Un rito particolare nella chiesa di Sant'Andrea: la storia della "Predica all'Oscuro"
Si svolgerà il Venerdì Santo, alla sola luce di un candelabro
mercoledì 13 aprile 2022
9.52
Questo venerdì si svolgerà nella Parrocchia Sant'Andrea di Barletta, alle ore 21.30 la "Predica all'Oscuro" (Ufficio delle tenebre). È una paraliturgia che si compone di tre momenti, ciascuno composto da cinque tempi, preceduti da una introduzione e conclusi dal rito della sepoltura. L'attuale struttura si deve alla riforma operata da mons. Luigi Cosimo Damiano Spadaro (12 febbraio 1950 – 11 agosto 2006) da tutti noto come don Gino, che trasferì l'azione liturgica dal Mercoledì al Venerdì Santo.
Scriveva mons. Salvatore Santeramo, storico barlettano, nel 1926: "Nella chiesa di S. Andrea si commemora il trionfo del Cristo morto con la tradizionale predica oscura, mentre resta esposto sull'altare l'antichissimo simulacro del Cristo".
"L'origine della devozione al Cristo Morto e la tradizionale "Predica Oscura" si perdono in un tempo lontanissimo - scrive Luigi Nunzio Dibenedetto - molto probabilmente vanno legate alla presenza nella chiesa del simulacro di Cristo Morto, nella metà del 1500, momento della rifondazione da parte dei Minori Osservanti. Di certo questa tradizione era viva nel secolo XIX e in pieno novecento si svolgeva la sera del Mercoledì Santo".
Don Gino Spadaro, come scrive lui stesso, la trasferì: "d'ufficio al Venerdì Santo, col sottotitolo di Veglia al Sepolcro di Cristo, migliorata nello spirito ed efficace nella forma". Poiché, come sottolineava don Gino, il nome di predica oscura richiama alla mente più un'eventuale caratteristica del suo significato, che non l'ambiente particolare nel quale si svolge; oggi la definiamo con maggiore esattezza predica all'oscuro, per il clima di raccoglimento favorito anche dall'abbassamento delle luci della chiesa: il maggiore punto luminoso è il candelabro a quindici lumi, posto sul presbiterio dietro il simulacro del Cristo morto che, sottolineando la centralità di Nostro Signore all'interno del rito che si va svolgendo, scandisce i momenti della celebrazione attraverso lo spegnimento progressivo delle sue luci.
Durante la celebrazione occorre indossare la mascherina FFP2.
Scriveva mons. Salvatore Santeramo, storico barlettano, nel 1926: "Nella chiesa di S. Andrea si commemora il trionfo del Cristo morto con la tradizionale predica oscura, mentre resta esposto sull'altare l'antichissimo simulacro del Cristo".
"L'origine della devozione al Cristo Morto e la tradizionale "Predica Oscura" si perdono in un tempo lontanissimo - scrive Luigi Nunzio Dibenedetto - molto probabilmente vanno legate alla presenza nella chiesa del simulacro di Cristo Morto, nella metà del 1500, momento della rifondazione da parte dei Minori Osservanti. Di certo questa tradizione era viva nel secolo XIX e in pieno novecento si svolgeva la sera del Mercoledì Santo".
Don Gino Spadaro, come scrive lui stesso, la trasferì: "d'ufficio al Venerdì Santo, col sottotitolo di Veglia al Sepolcro di Cristo, migliorata nello spirito ed efficace nella forma". Poiché, come sottolineava don Gino, il nome di predica oscura richiama alla mente più un'eventuale caratteristica del suo significato, che non l'ambiente particolare nel quale si svolge; oggi la definiamo con maggiore esattezza predica all'oscuro, per il clima di raccoglimento favorito anche dall'abbassamento delle luci della chiesa: il maggiore punto luminoso è il candelabro a quindici lumi, posto sul presbiterio dietro il simulacro del Cristo morto che, sottolineando la centralità di Nostro Signore all'interno del rito che si va svolgendo, scandisce i momenti della celebrazione attraverso lo spegnimento progressivo delle sue luci.
Durante la celebrazione occorre indossare la mascherina FFP2.