«Un paese che non considera i giovani come risorsa, è un paese morto»
Giuseppe Vittorio Sguera, un giovane barlettano in Florida. Barlettani nel mondo
domenica 1 aprile 2012
9.52
Giuseppe Vittorio Sguera ha 24 anni e, dopo il diploma in tecnico pubblicitario informatico, va lavorare vicino Brescia, come operatore grafico e impaginatore editoriale presso una prestigiosa casa editrice. Dopo una serie di contratti a tempo determinato, Giuseppe lascia l'Italia e parte per Londra, dove lavora nel settore della ristorazione per quatto anni. Dopo Londra, si trasferisce ad Orlando (Florida) presso l'EPCOT (Experimental Prototype Community of Tomorrow), uno dei parchi tematici Walt Disney, dove tuttora lavora.
Perché hai scelto di andare via da Barletta?
«Ho scelto di evitare l'opzione di lavorare a Barletta. A parte l'impossibilità di lavoro in generale, che ormai si sa da tempo, appena finito la scuola mi è sembrato opportuno che una persona giovane come me, con tante idee e tanti programmi dovesse scavalcare lo stato inutile e fermo senza meritocrazia quale è il nostro. Questo l'ho notato anche lavorando nel nord Italia. Io mi ritengo molto fortunato, in quanto ho avuto il sostegno di parenti a Bergamo e a Milano. Però, dopo un anno e mezzo di contratti a tempo determinato, ne tentativo di avere un po' una visione del mondo del lavoro a vent'anni, mi è sembrato opportuno lasciare l'idea di lavorare nel mio Paese. A mio parere, dover ringraziare altre persone per il mio posto di lavoro è un qualcosa che non sta ne in cielo, ne in terra. La meritocrazia inesistente in una società, non è adatta alla mia personalità. Lo si vede, in Italia sembra che non valga la pena neanche di incrementare la propria conoscenza per il proprio titolo di studio. Un paese che non considera i giovani come risorsa, ma li considera una forza lavoro è un paese morto, con persone morte. Peccato, il nostro Paese ha molte potenzialità».
Dopo un periodo lavorativo nel nord Italia, sei andato in Inghilterra.Come sono stati gli inizi a Londra?
«Prima di partire per Londra ho fatto delle ricerche nel web, per cercare un posto dove stare e per trovare lavoro. Trovai qualcosa, ma nulla mi ha dato sicurezza per entrambi i casi. Un amico mi mostra un sito web, il quale, dando un deposito, mi trova casa e lavoro. Il primo lavoro fu in un ristorante. Iniziò ciò che non mi sarei mai aspettato. Il settore dell'hospitality. Quando ho iniziato non ero molto convinto, ma lavorando nel settore per quattro anni e mezzo, mi sono ricreduto. Fare conoscenze con i clienti i quali ti possono far conoscere altre persone per lavoro. Farsi conoscere come una persona piena di voglia di fare e di fare carriera e, magari mettere in piedi un business in un futuro. Per esempio, nell'ultimo ristorante in cui ho lavorato, la compagnia organizzava dei corsi per la formazione del team, quindi investimento di tempo e denaro della compagnia. Certo, ci sono posti di lavoro in cui non si guadagna tanto, e all'inizio è dura, pochi riescono a sopportare l'idea di non uscire la sera, alcune volte anche per mesi, dato che devono pagare l'affitto, ma questo fa parte del gioco. Per fare questo tipo di scelta serve la voglia di uscire e scoprire, per poi tornare, in futuro».
Perché hai lasciato Londra, per trasferirti in Florida, ad Orlando?
«Un'amica/collega francese mi fa sapere di questa possibilità, mentre eravamo a Londra. E' avvenuto tutto molto rapidamente, nel giro di cinque o sei mesi attraverso skype. Ho voluto provare questa esperienza per cercare di vedere gli USA , cosa offrono, poi anche come sfida personale, ovviamente anche per arricchire il CV per lavoro. Lavoro presso Epcot (Experimental Prototype Community of Tomorrow) che e' uno dei parchi di Walt Disney's World. Sono waiter nel ristorante del padiglione italiano per rappresentare il Paese. Il programma dura un anno, con possibilità di ripetere l'esperienza. Il bello di questo programma è conoscere molti ragazzi sia italiani che provenienti da varie parti d'Europa e del mondo. Il lavoro è piacevole, ma anche qui lo zampino italiano non manca. A buon intenditore poche parole... Comunque a Londra ritornerò, non appena finito questo programma, invece la Nuova Zelanda e l'Australia sono i prossimi progetti».
Quali sono le tue ambizioni?
«Domanda di riserva?! Le ambizioni sono tante e possono essere raggiunte, basta volerlo. Ci vorrà tempo per realizzarle, ma un giorno potrò dire di averle costruite con le mie forze, grazie al sostegno morale della mia famiglia. Le idee di business futuri sono tante. Vedremo».
Cosa ti piace di Orlando e cosa non ti piace?
«Orlando è una città molto grande e c'è molto da fare. Ci sono molti eventi a cui partecipare e questo è un bene. Purtroppo è una città che pare giri intorno alla Disney. Ogni evento è sempre un evento creato da Disney. Quindi se si vuole provare qualcosa di nuovo e diverso, bisogna andare verso Miami, dove gli eventi culturali sono più stimolanti, e i locali restano aperti fino a tardi, visto che ad Orlando chiudono alle due di notte».
Vista da Orlando, come ti sembra Barletta?
«In una sola parola "piccola". Sono Paesi diversi non penso si possano fare dei paragoni. Le differenze sono tante. Di sicuro la cultura europea è quella che preferisco, poiché è più stimolante».
Cosa ti manca di Barletta e cosa NON ti manca?
«In certe occasioni mi manca casa, la famiglia, gli amici, sopratutto proprio casa. La famiglia per me è molto importante. Sinceramente non so cosa non mi manca, penso nulla».
Ogni volta che torni a Barletta, come la ritrovi?
«La trovo sempre uguale, così come l'ho lasciata. Per un verso è un bene perchè non mi perdo dei cambiamenti, che per alcuni versi sono necessari. Però, tornare e trovare qualcosa di nuovo, non mi dispiacerebbe».
Il premier Monti ha affermato:«Il posto fisso è noioso». Tu cosa ne pensi?
«Personalmente, al posto fisso non ci penso neanche. Trovo più stimolante per una persona fare tante esperienze.Il posto fisso me lo riservo quando avrò 60 anni».
Cosa consiglieresti ad un giovane barlettano?
«Il consiglio che do a tutti e a me stesso, è andare fuori per nuove esperienze sociali, lavorative e di vita, per poi tornare con nuove idee per il nostro Paese».
Perché hai scelto di andare via da Barletta?
«Ho scelto di evitare l'opzione di lavorare a Barletta. A parte l'impossibilità di lavoro in generale, che ormai si sa da tempo, appena finito la scuola mi è sembrato opportuno che una persona giovane come me, con tante idee e tanti programmi dovesse scavalcare lo stato inutile e fermo senza meritocrazia quale è il nostro. Questo l'ho notato anche lavorando nel nord Italia. Io mi ritengo molto fortunato, in quanto ho avuto il sostegno di parenti a Bergamo e a Milano. Però, dopo un anno e mezzo di contratti a tempo determinato, ne tentativo di avere un po' una visione del mondo del lavoro a vent'anni, mi è sembrato opportuno lasciare l'idea di lavorare nel mio Paese. A mio parere, dover ringraziare altre persone per il mio posto di lavoro è un qualcosa che non sta ne in cielo, ne in terra. La meritocrazia inesistente in una società, non è adatta alla mia personalità. Lo si vede, in Italia sembra che non valga la pena neanche di incrementare la propria conoscenza per il proprio titolo di studio. Un paese che non considera i giovani come risorsa, ma li considera una forza lavoro è un paese morto, con persone morte. Peccato, il nostro Paese ha molte potenzialità».
Dopo un periodo lavorativo nel nord Italia, sei andato in Inghilterra.Come sono stati gli inizi a Londra?
«Prima di partire per Londra ho fatto delle ricerche nel web, per cercare un posto dove stare e per trovare lavoro. Trovai qualcosa, ma nulla mi ha dato sicurezza per entrambi i casi. Un amico mi mostra un sito web, il quale, dando un deposito, mi trova casa e lavoro. Il primo lavoro fu in un ristorante. Iniziò ciò che non mi sarei mai aspettato. Il settore dell'hospitality. Quando ho iniziato non ero molto convinto, ma lavorando nel settore per quattro anni e mezzo, mi sono ricreduto. Fare conoscenze con i clienti i quali ti possono far conoscere altre persone per lavoro. Farsi conoscere come una persona piena di voglia di fare e di fare carriera e, magari mettere in piedi un business in un futuro. Per esempio, nell'ultimo ristorante in cui ho lavorato, la compagnia organizzava dei corsi per la formazione del team, quindi investimento di tempo e denaro della compagnia. Certo, ci sono posti di lavoro in cui non si guadagna tanto, e all'inizio è dura, pochi riescono a sopportare l'idea di non uscire la sera, alcune volte anche per mesi, dato che devono pagare l'affitto, ma questo fa parte del gioco. Per fare questo tipo di scelta serve la voglia di uscire e scoprire, per poi tornare, in futuro».
Perché hai lasciato Londra, per trasferirti in Florida, ad Orlando?
«Un'amica/collega francese mi fa sapere di questa possibilità, mentre eravamo a Londra. E' avvenuto tutto molto rapidamente, nel giro di cinque o sei mesi attraverso skype. Ho voluto provare questa esperienza per cercare di vedere gli USA , cosa offrono, poi anche come sfida personale, ovviamente anche per arricchire il CV per lavoro. Lavoro presso Epcot (Experimental Prototype Community of Tomorrow) che e' uno dei parchi di Walt Disney's World. Sono waiter nel ristorante del padiglione italiano per rappresentare il Paese. Il programma dura un anno, con possibilità di ripetere l'esperienza. Il bello di questo programma è conoscere molti ragazzi sia italiani che provenienti da varie parti d'Europa e del mondo. Il lavoro è piacevole, ma anche qui lo zampino italiano non manca. A buon intenditore poche parole... Comunque a Londra ritornerò, non appena finito questo programma, invece la Nuova Zelanda e l'Australia sono i prossimi progetti».
Quali sono le tue ambizioni?
«Domanda di riserva?! Le ambizioni sono tante e possono essere raggiunte, basta volerlo. Ci vorrà tempo per realizzarle, ma un giorno potrò dire di averle costruite con le mie forze, grazie al sostegno morale della mia famiglia. Le idee di business futuri sono tante. Vedremo».
Cosa ti piace di Orlando e cosa non ti piace?
«Orlando è una città molto grande e c'è molto da fare. Ci sono molti eventi a cui partecipare e questo è un bene. Purtroppo è una città che pare giri intorno alla Disney. Ogni evento è sempre un evento creato da Disney. Quindi se si vuole provare qualcosa di nuovo e diverso, bisogna andare verso Miami, dove gli eventi culturali sono più stimolanti, e i locali restano aperti fino a tardi, visto che ad Orlando chiudono alle due di notte».
Vista da Orlando, come ti sembra Barletta?
«In una sola parola "piccola". Sono Paesi diversi non penso si possano fare dei paragoni. Le differenze sono tante. Di sicuro la cultura europea è quella che preferisco, poiché è più stimolante».
Cosa ti manca di Barletta e cosa NON ti manca?
«In certe occasioni mi manca casa, la famiglia, gli amici, sopratutto proprio casa. La famiglia per me è molto importante. Sinceramente non so cosa non mi manca, penso nulla».
Ogni volta che torni a Barletta, come la ritrovi?
«La trovo sempre uguale, così come l'ho lasciata. Per un verso è un bene perchè non mi perdo dei cambiamenti, che per alcuni versi sono necessari. Però, tornare e trovare qualcosa di nuovo, non mi dispiacerebbe».
Il premier Monti ha affermato:«Il posto fisso è noioso». Tu cosa ne pensi?
«Personalmente, al posto fisso non ci penso neanche. Trovo più stimolante per una persona fare tante esperienze.Il posto fisso me lo riservo quando avrò 60 anni».
Cosa consiglieresti ad un giovane barlettano?
«Il consiglio che do a tutti e a me stesso, è andare fuori per nuove esperienze sociali, lavorative e di vita, per poi tornare con nuove idee per il nostro Paese».