Unioni civili a Barletta, la Diocesi chiede un confronto con l'amministrazione
Lettera sottoscritta da alcune associazioni cattoliche. La replica di Antolini
martedì 18 marzo 2014
11.11
Nel pieno della fase conclusiva dell'iter che dovrebbe portare all'approvazione del registro delle unioni civili nel Comune di Barletta, intervengono sul tema con un documento alcune associazioni cattoliche diocesane. Ad aver sottoscritto questa lettera sono: Azione Cattolica diocesana, Consiglio Pastorale zonale "San Ruggiero" di Barletta, Commissione diocesana Cultura e comunicazioni sociali, Cammino Neocatecumenale di Barletta, Rinnovamento nello Spirito (diocesano e di Barletta), Associazione Igino Giordani, Associazione Famiglie numerose di Barletta, Centro di Promozione Familiare "Insieme con la coppia" di Barletta, Movimento dei Cursillos di Cristianità di Barletta, Gruppo donatori sangue FRATRES Barletta. «Nel constatare i diversi attacchi alla famiglia - scrivono nel documento - intesa quale cellula fondamentale per la società civile ed ecclesiale, desideriamo richiamare alcuni aspetti fondanti per la nostra etica cristiana, sui quali poter dialogare e confrontarci, nel pieno rispetto di diverse posizioni, valorizzando sempre e comunque la dignità di ogni Persona!
«"Famiglia, diventa ciò che sei" e "Famiglia, credi in ciò che sei" sono state le espressioni di Giovanni Paolo II per definire le famiglie soggetti responsabili e protagonisti della vita ecclesiale e sociale - proseguono - È opportuno ricordare che anche la Costituzione Italiana all'art. 29 dice: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare". Nel prendere atto che le unioni civili sono una realtà sociale e una sfida culturale e politica che si afferma sempre più, proponiamo un valore alto che è la famiglia, fermo restando il rispetto, la vicinanza, l'accoglienza per ogni persona, come ha detto Papa Francesco: "il matrimonio è fra un uomo e una donna" ma sulle unioni civili "bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà". Papa Francesco, proprio, in apertura del Messaggio della Pace 2014 ci dice: "la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre. La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore". Molto eloquenti sono, ancora, le parole di Papa Francesco nell'esortazione Evangelii Gaudium: "La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell'emotività e delle necessità contingenti della coppia. Come insegnano i Vescovi francesi, non nasce «dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell'impegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale»" (n.66)».
«Una mentalità consumistica, l'autodeterminazione sempre più pressante, unita ad un relativismo e soggettivismo sempre più evidenti, portano a creare forme di convivenza che molto spesso sono libere da compromessi, e non cercano un vincolo che produca scelte definitive. Sosteniamo che la famiglia sia un valore aggiunto, in tutti i sensi, rispetto alle cosiddette "unioni civili". Ribadiamo che con il matrimonio cristiano ma anche civile si assume un impegno, si mette al bando la precarietà dei sentimenti e si creano le fondamenta per far crescere il senso di responsabilità. Ogni persona è alla ricerca di un modo nuovo di relazionarsi, cercando di coniugare il vitale bisogno di appartenere a qualcuno e la sua legittima istanza di individuarsi, di differenziarsi. La persona vuol scoprire la relazione, assolutamente reciproca, che la unisce alla società, all'altro, senza per questo annullarne le differenze e l'unicità. Riteniamo che la famiglia sia una risposta valida a scelte personali che si sforzino di non soffocare il bene personale, ma mirino ad un bene più alto che è quello comune a più persone. La bellezza del crescere insieme è faticosa ma essenziale per uno sviluppo personale e sociale».
«Si deve prendere atto che laddove si sono istituiti i registri per le unioni civili, questi si sono rilevati un vero e proprio "flop", un nulla di fatto, perché i diritti personali e di unioni tra due persone sono già ben disciplinati dal Diritto civile, per cui tramite un adeguato "testamento" è possibile disciplinare le proprie scelte e volontà personali. Già viviamo un "inverno demografico" che offusca la solidarietà generazionale, che è la primaria rilevanza della famiglia, pertanto, piuttosto che favorire unioni strutturalmente sterili che non hanno il fine che ha il matrimonio, auspichiamo una politica favorevole e di sostegno concreto alla famiglia costituzionale».
«Invitiamo, pertanto, l'Amministrazione comunale di Barletta:
A replicare a questa lettera è Michele Pio Antolini, del circolo Penelope Queer: «Prendiamo atto della lettera delle associazioni cattoliche congiuntamente alla diocesi di Barletta-Trani-Nazareth all'amministrazione comunale di Barletta circa l'introduzione del registro delle unioni civili. Noi di Penelope Queer condividiamo le preoccupazioni dei mittenti della lettera circa la poca incisività della legislazione nazionale sul tema importante del "sostentamento" della Famiglia. Facciamo attenzione: non siamo contrari a tutte quelle forme di politiche indirizzate al rafforzamento della cellula primaria della società, comunemente detta Famiglia».
«Tuttavia ci preme sottolineare qualche aspetto - prosegue Antolini - :
«Ricordo alle associazioni cattoliche firmatarie della lettera - conclude Antolini - che le coppie di "fatto", generalmente, sono regolari contribuenti dello stato italiano e che in tutti i casi, sopra descritti, non hanno accesso a nessuna forma "assistenziale" prevista dallo stato italiano. Pertanto, viste le numerose citazioni contenute nella lettera, noi di Penelope Queer ricordiamo a tali associazioni una frase semplice ma efficace: "Lasciate a Cesare ciò che è di Cesare", si preoccupino, se proprio vogliono un consiglio, di "insegnare" alle coppie "tradizionali" di evitare imbarazzanti "figuracce" come quella successa a Mauro Floriani, marito della senatrice Alessandra Mussolini, nota difensore della "famiglia tradizionale"».
«"Famiglia, diventa ciò che sei" e "Famiglia, credi in ciò che sei" sono state le espressioni di Giovanni Paolo II per definire le famiglie soggetti responsabili e protagonisti della vita ecclesiale e sociale - proseguono - È opportuno ricordare che anche la Costituzione Italiana all'art. 29 dice: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare". Nel prendere atto che le unioni civili sono una realtà sociale e una sfida culturale e politica che si afferma sempre più, proponiamo un valore alto che è la famiglia, fermo restando il rispetto, la vicinanza, l'accoglienza per ogni persona, come ha detto Papa Francesco: "il matrimonio è fra un uomo e una donna" ma sulle unioni civili "bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà". Papa Francesco, proprio, in apertura del Messaggio della Pace 2014 ci dice: "la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre. La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore". Molto eloquenti sono, ancora, le parole di Papa Francesco nell'esortazione Evangelii Gaudium: "La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell'emotività e delle necessità contingenti della coppia. Come insegnano i Vescovi francesi, non nasce «dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell'impegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale»" (n.66)».
«Una mentalità consumistica, l'autodeterminazione sempre più pressante, unita ad un relativismo e soggettivismo sempre più evidenti, portano a creare forme di convivenza che molto spesso sono libere da compromessi, e non cercano un vincolo che produca scelte definitive. Sosteniamo che la famiglia sia un valore aggiunto, in tutti i sensi, rispetto alle cosiddette "unioni civili". Ribadiamo che con il matrimonio cristiano ma anche civile si assume un impegno, si mette al bando la precarietà dei sentimenti e si creano le fondamenta per far crescere il senso di responsabilità. Ogni persona è alla ricerca di un modo nuovo di relazionarsi, cercando di coniugare il vitale bisogno di appartenere a qualcuno e la sua legittima istanza di individuarsi, di differenziarsi. La persona vuol scoprire la relazione, assolutamente reciproca, che la unisce alla società, all'altro, senza per questo annullarne le differenze e l'unicità. Riteniamo che la famiglia sia una risposta valida a scelte personali che si sforzino di non soffocare il bene personale, ma mirino ad un bene più alto che è quello comune a più persone. La bellezza del crescere insieme è faticosa ma essenziale per uno sviluppo personale e sociale».
«Si deve prendere atto che laddove si sono istituiti i registri per le unioni civili, questi si sono rilevati un vero e proprio "flop", un nulla di fatto, perché i diritti personali e di unioni tra due persone sono già ben disciplinati dal Diritto civile, per cui tramite un adeguato "testamento" è possibile disciplinare le proprie scelte e volontà personali. Già viviamo un "inverno demografico" che offusca la solidarietà generazionale, che è la primaria rilevanza della famiglia, pertanto, piuttosto che favorire unioni strutturalmente sterili che non hanno il fine che ha il matrimonio, auspichiamo una politica favorevole e di sostegno concreto alla famiglia costituzionale».
«Invitiamo, pertanto, l'Amministrazione comunale di Barletta:
- ad aprire un tavolo di confronto, anche con quanti sottoscrivono questo comunicato;
- a considerare la famiglia come Valore, per adoperarsi nel promuovere politiche che integrino e facilitino ogni componente, dal nascituro all'anziano, ad essere Persona pienamente inserita nella società civile».
A replicare a questa lettera è Michele Pio Antolini, del circolo Penelope Queer: «Prendiamo atto della lettera delle associazioni cattoliche congiuntamente alla diocesi di Barletta-Trani-Nazareth all'amministrazione comunale di Barletta circa l'introduzione del registro delle unioni civili. Noi di Penelope Queer condividiamo le preoccupazioni dei mittenti della lettera circa la poca incisività della legislazione nazionale sul tema importante del "sostentamento" della Famiglia. Facciamo attenzione: non siamo contrari a tutte quelle forme di politiche indirizzate al rafforzamento della cellula primaria della società, comunemente detta Famiglia».
«Tuttavia ci preme sottolineare qualche aspetto - prosegue Antolini - :
- A livello nazionale, e quindi di competenza del parlamento, noi chiediamo l'estensione dei diritti e quindi dei doveri, a tutte quelle coppie di persone che alla nascita non avranno accesso di "diritto" a tutte quelle norme esclusivamente riservate alle persone "eterosessuali", causando, a nostro avviso, una differenza sostanziale tra gli stessi cittadini dello stesso stato (dalla costituzione italiana art. Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese).
- Queste normative non ledono in alcun modo i diritti acquisiti delle coppie già riconosciute dall'attuale normativa, ma come detto, ampliano l'accesso a tali diritti a tutte le persone cittadini della Repubblica Italiana.
- A livello comunale, il registro delle coppie di fatto non'è quello descritto brevemente nella nota delle associazioni cattoliche "Si deve prendere atto che laddove si sono istituiti i registri per le unioni civili, questi si sono rilevati un vero e proprio "flop", un nulla di fatto, perché i diritti personali e di unioni tra due persone sono già ben disciplinati dal Diritto civile, per cui tramite un adeguato "testamento" è possibile disciplinare le proprie scelte e volontà personali" in quanto (tralasciano il giudizio da loro indicato) non'è compito del comune (magari lo fosse) regolamentare la legislazione in materia testamentaria, ma questo provvedimento comunale serve esclusivamente a riconoscere a tutte quelle coppie maggiorenni che coabitano nella stessa abitazione, unite da un vincolo affettivo, l'accesso a tutti quei servizi che il comune destina normalmente alle famiglie "tradizionali"».
«Ricordo alle associazioni cattoliche firmatarie della lettera - conclude Antolini - che le coppie di "fatto", generalmente, sono regolari contribuenti dello stato italiano e che in tutti i casi, sopra descritti, non hanno accesso a nessuna forma "assistenziale" prevista dallo stato italiano. Pertanto, viste le numerose citazioni contenute nella lettera, noi di Penelope Queer ricordiamo a tali associazioni una frase semplice ma efficace: "Lasciate a Cesare ciò che è di Cesare", si preoccupino, se proprio vogliono un consiglio, di "insegnare" alle coppie "tradizionali" di evitare imbarazzanti "figuracce" come quella successa a Mauro Floriani, marito della senatrice Alessandra Mussolini, nota difensore della "famiglia tradizionale"».