenza lo si è fatto a Barletta ampiamente salvo sul campo in Serie C.
Naturalmente al momento si tratta solo di ipotesi formulate via social da un numero notevole di tifosi. Considerazioni che però lasciano il tempo che trovano.
Determinante in tal senso risulterà infatti la volontà dell'attuale società di andare avanti con il progetto Barletta, soprattutto considerando il fatto che gli sportivi barlettani dovrebbero, a settembre, ritrovare finalmente il tanto agognato Puttilli.
Tutto questo naturalmente tenendo conto della pesante incognita Covid, che alla luce delle incertezze legate ai vaccini, e la non certo scongiurata prospettiva di nuove restrizioni in autunno/inverno, rende del tutto problematico il solo pensare a una bozza di programmazione a medio-lungo termine.
Perché questo è il calcio dilettantistico made in Italy, signori. Un calcio dove non c'è la guerra a suon di milioni tra Sky e DAZN per accaparrarsi i diritti TV delle gesta dei Varsi, dei Trotta, dei Pignataro o dei Caputo. Un calcio dove senza pubblico sugli spalti non si va da nessuna parte, e dove non sono certo infinite le risorse economiche dei Mario Dimiccoli di turno che vanno solo encomiati e ringraziati per ciò che hanno fatto (e che magari continueranno a fare) per la Barletta calcistica.