Un’Opera per chi vuole dare amore
Tommy Dibari e il suo aperi…libro a tarallucci e vino
mercoledì 27 maggio 2015
Lui lo ha partorito, Barletta lo ha adottato e la bambina che non mangiava le zucchine è diventata figlia di ogni sensibilità. Lui è lo scrittore Tommy Dibari, lei è la storia di una gravidanza cardiaca, l'altra è la città della Disfida, dal cui grembo escono vino e taralli, laboriosamente messi al mondo dalle braccia dei suoi cittadini. "Sarò vostra figlia se non mi fate mangiare le zucchine" (Cairo), uscito il 23 aprile 2015, si è fatto spazio tra i libri della Biblioteca comunale "S.Loffredo" e tra le poltrone della sala d'autore "Cinema Opera", mandando in fibrillazione l'umanità che c'è sotto ogni forma di cultura.
Un prosimetro di vita vissuta e vita sognata, fino al punto della perfetta coincidenza tra le due; fino al punto in cui la follia della resistenza trova il suo equilibrio. La storia di un matrimonio desiderato, dei programmi calcolati, delle convinzioni marmoree, e poi d'un tratto il terremoto, una scossa che ti annuncia che la terra è arida, che il corpo non può nulla. E' inspiegabile: la medicina rifugge nel mistero e Dio comincia a ridere a ogni pensiero dell'uomo. Ma se la materia è asciutta, c'è uno spirito d'acqua pronto a darsi vita, a ri-dare vita a una creatura abbandonata, affidata, mai del tutto amata. Ed ecco la storia di un'adozione che, come oasi in un deserto, diventa la mano tesa a tutte le coppie che implodono per la voglia di dare amore. «Con questo mio libro spero di scandalizzare, di turbare tutti quelli che pensano che ci sia sempre e soltanto un senso unico, un divieto d'accesso, una transenna da qualche parte. Imparate a disimparare, a decostruire, a vedere le cose da un altro punto di vista. Questo libro-incalza lo scrittore- ha un'autrice molto più brava di me, mia figlia; è lei che mi scandalizzò quando mi disse "Papà, se lo guardi bene, il cielo è un mare rovesciato". Ecco, è così che dobbiamo vedere quando quel cielo ci opprime, e non si tratta di alternative, ma di stare dalla parte del sole, evitando di camminare all'ombra!».
Perché rimanere delusi quando le cose non vanno come erano state immaginate? Basta prendere i colori e, come fanno i bambini, dare forma a un disegno altro, uscire dai bordi e imbrattare il foglio così come viene, pensando che qualcosa di nuovo e di più bello può nascere. L'utero è qualsiasi luogo d'amore, il concepimento avviene nelle Tube della volontà e non c'è scienza che possa placare la spiritualità intangibile dell'uomo. «D'accordo sulla crisi economica, ma quella che più ci affligge in questi anni è la crisi della bellezza, di quel "sacro poco" con cui Pasolini indicava la felicità. Recuperiamo la bellezza dell'errore, dell'inciampo, della deriva. Più scrivevo e meno mi sentivo bravo, ma alla fine la storia è diventata più forte di me ed è sfuggita dal privato; io e il lettore in questa storia siamo inzuppati insieme, come mosche in colla bollente». Con queste parole, Dibari chiude la sua presentazione incentivando la pratica dell'affido, perché sono tante le vite acerbe che hanno bisogno di una cura psico-fisica, anche solo momentanea. Quasi 600 occhi lucidi lasciano la sala dell'Opera per brindare affinché ogni messa al mondo possa vedere la luce, naturale o adottante che sia.
Un prosimetro di vita vissuta e vita sognata, fino al punto della perfetta coincidenza tra le due; fino al punto in cui la follia della resistenza trova il suo equilibrio. La storia di un matrimonio desiderato, dei programmi calcolati, delle convinzioni marmoree, e poi d'un tratto il terremoto, una scossa che ti annuncia che la terra è arida, che il corpo non può nulla. E' inspiegabile: la medicina rifugge nel mistero e Dio comincia a ridere a ogni pensiero dell'uomo. Ma se la materia è asciutta, c'è uno spirito d'acqua pronto a darsi vita, a ri-dare vita a una creatura abbandonata, affidata, mai del tutto amata. Ed ecco la storia di un'adozione che, come oasi in un deserto, diventa la mano tesa a tutte le coppie che implodono per la voglia di dare amore. «Con questo mio libro spero di scandalizzare, di turbare tutti quelli che pensano che ci sia sempre e soltanto un senso unico, un divieto d'accesso, una transenna da qualche parte. Imparate a disimparare, a decostruire, a vedere le cose da un altro punto di vista. Questo libro-incalza lo scrittore- ha un'autrice molto più brava di me, mia figlia; è lei che mi scandalizzò quando mi disse "Papà, se lo guardi bene, il cielo è un mare rovesciato". Ecco, è così che dobbiamo vedere quando quel cielo ci opprime, e non si tratta di alternative, ma di stare dalla parte del sole, evitando di camminare all'ombra!».
Perché rimanere delusi quando le cose non vanno come erano state immaginate? Basta prendere i colori e, come fanno i bambini, dare forma a un disegno altro, uscire dai bordi e imbrattare il foglio così come viene, pensando che qualcosa di nuovo e di più bello può nascere. L'utero è qualsiasi luogo d'amore, il concepimento avviene nelle Tube della volontà e non c'è scienza che possa placare la spiritualità intangibile dell'uomo. «D'accordo sulla crisi economica, ma quella che più ci affligge in questi anni è la crisi della bellezza, di quel "sacro poco" con cui Pasolini indicava la felicità. Recuperiamo la bellezza dell'errore, dell'inciampo, della deriva. Più scrivevo e meno mi sentivo bravo, ma alla fine la storia è diventata più forte di me ed è sfuggita dal privato; io e il lettore in questa storia siamo inzuppati insieme, come mosche in colla bollente». Con queste parole, Dibari chiude la sua presentazione incentivando la pratica dell'affido, perché sono tante le vite acerbe che hanno bisogno di una cura psico-fisica, anche solo momentanea. Quasi 600 occhi lucidi lasciano la sala dell'Opera per brindare affinché ogni messa al mondo possa vedere la luce, naturale o adottante che sia.
Si ringrazia Francesco Cuoccio per l'icona