Una Parola che illumina le ore buie della vita
Nel cammino della Quaresima con don Vito Carpentiere
domenica 12 marzo 2017
0.18
Dal vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
Abbiamo iniziato dieci giorni fa il cammino della quaresima e il Vangelo di domenica scorsa ci ha accompagnato nel difficile discernimento difronte alla tentazione. Il Vangelo odierno sembrerebbe un po' meno quaresimale perché l'evento della trasfigurazione parla di luce e della parola di condiscendenza del Padre nei confronti di Cristo. Eppure, se situiamo questo brano nel suo contesto, esso si rivela stupendamente consono a questo tempo favorevole per mettere mano all'opera della nostra conversione. Infatti nel Vangelo di Matteo, dopo che Pietro ha riconosciuto Gesù come "il Cristo, il Figlio del Dio vivente", Gesù fa la prima predizione della passione e, davanti al rimprovero di Pietro, secondo cui non avrebbe dovuto parlare così, si rivolge a Simone ordinandogli di tornare dietro lui e chiamandolo addirittura Satana.
Allora questo brano segna l'inizio del nuovo esodo di Gesù, dato che il primo esodo da lui compiuto era avvenuto quando dal seno del Padre aveva abbracciato la condizione umana. Questo secondo e definitivo esodo avrebbe rivelato al mondo la tipologia inaspettata del vero volto del Messia rivelatore di Dio. E, in questo senso, il brano odierno si collega perfettamente al brano della prima lettura, dove il Dio Salvatore d'Israele si rivolge ad Abràm intimandogli di uscire, ad andare verso un paese che gli sarebbe stato indicato per via, qualora avesse intrapreso il cammino.
Ma è particolarmente bello pensare anche a un'altra traduzione plausibile di quel lech lechà, "va' verso te stesso", cioè inizia un pellegrinaggio, un cammino che ti porti ad essere ciò che veramente sei e non quello che gli altri vogliono che tu sia, né quello che vuoi mostrare di essere per mostrarti grande e gradito agli altri. Significa, in una parola, che oggi è il momento verità su noi stessi, chiamati a toglierci di dosso le diverse maschere che indossiamo per iniziare ad essere autentici e sinceri (letteralmente sine cera, senza trucco). E questo può cominciare solo quando la Parola creatrice chiamandomi mi ricrea, chiedendomi di uscire dal falso io per andare incontro al vero me stesso. E per ascoltare questa voce occorre fare silenzio, mettersi in ascolto e seguire le indicazioni di chi ci tratta da figli e, in questo, vuole che gli rassomigliamo. E il cammino sarà allo stesso tempo luminoso eppure nebuloso, nel senso che si dischiuderà dinanzi a noi solo nel momento in cui saremo disposti a percorrerlo. Questo è il cammino di Gesù. Questo è il cammino del discepolo, chiamato a salire sul monte con lui, a fare questa meravigliosa esperienza di luce, momento verità, e a tornare a valle per affrontare l'esodo che ci attende in attesa della Pasqua senza tramonto.
Se Mosè ed Elia appaiono accanto a Gesù è perché anche essi col loro operato hanno solo prefigurato, a tratti adombrandolo, il Messia vero che doveva venire e in cui si sarebbero compiute la Legge e i Profeti. Da discepoli continuiamo il nostro cammino chiedendo la grazia dell'autenticità, frutto dell'essere e sentirci figli amati da Dio. Buona domenica!
Abbiamo iniziato dieci giorni fa il cammino della quaresima e il Vangelo di domenica scorsa ci ha accompagnato nel difficile discernimento difronte alla tentazione. Il Vangelo odierno sembrerebbe un po' meno quaresimale perché l'evento della trasfigurazione parla di luce e della parola di condiscendenza del Padre nei confronti di Cristo. Eppure, se situiamo questo brano nel suo contesto, esso si rivela stupendamente consono a questo tempo favorevole per mettere mano all'opera della nostra conversione. Infatti nel Vangelo di Matteo, dopo che Pietro ha riconosciuto Gesù come "il Cristo, il Figlio del Dio vivente", Gesù fa la prima predizione della passione e, davanti al rimprovero di Pietro, secondo cui non avrebbe dovuto parlare così, si rivolge a Simone ordinandogli di tornare dietro lui e chiamandolo addirittura Satana.
Allora questo brano segna l'inizio del nuovo esodo di Gesù, dato che il primo esodo da lui compiuto era avvenuto quando dal seno del Padre aveva abbracciato la condizione umana. Questo secondo e definitivo esodo avrebbe rivelato al mondo la tipologia inaspettata del vero volto del Messia rivelatore di Dio. E, in questo senso, il brano odierno si collega perfettamente al brano della prima lettura, dove il Dio Salvatore d'Israele si rivolge ad Abràm intimandogli di uscire, ad andare verso un paese che gli sarebbe stato indicato per via, qualora avesse intrapreso il cammino.
Ma è particolarmente bello pensare anche a un'altra traduzione plausibile di quel lech lechà, "va' verso te stesso", cioè inizia un pellegrinaggio, un cammino che ti porti ad essere ciò che veramente sei e non quello che gli altri vogliono che tu sia, né quello che vuoi mostrare di essere per mostrarti grande e gradito agli altri. Significa, in una parola, che oggi è il momento verità su noi stessi, chiamati a toglierci di dosso le diverse maschere che indossiamo per iniziare ad essere autentici e sinceri (letteralmente sine cera, senza trucco). E questo può cominciare solo quando la Parola creatrice chiamandomi mi ricrea, chiedendomi di uscire dal falso io per andare incontro al vero me stesso. E per ascoltare questa voce occorre fare silenzio, mettersi in ascolto e seguire le indicazioni di chi ci tratta da figli e, in questo, vuole che gli rassomigliamo. E il cammino sarà allo stesso tempo luminoso eppure nebuloso, nel senso che si dischiuderà dinanzi a noi solo nel momento in cui saremo disposti a percorrerlo. Questo è il cammino di Gesù. Questo è il cammino del discepolo, chiamato a salire sul monte con lui, a fare questa meravigliosa esperienza di luce, momento verità, e a tornare a valle per affrontare l'esodo che ci attende in attesa della Pasqua senza tramonto.
Se Mosè ed Elia appaiono accanto a Gesù è perché anche essi col loro operato hanno solo prefigurato, a tratti adombrandolo, il Messia vero che doveva venire e in cui si sarebbero compiute la Legge e i Profeti. Da discepoli continuiamo il nostro cammino chiedendo la grazia dell'autenticità, frutto dell'essere e sentirci figli amati da Dio. Buona domenica!