Un mare di polemiche per il mare di Barletta
Il problema sia di tutti, non si strumentalizzi
venerdì 22 agosto 2014
13.29
Vero protagonista di questa stagione estiva che volge alla sua fase conclusiva, è stato sicuramente il mare di Barletta. Non proprio positivamente però, cosa che certo non rende facile la vita all'immagine, turistica o quasi, che si vuole costruire della città.
Gli altalenanti divieti di balneazione, decretati da ordinanza del Sindaco del 17 luglio scorso, decidono la tutela della salute pubblica nei giorni successivi ad abbondanti eventi di precipitazione. Perché? I nostri canali quando piove si ingrossano mischiandosi, fogne varie, e scaricano in mare quel che non dovrebbero. Non è tutto perché i diversi incontri sull'argomento hanno evidenziato che le fonti dei problemi del nostro mare sono plurali: i Canali non adeguati, il depuratore non sufficiente al numero di popolazione a cui però si sta ponendo rimedio, il fiume Ofanto che non sfocia certo acqua cristallina, il Canale Ciappetta Camaggio, le condutture non sufficenti di fogna bianca.
Tuttavia in alcuni dibattiti, e pare che l'ultimo divieto di balneazione in prossimità dei canali D ed E, e non del solito Canale H, lo ufficializzi, è emerso forte e chiara l'idea che ci possano essere allacci abusivi di scarichi in svariati punti di tutti i canali. Dunque bisogna fare degli attenti controlli metro per metro a tutti i condotti barlettani che sfociano a mare. Ma l'Amministrazione ha fatto sapere di stare già effettuando un attento monitoraggio. Anzi il Sindaco ha definito questi divieti come "atti di responsabilità".
Bene ha fatto Cascella, come Sindaco responsabile della salute pubblica, a decidere i temporanei divieti dopo le piogge, come vanno dicendo da tempo alcune associazioni ambientaliste, durante i quali effettuare i prelievi e le relative analisi, che pare vadano concretizzando ipotesi già esistenti. Ma è chiaro che non sono risolutivi questi divieti che non fanno altro che rispondere ad una normativa regionale. Aprirsi a quei cittadini che per studio, per esperienze, o per competenze possano aiutare a risolvere in fretta un problema atavico e gravissimo, che pare vada peggiorando, non sarebbe male.
Mettiamoci in testa che non avremo mai il mare del Salento per il colore della sabbia molto più scuro, ma almeno acque pulite e salubri, per non farci guadagnare riferimenti negativi su TG nazionali, compromettendo quella precaria imprenditoria turistica locale.
Bisogna rendere la questione mare di Barletta un problema di tutti, non una palestra di retorica a volte anche strumentale. Occorre che si stili una seria road-map degli interventi che l'Amministrazione deve intraprendere anche nei mesi invernali, rendendone conto ai cittadini. È chiaro che non si tratta di problemi risolvibili dall'oggi al domani poiché ci sono le lungaggini burocratiche, ma non si torni a parlarne l'estate prossima; la gente vede da decenni questo fare e non fare ed è stanca.
Gli altalenanti divieti di balneazione, decretati da ordinanza del Sindaco del 17 luglio scorso, decidono la tutela della salute pubblica nei giorni successivi ad abbondanti eventi di precipitazione. Perché? I nostri canali quando piove si ingrossano mischiandosi, fogne varie, e scaricano in mare quel che non dovrebbero. Non è tutto perché i diversi incontri sull'argomento hanno evidenziato che le fonti dei problemi del nostro mare sono plurali: i Canali non adeguati, il depuratore non sufficiente al numero di popolazione a cui però si sta ponendo rimedio, il fiume Ofanto che non sfocia certo acqua cristallina, il Canale Ciappetta Camaggio, le condutture non sufficenti di fogna bianca.
Tuttavia in alcuni dibattiti, e pare che l'ultimo divieto di balneazione in prossimità dei canali D ed E, e non del solito Canale H, lo ufficializzi, è emerso forte e chiara l'idea che ci possano essere allacci abusivi di scarichi in svariati punti di tutti i canali. Dunque bisogna fare degli attenti controlli metro per metro a tutti i condotti barlettani che sfociano a mare. Ma l'Amministrazione ha fatto sapere di stare già effettuando un attento monitoraggio. Anzi il Sindaco ha definito questi divieti come "atti di responsabilità".
Bene ha fatto Cascella, come Sindaco responsabile della salute pubblica, a decidere i temporanei divieti dopo le piogge, come vanno dicendo da tempo alcune associazioni ambientaliste, durante i quali effettuare i prelievi e le relative analisi, che pare vadano concretizzando ipotesi già esistenti. Ma è chiaro che non sono risolutivi questi divieti che non fanno altro che rispondere ad una normativa regionale. Aprirsi a quei cittadini che per studio, per esperienze, o per competenze possano aiutare a risolvere in fretta un problema atavico e gravissimo, che pare vada peggiorando, non sarebbe male.
Mettiamoci in testa che non avremo mai il mare del Salento per il colore della sabbia molto più scuro, ma almeno acque pulite e salubri, per non farci guadagnare riferimenti negativi su TG nazionali, compromettendo quella precaria imprenditoria turistica locale.
Bisogna rendere la questione mare di Barletta un problema di tutti, non una palestra di retorica a volte anche strumentale. Occorre che si stili una seria road-map degli interventi che l'Amministrazione deve intraprendere anche nei mesi invernali, rendendone conto ai cittadini. È chiaro che non si tratta di problemi risolvibili dall'oggi al domani poiché ci sono le lungaggini burocratiche, ma non si torni a parlarne l'estate prossima; la gente vede da decenni questo fare e non fare ed è stanca.