Zone pedonali, una bella battaglia di civiltà
Il CO.DI.COM. interviene per una migliore qualità della vita. Nonostante gli investimenti, non c'è stato un importante riscontro
sabato 3 novembre 2012
Trasporto pubblico, isole pedonali, piste e reti ciclabili, verde urbano, zone a traffico limitato e a traffico pedonale privilegiato: solo attraverso l'integrazione di queste singole azioni si può pensare a città più vivibili e ad una migliore qualità della vita. Conciliare tutto ciò significa anche far bene al commercio, al piccolo commercio cittadino ma le nostre città sembrano essere lontane dal raggiungimento di questi obiettivi. I recenti rapporti sulle politiche ambientali urbane mostrano in maniera chiara quanto sia forte in questo momento la crisi in termini di capacità nell'amministrare e governare le sempre più complesse e problematiche realtà locali e la Puglia non è immune da tale incapacità, anzi nella maggior parte assoluta del territorio continuano a regnare improvvisazione e sperpero di denaro per iniziative al limite della futilità che nessun beneficio portano né alle economie locali e d'insieme, né al turismo in senso generale di cultura dell'accoglienza ed economico né tantomeno in termini di crescita culturale e di progresso.
A fronte di "investimenti" ancora molto importanti dal punto di visto dell'esborso economico, non ne consegue un altrettanto importante riscontro in termini di risultati ed ecco che tutto si consuma nell'arco di qualche manifestazione utile forse ai pochi soliti usufruitori ma incapace di attrarre fasce di turisti e di consumatori nuove e in grado di esercitare quella capacità di spesa sempre più precaria e limitata nel consumatore abituale e locale, quindi soprattutto stranieri la cui presenza è quasi del tutto inesistente in talune aree della Regione che più esprimerebbero potenzialità mai utilizzate o addirittura pilotate verso ulteriore declino e tra questi territori sicuramente figura anche quello bellissimo ma assolutamente sottoutilizzato della quasi ex provincia Bat, nonostante una massiccia presenza di agenzie pubbliche o pseudo tali di varia natura, specie, grado e genere.
Proprio da questo territorio, invece, a fronte di interventi para-istituzionali tutti protesi verso un atteggiamento protezionistico e quasi giustificativo di ritardi, assenze, incongruenze e improduttività in termini di progettualità ed azioni reali che spesso hanno significato solo utilizzo lobbistico di tantissime risorse che pure ci sono state e ci sarebbero ma sempre utilizzate con la spinta propagandistica, non solo politica ma addirittura consociativa, arrivano importanti segnali che sembrano proprio essere un modo chiaro ed indicativo rispetto ad una presa di distanze anche da quanti hanno ricevuto la consegna di utilizzo di fondi pubblici importantissimi ma che o li hanno utilizzati male o addirittura, cosa ancora più diffusa e deplorevole, li hanno perduti per sempre, pur avendo il dovere di esprimere azioni di carattere collettivo proprio in funzione di esclusive e quasi sempre abusate attribuzioni in termini di "competenze", si fa per dire. Leggiamo proprio oggi l'iniziativa di una strenua difesa del "proprio" territorio nella città di Trani laddove a fronte di quanti utilizzano l'arroganza e il potere conferito per assumere posizioni sguscianti e di declino di responsabilità, emerge forte un sentimento che se autonomo ed indipendente va fortemente sostenuto.
La petizione con la richiesta di mantenimento della zona pedonale in una delle più importanti e strategiche vie cittadine è un forte gesto di civiltà, di autodeterminazione e di lungimiranza che, al di la delle inevitabili e, per certi versi, naturali posizioni individualistiche, deve essere tenuto in forte considerazione e non va "inquinato". Partire dal palese fallimento di taluni interventi anche di consistenza notevole dal punto di vista dell'impegno economico non solo pubblico ma anche privato, come accaduto in molte altre città, deve significare cambiare il punto di vista e gli obiettivi perché quando dietro talune iniziative si nascondono finalità ben differenti da quelle ventilate e prospettate allora la sconfitta è duplice e ancor più dannosa perché colpisce indifferentemente non solo gli autori e compartecipi ma interi comparti che vengono irrimediabilmente ed inconsapevolmente coinvolti e danneggiati. Su un altro fronte si registrano, invece, prese di posizioni tardive e al limite della sopportazione.
Proprio in questi giorni, infatti, si starebbe rilanciando un tema di fronte al quale si sono consumati banchetti, interessi trasversali, diatribe più o meno pre-organizzate e tantissime altre situazioni che hanno portato alla completa liberalizzazione delle aperture domenicali e festive degli esercizi commerciali. A fronte di un lassismo e di una passività uniche nel loro genere, qualcuno torna a cercare l'attenzione ponendo di nuovo sul tavolo questo argomento pensando che avviando azioni del tutto strumentali, inutili, populiste e di facciata possa tornare a farsi paladino di battaglie di civiltà che non ha mai combattuto e che semmai dalla periferia hanno avuto stimolo e vigore seppur anche in quelle circostanze quelle posizioni sono state astutamente emarginate proprio perché supportate da elementi inconfutabili e scomodi per i grandi che oggi vorrebbero rifarsi l'abito passando per difensori del nulla.
Oggi i centri commerciali dicono che intendono rispettare le festività destando stupore e ilarità. Oggi e solo oggi alcuni sindacalisti dicono che le aperture domenicali favoriscono la grande distribuzione che può permettersi di alzare le saracinesche senza sosta e subordina le aperture, contraddicendosi, a non meglio precisate azioni di promozione come se fino ad oggi non ne avessero avuto possibilità di farlo, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Oggi qualcuno vorrebbe scendere dagli alti e dorati palazzi e andare nelle piazze a raccogliere le firme per fare non si sa cosa. Uno sfrenato, ritrovato, rinnovato, rigenerato, riciclato senso di compartecipazione la cui assenza, anche nel recente passato, è stata proprio la causa delle condizioni odierne in cui versa la piccola impresa sempre strumentalizzata e utilizzata a proprio piacimento per raggiungere certi obiettivi. C'erano cose che si sarebbero potute fare, a tutti i livelli, ma c'era anche chi, purtroppo, pensava ad altro, a tutt'altro ed oggi ne gode, alla grande.
A fronte di "investimenti" ancora molto importanti dal punto di visto dell'esborso economico, non ne consegue un altrettanto importante riscontro in termini di risultati ed ecco che tutto si consuma nell'arco di qualche manifestazione utile forse ai pochi soliti usufruitori ma incapace di attrarre fasce di turisti e di consumatori nuove e in grado di esercitare quella capacità di spesa sempre più precaria e limitata nel consumatore abituale e locale, quindi soprattutto stranieri la cui presenza è quasi del tutto inesistente in talune aree della Regione che più esprimerebbero potenzialità mai utilizzate o addirittura pilotate verso ulteriore declino e tra questi territori sicuramente figura anche quello bellissimo ma assolutamente sottoutilizzato della quasi ex provincia Bat, nonostante una massiccia presenza di agenzie pubbliche o pseudo tali di varia natura, specie, grado e genere.
Proprio da questo territorio, invece, a fronte di interventi para-istituzionali tutti protesi verso un atteggiamento protezionistico e quasi giustificativo di ritardi, assenze, incongruenze e improduttività in termini di progettualità ed azioni reali che spesso hanno significato solo utilizzo lobbistico di tantissime risorse che pure ci sono state e ci sarebbero ma sempre utilizzate con la spinta propagandistica, non solo politica ma addirittura consociativa, arrivano importanti segnali che sembrano proprio essere un modo chiaro ed indicativo rispetto ad una presa di distanze anche da quanti hanno ricevuto la consegna di utilizzo di fondi pubblici importantissimi ma che o li hanno utilizzati male o addirittura, cosa ancora più diffusa e deplorevole, li hanno perduti per sempre, pur avendo il dovere di esprimere azioni di carattere collettivo proprio in funzione di esclusive e quasi sempre abusate attribuzioni in termini di "competenze", si fa per dire. Leggiamo proprio oggi l'iniziativa di una strenua difesa del "proprio" territorio nella città di Trani laddove a fronte di quanti utilizzano l'arroganza e il potere conferito per assumere posizioni sguscianti e di declino di responsabilità, emerge forte un sentimento che se autonomo ed indipendente va fortemente sostenuto.
La petizione con la richiesta di mantenimento della zona pedonale in una delle più importanti e strategiche vie cittadine è un forte gesto di civiltà, di autodeterminazione e di lungimiranza che, al di la delle inevitabili e, per certi versi, naturali posizioni individualistiche, deve essere tenuto in forte considerazione e non va "inquinato". Partire dal palese fallimento di taluni interventi anche di consistenza notevole dal punto di vista dell'impegno economico non solo pubblico ma anche privato, come accaduto in molte altre città, deve significare cambiare il punto di vista e gli obiettivi perché quando dietro talune iniziative si nascondono finalità ben differenti da quelle ventilate e prospettate allora la sconfitta è duplice e ancor più dannosa perché colpisce indifferentemente non solo gli autori e compartecipi ma interi comparti che vengono irrimediabilmente ed inconsapevolmente coinvolti e danneggiati. Su un altro fronte si registrano, invece, prese di posizioni tardive e al limite della sopportazione.
Proprio in questi giorni, infatti, si starebbe rilanciando un tema di fronte al quale si sono consumati banchetti, interessi trasversali, diatribe più o meno pre-organizzate e tantissime altre situazioni che hanno portato alla completa liberalizzazione delle aperture domenicali e festive degli esercizi commerciali. A fronte di un lassismo e di una passività uniche nel loro genere, qualcuno torna a cercare l'attenzione ponendo di nuovo sul tavolo questo argomento pensando che avviando azioni del tutto strumentali, inutili, populiste e di facciata possa tornare a farsi paladino di battaglie di civiltà che non ha mai combattuto e che semmai dalla periferia hanno avuto stimolo e vigore seppur anche in quelle circostanze quelle posizioni sono state astutamente emarginate proprio perché supportate da elementi inconfutabili e scomodi per i grandi che oggi vorrebbero rifarsi l'abito passando per difensori del nulla.
Oggi i centri commerciali dicono che intendono rispettare le festività destando stupore e ilarità. Oggi e solo oggi alcuni sindacalisti dicono che le aperture domenicali favoriscono la grande distribuzione che può permettersi di alzare le saracinesche senza sosta e subordina le aperture, contraddicendosi, a non meglio precisate azioni di promozione come se fino ad oggi non ne avessero avuto possibilità di farlo, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Oggi qualcuno vorrebbe scendere dagli alti e dorati palazzi e andare nelle piazze a raccogliere le firme per fare non si sa cosa. Uno sfrenato, ritrovato, rinnovato, rigenerato, riciclato senso di compartecipazione la cui assenza, anche nel recente passato, è stata proprio la causa delle condizioni odierne in cui versa la piccola impresa sempre strumentalizzata e utilizzata a proprio piacimento per raggiungere certi obiettivi. C'erano cose che si sarebbero potute fare, a tutti i livelli, ma c'era anche chi, purtroppo, pensava ad altro, a tutt'altro ed oggi ne gode, alla grande.