Una polizza assicurativa e una nuova pista nell'omicidio di via Brescia

Continua la vicenda giudiziaria dopo la morte delle due donne

sabato 10 maggio 2014
La difesa dei due imputati accusati del duplice omicidio di Maria Diviccaro e della sua compagna-badante Maria Strafile va oltre la negazione delle accuse. Gli avvocati di Grazia Fiore e di suo figlio Damiano Diviccaro (cognata e nipote di Maria) vogliono vederci chiaro su una polizza assicurativa della Diviccaro, individuata ma non acquisita dagli inquirenti nel corso di un sopralluogo compiuto nell'abitazione di Via Brescia il 20 giugno 2012. Polizza che vede beneficiario un altro parente (non indagato) della vittima ed il cui premio non è stato ancora riscosso.

Una pista, quella indicata dagli avvocati Tullio Bertolino e Gianni De Pascalis, che per gli inquirenti non porterebbe a nulla: quella polizza non è stata ritenuta utile per le sorti dell'inchiesta e perciò non acquisita al fascicolo. Ma nel corso dell'udienza preliminare il gup del Tribunale di Trani Angela Schiralli, pur dando atto dell'esaustività delle investigazioni, "data la delicatezza del processo e la complessità delle questioni" ha disposto che vengano "sondati tutti gli aspetti della vicenda e che non ci sia alcuna ombra sulle indagini". Perciò ha disposto che il pubblico ministero tranese Mirella Conticelli, relazioni sui documenti rinvenuti nel corso del sopralluogo del 20 giugno 2012 e dunque pure sulla polizza. L'udienza è stata aggiornata al 28 ottobre. Secondo quanto sinora concluso dal pm, ad uccidere, il 12 marzo 2012, la sessantaduenne Maria Diviccaro e la sessantacinquenne, Maria Strafile sarebbero stati il ventenne Damiano Diviccaro e sua madre Grazia Fiore di cinquantadue anni.

Il movente del delitto di Maria Di Viccaro si anniderebbe in questioni patrimoniali, probabilmente legate anche ad un possibile testamento che avrebbe potuto nuocere i loro interessi. I due imputati a piede libero sono accusati di omicidio premeditato aggravato. Secondo quanto ricostruito, Damiano Diviccaro e sua madre sarebbero entrate nell'appartamento approfittando dell'arrivo di Maria Strafile che aiutava Maria Diviccaro affetta da problemi di salute e difficoltà nella deambulazione. La badante sarebbe stata strozzata e soffocata nell'ingresso dell'abitazione dal ventenne barlettano. Sua madre, Grazia Fiore, avrebbe, invece, picchiato Maria Diviccaro in camera da letto, colpendola con una padella, per poi esser aiutata dal figlio (che nel frattempo avrebbe già ammazzato la Strafile) a strozzarla. Nel corso delle indagini è deceduto Michele Diviccaro, padre e marito degli imputati nonché fratello di Maria. Anche lui fu iscritto nel registro degli indagati ma poi la posizione fu stralciata ed archiviata perché morto nelle more dell'inchiesta. Secondo quanto ricostruito, Michele Diviccaro «avrebbe utilizzato un flex in un vano sottostante l'appartamento della sorella per coprire le urla delle vittime e per precostituire un alibi al figlio».