Un cantiere aperto con la Storia
Ecco i materiali per scrivere la storia di Barletta al convegno "Archeologia Storia Arte"
domenica 8 febbraio 2015
Documenti, ipotesi di lavoro e la storia ribadita come fonte di conoscenza del presente. Questo e molto altro è stato oggetto di lavoro nei due appuntamenti barlettani del 6 e 7 Febbraio 2015 "Archeologia Storia Arte. Materiali per la storia di Barletta (secc. IV a.C-XIX d.C)", organizzato dall'Associazione del Centro di Studi Normanno-Svevi in collaborazione con il Comune di Barletta, l'Istituto Storico Italiano per il Medioevo, i dipartimenti umanistici delle Università di Bari, Foggia e della Basilicata, la Società di Storia Patria per la Puglia, il Fai, il Rotary Club e la libreria Cialuna. Un'unione di forze locali per ricostruire e soprattutto "scrivere" la storia della città di Barletta, partendo dall'importanza e dall'utilità della storia, come è stato detto nella definizione d'apertura da parte del prof. Massimo Miglio, presidente dell'Istituto storico italiano per il Medioevo e relatore d'apertura del convegno:
Per proseguire poi, con gli storici Francesco Pannarelli, Victor Rivera Magos, Saverio Russo, Angelantonio Spagnoletti, Mario Spedicato e Francesco Violante, con il discorso sulle strutture istituzionali religiose e politiche e l'attività delle gentes e famiglie feudali che resero Barletta centro di rilevanza sovraregionale. Ecco dunque l'immagine completa della città, che raggiunge la sua notorietà come luogo natio di grandi personalità artistiche del meridione, da Fracanzano a De Nittis.
Ma l'obiettivo pragmatico di questa breve e intensa sessione di incontri è stato dichiarato, attraverso le puntuali parole di Saverio Russo: «L'intenzione di costruire un museo della città, che non sia puro sito archeologico, fine a sè stesso e autoreferenziale, ma vivo racconto della città con una necessaria proiezione didattica».
A seguire gli interventi degli archeologi Maria Cecilia D'Ercole, Pasquale Favia, Roberta Giuliani, Roberto Goffredo, insieme al presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, Giuliano Volpe e all'architetto Angelo Ambrosi, che (sotto la presidenza di Raffaele Licinio) hanno rispolverato dati e materiali che inserivano il primo sito della città all'interno di un vivace contesto commerciale fluviale e transadriatico, per discutere dunque della città prima delle città, cioè di Barletta quando ancora era un centro abitato con un piccolo porto al servizio di Canosa. Un'indagine storica che mette anche a confronto mito e realtà, adottando però quella prospettiva storica che ha permesso all'architetto Ambrosi di lanciare una ipotesi di ricostruzione della prima forma urbis della città, nella sua forma irregolare e atipica, precedente l'opera di normalizzazione di Pietro il Normanno con la costruzione delle mura.«La storia è una scienza delle differenze ed è necessario che mantenga rapporti con il presente, unica fonte di attivismo. Gli storici sono soprattutto "uomini d'azione", laddove i politici dimenticano le loro priorità. E' importante non definire coloro che sono oggi presenti "storici locali", in quanto la storia è prima di tutto un ensemble di pezzi di storia».
Per proseguire poi, con gli storici Francesco Pannarelli, Victor Rivera Magos, Saverio Russo, Angelantonio Spagnoletti, Mario Spedicato e Francesco Violante, con il discorso sulle strutture istituzionali religiose e politiche e l'attività delle gentes e famiglie feudali che resero Barletta centro di rilevanza sovraregionale. Ecco dunque l'immagine completa della città, che raggiunge la sua notorietà come luogo natio di grandi personalità artistiche del meridione, da Fracanzano a De Nittis.
Ma l'obiettivo pragmatico di questa breve e intensa sessione di incontri è stato dichiarato, attraverso le puntuali parole di Saverio Russo: «L'intenzione di costruire un museo della città, che non sia puro sito archeologico, fine a sè stesso e autoreferenziale, ma vivo racconto della città con una necessaria proiezione didattica».