Presidente Ventola, la Prefettura non è in vendita!
Una nota del Comitato di lotta barletta Provincia
mercoledì 5 maggio 2010
Riceviamo e volentieri pubblichiamo uno nota del presidente Domenico Vischi.
La Prefettura di Barletta non si tocca!
Non si baratta con ricatti per biechi interessi politici e campanilistici!
Costa ai Barlettani sangue e sudore, e non la cederemo, a costo di dover manifestare sonoramente e legalmente il nostro dissenso per due ragioni:
• la prima è inerente alla storia, all'economia, alla politica e all'orgoglio cittadino, come è ovvio che sia;
• la seconda, e più importante ragione, è quella GIURIDICA.
Il Decreto (il D.P.C.M. del 16 novembre 2007) che ha assegnato a Barletta la Prefettura, è stato emanato dal Governo in base all'art.4, comma 1, della Legge 148/2004, in un preciso arco temporale ("non prima del termine di tre anni e non oltre il termine di quattro anni dalla data di entrata in vigore della legge").
A sua volta tale D.P.C.M. era vincolato da pregressi ed inderogabili elementi giuridici, ovverosia: atti preliminari alla Legge 148/2004, tra cui:
• l'illuminato Parere n.716, reso dalla Prima Sezione del Consiglio di Stato il 18 marzo 1992 sulla "Disciplina del capoluogo di Provincia", ulteriormente approfondito e depositato agli atti del Servizio Studi della Camera dei Deputati;
• consolidata prassi amministrativa della Repubblica Italiana;
• giurisprudenza pregressa;
• D.P.R. 133 del 2006;
• Barletta quale Capoluogo capofila;
• Art.133 della Costituzione, che prevede l'iniziativa riservata dei Comuni e la procedura rinforzata dalle delibere comunali e regionali;
• vocazioni territoriali.
E sono soprattutto, queste, le vocazioni storico–istituzionali, riconosciute dallo Stato in modo perentorio alla città di Barletta attraverso il D.P.C.M. del 16 novembre 2007, che non possono essere messe in discussione da un Consiglio Provinciale costituito da trenta Consiglieri che, la storia della gloriosa e pluridecorata Città della Disfida, probabilmente non ben conoscono.
Il citato Parere del Consiglio di Stato, poi, reso in occasione dell'istituzione della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che negava categoricamente l'ammissibilità del duplice capoluogo, fissava l'ubicazione del "Capoluogo in quanto SEDE LEGALE", nella città sede della PREFETTURA. Quindi, stando a tale Parere, il Consiglio Provinciale avrebbe un "falso potere" di stabilire la SEDE LEGALE, in quanto tale scelta è già vincolata dal D.P.C.M. del 16 novembre 2007.
La Prefettura di Barletta non si tocca!
Non si baratta con ricatti per biechi interessi politici e campanilistici!
Costa ai Barlettani sangue e sudore, e non la cederemo, a costo di dover manifestare sonoramente e legalmente il nostro dissenso per due ragioni:
• la prima è inerente alla storia, all'economia, alla politica e all'orgoglio cittadino, come è ovvio che sia;
• la seconda, e più importante ragione, è quella GIURIDICA.
Il Decreto (il D.P.C.M. del 16 novembre 2007) che ha assegnato a Barletta la Prefettura, è stato emanato dal Governo in base all'art.4, comma 1, della Legge 148/2004, in un preciso arco temporale ("non prima del termine di tre anni e non oltre il termine di quattro anni dalla data di entrata in vigore della legge").
A sua volta tale D.P.C.M. era vincolato da pregressi ed inderogabili elementi giuridici, ovverosia: atti preliminari alla Legge 148/2004, tra cui:
• l'illuminato Parere n.716, reso dalla Prima Sezione del Consiglio di Stato il 18 marzo 1992 sulla "Disciplina del capoluogo di Provincia", ulteriormente approfondito e depositato agli atti del Servizio Studi della Camera dei Deputati;
• consolidata prassi amministrativa della Repubblica Italiana;
• giurisprudenza pregressa;
• D.P.R. 133 del 2006;
• Barletta quale Capoluogo capofila;
• Art.133 della Costituzione, che prevede l'iniziativa riservata dei Comuni e la procedura rinforzata dalle delibere comunali e regionali;
• vocazioni territoriali.
E sono soprattutto, queste, le vocazioni storico–istituzionali, riconosciute dallo Stato in modo perentorio alla città di Barletta attraverso il D.P.C.M. del 16 novembre 2007, che non possono essere messe in discussione da un Consiglio Provinciale costituito da trenta Consiglieri che, la storia della gloriosa e pluridecorata Città della Disfida, probabilmente non ben conoscono.
Il citato Parere del Consiglio di Stato, poi, reso in occasione dell'istituzione della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che negava categoricamente l'ammissibilità del duplice capoluogo, fissava l'ubicazione del "Capoluogo in quanto SEDE LEGALE", nella città sede della PREFETTURA. Quindi, stando a tale Parere, il Consiglio Provinciale avrebbe un "falso potere" di stabilire la SEDE LEGALE, in quanto tale scelta è già vincolata dal D.P.C.M. del 16 novembre 2007.