Un testimonial di eccezione per il decimo anniversario dell'Inter Club di Andria: Beppe Bergomi
Assegnato all'ex capitano nerazzurro il Premio Mediterraneo 2012. Il Campione del Mondo di Spagna 1982 parla di campionato e tifo, senza remore sul passato
giovedì 6 settembre 2012
23.06
Per un club che festeggia un compleanno importante come il numero 10, ci voleva un ospite da 10+, un Campione del Mondo: devono aver pensato questo gli amici dell'Inter Club di Andria, che nella serata di ieri presso il Circolo Tennis di Andria hanno avuto come "special guest" per l'assegnazione, con annessa targa, dell'ottavo Premio Mediterraneo, edizione 2012, una bandiera nerazzurra, che ha vestito con onore, vinto e indossato per anni la fascia di capitano dell'Inter, Beppe Bergomi, mitico capitano dell'Inter degli anni '80 e 90', secondo come presenze solo a Javier Zanetti. Proprio lui, il difensore che a 18 anni in Spagna annullò il tedesco Rummeninge, che ha rappresentato un'icona della parte nerazzurra di Milano per più di tre lustri, e oggi è una delle voci più famose di Sky Sport, in coppia con Fabio Caressa.
La serata è stata presentata da Peppino Ernesto, corrispondente da Andria per la Gazzetta dello Sport, coadiuvato da Stefania Cattaneo di InterTv, per l'accompagnamento musicale del maestro Carlo Carrassi. Una serata per appassionati presentata da appassionati dei colori nerazzurri. Dopo il saluto della presidenza dell'Inter Club di Andria, sulle note di "Pazza Inter" ha fatto il proprio ingresso in scena lo "Zio" nerazzurro, Beppe Bergomi. La serata ha attraversato i vari momenti della carriera di Bergomi, dagli esordi fino ai trofei vinti in nerazzurro, passando per le emozioni scavate nel cassetto dei ricordi, per la curiosità per i baffi portati da Bergomi in gioventù, fino alla "seconda vita" da stimato telecronista e da allenatore delle giovanili dell'Atalanta.
E' stato un Bergomi sorpreso dall'entusiasmo visto ad Andria: "Vedere questa gioia, questa vitalità che al Nord è spesso una cosa scontata mi fa aumentare il piacere per le visite nel Meridione". Gli esordi sono irrimediabilmente ai suoi celebri baffi, sui quali l'ex capitano nerazzurro ha scherzato, "li portavo già a 14 anni". A 16 anni il suo esordio in Coppa Italia, in Juventus-Inter, poi l'atteso Mondiale 1982: "Indossare la maglia azzurra almeno una volta- ha spiegato Bergomi- dà una gioia enorme, un orgoglio incredibile". Ricordi freschissimi quelli dello "Zio", nonostante la competizione iridata sia oggi distante 30 anni: "Ho esordito contro il Brasile entrando al 34' e marcando Serginho, ricordo un'attesa incredibile e una voglia di far bene enorme".
Due anni dopo, 1984, il curioso "episodio" di Madrid, quando Bergomi fu colpito da un oggetto volante dagli spalti, movente al quale la Uefa non credette: "Rimasi giù per un pò, ma il dottore non volle farmi rientrare, e dopo arrivammo con l'avvocato Prisco fino in Svizzera. Il Real arrivò senza avvocato, ma con un signore di 85 anni che aveva fatto in passato parte dell'Uefa. Non ci fu modo di averla vinta". Il ricordo dell'avvocato Peppino Prisco è vivo in Bergomi: "Aveva una grande personalità e un'ironia incredibile: lui e il presidente Moratti poi ci hanno fatto capire che il nostro vero avversario era la Juventus, e non il Milan". Buoni profeti in patria, considerate le sfide che nel tempo si sono succedute, non senza veleni: "Quando giocavi contro la Juventus, in particolare negli ultimi anni di carriera, ti sembrava sempre che mancasse qualcosa". Una rivalità, quella con la Juventus, portata avanti anche nella carriera da cronista: "A volte, quando eravamo prima a Tele+ poi a Sky, dalla casa bianconera mostravano di non gradire la designazione della coppia Bergomi-Caressa in sede di commento, ma per fortuna ho sempre avuto dei capi che non hanno mai cambiato scelte per questo".
Bergomi nella veste di testimone e protagonista del "calcio di un tempo", che cozza con il mondo del pallone odierno: "A me non piace fare paragoni- ha sottolineato Bergomi- la vita va avanti e con essa il calcio. E' cambiato il mondo del calcio, non tanto i calciatori: sono sempre molto tutelati dalla società e magari vorrebbero parlare, ma non possono. Ci sono però un sacco di esempi positivi, che prestano attenzione al sociale e sono ricchi di qualità umana". Parole anche per ragazzi transitati dall'Inter come Balotelli e Adriano, tra ricordi e memorie dei compagni incontrati negli anni: "Ricordo le corse di Matthaus a Zurigo, le feste di Berti e altri, ma erano anni in cui si vinceva e tutto filava in cavalleria". Un doveroso ricordo, a 6 anni dalla scomparsa, è stato tributato infine a Giacinto Facchetti: "Lui come uomo è stato un esempio per me, se ne può parlare solo bene, lui teneva i rapporti con le istituzioni, ma sempre nel modo giusto". Un intervento che ha suscitato copiosi applausi nella platea presente.
Sciarpe nerazzurre, un pubblico plaudente, appassionato all'ascolto dei ricordi di Beppe Bergomi, un protagonista carico e voglioso di festeggiare con quello che resta il "suo" tifo, una conduzione frizzante e un accompagnamento musicale indovinato. Ingredienti succosi per una serata che all'Inter Club di Andria difficilmente dimenticheranno. Una serata da ...Campioni del Mondo!
(Twitter: @GuerraLuca88)
La serata è stata presentata da Peppino Ernesto, corrispondente da Andria per la Gazzetta dello Sport, coadiuvato da Stefania Cattaneo di InterTv, per l'accompagnamento musicale del maestro Carlo Carrassi. Una serata per appassionati presentata da appassionati dei colori nerazzurri. Dopo il saluto della presidenza dell'Inter Club di Andria, sulle note di "Pazza Inter" ha fatto il proprio ingresso in scena lo "Zio" nerazzurro, Beppe Bergomi. La serata ha attraversato i vari momenti della carriera di Bergomi, dagli esordi fino ai trofei vinti in nerazzurro, passando per le emozioni scavate nel cassetto dei ricordi, per la curiosità per i baffi portati da Bergomi in gioventù, fino alla "seconda vita" da stimato telecronista e da allenatore delle giovanili dell'Atalanta.
E' stato un Bergomi sorpreso dall'entusiasmo visto ad Andria: "Vedere questa gioia, questa vitalità che al Nord è spesso una cosa scontata mi fa aumentare il piacere per le visite nel Meridione". Gli esordi sono irrimediabilmente ai suoi celebri baffi, sui quali l'ex capitano nerazzurro ha scherzato, "li portavo già a 14 anni". A 16 anni il suo esordio in Coppa Italia, in Juventus-Inter, poi l'atteso Mondiale 1982: "Indossare la maglia azzurra almeno una volta- ha spiegato Bergomi- dà una gioia enorme, un orgoglio incredibile". Ricordi freschissimi quelli dello "Zio", nonostante la competizione iridata sia oggi distante 30 anni: "Ho esordito contro il Brasile entrando al 34' e marcando Serginho, ricordo un'attesa incredibile e una voglia di far bene enorme".
Due anni dopo, 1984, il curioso "episodio" di Madrid, quando Bergomi fu colpito da un oggetto volante dagli spalti, movente al quale la Uefa non credette: "Rimasi giù per un pò, ma il dottore non volle farmi rientrare, e dopo arrivammo con l'avvocato Prisco fino in Svizzera. Il Real arrivò senza avvocato, ma con un signore di 85 anni che aveva fatto in passato parte dell'Uefa. Non ci fu modo di averla vinta". Il ricordo dell'avvocato Peppino Prisco è vivo in Bergomi: "Aveva una grande personalità e un'ironia incredibile: lui e il presidente Moratti poi ci hanno fatto capire che il nostro vero avversario era la Juventus, e non il Milan". Buoni profeti in patria, considerate le sfide che nel tempo si sono succedute, non senza veleni: "Quando giocavi contro la Juventus, in particolare negli ultimi anni di carriera, ti sembrava sempre che mancasse qualcosa". Una rivalità, quella con la Juventus, portata avanti anche nella carriera da cronista: "A volte, quando eravamo prima a Tele+ poi a Sky, dalla casa bianconera mostravano di non gradire la designazione della coppia Bergomi-Caressa in sede di commento, ma per fortuna ho sempre avuto dei capi che non hanno mai cambiato scelte per questo".
Bergomi nella veste di testimone e protagonista del "calcio di un tempo", che cozza con il mondo del pallone odierno: "A me non piace fare paragoni- ha sottolineato Bergomi- la vita va avanti e con essa il calcio. E' cambiato il mondo del calcio, non tanto i calciatori: sono sempre molto tutelati dalla società e magari vorrebbero parlare, ma non possono. Ci sono però un sacco di esempi positivi, che prestano attenzione al sociale e sono ricchi di qualità umana". Parole anche per ragazzi transitati dall'Inter come Balotelli e Adriano, tra ricordi e memorie dei compagni incontrati negli anni: "Ricordo le corse di Matthaus a Zurigo, le feste di Berti e altri, ma erano anni in cui si vinceva e tutto filava in cavalleria". Un doveroso ricordo, a 6 anni dalla scomparsa, è stato tributato infine a Giacinto Facchetti: "Lui come uomo è stato un esempio per me, se ne può parlare solo bene, lui teneva i rapporti con le istituzioni, ma sempre nel modo giusto". Un intervento che ha suscitato copiosi applausi nella platea presente.
Sciarpe nerazzurre, un pubblico plaudente, appassionato all'ascolto dei ricordi di Beppe Bergomi, un protagonista carico e voglioso di festeggiare con quello che resta il "suo" tifo, una conduzione frizzante e un accompagnamento musicale indovinato. Ingredienti succosi per una serata che all'Inter Club di Andria difficilmente dimenticheranno. Una serata da ...Campioni del Mondo!
(Twitter: @GuerraLuca88)