Zone Franche Urbane, Unimpresa Bat: «In Provincia interventi necessari»
Intervento sul tema "L'Importanza delle Riserve Finanziarie di Scopo"
lunedì 5 maggio 2014
17.29
Zone Franche Urbane ancora al centro della discussione: sul tema torna Unimpresa Bat, che ha preso parte ieri all'incontro formativo tenutosi a Bari e organizzato dall'Associazione "Liberocommercio Puglia – Imprese per le Città". A tal proposito ha relazionato il Presidente di Unimpresa Bat, Savino Montaruli, il quale ha trattato nei dettagli il tema: "Z.F.U. - L'Importanza delle Riserve Finanziarie di Scopo".
«L'incontro, al quale hanno partecipato esperti urbanisti, imprenditori ed esponenti del mondo politico ed amministrativo, ha affrontato il tema delle Zone Franche Urbane non solo dal punto di vista tecnico e quale strumento e mezzo per perseguire la crescita in aree urbane deindustrializzate o socialmente degradate ma anche come un importante momento di riqualificazione territoriale con investimenti in infrastrutture e servizi logistici, che stimolino, a determinate condizioni, la crescita dei territori che le ospitano in termini di valore aggiunto, occupazione, esportazioni e trasferimento tecnologico.
Partendo proprio da questo principio si è messo in evidenza come sino ad oggi, a distanza di molti anni dalla definizione e dall'avvio del programma Ministeriale di riconoscimento delle Zone Franche Urbane in Italia, questi lunghi anni sono stati praticamente "inutilizzati" e quasi non risulta essere stata avviata alcuna fase di progettualità in quasi nessuno dei comuni interessati.
Anche dal punto di vista della programmazione e della dotazione di strumenti regolamentari in materia di commercio o di piani industriali o insediamenti produttivi non si registrano esperienze di rilievo che fossero state viste in funzione preparatoria rispetto all'emanazione del bando che poi c'è stata.
Per quanto riguarda strumenti già presenti sui territori come i Piani Strategici Territoriali di Area Vasta o le varie Agenzie sparse in Puglia, anche in questo caso non si registrano azioni sinergiche di valore o addirittura risultano essere completamente assenti con il rischio che l'intera operazione Zona Franca Urbana possa addirittura non lasciare traccia e rilevarsi inefficace rispetto alle prospettive e alle necessità di crescita e sviluppo globale e non solo come sostegno alle imprese già esistenti le quali, da sole, già assorbirebbero abbondantemente le risorse disponibili le quali, tutto sommato, non sono enormi senza gli interventi aggiuntivi delle Amministrazioni Pubbliche Locali.
Trattasi di risorse aggiuntive che, in Puglia, sono state previste dai comuni di Lecce nella misura del 15% da destinarsi per Imprese di nuova o recente costituzione o per le Imprese Sociali; di Molfetta in egual misura e per le medesime finalità; di Santeramo in Colle il 10% per Imprese di nuova o recente costituzione e il 5% per Imprese femminili e di Taranto che ha destinato ben 20% per le Imprese ubicate nella sub-porzione di territorio denominata "Isola Borgo Antico". Nessuna riserva di scopo è stata invece destinata dalle città di Andria e di Barletta.
A proposito dei comuni di Andria e di Barletta, cioè le Z.F.U. nella Provincia di Barletta, Andria, Trani, il Presidente di Unimpresa Bat ha analizzato e relazionato sui numerosi mancati interventi ritenuti invece necessari in quanto avrebbero potuto caratterizzare l'utilizzo dei fondi in modo mirato e non a pioggia o peggio ancora con un utilizzo unicamente da parte delle numerose imprese già presenti sul territorio, facendo venir meno il concetto di sviluppo di imprese in rete inserite in contesti particolari come il centro storico di Andria o perlomeno quella metà parte di esso che ha ottenuto il riconoscimento di Z.F.U.. La relazione del Presidente, infine, si è concentrata sugli aspetti legati al finanziamento delle imprese cosiddette "attività non sedentarie" cioè quelle attività esercitate prevalentemente al di fuori di un ufficio o locale aziendale e svolte principalmente, se non esclusivamente, direttamente presso la clientela dell'impresa o in spazi pubblici, come i venditori ambulanti, le imprese di costruzione, gli idraulici e i parrucchieri che svolgono la propria attività prevalentemente presso l' abitazione dei clienti».
«L'incontro, al quale hanno partecipato esperti urbanisti, imprenditori ed esponenti del mondo politico ed amministrativo, ha affrontato il tema delle Zone Franche Urbane non solo dal punto di vista tecnico e quale strumento e mezzo per perseguire la crescita in aree urbane deindustrializzate o socialmente degradate ma anche come un importante momento di riqualificazione territoriale con investimenti in infrastrutture e servizi logistici, che stimolino, a determinate condizioni, la crescita dei territori che le ospitano in termini di valore aggiunto, occupazione, esportazioni e trasferimento tecnologico.
Partendo proprio da questo principio si è messo in evidenza come sino ad oggi, a distanza di molti anni dalla definizione e dall'avvio del programma Ministeriale di riconoscimento delle Zone Franche Urbane in Italia, questi lunghi anni sono stati praticamente "inutilizzati" e quasi non risulta essere stata avviata alcuna fase di progettualità in quasi nessuno dei comuni interessati.
Anche dal punto di vista della programmazione e della dotazione di strumenti regolamentari in materia di commercio o di piani industriali o insediamenti produttivi non si registrano esperienze di rilievo che fossero state viste in funzione preparatoria rispetto all'emanazione del bando che poi c'è stata.
Per quanto riguarda strumenti già presenti sui territori come i Piani Strategici Territoriali di Area Vasta o le varie Agenzie sparse in Puglia, anche in questo caso non si registrano azioni sinergiche di valore o addirittura risultano essere completamente assenti con il rischio che l'intera operazione Zona Franca Urbana possa addirittura non lasciare traccia e rilevarsi inefficace rispetto alle prospettive e alle necessità di crescita e sviluppo globale e non solo come sostegno alle imprese già esistenti le quali, da sole, già assorbirebbero abbondantemente le risorse disponibili le quali, tutto sommato, non sono enormi senza gli interventi aggiuntivi delle Amministrazioni Pubbliche Locali.
Trattasi di risorse aggiuntive che, in Puglia, sono state previste dai comuni di Lecce nella misura del 15% da destinarsi per Imprese di nuova o recente costituzione o per le Imprese Sociali; di Molfetta in egual misura e per le medesime finalità; di Santeramo in Colle il 10% per Imprese di nuova o recente costituzione e il 5% per Imprese femminili e di Taranto che ha destinato ben 20% per le Imprese ubicate nella sub-porzione di territorio denominata "Isola Borgo Antico". Nessuna riserva di scopo è stata invece destinata dalle città di Andria e di Barletta.
A proposito dei comuni di Andria e di Barletta, cioè le Z.F.U. nella Provincia di Barletta, Andria, Trani, il Presidente di Unimpresa Bat ha analizzato e relazionato sui numerosi mancati interventi ritenuti invece necessari in quanto avrebbero potuto caratterizzare l'utilizzo dei fondi in modo mirato e non a pioggia o peggio ancora con un utilizzo unicamente da parte delle numerose imprese già presenti sul territorio, facendo venir meno il concetto di sviluppo di imprese in rete inserite in contesti particolari come il centro storico di Andria o perlomeno quella metà parte di esso che ha ottenuto il riconoscimento di Z.F.U.. La relazione del Presidente, infine, si è concentrata sugli aspetti legati al finanziamento delle imprese cosiddette "attività non sedentarie" cioè quelle attività esercitate prevalentemente al di fuori di un ufficio o locale aziendale e svolte principalmente, se non esclusivamente, direttamente presso la clientela dell'impresa o in spazi pubblici, come i venditori ambulanti, le imprese di costruzione, gli idraulici e i parrucchieri che svolgono la propria attività prevalentemente presso l' abitazione dei clienti».