«Un padre è un padre, anche quando si diventa figli a 50 anni»
L’ultimo romanzo di Catena Fiorello, presentato alla Sala Rossa del Castello di Barletta
mercoledì 4 marzo 2015
Padre, abbandono, scrittura sono tutti elementi distanti nella contemporaneità, che ci permette di ritrovare tutto a mezzo Internet, con la semplice trascrizione di più lettere insieme e con la piena incoscienza di cosa voglia dire trovarsi a tavola con i propri genitori dopo una giornata di studio. La protagonista del nuovo romanzo di Catena Fiorello, ospite della Biblioteca "S.Loffredo" di Barletta ieri mattina, porta il peso del vuoto di un padre mai conosciuto e quando, a 22 anni, rimane orfana di madre, questa incognita diventa la ragione del cuore della sua giovane esistenza. Una presentazione coinvolgente su tutti i fronti, che ha conquistato l'attenzione degli adulti e la pancia dei ragazzi delle scuole superiori.
"Un padre è un padre" non è la sequenza continua di parole che porta alla fine della storia, ma al suo fine. L'autrice alza un sipario riguardo alla morte, all'amore, all'odio, al ruolo del genitore sul palcoscenico siciliano nel decennio '80-'90. Luce puntata sulla doppia faccia di Catania, sul lungomare di Bari e sul vento di Milano: la prima a viaggiare da Sud a Nord è la lettera di Paola al papà Roberto. Alle parole segue il corpo, quello paterno prima e quello filiale poi, in uno scambio narrativo in cui decenni di vita passano sulla pellicola dei loro racconti, proprio come in un film. Sì, perché la scrittura di Catena Fiorello è un po' come quella di una sceneggiatura, gli occhi che leggono rimbalzano da un posto fisico al lugo dell'anima, dall'emozione a un oggetto in un flusso cosciente, eppure così ordinato. Ed è proprio da un film che riprenderà vita il suo primo romanzo "Picciridda", a cui sono seguiti "Casca il mondo, casca la terra", "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" e "Un padre è un padre". Perché la paternità mancata? «Perché ho voluto raccontare di un padre, diverso dal mio. Di un uomo che ha deciso di perdersi l'occasione della forma d'amore più alta e dalla quale viene raggiunto quando il pilastro dell'amore materno collassa sotto il peso della morte». Chi è rimasto va via e chi ha abbandonato resta…meschino scherzo del destino. Ed è la saggezza della matura Paola a far sì che quell'abbandono non sia più e diventi vicinanza, specchio, relazione. Ora è Roberto, è il padre mutilato ad aver bisogno della parte mancante, della sua Paola.
Non mancano, dunque, i rovesciamenti, i colpi di scena, le finestre sulla storia di una Sicilia, patria della Mafia e sfogo dei governi italiani; ma la riflessione più preziosa donataci da Fiorello è quella sui genitori. Paola ha due amiche che si amano e che avranno un epilogo drammatico, a causa dell'ottusità dei loro genitori: con gli occhi 22enni, pieni di volontà e sofferenza, si scopre un mondo adulto incapace di sostenere la giovinezza. C'è chi si oppone, chi si defila e chi tragicamente muore. «Nulla c'entra il legame di sangue, un padre è un padre anche quando diventi figlia a 50 anni, quando a crescerti è stato tuo zio o il compagno della tua mamma…un padre può essere tutto questo» chiosa l'autrice. Il messaggio è un classico "non è mai troppo tardi per fare quello che desideri", potenziato dalla presa di coscienza che l'infinitezza delle possibilità supera di gran lunga la finitudine dell'uomo. Basta scegliere di essere, quindi di di-venire.
"Un padre è un padre" non è la sequenza continua di parole che porta alla fine della storia, ma al suo fine. L'autrice alza un sipario riguardo alla morte, all'amore, all'odio, al ruolo del genitore sul palcoscenico siciliano nel decennio '80-'90. Luce puntata sulla doppia faccia di Catania, sul lungomare di Bari e sul vento di Milano: la prima a viaggiare da Sud a Nord è la lettera di Paola al papà Roberto. Alle parole segue il corpo, quello paterno prima e quello filiale poi, in uno scambio narrativo in cui decenni di vita passano sulla pellicola dei loro racconti, proprio come in un film. Sì, perché la scrittura di Catena Fiorello è un po' come quella di una sceneggiatura, gli occhi che leggono rimbalzano da un posto fisico al lugo dell'anima, dall'emozione a un oggetto in un flusso cosciente, eppure così ordinato. Ed è proprio da un film che riprenderà vita il suo primo romanzo "Picciridda", a cui sono seguiti "Casca il mondo, casca la terra", "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" e "Un padre è un padre". Perché la paternità mancata? «Perché ho voluto raccontare di un padre, diverso dal mio. Di un uomo che ha deciso di perdersi l'occasione della forma d'amore più alta e dalla quale viene raggiunto quando il pilastro dell'amore materno collassa sotto il peso della morte». Chi è rimasto va via e chi ha abbandonato resta…meschino scherzo del destino. Ed è la saggezza della matura Paola a far sì che quell'abbandono non sia più e diventi vicinanza, specchio, relazione. Ora è Roberto, è il padre mutilato ad aver bisogno della parte mancante, della sua Paola.
Non mancano, dunque, i rovesciamenti, i colpi di scena, le finestre sulla storia di una Sicilia, patria della Mafia e sfogo dei governi italiani; ma la riflessione più preziosa donataci da Fiorello è quella sui genitori. Paola ha due amiche che si amano e che avranno un epilogo drammatico, a causa dell'ottusità dei loro genitori: con gli occhi 22enni, pieni di volontà e sofferenza, si scopre un mondo adulto incapace di sostenere la giovinezza. C'è chi si oppone, chi si defila e chi tragicamente muore. «Nulla c'entra il legame di sangue, un padre è un padre anche quando diventi figlia a 50 anni, quando a crescerti è stato tuo zio o il compagno della tua mamma…un padre può essere tutto questo» chiosa l'autrice. Il messaggio è un classico "non è mai troppo tardi per fare quello che desideri", potenziato dalla presa di coscienza che l'infinitezza delle possibilità supera di gran lunga la finitudine dell'uomo. Basta scegliere di essere, quindi di di-venire.