Zona gialla, in Puglia servizio al tavolo in 22mila attività tra bar e ristoranti
I numeri però non sono positivi: la pandemia ha causato la chiusura definitiva per il 14,4% dei locali
martedì 12 gennaio 2021
10.05
Torna la zona gialla per la Puglia. Da ieri infatti è ripreso il servizio al tavolo nei 22mila esercizi commerciali tra bar, ristoranti e trattorie oltre che negli 876 agriturismi del territorio, Barletta compresa.
Concluso il lungo periodo di "lockdown delle feste" che ha provocato - secondo i dati diffusi da Coldiretti Puglia - una perdita di circa 46 milioni di euro solo per la cancellazione dei tradizionali pranzi e cenoni di Natale e Capodanno, pur se resta l'incertezza per il prossimo futuro e i ristoratori biscegliesi, proprio nei giorni scorsi, si sono rivolti all'amministrazione comunale chiedendo interventi concreti in loro sostegno.
«In realtà sono molte le strutture che per le difficoltà e la situazione di incertezza hanno deciso di non riaprire anche per il calo del volume di affari dovuto alle chiusure imposte, all'assenza di turismo, allo smartworking e alla diffidenza ancora presente tra i cittadini con l'avanzare dei contagi da Covid. Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l'economia e l'occupazione» ha affermato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, rimarcando come «molti ristoratori e numerosi agriturismi non riescano neppure a programmare l'attività e la somministrazione per i continui cambi di colorazione, anche perché i prodotti agroalimentari sono deperibili e necessitano della certezza sulle aperture almeno a media scadenza».
Una situazione di difficoltà che ha fatto chiudere il 14.4% di bar e ristoranti secondo Confcommercio. Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione - è l'allarme lanciato da Coldiretti - si faranno sentire a cascata sull'intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all'olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
«Per effetto del blocco parziale o totale della ristorazione è a rischio un sistema agroalimentare che in Puglia è assicurato grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione che nel 2020 a causa dell'emergenza Covid è sostenuta dalle consegne a domicilio e dall'asporto».
Il primo lockdown ha azzerato le visite in campagna nei tradizionali weekend di primavera e di Pasqua mentre durante l'estate ha pesato l'assenza praticamente totale degli stranieri che in alcune regioni rappresenta la maggioranza degli ospiti degli agriturismi con un crollo del 70% dei bilanci.
«È un colpo durissimo che si aggiunge alla perdita di fatturato registrata a partire dall'8 marzo scorso» ha evidenziato Filippo De Miccolis Angelini, presidente di Terranostra Puglia, associazione agrituristica di Coldiretti. «Il boom di presenze di turisti italiani negli agriturismi ad agosto non ha certamente compensato le perdite subite dagli agriturismi in Puglia nel 2020. A fronte dei 4.2 milioni di arrivi di turisti nel 2019 e 1.2 milioni di arrivi dall'estero, è evidente la perdita secca subita nel 2020 dalle masserie della Puglia che hanno praticamente azzerato gli arrivi di turisti stranieri e annullato le prenotazioni di italiani e del turismo di prossimità nei mesi di lockdown e con le nuove restrizioni».
Per Coldiretti Puglia servono dunque ristori immediati e un piano nazionale che metta in campo tutte le azioni necessarie per non far chiudere per sempre attività come gli agriturismi che rappresentano un modello di turismo sostenibile grazie ai primati nazionali sul piano ambientale ed enogastronomico.
Concluso il lungo periodo di "lockdown delle feste" che ha provocato - secondo i dati diffusi da Coldiretti Puglia - una perdita di circa 46 milioni di euro solo per la cancellazione dei tradizionali pranzi e cenoni di Natale e Capodanno, pur se resta l'incertezza per il prossimo futuro e i ristoratori biscegliesi, proprio nei giorni scorsi, si sono rivolti all'amministrazione comunale chiedendo interventi concreti in loro sostegno.
«In realtà sono molte le strutture che per le difficoltà e la situazione di incertezza hanno deciso di non riaprire anche per il calo del volume di affari dovuto alle chiusure imposte, all'assenza di turismo, allo smartworking e alla diffidenza ancora presente tra i cittadini con l'avanzare dei contagi da Covid. Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l'economia e l'occupazione» ha affermato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, rimarcando come «molti ristoratori e numerosi agriturismi non riescano neppure a programmare l'attività e la somministrazione per i continui cambi di colorazione, anche perché i prodotti agroalimentari sono deperibili e necessitano della certezza sulle aperture almeno a media scadenza».
Una situazione di difficoltà che ha fatto chiudere il 14.4% di bar e ristoranti secondo Confcommercio. Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione - è l'allarme lanciato da Coldiretti - si faranno sentire a cascata sull'intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all'olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
«Per effetto del blocco parziale o totale della ristorazione è a rischio un sistema agroalimentare che in Puglia è assicurato grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione che nel 2020 a causa dell'emergenza Covid è sostenuta dalle consegne a domicilio e dall'asporto».
Il primo lockdown ha azzerato le visite in campagna nei tradizionali weekend di primavera e di Pasqua mentre durante l'estate ha pesato l'assenza praticamente totale degli stranieri che in alcune regioni rappresenta la maggioranza degli ospiti degli agriturismi con un crollo del 70% dei bilanci.
«È un colpo durissimo che si aggiunge alla perdita di fatturato registrata a partire dall'8 marzo scorso» ha evidenziato Filippo De Miccolis Angelini, presidente di Terranostra Puglia, associazione agrituristica di Coldiretti. «Il boom di presenze di turisti italiani negli agriturismi ad agosto non ha certamente compensato le perdite subite dagli agriturismi in Puglia nel 2020. A fronte dei 4.2 milioni di arrivi di turisti nel 2019 e 1.2 milioni di arrivi dall'estero, è evidente la perdita secca subita nel 2020 dalle masserie della Puglia che hanno praticamente azzerato gli arrivi di turisti stranieri e annullato le prenotazioni di italiani e del turismo di prossimità nei mesi di lockdown e con le nuove restrizioni».
Per Coldiretti Puglia servono dunque ristori immediati e un piano nazionale che metta in campo tutte le azioni necessarie per non far chiudere per sempre attività come gli agriturismi che rappresentano un modello di turismo sostenibile grazie ai primati nazionali sul piano ambientale ed enogastronomico.